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Autore: Firnen bjartskular    19/06/2014    2 recensioni
Riflessioni di Arya prima e durante l'incoronazione
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Fìrnen, Nasuada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Due facce della stessa medaglia

Pov. Arya
" Quando pensi che se ne andranno, io non voglio, non mi possono costringere! "
Esclamai mentalmente, rivolta al mio draghetto, Fìrnen, che, essendo ancora incapace di parlare, mugolò la sua approvazione, anche lui era contrario all'idea.
Erano passati pochi giorni dal mio ritorno ad Ellesméra, e Dathedr-finiariel continuava ad assillarmi e ogni giorno e ogni ora tornava al capanno dell'Osthato Cethowa, dove mi ero stabilita, e tirava fuori un'infinità di motivazioni, alcune valide ed altre no, per convincermi ad accettare la carica di regina; era quasi peggio delle torture di Durza, alla fine avrei ceduto, lo sapevo perfettamente, era il mio destino, ed io stavo solo tentando di ritardare l'inevitabile.
La testa mi doleva in un modo incredibile e le tempie pulsavano, mentre una vocina petulante nella mia testa ripeteva che mi sarei scrollata quel nobile elfo di dosso solo con un sì.
Era fatta, ora sentivo anche le voci, stavo impazzendo.
Decisi di uscire dal capanno; fuori faceva molto freddo, piccole stalattiti di ghiaccio pendevano dai rami dei pini secolari, brillando come cristalli purissimi, mentre un soffice manto bianco ricopriva tutto il paesaggio, conferendo alla foresta degli elfi un'aura di misero e bellezza. La Du Weldenvarden sembrava un mondo distaccato dal resto della terra, dove albergavano creature leggendarie, dove il tempo pareva non contare, dove tutto era armonia e dove tutto era terribilmente perfetto ed irreale.
Mi sedetti in prossimità del dirupo, per ammirare un fantastico tramonto insieme a Fìrnen: il verde smeraldo degli alberi era messo in evidenza da bagliori rossastri e arancioni e sullo sfondo di un celo plumbeo, oramai tendente al cupo nero di una notte senza stelle, il grande globo d'oro si apprestava a portare a termine il suo viaggio sulla terra, sormontato da un immenso arcobaleno, testimone della pace dovuta alla fine delle intemperie.
Mai avevo visto uno spettacolo più bello, e quel paesaggio era perfetto al punto da essere immortalato in un fairth.
Appena l'immagine fu impressa sulla tavoletta di ardesia rientrai in casa seguita dal draghetto.

Quella notte fu terribile, non riuscivo neanche a sprofondare in quello stato di trance che caratterizzava gli elfi, provai anche a dormire, seguendo una delle strane usanze umane, ma con scarsi risultati, perciò mi rassegnai, abbandonandomi ai miei pensieri, che non poterono fare altro che volare verso Dathedr e l'odiatissimo diadema da regina che ancora cercava una proprietaria.
Mia madre cosa avrebbe voluto?
Mi chiesi; no, di certo il mio comportamento non le sarebbe piaciuto, e mio padre invece cosa mi avrebbe detto?
" Figlia mia, fa quello che devi, ma ricordati di seguire il tuo cuore, la strada giusta è una, stà a te prenderla."
La sua voce rimbombò nella mia mente, portando con se i ricordi tanto piacevoli quanto dolorosi, di un tempo felice, ahimè passato. In quel momento avrei tanto avuto bisogno di un suo abbraccio, di uno dei suoi sorrisi sinceri e rassicuranti, ma mi limitai a guardare tristemente il suo fairth appeso ad un ramoscello che sbucava dal muro.
Non so la ragione, ma il mio cuore mi diceva di accettare quella stramaledettissima proposta, per il mio popolo, solo ed esclusivamente per il mio popolo avrei accettato il mio destino, non per la gloria o il potere, per il mio popolo.
Sospirai, ancora una volta avrei anteposto il bene superiore al mio, facendomi del male dasola. Ma perchè per una sola volta nella mia vita non potevo essere egoista?

Il giorno dopo, quando Dathedr venne alla rupe, era diverso, sembrava rassegnato. Si inchinò e, dopo aver intonato le consuete formule di saluto con voce tremante disse
- Sua altezza mi perdoni per l'orario decisamente scomodo, ma ero venuto a comunicarle che comprendo ed accetto il suo rifiuto, e se almeno mi vuole offrire il suo aiuto per trovare un successore adatto...
Non potevo credere alle mie orecchie, era la mia occasione per fuggire i doveri e le preoccupazioni, ma invece...
- Non ce ne sarà bisogno
Risposi
- Lo farò io, accetto
Quell'ultima frase si era ridotta ad un sussurro, che però il mio interlocutore udì alla perfezione, subito il suo volto si distese in un sorriso
- Se sua altezza mi vuole concedere, affermo che ha scelto in modo saggio, predisporrò tutto per l'incoronazione.
Fece, prima di inchinarsi di nuovo e correre via.

