Disclaimer! I personaggi non
mi appartengono, ma sono di proprietà della Level-5 o
di chi di diritto. L’istituto nominato
è stato scelto per pura casualità. Il testo non è scritto a scopo
di plagio.
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«Mako-chaaan! Sei tu, vero?»
Senza voltarsi, la rossa si massaggiò la radice del
naso, accentuando il cruccio delle sopracciglia. Risollevando le palpebre,
lasciò che le iridi color menta si soffermassero sul quadrante dell’orologio
che portava al polso destro, decifrando nella posizione delle lancette
fosforescenti le quattro in punto.
Davvero, dopo tre anni che non metteva piede in
Giappone, veniva riconosciuta in men che non si dica?
«Mako-chaaan!» insistette la voce alle sue spalle,
portandola a fermarsi e sospirare, in modo da venire raggiunta. In un paio di
secondi passi affrettati la superarono, fermandosi davanti a lei: nel suo campo
visivo comparve la figura di una ragazzina, poco più bassa e minuta della Takamura, che le sorrideva allegramente.
«Mako-chan!» prima che potesse
ribattere, la maggiore si ritrovò assalita dalle braccia dell’altra, imprecando
mentalmente perché, se fosse caduta, a rimetterci sarebbe stata lei.
«Hai finito?» mugugnò infatti, mentre veniva
liberata dal peso che, seppur leggero, le gravava sulla parte frontale del
corpo. Si massaggiò il collo, per poi osservare con più attenzione la ragazzina
che le sorrideva: i luminosi occhi color indaco sembravano aver assunto una
sfumatura più splendente, palesando la felicità di averla finalmente
incrociata.
«Sì, sì, fa piacere anche a me vederti!» rise Haruna, riuscendo a strappare un flebile sorrisino anche
all’interlocutrice. «Allora, perché non sei ancora passata a scuola?»
Sollevando un sopracciglio e afferrando un boccolo,
la Takamura sembrò meditare per una frazione di
secondo.
«Di’ un po’, Haruna. Non ti
passa per la mente che io sia appena arrivata?» rispose dunque, con un sospiro,
mentre l’interpellata si stuzzicava la guancia con un dito.
«Mh, dai. Vuoi venire a
casa?» propose allora, già riprendendo a camminare verso la propria abitazione,
sicura di ricevere una risposta affermativa che non tardò ad arrivare
sottoforma di una leggera stretta al braccio.
–—™˜–—
«Prego, accomodati.» la rossa chiuse il portone
della casa, sfilandosi le scarpe e lasciando che l’ospite procedesse lungo il
corridoio che portava agli ambienti principali della casa.
«Woah, non la ricordavo
mica così grande!» la sentì esclamare, dopo essere entrata nel salotto; ne
seguì la voce, sospirando.
«Ne è passato di tempo dall’ultima volta, nh?» osservò, parlando più a se stessa, lasciandosi cadere
verso lo stipite che poneva un fermo al fusuma e
sbattendo leggermente la spalla ad esso. La Otonashi
si voltò, smettendo di ammirare il piccolo ma rigoglioso giardino che si vedeva
attraverso l’ampia finestra, che lasciava la stanza illuminata dalla luce
aranciata del tramonto; sorrise, vagamente mesta, abbassando gli occhi verso il
tatami.
«Già…» rintracciando nella
risposta una consistente vena di tristezza, la maggiore si staccò dall’appoggio
e procedette verso di lei.
«Mi dispiace di non essere potuta venire, in questi
anni.» sibilò, concisa, spostando l’attenzione su un bonsai posato sul tavolino
al centro della sala.
«No, no, lo so, lo sappiamo.» riprese immediatamente
l’altra, afferrandole con delicatezza le mani «Ci sei mancata, però.»
Le parole della ragazza le scaldarono il cuore e, priva
dell’iniziale imbarazzo dovuto all’inaspettato incontro, non controllò lo
spontaneo movimento delle labbra che si curvarono all’insù.
«Beh, che mi dici Mako-chan?»
«Mi chiedo ancora perché ti ostini ad usare quel
nomignolo.» ribatté l’interpellata, nascondendo una punta di sollievo sotto un
finto velo di fastidio.
«Semplicemente perché “Makoto” è lungo.» l’espressione
soddisfatta di Haruna la portò quasi a scoppiare a
ridere, ma si limitò ad uno sbuffo esilarato. «Allora – continuò, puntando
tutta la propria attenzione su di lei – Com’è l’Inghilterra?»
Entrambe si accomodarono su un tatami, mentre la Takamura iniziava a tormentarsi una ciocca scarlatta.
«Molto diverso dal Giappone. Beh, almeno per quanto
riguarda gli abitanti.» lasciò fuggire lo sguardo nel giardino, perdendosi nella
tranquillità dello specchio d’acqua immobile.
«Mi sono trovata bene, comunque. Anche se mi è
mancata la scuola, e il club. Certo, ho passato il mio tempo cercando di
conoscere nuove cose e-» il discorso di Makoto venne interrotto da un intenso
squillare di cellulare, e l’interlocutrice si precipitò a cercare il
dispositivo nella capiente borsa che portava sempre dietro.
