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Autore: Yuna Shinoda    18/08/2008    5 recensioni
Bella Swan si trasferisce con la madre a New York, nel quartiere del Bronx.
Il viaggio va bene, ma nel suo cammino incontrerà qualcuno di molto strano.
Non solo, anche i suoi vicini sembrano essere strani... Bella non capisce come mai e cerca di scoprirlo.
In questi strani avvenimenti, poi...
Ambientata alla fine del 800', vedremo i personaggi di Twilight sotto un'altra luce ma soprattutto con un finale diverso.
«Non avrei saputo dire cosa fosse quello che il suo volto m’ispirava.»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quella fu la seconda cosa strana che accadde da quando ero a New York. Stranamente era accaduta alle stesse persone. Le stesse che avevo visto nel mio sogno comportarsi in modo strano.
Due mattine dopo l'accaduto, mentre ero intenta a dare una ripulita alla mia stanza, una voce piuttosto alta mi giunse alle orecchie.
- Non provare a fermarmi - diceva la voce, di un ragazzo.
- Ragiona! Lo sai meglio di me che se ho visto... -
- No! Non è detto che sia vero! -
Mi affacciai alla finestra del soggiorno - ero intanto scesa giù per capire meglio, anche se immaginavo la provenienza di quelle parole. Erano Alice e suo fratello.
Lui era considerevolmente arrabbiato, furioso, direi, mentre lei era molto dispiaciuta.
Improvvisamente salì in macchina mentre Alice cercava di farlo tornare indietro. Quando si fu allontanato troppo, Alice cadde in ginocchio sul terreno.
Un'altra figura - più alta e muscolosa del fratello di Alice - uscì velocemente dalla casa e si inginocchiò accanto a lei. Le poggiò una mano sulla spalla e avvicinò la testa alla sua.
- Se n'è andato, non capisce - disse Alice, molto dispiaciuta.
- Secondo me tornerà presto, lo fa sempre -
- Jazz, sei davvero sicuro? E se lo facesse tra vent'anni? Lei potrebbe anche sposarsi con un altro, lo sai... Questa è la sua occasione, ne sono sicura. -
- Sai dov'è diretto? -
- Vuole andare da Tanya -
I due si guardarono con un'espressione perplessa. Alice sembrava rassegnata.
Il ragazzo le si avvicinò e le baciò la fronte, poi l'aiutò ad alzarsi.
- Tornerà, lo sai. - Le sorrise. Entrambi tornarono in casa.
"Se n'è andato, Bella. Andato. Starai più tranquilla, adesso, senza quegli strani sguardi?" Non sapevo cosa rispondere a questa domanda, inizialmente, ma poi mi decisi. "Sì, lo sarò."
Mi ero bloccata davanti alla finestra, guardando ancora la grande casa accanto alla mia, che non mi accorsi di George che mi picchiettava con il dito sulla spalla.
- Bella? -
- George? Che vuoi? - Diciamo che non mi era tanto simpatico, e nemmeno io lo ero, a lui.
- Ti ho vista immobile e ho pensato che fossi un vampiro - Quella risposta, seppur tanto stupida, mi fece sorridere. Non era da George dire cose del genere.
- Vampiro? -
- Sì, come i vicini... Non sbattevi le palpebre -
La risposta mi fece di nuovo sorridere.
- George, non farmi ridere, dai -
- Ma è vero! Ho visto il tuo sguardo... Sembra tanto quello di quel ragazzo e dei suoi fratelli... Spesso lo osservo dalla finestra della mia stanza... Guarda un punto indefinito e non sbatte mai le palpebre... -
- George. Non ho bisogno delle tue storie. Leggere troppo Dracula ti ha dato al cervello... -
George scosse la testa. - Davvero non mi credi? Te lo assicuro, è tutto vero. Ho visto con i miei occhi... Giocano anche a baseball in una velocità assurda -
- Sì, come no - Tradii la verità nelle mie stesse parole. Era davvero come aveva detto George. Li avevo visti "giocare" anche io. Erano incredibilmente veloci... E strani. Inoltre, non appena mi ero affacciata alla finestra, se ne sono subito andati. Inoltre, avevo fatto un sogno l'altro giorno, prima di conoscere Esme ed Alice...
