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Autore: Pachiderma Anarchico    10/06/2014    1 recensioni
One Shot
3640 parole sulle mie due ossessioni del mondo di BeyBlade.
21534 sillabe su Kai Hiwatari e Yuri Ivanov.
Il tutto con "Demons", degli Imagine Dragons, come guida e fonte di inspirazione.
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< Quando il ghiaccio e il fuoco si incontrano, succede sempre qualcosa. >
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Hiwatari, Yuri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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When the days are cold

Me lo dicesti tu, quel giorno di fine Aprile, quando i raggi del sole si inoltravano prepotenti dal finestrino, quando faceva caldo, un sole che non ti raggiungeva dentro, che non poteva varcare le mura inspessite dagli anni che circondavano la tua anima. Quel giorno era troppo afoso, troppo umido, troppo caldo e non si univa alla tua voce, tagliente come lame di cristallo, e stonava con il tuo sguardo, troppo duro, troppo grave, troppo freddo. Se il sole credeva anche solo vagamente di poterti raggiungere, si sbagliava di grosso. E si sbagliavano sempre tutti, quando si trattava di te. 

and the cards all fold

"Le carte sono tutte piegate", mi dissi anche questo, quando scendesti dall'aereo con me al seguito, sotto quella luce ingombrante nel freddo che ci avvolgeva. Io avevo imparato a fare amicizia col sole, nonostante preferissi un bagliore diverso, ma tu, col sole, non ci avevi mai avuto niente a che fare, e si vedeva come quello non fosse il tuo ambiente, come quello non fosse il tuo campo di battaglia. Su quelle carte c'era il destino, quello da cui volevi essere rinnegato, quello che non avresti più seguito. Quello a cui non credevi, ma che in fondo ti portavi sempre dietro. 

and the saints we see
are all made of gold

Il terzo campionato mondiale stava per cominciare e io ti avevo scelto, in un'immensità di perfette figure danzanti nell'oro io scelsi proprio te, che non eri fatto d'oro né tantomeno potevi ritenerti un santo. Eppure riuscivi ad a essere più prezioso di un metallo tanto appariscente -d'altronde nessuno poteva passarti oltre senza voltarsi- e di certo eri più vero di tutti questi perbenisti che spingono la moralità oltre i limiti dell'eccesso. Tu eri vero, lo si vedeva nel ghiaccio dei tuoi occhi, nella grazia dei tuoi movimenti, nell'eleganza di quel viso fatto di nivea porcellana.

Ti avevo scelto nel freddo della Russia, tra la neve e il ghiaccio, dove il sole non era abbastanza forte da arrivare, perché è così che ci piaceva.

and the blood’s run stale

All'inizio neanch'io capì ciò che per te era chiaro da tempo. "E scorre vecchio sangue" ed io non immaginavo quanto, quanto sangue ancora sarebbe dovuto copiosamente uscire prima che la partita si sarebbe davvero detta conclusa, quante lacrime raffreddate dal tempo e ghiacciate dal dolore si sarebbero rapprese dentro occhi che non avrebbero mai pianto. Vecchie ferite, vecchie cicatrici, vecchi ricordi, vecchi incubi, siamo fatti di memorie, le mie forse un tantino più meschine, le tue certamente più crudeli.

I want to hide the truth
I want to shelter you

Ho avuto l'onore di schierarmi al tuo fianco, di lottare per te, con te, perché tu ti fidavi di me, anche se non lo avresti mai ammesso, e mi piaceva stare dalla tua parte, e non lo ammetterò mai. Ho dovuto nascondere la verità, ho dovuto proteggerti, ho dovuto nascondere agli occhi del mondo quanto mi facesse impazzire quel lieve sorriso che raramente ti increspava le labbra, sempre troppo breve per poter essere più che un sussurro spazzato via dal vento gelido. 

