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Autore: Birra fredda    14/06/2014    2 recensioni
Aziel è un angelo sfuggito al Paradiso per il suo amore, un demone di nome Belial.
Un amore malato, una passione travolgente, due corpi, un'anima pura e una maledetta che convivono in una casa immersa nel verde delle colline abruzzesi.
Cosa ne sarà dell'amore quando le cose cominceranno a farsi più difficili e sarà ripresa la lotta tra le forze del male e le forze del bene?
Genere: Erotico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati un paio di giorni da quando Aziel e Belial erano tornati a casa.
Sia gli angeli che i demoni avevano escogitato delle strategie da battaglia, entrambi gli schieramenti si erano allenati nei duelli con le spade, entrambi avevano discusso e confabulato riguardo ciò che sarebbe successo.
Era difficile immaginare quella battaglia, in effetti. E, sebbene la tradizione e Il Divino fossero ovviamente a favore del Bene, ciò non implicava che il Male sarebbe stato sconfitto.
Aziel e Belial erano tornati a casa da un paio di giorni e non si erano quasi sfiorati. Avevano passato il tempo uno di fianco all’altro in silenzio, come due esistenze che si vogliono e si cercano e si osservano temendo di compiere il passo di troppo per avvicinarsi abbastanza da riconoscersi davvero.
L’angelo aveva lavorato molto al suo libro in quei due giorni. Aveva scritto, inventato, cancellato e modificato continuamente seduto sul dondolo con il computer sulle ginocchia e il demone raggomitolato accanto a lui che fumava e consumava vino.
Era ora di pranzo quando Belial salì da Aziel, il quale se ne stava inginocchiato a terra svuotando la lavatrice, in bagno e gli si accucciò davanti guardandolo con occhi curiosi da bambino.
Il biondo alzò lo sguardo sull’altro e, prima di rendersene conto o anche solo di proferire parola, si ritrovò con la schiena a terra e il demone sopra di lui.
“Bel...?” disse con voce sottile aggrottando la fronte.
Belial, al posto di rispondere, gli tappò la bocca con un bacio e gli infilò la lingua in bocca con fare vorace. Aziel rispose al bacio mentre il demone gli afferrava i polsi e glieli bloccava sopra la testa con una mano, con l’altra, contemporaneamente, gli stava stuzzicando un capezzolo, facendolo inarcare.
Era raro che facessero l’amore in qualche posto che non fosse il letto, poiché al moro piaceva stare comodo, ma in quel momento ambedue si resero conto che dovevano muoversi, afferrare quel momento e portarlo a termine lì, senza pensare che si trovavano in bagno e non sopra un materasso, lasciando accantonato in un angolo il bisogno di avere un posto più adatto.
Velocemente Belial afferrò una t-shirt appena pulita dalla bacinella in cui l’angelo stava raccogliendo i panni e la usò per legargli insieme i polsi.
Era sempre stata una sua fissazione, quella di legargli le mani, infatti lo faceva spessissimo, lo faceva sentire ancora più dominatore di quanto non fosse.
Dopo aver stretto il nodo, scese a slacciare i jeans di Aziel, gli tirò giù la zip e cominciò a leccarlo sul collo e sul viso, facendogli colare bava ovunque. L’angelo, con le mani immobilizzate, si lasciò completamente andare all’altro senza timori o dubbi.
Mentre gli faceva lentamente scivolare i pantaloni lungo le gambe, il demone si premurò di affondare i canini sull’inguine, facendolo mugolare dal dolore.
Belial, comunque, non lasciò la presa fino a che non lo vide sanguinare.
Aziel strinse la mascella e chiuse gli occhi per allontanare il dolore, quando il moro cominciò a togliergli i boxer afferrando la molla con i denti ancora macchiati di sangue.
A quel punto, l’angelo si rese conto che la sua erezione aveva raggiunto il limite massimo.
“Bel” borbottò tra i denti, “muoviti, ti prego.”
Il demone si aprì in un ghigno, lasciò andare i boxer, che ormai erano scesi quasi fino a metà coscia, e si avvicinò malizioso al pene dell’amante. Lo leccò lentamente, partendo dalla base e arrivando fino alla punta con un movimento che ad Aziel sembrò infinitamente lungo, poi lo prese in bocca e alzò lo sguardo sul viso dell’angelo che era diventato tutto rosso di affanno.
Belial decise di darsi una mossa, così lasciò andare l’erezione dell’altro, si sbottonò i jeans e se li scese fino alle ginocchia per poi posizionarsi davanti l’apertura dell’angelo.
Aziel rimase a guardare in silenzio, assolutamente immobile, ogni minimo gesto dell’amato. Lo voleva dentro di sé immediatamente, ma sapeva che il demone era perfettamente consapevole di ciò che stava facendo, quindi non voleva assolutamente interferire con i suoi piani mettendogli fretta.
Il demone cominciò velocemente a masturbare l’altro, con gesti crudi e lesti, come se avesse fretta di vederlo venire lì davanti a lui. Aziel si inarcò quasi all’istante e ben presto ebbe il fiatone, poi Belial si chinò su di lui e cominciò a sollevargli la maglietta lasciandogli graffi profondi sulla pelle diafana.
Aziel mugolò a denti stretti di dolore, al sentire gli artigli del moro nella carne, ma cercò di concentrarsi sul piacere piuttosto che sulla sofferenza fisica.
Dopotutto, di sicuro Bel alla fine del sesso gli avrebbe medicato le ferite.
Poi accadde.
Belial entrò dentro l’angelo senza preavviso, gli allargò le natiche con due dita e prima che il biondino potesse rendersi conto di qualsiasi cosa, il demone era già dentro di lui.
