Prologo

 

«Il più grande scherzo giocato dal diavolo è
stato far credere al mondo che non esistesse.»

Un’aria soffocante gravava sulle case di Falls’End la mattina del 1 Novembre.
Il cielo nuvoloso prometteva tempesta nel primo pomeriggio.
Ma Falls’End era famosa per le sue improvvise pioggerelline primaverili durante tutto l’anno.
Non che fosse di qualunque consolazione agli abitanti.
Intanto lungo il mare, un gabbiano stridette il suo disappunto .
Gli umori degli uccelli di mare erano tenuti in gran conto all’interno della comunità.
Un’anta sbatté ostilmente come le ginocchia di un persona anziana alle prese con l’artrosi.
La porta della costruzione cobalto cigolò sinistramente prima di essere blindata con forza.
La casa blu – precisamente “la tana”, come la vecchia saggia del villaggio amava chiamarla – fu in questo modo scongiurata da possibili presagi di cattivo auspicio.
La banchina del ponte beccheggiò sul mare.
Uno sciabordio di flutti si fece più intenso mano a mano che una nave avanzava.
Un lamento spettrale si diffuse ben presto nell’atmosfera:  la barca venne ormeggiata.
Gli edifici in mattoni trattennero il respiro e perfino le fronde dei vegetali nel raggio di un chilometro smisero di sussurrare nella loro lingua arcana. Piante e bestie restarono col fiato sospeso , in attesa di vedere quello che sarebbe accaduto.
Una bandiera dal teschio nero svettava fieramente battendo nel vento.
Un paio di ali uncinate s’imposero sul cielo arrogantemente: Samhain era alle porte.

***

Una fitta coltre di nebbia si era impossessata del paese rendendo il mondo al di là della finestra un ammasso imperscrutabile travagliato da ombre fuggevoli.
Un raggio di sole fece capolino illuminando una sagoma immobile sotto le coperte.
L’intera stanza scintillò di luce inesistente.
Pulviscoli e polvere galleggiavano nell’aria dando una sensazione di irrealtà.
Una melodia straziante invase le strade soffermandosi fra le mura di quella stanza.
Parlava di perdita e sofferenza, amori mai vissuti, luoghi che non desideravano essere trovati, leggende antiche quanto l’umanità che riportavano alla memoria riti pagani.
Rituali che si credeva dimenticati da tempo, sepolti e cancellati per ristabilire l’ordine, a fin  di bene, per proteggere i propri cari e confinare coloro che avevano portato e trasmesso tale sciagura.
Perché quella musica, che ora si spandeva intorno avvolgendo le persone in una morsa rabbiosa, non era nuova in quel sobborgo sperduto; i saggi ne rimembravano ancora ciò che preannunciava.
E ne ebbero giustamente paura.
 

Hey, sweety! ;)