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Autore: mimika90    11/08/2008    7 recensioni
Eccomi tornata con una nuova storia! questa volta ispirata a Twilight!. Bella Swan non sa cosa sia il lusso, non ha mai cavalcato o preso il tè in giardino. Ma conoscie la miseria e la povertà, eppure il sorriso non ha mai abbandonato il suo volto... Jacob Black è il suo migliore amico e il fratello che non ha mai avuto, ma nulla di più come lui spera ormai da tempo senza però il coraggio di ammetterlo... Edward Cullen è il rampollo di una nobile famiglia, bello e impossibile, corteggiato da moltissime ragazze. Ma solo un dolce sorriso lo conquisterà...
Genere: Romantico, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: Alternate Universe (AU), Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Senza mAi Voltarsi indietro

Atto primo: Londra 1840

La pioggia, batteva incessante da più di due settimane, le strade erano ormai solo fango e nei quartieri più poveri l’odore acre e nauseabondo delle fogne era insopportabile. Le persone si spostavano sui carri trainati da cavalli, almeno chi poteva permetterselo.

Quella mattina si era svegliata presto, il sole doveva ancora sorgere, era scivolata giù dal suo letto, un giaciglio improvvisato di paia in angolo della casa diroccata in cui abitava insieme al padre, un amico del padre e Jacob Black, suo compagno di giochi, il suo migliore amico, il fratello che non ha mai avuto. Isabella non conosceva il lusso, non aveva mai abitato in una casa con giardino, non aveva mai cavalcato o prese il tè all’inglese. Conosceva però la povertà e la miseria, due cose con cui condivideva le sue giornate da quando era nata una sera di sedici anni fa.

La sua famiglia, era sempre stata povera, contadini da generazioni, le loro condizioni di vita non era però mai state cosi precarie come dopo la nascita di Bella. La madre era morta dandola alla vita, e il padre si era ritrovato da solo con una figlia neonata.

Le cose sembrarono migliorare con l’arrivo di Bill e di sua moglie in attesa di Jacob.

La loro casa era stata incendiata durante una tempesta e abitando vicino avevano chiesto a Charlie di ospitarli, almeno finché Bill, ferito ad una gamba durante l’incendio non fosse stato in grado di ricostruirla. Charlie si dimostrò subito benevolo nei loro confronti e nonostante fosse povero accettò di ospitarli. Abitare in quattro si dimostrò conveniente quando dovendo pagare le tasse furono entrambi d’accordo nel dividersi il pagamento. Si mantenevano coltivando la terra, metà del raccolto la vendevano al mercato ricavandone qualche penny e l’altra metà la consumavano loro.

Ma con la pioggia che sembrava incessante, raggiungere il mercato a piedi era impraticabile e gli ortaggi erano quasi tutti rovinati a causa del fango.

Indossando la sottoveste logora e ingiallita dal tempo, e l’abito di flanella grigio appartenuti alla madre Renee. Gli stivaletti ormai consumati usci di casa, cercando di fare piano che a quell’ora dormivano ancora tutti. Per guadagnarsi un po’ di soldi si recava ogni mattina al mercato per acquistare i fiori migliori che poi rivendeva agli angoli delle strade, un penny l’uno. Se voleva acquistare i fiori migliori doveva presentarsi al mercato poco dopo la sua apertura alle 5:30 circa. Casa sua era a mezz’ora di camminata dal mercato per questo tutte le mattine si svegliava alle 4:30 per essere li in tempo.

-acquistate un fiore per vostra moglie, signore- diceva agli uomini con il cappello a cilindro e la barba che passeggiavano sui marciapiedi.

Succedeva a volte però che la polizia la cacciasse perché considerata una mendicante.

E allora lei fuggiva in una delle stradine laterali che costeggiavano la via principale e sbucava dall’altra parte, dove, fuori dalla portata dei poliziotti riprendeva a vendere i fiori. Se poteva, evitava di passare per quelle strade, erano zone malfamate, frequentate dalla feccia della società, alcolizzati, drogati e prostitute erano di casa li.

Quel giorno vendette sei mazzetti di fiori ricavandone sei penny, abbastanza per comprare tre panetti allo zenzero e una fetta di stufato di tacchino. Quella sera avrebbero consumato una cena coi fiocchi!. Spesso usciva di casa la mattina presto e rientrava per l’ora di cena, quel giorno però a causa della pioggia nelle strade la gente scarseggiava e vendere sei mazzetti di fiori era stato il meglio che era riuscita a fare.