«Oh, è Yuuto-kun.»
mormorò, fermando il dito prima che scivolasse per annullare la chiamata e
muovendo il polpastrello nella direzione opposta. «Nii-san!»
La rossa sentì un leggero borbottio provenire dall’altro
capo del telefono, e rimase in attesa.
«Sono… - la Otonashi
interrogò con gli occhi l’amica, che le rispose negativamente in labiale – Da una
conoscente. Sì, sì, torno subito a casa. Eh?! No, no, non c’è bisogno che passi
a prendermi, tranquillo! Arrivo subito!»
Concluse la chiamata, e mostrò la lingua allo
schermo.
«Dai, ho capito che Kidou
ti vuole a casa. Ti accompagno per un pezzo, neh.» si alzò, insieme alla
minore, e si diresse verso l’uscio.
«Ma no, posso andare anche da sola!» protestò l’altra,
con scarsa convinzione.
«Non credere che lo faccia esclusivamente per te,
eh. Ho voglia di sgranchirmi un po’.» esplicò Makoto, stiracchiandosi e
afferrando le chiavi di casa. «Allora?»
–—™˜–—
Non riuscì a trattenere uno sbadiglio, che la portò
a celare le iridi menta con le palpebre chiare. Si stava incamminando verso la
scuola, da studentessa, proprio come faceva in Inghilterra, con la sola ed
unica differenza che sentiva, attorno a sé, bisbigli e frasi pronunciate nella
sua prima lingua madre.
La Takamura procedeva a
passo deciso e cadenzato, elegante, la gonna nera dell’uniforme che le lasciava
scoperte le gambe levigate e sode. Le spalle erano armoniosamente cinte dai
lunghi boccoli scarlatti, gli occhi puntati con sicurezza davanti a sé, mentre
procedeva verso la Hibiya High School.
Non aveva scelto l’istituto in base alle conoscenze che avrebbe potuto
rincontrare, piuttosto perché era conosciuto come il miglior liceo pubblico del
Giappone, eppure le restava il dubbio sulla sezione in cui sarebbe stata
accolta.
Superati, finalmente, i cancelli, si ritrovò davanti
un’imponente struttura di colore rosso mattone, insieme ad altri numerosi
ragazzi riuniti, per la maggior parte, in piccoli gruppi. Senza perdere tempo
si diresse alla bacheca, cercando di capire in che classe fosse stata inserita;
riconobbe il proprio nome sotto l’elenco degli studenti della II E, insieme a
qualche figura a lei nota. Si allontanò, quindi, dalla massa di allievi al
primo anno che ciarlavano riguardo i loro rispettivi compagni di classe,
avvicinandosi all’entrata dell’edificio e addentrandosi al suo interno, alla
ricerca dell’aula. Sapeva che avrebbe impiegato un po’ di tempo, e forse si
sarebbe anche persa, quindi preferì dirigersi in segreteria: le avevano
raccomandato che avrebbe potuto direttamente farsi accompagnare da un
professore se non avesse saputo la locazione della classe. Qui, una giovane
donna sulla trentina la osservò da dietro le lenti degli occhiali dalla
montatura sottile che portava sul naso piccolo, per poi chiederle chi fosse. Quando
ebbe ricevuto tutte le informazioni per identificarla tra i nuovi studenti del
secondo anno, la accompagnò personalmente all’aula, affidandola ad un insegnate
dall’aria riservata ma affidabile, che si presentò come Kudou
Michiya.
«Ragazzi, nonostante l’anno sia già cominciato da
qualche giorno, abbiamo una nuova arrivata, dall’Inghilterra.» l’uomo, accanto
alla cattedra, fece cenno alla ragazza di raggiungerlo. «Vi presento la signorina
Takamura Makoto, fatela sentire a suo agio.»
La rossa fece scorrere gli occhi fra i banchi,
individuando rapidamente diversi visi sgomenti; sorrise, apprestandosi a
chinare rispettosamente il capo in segno di saluto.
«Molto piacere.»
*Angolo autrice*
Hola cari~
Vi chiederete chi io sia mai; beh, andate sul mio profilo e scopritelo /Cliccate su tutti i cuoricini, mi raccomando!~/
Torno, dopo essermi fatta il mazzo per la tesina, con una nuova long, ma noterete che ne ho cancellato altre due; mi avevano annoiato, ecco tutto.
Allora, vi consiglio di non dropparla subito perché ci saranno dei colpi di scena.
Eheh.
Spero che il prologo vi sia piaciuto, ho cercato di non appesantirlo per non annoiarvi; vorrei un vostro parere, se non vi dispiace.
Aggiungo che non vi sarà un solo OC, e non scriverò cose tipo OCxPersonaggioRandom, ma OCxOC e PersonaggioRandomxPersonaggioRandom. Tutto qui.
Il titolo si riferisce a- Non lo dico, no spoiler~
Non so se Haruna si possa considerare IC, ma non mi sembra di aver sforato molto. Mi sarebbe utile un vostro parere su questo c:
Adesso, scusatemi, mi dileguo, ché sono tanto stanca.
Un bacio a tutti voi che avete letto sino a qui, spero di avervi incuriosito!