Aziel per un momento spalancò gli occhi, poi tentò di capire cosa era successo e immediatamente dopo provò una fortissima sensazione di fastidio.
Come se avere Belial dentro fosse qualcosa di opprimente, non tanto un’unione di corpo e spirito ma, piuttosto, un elemento esterno che si gonfia dall’interno e lascia il malcapitato senza forza.
L’angelo, nonostante tutti i maltrattamenti, anche di tipo sessuale, che aveva subito nel passato, si sentì per la prima volta come se la presenza di Belial dentro di sé fosse di troppo.
“Esci” biasciò senza pensare, senza quasi connettere il cervello alla bocca.
“Cosa?” chiese il demone distrattamente, afferrandogli una gamba per alzarla.
Aziel non rifletté. Sentiva solo il pene dell’altro dentro di lui e stava scomodo e sentiva dolore.
Scalciò con la gamba che Belial aveva tra le mani e ripeté: “Esci” in un lamento che sembrava quasi un grido di supplica.
Il moro fissò il biondo senza capire.
E come avrebbe potuto capire, in fondo?
“Cos’hai?” domandò con un filo di voce, non riuscendo davvero a comprendere quale fosse il problema dell’angelo.
Una lacrima solcò il volto ancora rosso di affanno del biondo, che si morse un labbro con forza incapace di sopportare ulteriormente quella presenza incombente al suo interno.
“Azi...” sussurrò Belial, un secondo prima che la gamba dell’altro andasse a colpirgli in pieno il collo.
Successe tutto in fretta, un momento il demone era preoccupato di cosa avesse l’angelo e il momento dopo era uscito da lui e gli teneva i capelli ancorati in una morsa ferrea tra le mani.
“Cosa diamine c’è nella tua testa che non va, eh?!” gridò il moro a pieni polmoni, tirando quella massa bionda che teneva tra le dita. “Mi preoccupo per te e mi ricambi così?!”
“Bel...” singhiozzò Aziel muovendosi convulsamente sotto il corpo dell’amante, rendendosi conto che, per la prima volta, non desiderava far altro che allontanarsi da Belial.
Esatto. Starsene un po’ per conto suo o magari in compagnia di Caliel. Ma non con Belial. Di solito quando il demone si arrabbiava con lui, l’angelo cercava di compiacerlo per far pace oppure subiva l’ira dell’altro senza opporre un minimo di resistenza.
Per la prima volta successe che Aziel non voleva sottostare al demone. Successe che Aziel decise di reagire.
“Lasciami” urlò a sua volta, cercando di spingere indietro il moro con le mani ancora legate tra loro.
Belial, sorpreso dalla reazione dell’altro, lo lasciò andare improvvisamente e lo vide abbandonarsi completamente sulle piastrelle del bagno con tutta la faccia bagnata di pianto.
“Pe-perdonami...” borbottò Aziel a occhi chiusi, pregando che il demone non gli facesse del male. “Non so cosa mi sia preso, Bel, davvero.”
Belial si ritirò su i jeans e sedette sull’uscio del bagno con le gambe al petto. Rimase in silenzio a osservare l’altro che si ritirava goffamente a sedere a sua volta e si asciugava le guance come meglio poteva.
Avrebbe voluto picchiarlo, il demone. Fargli tanto male da indurlo a supplicarlo di smetterla di maltrattarlo. Però rimase inchiodato dov’era con in testa mille pensieri.
Aziel per la prima volta si era imposto nei suoi confronti, gli aveva tirato un calcio, aveva reagito alla sua violenza.
“Bel, io...” abbozzò l’angelo, zittendosi quando l’altro lo guardò negli occhi.
Non era uno sguardo inferocito, era uno sguardo neutro. Era lo sguardo di uno preso alla sprovvista, in contropiede. Lo sguardo di uno che vorrebbe fare e dire tante di quelle cose che non saprebbe da dove cominciare. Lo sguardo di un demone che, forse, non si può ancora definire tale.
Belial si avvicinò ad Aziel gattonando sulle piastrelle, quando gli fu davanti gli sciolse i polsi, gli ficcò la maglietta che prima li legava in bocca, afferrò il disinfettante dal mobile e, con estrema cura, gli medicò l’inguine che gli aveva morso e i vari graffi prodotti dai suoi artigli.
Aziel lo lasciò fare mordendo la maglietta a causa del bruciore del disinfettante e riflettendo riguardo la probabile vendetta del demone, che di sicuro sarebbe giunta.
Non aveva paura, a dire il vero, ma si rese conto che non avrebbe avuto paura di Belial neanche se avesse deciso di andare via per un po’.
Andare via, sì.
Magari rifugiarsi in qualche casa impolverata al mare, volare da solo e riprendere la coscienza di se stesso. Non sapeva neanche più quale fosse lui e quale fosse la parte del suo essere che aveva annullato per amore di Belial.
Si era lasciato dominare e possedere e distruggere per il demone. E non poteva neanche dire il suo demone, perché, a dirla tutta, non aveva neanche la consapevolezza vera e propria che l’altro lo riamasse.
Aziel era completamente di Belial, alla sua mercé e ai suoi comodi, ma forse era ora di riflettere su questo amore. Amore che, ormai l’angelo lo sapeva, non sarebbe mai svanito, ma magari si sarebbe potuto, in qualche modo, attenuare.



















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Salve a tutti splendori. Questo capitolo ve l'ho scritto in uno dei miei momenti di crisi d'identità, o qualcosa del genere, quindi non bene cosa ne sia venuto fuori. Inoltre il mio pc sta ufficialmente andando a puttane, quindi se dovessi scomparire sapete il perché. Vi si ama,
Echelon_Sun

 
  
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