but with the beast inside
there’s nowhere we can hide

Perchè eravamo complici dell'oscurità, tu eri legato ad essa da un filo indissolubile che ti avrebbe sempre condotto a lei, non importava quanto correvi lontano, non importava quanto fossi vicino, avevi il lupo dentro, un lupo reso famelico dalla sofferenza, reso cattivo dal tempo. Tu non eri cattivo, io forse non lo ero neanche, ma ci siamo trovati a doverlo essere, ti sei trovato a dover sopravvivere. Non potevi nasconderti, brancolavi nella terra di nessuno, avrebbero potuto ucciderti, subito, forse sarebbe stato meglio, ma c'era semplicemente quella scintilla in te, quel qualcosa che non poteva essere dato in pasto alla morte, così, come se nulla fosse. Perché quella scintilla è il motivo per cui sono qui, dopo tutto questo tempo, quella scintilla è la ragione per cui tu sei qui, è la ragione che mi ha spinto a tornare dove sono sempre stato trascinato dal pensiero e forse, dal cuore. Era una scintilla di azzurro nel cielo di Mosca.

Mi faccio spazio per le strade ghiacciate, tra le cattedrali bronzee e l'imponente Cremlino, perché non riesco a sarte lontano da questa città, da quando, quel fatidico e grande giorno delle finali dei BladeBreakers, l'ho ritrovata in tutto il suo splendore. Il tuo. 

No matter what we breed
we still are made of greed

Non lo hai mai saputo, ma avevi il mondo ai tuoi piedi. Ti ho invidiato per questo. Ho invidiato la libertà che ti animava persino quando eri in catene e l'inconsapevolezza di averla sempre avuta, ho invidiato quella purezza che non abbandonava mai il turchese perlato delle tue iridi, non importava quanto in basso potessi cadere, quanto male potessi causare. 

"Non essere sciocco Kai, chi altri si potrebbe invidiare se non te." 

Me le ricordo bene le tue parole, quasi sento il tuo respiro sulla pelle, il respiro piacevolmente freddo di quella notte. Già, chi altri si potrebbe guardare con rispetto e ammirazione se non Kai Hiwatari. Ero forte, ero bello, ero potente, ero fuoco. 

Ma tu eri un Leader, e in questo credimi, non sono mai riuscito ad eguagliarti. Eseguivi gli ordini come un soldato, li imponevi come un re, ti prostravi allo schiocco della frusta, ma non le lasciavi mai la soddisfazione di soccombere, impugnavi quella pistola come se non ci fosse nient'altro da fare, ma bastava un po' di neve a farti vacillare la convinzione che quella mano dovesse stare stretta intorno a quel grilletto.

When you feel my heat
look into my eyes
it’s where my demons hide

-Guardami.- comandai al corpo in controluce dinnanzi all'argento della luna. Un corpo che, volente o nolente, conoscevo quasi quanto il mio, e che rimaneva comunque un mistero. Come il perché la neve sia tanto fragile da poter essere sconfitta dal sole, ma abbastanza forte da non lasciare scampo a nient altro che il suo dominio. La mia voce si perse nell'intimare quel semplice, schietto, breve compito. Sapevo che chi mi sta davanti era stato sottomesso spesso, alle ambizioni, alla crudeltà, al potere..al suo stesso potere, e proprio per questo, sapevo con assoluta certezza che non mi avrebbe ascoltato. Non si sarebbe voltato, per il semplice sfizio di non assecondarmi, o semplicemente perché non aveva voglia di far incontrare i suoi occhi con i miei. Quando il ghiaccio e il fuoco si incontrano, succede sempre qualcosa.

E conoscendomi, non mi sarei arreso. Il ghiaccio di Yuri Ivanov era impenetrabile, ma non per me. Sapevo con precisione quali punti scaldare, quali parti sciogliere per far si che il gelo di Mosca mi lasciasse varcare, seppure per un breve istante, le sue difese. 

Ero fuoco, ero calore, ero dirompente imprevedibilità, ero passione, e mi avvicinai, in due falcate raggiunsi quella statua di immobile marmo e gli voltai il viso verso il mio, bruscamente, forse anche con prepotenza, ma la pressione che le mie dita esercitavano sul suo mento era delicata. Non riuscivo ad essere la "forza distruttiva" per cui ero famoso nel mondo del beyblade con lui, non mi era possibile. La penombra della stanza era un ombroso spiraglio di intimità, si lasciò sfiorare, ma non di più. Salii fino allo zigomo destro prima che l'allarme nelle sue iridi mi fece intendere che era meglio non superare quel confine, non così. 