Mi diressi al piano di sopra, per continuare a fare ciò che facevo prima.
La finestra era spalancata, e improvvisamente soffiava un vento piuttosto forte tanto che uno dei due vetri sbatteva insistentemente contro il davanzale. La chiusi, e mi accorsi di non essere sola.
Quando mi avvicinai, una persona nell'altra casa mi notò e mi salutò agitando la mano. Alice.
Aveva un largo sorriso stampato in volto, al contrario di quello che aveva prima, quando suo fratello se n'era andato via.
- Come stai? - urlò.
- Tutto bene - Dissi, sollevata.
- Mi fa piacere! Oggi posso passare da te? -
Annuii. Semmai potevo fare qualcosa.
- Alle cinque, allora - e se ne andò.
Chi sa perchè aveva così tanta urgenza di venirmi a trovare.


All'ora stabilita, Alice bussò alla porta con un colpo secco ma forte che mi fece sobbalzare.
La stavo aspettando in salotto.
Quando entrò in casa, sembrava danzare, lenta e graziosa allo stesso tempo.
- Oh, Bella! - disse, gettandomi le braccia al collo - Stai benissimo -
- Ehm, grazie - risposi, meravigliata dalla tanta confidenza che si prendeva in così poco tempo di conoscenza. Non era male questa cosa, a dire il vero, perchè avevo trovato una amica. Penso.
La feci accomodare sul divano.
- Tu come stai? - chiesi, giusto per parlare.
- E' di questo che ti sono venuta a parlare... - mi disse, abbassando gli occhi e prendendomi le mani.
- Ti ascolto - le risposi, ignara di ciò che mi stava per chiedere.
- Bhè... Bella... Visto che ci sono le vacanze... Mi chiedevo, se tu... -
- Oh. - Fu l'unica cosa che riuscii a dire. Voleva che andassi in vacanza con lei. Quasi come se fossimo vecchie amiche.
- Non sarà male, suvvia. E' già tutto pagato... Dovevo andarci con mia sorella Rose, però lei ha degli impegni che non può proprio prorogare... Si deve sposare con mio fratello Emmett e... -
- Alice. Penso che... Mia madre non mi farà venire - dissi, sospirando.
- Uhm... penso invece che dirà di sì. Per favore... Mi sento un po' triste ultimamente, ho bisogno di un viaggetto... - Abbassò gli occhi quasi come se volesse mettersi a piangere.
- E... Va bene. Farò il possibile, lo giuro. Verrò con te, ma mi lascerai pagare la mia parte -
Subito il suo sguardo cambiò, divenne solare, raggiante. Si alzò in piedi e mi prese le mani, inizando a saltare. I suoi palmi erano gelati.
- Evviva! Vedrai che non te ne pentirai - disse, mentre rideva. Mi chiedevo perchè.
Stavo quasi per cadere, mentre Alice saltava allegramente. Cercai di fermarla, ma non riuscivo a fare pressione sulle sue braccia. Erano dure come il ferro.
Mentre lei gioiva, entrò George nella stanza.
Lo guardai negli occhi, fisso, e gli feci una linguaccia di sfottò.
Improvvisamente Alice si fermò, e stranamente salutò il mio fratellastro.
- Ciao - disse.
- Eh... Ciao - rispose lui freddamente.
Si scambiarono un intenso sguardo, non sapevo dire se dentro c'era amore o odio, visto che non si conoscevano, però intravidi un po' di astio nei confronti di George.
Si voltò per andare in cucina e disse sottovoce - Succhia... - chi sa quale sarebbe stato il continuo di quella frase.
- Alice... - sussurrai, curiosa di sapere quale sarebbe stata la meta del nostro viaggio. Ero sicura al 70% che sarebbe stato qualcosa che aveva a che fare con le navi... Forse una crociera costa a costa?