Il fatidico giorno arrivò tre settimane dopo, Dathedr aveva fatto le cose in grande, persino La regina Nasuada ed Eragon erano stati invitati.
Mancava poco, così mi vestii con una tunica verde bordata in argento, permisi a Fìrnen di appollaiarsi sulla mia spalla e mi sedetti ad aspettare. Niente abiti pomposi, accessori e gingilli vari, solo una semplicissima tunica un paio di pantaloni e degli stivali di pelle.
I minuti che seguirono li trascorsi in silenzio fissando la parete di fronte a me, incapace anche solo di pensare. Rimasi in questo stato di ibernazione finché qualcuno bussò alla porta, interrompendo il silenzio.
Senza fare tante cerimonie aprii la porta lasciandomi cullare per un momento dalla brezza frizzante e pungente della mattina; aveva bussato Eragon, che ora mi guardava con aria divertita
- Ma lo sai che stai andando alla tua incoronazione?
Disse riferendosi all'abbigliamento inappropriato, in tutta risposta grugnii in segno di assenso
- Bah, se non altro ti sei tirata a lucido
Fece scherzoso
- Se lo devo proprio fare, lo farò a modo mio. 
Quella semplice frase parlava molto più del mio viso incupito e di qualsiasi sentimento o emozione.
Durante il traggitto Nasuada si unì a noi, seguita da una piccola folla di elfi che formò un corteo.

Solo poche Iarde ormai mi separavano dal portone principale del palazzo reale, ero a pochi passi da un futuro incerto, pochi passi mi separavano dal compimento del fato, ero a pochi passi dal mio destino.
Chi sono io?
Quella domanda mi sorse spontanea come la sua risposta
Sono due facce di una stessa medaglia, da un lato, l'essere Cavaliere, la libertà, dall'altro il regno degli elfi, gli impegni politici, i doveri gli obblighi, in poche parole l'essere una regina; ma il bello era che quelle due parti di me non potevano coesistere, e ormai la mia scelta l'avevo fatta.
Due servi spalancarono le porte della sala del trono, per un momento arrestai la mia avanzata, raddrizzai le spalle e lanciai un ultimo sguardo di sfida verso il fondo della sala, in quel frangente il tempo si fermò.

Percorsi il lungo corridoio a passo lento, passai davanti ai ventiquattro scranni occupati da altrettanti elfi e mi inginocchiai di fronte al trono, sul quale erano poggiati un cerchietto dorato con un diamante al centro ed uno scettro tempestato di opali.
Gilderien il saggio mi passò vicino, per sistemarsi alla mia sinistra, dopo una lunga pausa declamò
- Arya, principessa di Ellesméra, vuoi davvero accettare la carica che ti è stata offerta?
Esitai
- Sì
Feci in fine
- Sei disposta ad affrontare le responsabilità e i doveri che essa comporta?
- Sì
- Giuri di governare con imparzialità, di prendere ogni tua scelta con saggezza e raziocinio e di fare tutto ciò che è in tuo potere per il mantenimento del regno?
- Lo giuro
Cadde di nuovo il silenzio, Gilderien prese in mano il cerchietto e lo scettro e li fece vedere a tutti i presenti alzandoli 
- Allora và, Arya figlia di Islanzadi, e prosegui ciò che i tuoi genitori hanno creato nel corso dei secoli 
Quando il saggio finì di pronunciare quelle parole, mi alzai, per poi sedermi sul trono e, prima che il vecchio elfo posasse il cerchietto sul mio capo, chiusi gli occhi, feci un respiro profondo e ripetei mentalmente
" Per il mio popolo". 

Di certo quel giorno non sapevo che la scelta che avevo fatto sarebbe stata la peggiore della mia vita.


Angolo dell'autrice
Ok eccomi di nuovo con un'altra one-shot, che stavolta è dedicata ai pensieri di Arya prima e durante la sua incoronazione, come nella precedente one-shot, trovo che Paolini avrebbe dovuto descrivere questo momento, anche perchè è di grande effetto.

Ps: lo so che Eragon non ci sarebbe dovuto essere e francamente non so neanche perchè lo ho aggiunto, credo solo che ci stia troppo bene in questo contesto.
Se onr sveddar stija hvass
  
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