Spinsi il limite oltre. Alzai la fiamma. Feci un altro un passo avanti. 

Il lupo della steppa era questo, un connubio di neve sciolta al sole e ghiaccio invincibile, cicatrici e ferite aperte, diffidenza e totale abbandono, freddo e gelido, caldo e torbido, la bellezza di Mosca difficile, complessa, estremamente segnata. 

E mi piaceva da impazzire.

-Sei sicuro di volerlo fare?- 

Non c'era apprensione nella mia voce, solo constatazione di un grande rischio. Eppure sia io che lui sapevamo cosa si nascondesse dietro quelle parole, non una partita fortuita del caso.

Mi desti il profilo con uno scatto lieve della testa, sottraendoti al mio tocco, l'azzurro perso nella notte, il mento alto, le ciglia lunghe, quell'eleganza che ti contraddistingueva, il fascino di un fiore nato nell'oscurità.

-Anche se non fossi sicuro,- le mie labbra si incresparono in un invisibile sorriso. Come ogni volta il tuo tono di voce sgusciava fuori con un'insofferenza che subito veniva nascosta, celata dall'imperscrutabilità con la quale ti proteggevi. Con la quale uccidevi. -Cambierebbe qualcosa?-

-No.-

Schietto, sincero, totalmente disarmante, come piaceva a lui.

Non avevamo bisogni di preamboli tra noi, di porti sicuri e mari tranquilli.

Eravamo nati nella burrasca, avevamo lottato stando in equilibrio su una fune, non esistevano mete sicure per quelli come noi.

Solo la mattina seguente sarebbe andato a sfidare l'uomo che, attraverso il suo talento per il beyblade, aveva cercato di sfruttarlo per essere al di sopra di tutto e tutti. Quell'uomo era bravo con le parole, usate appositamente come un'arma, i suoi gesti raffinati e la sua voce impeccabile avevano sempre incantato chiunque, e anche quella volta si preparava a non fare eccezione. Incantare chiunque, tranne te. E anche tu, anche quella volta, non facesti eccezione. 

Come poteva il mondo credere ancora a una sillaba che sarebbe uscita dalla bocca di Vladimir Vorkov, mi rifiutavo di comprenderlo, ma tu non ne sembravi tanto sorpreso. Forse niente riusciva a sorprenderti, tutto tranne ciò che feci l'attimo seguente. 

Poggiai le mie labbra sulle tue. 

Lentamente, velocemente, non lo ricordo. Non mi sembra importante ricordalo. Rimembro solo che c'eravamo io e te, fuoco e ghiaccio, ferite su ferite, consapevolezza contro consapevolezza. C'eravamo io e te, e il mondo poteva aspettare fuori. 

Sapevo che era pericoloso, quell'uomo era pericoloso, e che anche tu, Yuri, riuscivi ad esserlo con efficacia, ma forse avevo paura per te, paura che nasceva dal conoscere i demoni che Vorkov aveva insito dentro il ragazzo che forse un tempo non aveva il ghiaccio negli occhi, i demoni che non lo avrebbero abbandonato mai, non importava quale fuoco avesse tentato di scaldarlo. E poi c'erano i miei di demoni, demoni nati probabilmente dalla stessa fonte, demoni che riaffioravano nello specchio dei ricordi più spesso di quanto ci tenessi ad ammettere, demoni che a volte mi avevano trasformato in un demone. 

Quell'uomo ti aveva tramutato in un'arma, aveva plasmato ogni angolo del tuo essere affinché fossi stato capace di tutto, a ingannare, a ferire, a uccidere, se se ne fosse presentata la necessità.

E adesso quell'arma si stava per rivoltare contro la mano che l'aveva dolorosamente forgiata.
 