- Lo so, lo so. Adesso ti dico subito dove andiamo - mi rispose sempre sorridente - sei curiosa? -
Annuii, piegando la testa in avanti.
- Ecco, avevo pensato ad una cosa un po' insolita... Visto che estate... Ho pensato ad un bel viaggio in Alaska per rinfrescarci! -
- Alaska?! Ma... Ci saranno minimo dei gradi sotto zero! - Gridai, perplessa.
- E che saranno mai! Hai l'abbigliamento adatto? -
- No, non credo proprio... Penso che dovrò restare qui, mi dispiace -
- Non se ne parla proprio - disse, sempre lo stesso sorriso stampato sul viso. Mi nascondeva qualcosa... - Io ho tantissimi vestiti per la neve... Te ne posso dare qualcuno! -
- Alice... -
- No, per favore. Non accetto scuse, okey? -
Mi piegai al suo volere, anche se mi dispiaceva non poter ripagare tutto ciò che stava facendo per me. Il viaggio, ad esempio, ed anche i vestiti. Le sarei stata grata a vita per quest'occasione.
Avrei voluto tanto fare un viaggio - che non fosse quello da Phoenix a New York - quest'estate, per svagarmi un po'. Le possibilità economiche non c'erano, era troppo il costo di una carrozza per arrivare al molo e prendere la nave e poi, arrivata alla costa, prendere il treno per andare da qualche altre parte in questo grande continente.
La sera stessa che Alice mi fece la proposta, io gliela girai a mia madre.
Ero convinta che non mi avrebbe fatto andare per un motivo o un altro, ma, con mia meraviglia, mi disse di sì. Le parole magiche furono "Alice mi ha chiesto...". Mia madre stravedeva totalmente per Alice, anche se la conosceva ancora meno di me. Aveva detto che si fidava di lei perchè sua madre Esme le era sembrata davvero una donna affidabile.
La partenza era stata fissata per il giorno successivo, Alice aveva detto che i biglietti del treno per l'Alaska valevano solo per pochi giorni, così dovevamo muoverci a partire.
Salutai mamma calorosamente, mi sarebbe mancata per le prossime due settimane in cui sarei stata sommersa dalla neve dell'Alaska.
Alice mi aspettava giù sempre con lo stesso sorriso di ieri, quando mi vide mi abbracciò.
Insieme a lei c'era un uomo, alto, biondo e molto molto bello. Probabilmente era l'Emmett che aveva nominato nel pomeriggio, o era suo padre adottivo.
- Hey, Bella - disse Alice, - vorrei presentarti Carlisle. E' mio padre adottivo -
Carlisle mi porse la mano, che strinsi. Anche la sua era molto fredda.
- Piacere mio, Bella. Vi accompagnerò con la macchina fino al molo... Da lì dovrete prendere il treno -
- Grazie - risposi.



Il viaggio fu molto lungo, più di quello che feci per arrivare a New York da Phoenix.
Alice aveva dei biglietti per dei treni di lusso, però, quindi non viaggiammo ad una velocità lenta, ma ciò che costò la lunghezza del viaggio fu solo la distanza considerevole che c'era tra New York e Denali. Alice mi aveva detto che quella sarebbe stata la città in cui saremmo state. Quella era la capitale, ed era anche quella con più attrattive. C'era un parco enorme con molti animali, tramonti bellissimi e tante librerie.
Aveva detto, inoltre, che saremmo state da alcune sue cugine, ma prima avremmo soggiornato in un albergo in centro, poichè lei doveva avvisarle del nostro arrivo.
Ci volle quasi un giorno per arrivare a Denali.
- Tra un po' andiamo da mia cugina - disse Alice, - l'ho avvisata via telegramma mentre tu dormivi nel treno -
- Ah, quindi adesso stiamo andando da lei? -
- Sì - rispose Alice sogghignando - vedrai che ti divertirai -
Eravamo in un automobile, e stavamo andando verso la periferia, dato che la cugina dei Cullen viveva accanto alla foresta.