Quando tornò a casa erano le cinque del pomeriggio. Trovò ad aspettarla alla porta Jacob Black. Nonostante fosse un anno più piccolo era un ragazzone di un 1.80 con braccia forti e capelli corvini che teneva sempre legati in un codino.

-Bella sei tornata!- esclamò stringendola in un abbraccio “rompi costola”

-si…Jacob, ma lasciami prima che mi soffochi!- disse sciogliendo la sua presa.

Voleva bene a Jacob come un fratello ma a volte era troppo espansivo nei suoi confronti!. Lei e Jacob erano sempre stati amici, fin da piccoli, entrambi condividevano la mancanza di una madre.

-cosa hai portato oggi Bella?- chiese suo padre raggiungendoli con la vanga in spalla, segno che aveva appena rigirato il terreno da coltivare.

-guardate!- disse allegra mostrando loro i tre panetti allo zenzero e lo stufato di tacchino.

-wow! Questa sera si mangia!- esclamò Jacob toccandosi la pancia.

-ottimo lavoro Bella- disse il padre dandole una dolce pacca sulla spalla, prima di entrare in casa.

Charlie non aveva mai accettato il fatto che sua figlia fosse costretta a svegliarsi cosi presto per vendere fiori, sapeva che di questi tempi era necessario ma temeva per la sua incolumità, Bella era si povera ma era una ragazza piacevole e sicuramente molto più carina della maggior parte delle contadine. E con i suoi 17 anni era già in età da marito, sapeva che nessuno uomo avrebbe mai chiesto in sposa una povera contadina, ma ancora di più temeva il giorno che qualcuno gliel’avrebbe portata via. Bella era tutto ciò che di più caro aveva, l’unico ricordo della sua defunta moglie Renee.

-vedo che oggi consumeremo una cena degna di questo nome- disse Bill seduto davanti la finestra sulla sedia a rotelle. La gambe che lui era sicura sarebbe guarita, non rispondeva ai suoi impulsi ormai da anni e lui si era arreso ad una vita sedentaria.

-è tutto merito di Bella!- disse Jacob circondandole le spalle con un braccio.

La loro casa consisteva, in un'unica stanza, con quattro giacigli, un tavolo di legno una credenza e una sedia sgambata. Fuori si trovava la latrina.

La sera dopo cena Bella era solita recarsi sulle colline a nord, sedersi sull’erba e cercare di riconoscere quante più costellazioni possibile.

Quella sera l’accompagnò Jacob.

-ricordi Bella, quando eravamo piccoli e venivano qui a giocare?- chiese lui sdraiato sull’erba umida, le mani dietro la testa.

-si, ricordo quando io mi feci male cadendo da un albero- rispose la giovane rammentando quanto fosse scarso il suo equilibrio

-si! E io mi presi la colpa perché secondo Charlie e mio padre ti avevo trascinato io in quello stupido gioco della scalata sull’albero- disse ridendo.

-mi spiace di non essere mai riuscita a dire loro la verità, che ero io ad aver voluto salire su quell’albero per dimostrare che non ero un imbranata!-

-oh non importa, noi sappiamo la verità e questo mi basta- disse lui tirandosi su con uno slancio.

-ricordi la promessa che mi feci?-

-di cosa parli Jacob?- chiese lei mettendosi a sedere circondando le ginocchia con le braccia.

-mi avevi promesso che un giorno mi avresti imparato a leggere e scrivere-

Era vero, glielo aveva promesso, nonostante fosse una semplice contadina aveva imparato a leggere e scrivere, quando anni prima avevano dato ospitalità ad un uomo colto da cui lei aveva imparato a leggere e scrivere.

-non appena questa pioggia smetterà, inizieremo la prima lezione, imparare all’aperto è più divertente!- disse sorridendo amabilmente.

Si alzò scrollandosi la gonna dal fango e dalle foglie che vi erano rimasti appiccicati e tese la mano a Jacob, che lui però rifiutò alzandosi da solo con il semplice movimento delle gambe.

-permette Madame?- disse porgendole il braccio come facevano i gentiluomini

-onorata, Signore- rispose lei ridendo appoggiando la sua mano sul suo braccio.

  
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