Don't get too close
It's dark inside
It's where my demons hide

 

-Non è la tua battaglia, Kai, non più.-

Questo era un ordine. Lo riconobbi all'istante, nell'istante in cui lo sussurrasti sulle mie labbra. I tuoi occhi erano già aperti, pronti a lanciare pugnali ai miei, pronti a trafiggermi come acuminate schegge di ghiaccio, perché se conoscevo bene il lupo della steppa, io per lui ero un libro aperto. L'enigmatico, misterioso e solitario blader del fuoco, tanto comprensibile e limpido a un altro essere umano. Ma è questo ciò che accade quando si riconosce la stessa oscurità negli occhi. Ci si capisce, e capendomi sapevi che non prendevo ordini e non ne eseguivo, di nessun genere, da parte di nessuna persona, in circostanze di nessun tipo.

Sollevai anch'io il mio sguardo, pronto per incontrare il tuo, pronto per l'eterna lotta tra due mondi. 

L'odore della tua pelle, candida come porcellana, neutralizzava ogni altro millimetro d'aria, col risultato che i miei sensi erano immersi e inebriati da esso. Fiori di loto, vento dall'Alaska, vodka al mirtillo. E' così vivido nella mia mente che posso sentirlo ora, a distanza di tempo, eccitante come allora. 

-Io sono Kai- ti risposi -Kai Hiwatari. Non è la mia battaglia, è sempre stata la mia guerra.-

 Qualche momento dopo le mie parole quella semplice sovrapposizione di labbra divenne ben presto qualcos altro. Quando i demoni che che hai dentro ballano con quelli di qualcun altro, non è concesso stare a guardare. 

Era buio dentro, sia in me che in te, era buio perché ci avevano spento tutte le luci, e noi fummo costretti a trovare un modo per brillare di luce propria, come un sole, come una stella. 

Ci eravamo accorti, quella finale di quel primo campionato mondiale in cui i contorni di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato erano ancora tanto confusi, che insieme brillavamo di più.

E lo feci indietreggiare fino alla scrivania, fuori iniziò a nevicare, constatai prima che il resto non avesse più alcuna importanza, quando lui si distese mentre le nostre bocche si assaggiavano a vicenda e le lingue si incatenavano in una competizione di desiderio, disincanto, e i nostri corpi cercavano l'uno il contatto con l'altro, unendosi in una danza che conoscevamo, nonostante quella notte fu la prima volta che il suo ghiaccio si lasciò trapassare così e la prima volta che il mio fuoco si piegò dinnanzi al freddo della Russia. Perché c'era la Russia sul suo corpo, la vidi quando ti spogliai, etereo, ammaliante, cosparso di minuscoli cristalli di neve, freddo ma perfetto come immense distese ghiacciate, e c'era Mosca nei tuoi occhi, con i suoi maestosi edifici, con le sue luci ferme, con il suo essere particolare, distaccata e assolutamente irresistibile. Le nostre labbra si unirono ancora e ancora, la mia pelle venne a far compagnia alla tua, il fuoco che bruciava sul tuo basso ventre quando, invece di abbandonare la sua bocca mentre strusciavo il mio sesso contro il tuo, serrai ancora di più la presa su quelle labbra, ti impedì di parlare entrandogli dentro, penetrando il tuo orifizio anale, la tua armatura, il tuo ghiaccio. 

Non eravamo amanti, non sapevamo neanche come si facesse ad esserlo e non eravamo compagni, né di squadra né di nient altro, perché ognuno aveva sempre combattuto per se. Forse ci detestavamo pure, forse se né avessimo avuta la possibilità ci saremmo sparati un colpo in testa senza il minimo tentennamento, ma sapevo, in quel preciso istante, che non potevo fare a meno di te, della tua voce sicura e sprezzante, del tuo corpo slanciato e marcato dai segni del ghiaccio con cui ti sei sposato, di quelle ciocche rosse che ti ricadevano sul viso sudato e sulle labbra schiuse del colore delle orchidee bianche, delle cicatrici invisibili sulla tua pelle, di come eravamo assolutamente sbagliati, irrimediabilmente compromessi e incondizionatamente devastati.

Gemette sulla mia lingua, soffocando in un sospiro le spinte che dava e che richiedeva con una sorta di indolente impazienza, inarcando la schiena e strappando più di un lamento al sottoscritto. Ostentavo il controllo che non avevo più.