La macchina procedeva lenta, dato che il massimo che poteva fare era 20 Km/h, ma ben presto, quando ormai erano le due o tre di notte, arrivammo a destinazione.
Alice mi picchiettò con il dito sulla spalla, pensando che stessi dormendo, e uscimmo nell'oscurità e ci dirigemmo verso la grande casa davanti a noi.
- Vedrai che Tanya ti piacerà -
- Non ne dubito - risposi - se è come te -
- Più o meno - sogghignò.
Bussò alla porta. La cugina di Alice, "Tanya", non si fece attendere.
Dietro la porta mi aspettavo una ragazza bruna con gli occhi scuri, invece ci si parò davanti una ragazza magra ed alta, con i capelli di un biondo fragola accacante e gli occhi color caramello come Alice. Ci sorrideva, e potevo dedurre che era contenta di vederci.
- Alice, che piacere vederti -
- Ciao, Tanya. Questa è Bella, una mia amica -
- Che piacere, Bella - disse Tanya sorridendomi, - Entrate, prego -
- Ehm, penso che Bella abbia un po' di sonno - disse Alice, abbassando improvvisamente la voce.
- Certamente, adesso la accompagno in una stanza di sopra -
Camminavamo verso il soggiorno, immagino, perchè Alice parlava di un divano sul quale sedersi per parlare di alcune cose con Tanya, che sentii i passi nervosi di qualcuno.
Immaginai che ci fosse qualcun'altro in casa, magari qualche altra cugina o cugino, e invece fui spodestata da chi realmente era la persona che forse furiosa, veniva verso di noi.
Si fermò a una decina di passi da noi, fulminando Alice negli occhi.
- Voi iniziate ad andare - ci intimò Alice, così io e Tanya salimmo una rampa di scale ed arrivammo al piano superiore. La ragazza mi mostrò una stanza e mi disse che potevo fare ciò che volevo, e se avevo fame potevo semplicemente scendere in cucina e farmi uno spuntino.
Anche se ero al primo piano, sentivo perfettamente ciò che Alice e suo fratello si stavano dicendo.
- Fammi spiegare - disse lei, cercando di giustificarsi - è solo un viaggio -
- Tu... Tu... Io... Dannazione! - Urlò il fratello di Alice. Non sapevo ancora il suo nome...
- Edward, calmati. Sai perchè l'ho fatto... Fammi provare! - Eccolo, il suo nome. Edward.
- Alice... Sai che... Potrebbe... -
- Almeno per queste due settimane, no. E ne sono sicura -
- Ne.sei.sicura? Ma ragioni, Alice? Ti ho spiegato mille volte che non riesco ancora a sopportarlo... Potrei perdere il controllo all'improvviso e tu, cosa fai? Porti proprio la cosa che mi può far succedere tutto questo -
"La cosa" ero... io? Non ne avevo idea. L'unica cosa che sapevo era che non appena mi aveva vista, era diventato furioso. Forse mio odiava. No, niente forse. E' sicuro che mi odiava.
Mi stesi sul letto e cercai di dormire, sperando che il giorno dopo non l'avrei visto. Se davvero mi odiava così tanto da chiamarmi in quel modo, non avevo la minima voglia di vederlo.
Parlavano troppo forte.
- Edward, per favore, prova... -
Sentii un sospiro forte - Ci... proverò. Ma se va male... Sarà colpa tua -
- Non andrà male -
- Ragazzi, abbassate la voce, starà dormendo - disse Tanya.
- Giusto. E tu non andare via, fratello - disse Alice, forse ridendo - Che devi cercare di conoscerla meglio -
Nessuno rispose. Nessuno parlò più.
Ma, ci avrei giurato, dopo alcuni minuti, o forse ore, qualcuno entrò nella mia stanza e ci rimase per molto molto tempo. Improvvisamente, sprofondai nel sonno.
Quella notte, rifeci nuovamente uno strano sogno, e Edward ne faceva parte.







  
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