Lo persi da qualche parte tra la sua pancia che si erigeva e inabissava al ritmo dei respiri e le sue cosce premute ai miei fianchi, o forse non lo avevo mai il controllo, quando si trattava di lui.

Infilai una mano tra i tuoi capelli, rossi come il mio Dranzer, rossi come le ceneri di fuochi mai spenti, rossi come il sangue che mi provocasti quando venni, proprio al culmine del piacere, e contraesti ogni singolo muscolo di quel corpo così resistente da far paura, e mi morsi le labbra, facendo in modo che il solco dei tuoi denti rimanesse impresso su quello inferiore per aver imbavagliato la tua bocca con la mia.

So they dug your grave
And the masquerade
Will come calling out
At the mess you made

"Hanno scavato la tua fossa", ma non sarà facile prenderti, non è mai stato facile distruggere qualcuno che è stato portato ad essere indistruttibile. 

Con questa certezza che sapeva anche un po' di speranza ti lasciai quella notte, incontrai quel turchese traslucido per l'ultima volta prima che la porta si chiudesse e di te mi rimanesse solo il tuo sapore sulle labbra. 

Il sapore della forza, della debolezza, della guerra.

Del coraggio.

Un coraggio folle, avventato, un coraggio che non avrei mai avuto se non ci fossi stato tu a dimostrarmi che siamo chi scegliamo di essere. Che forse, ne valeva ancora la pena.

Don’t want to let you down
But I am hell bound
Though this is all for you
Don’t want to hide the truth

Lo rincontrai il tuo turchese, più splendente che mai, la mattina seguente, durante l'incontro -ma che dico incontro- la lotta con quel fottuto pezzo di merda di Garland, manovrato in modo molto più abile di quanto avesse mai dato a vedere, da Vorkov. Riconobbi sul viso del falso monaco lo sguardo trionfante e anche risentito di chi stava per compiere la sua più grande opera.

Distruggerti.

Perché se non poteva averti tra i suoi schieramenti, era troppo pericoloso lasciare che una mina vagante come te mettesse a repentaglio i suoi piani. Ti conosceva, mio malgrado forse più di tutti noi, estranei spettatori al ghiaccio dei tuoi occhi, e sapeva con assoluta certezza quanto pericoloso saresti stato sul campo contro di lui. E non andava bene. Non poteva averti contro così, perché tu eri suo, e dovevi combattere per le sue folli ambizioni, altrimenti, saresti morto.

Ma tu non sei mai stato suo, lupo della steppa, la luce che ha sempre dardeggiato nei tuoi occhi non gli è mai appartenuta. E adesso era più brillante che mai, proprio quando Takao ti sorresse, ascoltando le tue ultime parole, prima che le forze che ti avevano tenuto fieramente in piedi, ti abbandonassero. 

This is my kingdom come

Se prima di quel momento qualcuno aveva ancora dubbi sulla redenzione di Vladimir Vorkov, ti assicuro che noi, che avevamo accusato i suoi colpi, avremmo fatto di tutto per fermare il suo Inferno, e io, che ero legato ai gironi degli Inferi con corpo e anima, io che ero troppo legato a te, non avrei mai più permesso che ti sfiorasse neanche con lo sguardo. Mi stancai, proprio nell'attimo in cui ti vidi a terra, angelo caduto, di nascondere la verità. Il mondo doveva sapere. Ero pronto a urlarlo quattro venti.

They say it’s what you make
I say it’s up to fate
It’s woven in my soul
I need to let you go

Quante volte ho sentito dire, da voci inconsistenti nel bel mezzo del nulla, che Yuri Ivanov era perfido, cattivo, spietato, il buio, il sangue che causavi. 

Per quanto tempo sono stato trafitto da spade di dicerie e pareri sul tuo conto, persone che credevano di conoscerti perché avevano sentito la tua voce fredda dinnanzi a chi tentava di salvarti e la tua spietata efferatezza nel sostenere le crudeltà di Vorkov.

Erano passati due anni da quelle finali in Russia, eppure per molti eri ancora solo questo, una macchina da guerra, uno spietato assassino. 

Non sanno che a volte il destino gioca sporco, non posso neanche immaginare a quale scellerata partita a dadi egli si sia giocato la tua anima.


Your eyes they shine so bright
I want to save their light

L'indice della mano destra esercita una lieve pressione sul campanello. E' passato un po' di tempo dall'ultima volta che i miei occhi hanno incontrato i tuoi, precisamente dopo lo scontro fra Takao e Brooklyn e la sconfitta della BEGA, io non ti ho più visto. Sei scomparso, degno di un Hiwatari, ti sei volatilizzato nel giro di qualche ora. Neanche Serjei sapeva dove fossi, neanche Ivan, persino Boris mi disse che non aveva idea di quello che stavi combinando. Non so se Boris mi disse la verità, ma non mi fu difficile individuare la tua posizione. 

Odi questa Mosca e la ami con tutto te stesso, puoi starle lontano per qualche mese, poi torni sempre tra la neve che somiglia alla tua pelle e al cielo ghiacciato come i tuoi occhi. Liberarmi dalla Hito non è stato semplice come trovarti, ma appena ho messo a punto gli ultimi affari dopo che il nonno, molto delicatamente, mi ha comunicato che ora sono "cacchi miei", ho preso il primo volo per questa terra che è anche parte di me e sono corso.. da te.

Sono altri tempi questi, tempi in cui non si deve più fingere che non esistano amici, che non esistono passioni. 

Il cuore, neanche faccio in tempo a nasconderlo, che già si dimena all'impazzata contro la cassa toracica ora che c'è solo una porta a dividerci, quella porta che chiusi quella notte, quella porta che dovevo tenere saldamente aperta. 

Stomaco in gola. Occhi fissi sulla superficie in ciliegio. Condotti uditivi che rimangono interdetti dallo scatto della serratura. 

Non mi dai il tempo di reagire, compari sulla soglia. Ciocche scomposte di un rosso più rosso del sangue delineate magistralmente da una pelle più bianca del bianco e più candida del marmo levigato, tratti delicati, labbro inferiore sottile, labbro superiore più pieno dalle pieghe rosa cipria, vita stretta, corpo slanciato sei di alcuni centimetri più alto del sottoscritto, e occhi.. Dio quegli occhi.. Hanno imparato a risplendere di luce propria anche senza di me. Lo hanno sempre fatto. Ed è quasi surreale trovarmi di nuovo dinnanzi il ghiaccio delle tue cerulee iridi, l'Alaska dei tuoi occhi marcati da ciglia lunghe ed arcuate che gettano ombre frastagliate sugli zigomi alti di questo tuo viso.

Non ti ricordavo così.. bello.

Per quanto avessi sempre affascinato tutti, nonostante la fama della mia impassibilità, adesso credo che neanche il mio calcolato autocontrollo potrà niente contro di te, e tutto ciò che ho provato nel giro di due secondi nel ritrovare la tua catartica figura a un metro da me sembra essere balenato nello stesso istante anche dentro te, perché non riesci ad occultare lo stupore di aprire la porta di..casa? e constatare che Kai Hiwatari, dopotutto, non è così bravo come vuole far credere nel lasciarsi il passato alle spalle.

Perché tu sei un ricordo che non voglio cancellare, perché tu sei il ghiaccio che manca al mio fuoco.

-Yuri.-

-Finalmente.-
 

"Non posso fuggire da questo adesso
a meno che non mi mostri come"






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SongFic nata dall'impulso di scrivere su di loro. Potrebbero esserci degli errori, potrebbe benissimo non piacervi, sono consapevole che è uno scritto confuso e caotico, ma, per fortuna o sfortuna, lascio il via libera alla massa informe di pensieri chiassosi che ho dentro e non seguo sempre un filo logico, quindi perdonate l'emicrania che temo vi verrà se vi azzarderete a leggere questa cosa, ma un grazie di cuore a chi lo farà.
Eventuali commenti, recensioni, e qualunque cosa vi passi in mente sono sempre bene accetti. Pachiderma Anarchico 

  
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