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Autore: Paper Town    21/06/2014    0 recensioni
"Verso la fine del giorno un ragazzo dagli occhi celesti arrivò nella gelateria. Harry lo notò subito: come si poteva non farlo? Lui e quella matita nerissima sotto gli occhi, lui e tutti i suoi tatuaggi.
Arrivò al banco, tossendo, per attirare l’attenzione di Harry, anche se forse doveva solo tirarlo fuori da quel suo mondo fantastico in cui già era entrato, immaginandosi quel ragazzo come un dannato, come un demone, ma poi pensò che in quegli occhi fosse riposto il paradiso, e quindi provò ad immaginarselo come un angelo. Era decisamente meglio così. Con delle grandissime ali scure, ma attraversate da striature dorate e bianche. Chi ha detto che un angelo deve essere bianco?
«Hei, ci sei?» il ragazzo dagli occhi celesti stava ripetutamente schioccando le dita davanti agli occhi incantati di Harry, che si riprese sobbalzando.
«Scusami.. ehm.. cosa vuoi?» le guance di Harry diventarono presto rosse, ma quando vide l’ombra di un sorriso attraversare il viso del ragazzo si rilassò leggermente.
«Cioccolato fondente.» e Harry pensò che quello era il gusto giusto per lui: scuro, misterioso, un po’ amaro."
Larry|Slash
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3.404 words
Genere: Dark, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Fallen Angel.


 
 
I'm starting to think one day I'll tell the story of us
Of how I was losing my mind when I saw you here

(The Story Of Us – Taylor Swift)
 
In una libreria si andò a rifugiare Harry quel pomeriggio. Una libreria quasi deserta, ma che conteneva quello di cui il ragazzo aveva bisogno.
Salutò cordialmente Mags, la signora anziana all’entrata, e si diresse verso la sua zona preferita di tutta quell’enorme vecchia libreria. C’erano scaffali su scaffali, libri su libri, generi su generi.
Appena scorse la sezione “fantasy” sorrise compiaciuto e affrettò il passo, riuscendo a raggiungere in fretta la poltroncina che lo aveva accolto per tantissimo tempo.
Prima di sedersi afferrò la copia del libro che stava leggendo. Si sedette, respirando appieno l’odore delle pagine vecchie e nuove. Tirò e accarezzò le cuciture consumate e che col tempo si stavano scucendo, trovando tutto familiare e rassicurante.
Aprì il libro, rifugiandosi in un mondo che lo scrittore aveva creato per farlo evadere.
 
 
Quando tornò nel mondo normale, si era fatta sera ed Harry doveva tornare a casa per aiutare la mamma a cucinare. Posò il libro sullo scaffale e corse fuori dalla libreria, cadendo sotto la pioggia calda delle estati di Londra.
Corse per tutta la strada di ritorno, cercando di coprirsi con la borsa che si era portato dietro contenente il cambio per dopo il lavoro. Arrivò davanti casa sua in meno di un quarto d’ora. Si tolse gli stivali bagnati sulla soglia di casa, lasciandoli ad asciugare sotto la tettoia della modesta villetta.
Entrò in casa, per metà sudato, per metà bagnato.
Sua sorella appena lo vide in quelle condizioni corse in bagno, prendendogli un asciugamano.
«Eri in libreria? Da Mags?» Harry annuì, tremando leggermente. Quel giorno a Londra faceva proprio freddo, nonostante fosse Giugno, e il fatto di essere bagnato non aiutava granchè.
«Harry! Te l’ho detto che ti dovevi portare un ombrello! Guardati sei tutto bagnato! Adesso ti faccio qualcosa di caldo.» ed Harry alzò gli occhi al cielo. Diamine, non era più un bambino! Ma non disse nulla, per paura di offendere in qualche modo la mamma.
Gemma gli sorrise, arruffandogli i capelli e salendo al piano di sopra.
La mamma di Harry tornò qualche secondo dopo, con in mano un tazzone di latte caldo. Harry buttò giù tutto, ringraziando la mamma e comunicandole di non voler mangiare nulla per cena.
Salì al piano di sopra, rimurginando sul libro che stava leggendo in libreria. E presto, immerso in ambientazioni fantastiche e personaggi eroici, si addormentò, sognando la propria storia.
 
 
Come tutte le mattine la sveglia suonò alle sei e mezza, svegliando Harry che si alzò controvoglia. Con gli occhi ancora chiusi, andò nel bagno in camera sua, buttandosi sotto il getto freddo della doccia.
Quando ne uscì, si sentiva meglio, decisamente meglio. Aprì la finestra del bagno, costatando che quel giorno Londra gli aveva regalato una giornata calda e afosa.
Che bel regalo!
Pensò ironicamente.
Si vestì, sventolandosi con la mano. Okay, faceva decisamente caldo.
Scendendo al piano inferiore, trovò la sorella intenta a tingersi i capelli, di nuovo, e la mamma che apparecchiava il tavolo con tutto il cibo esistente sulla Terra.
Harry prese un bicchiere di succo, rinfrescandosi e poi salutò tutti, uscendo di casa indossando le sue scarpe da corsa.
Corse fino ad arrivare alla gelateria dove lavorava. E quando arrivò si cambiò, iniziando un lungo turno di lavoro.
 
 
Verso la fine del giorno un ragazzo dagli occhi celesti arrivò nella gelateria. Harry lo notò subito: come si poteva non farlo? Lui e quella matita nerissima sotto gli occhi, lui e tutti i suoi tatuaggi.
Arrivò al banco, tossendo, per attirare l’attenzione di Harry, anche se forse doveva solo tirarlo fuori da quel suo mondo fantastico in cui già era entrato, immaginandosi quel ragazzo come un dannato, come un demone, ma poi pensò che in quegli occhi fosse riposto il paradiso, e quindi provò ad immaginarselo come un angelo. Era decisamente meglio così. Con delle grandissime ali scure, ma attraversate da striature dorate e bianche. Chi ha detto che un angelo deve essere bianco?
«Hei, ci sei?» il ragazzo dagli occhi celesti stava ripetutamente schioccando le dita davanti agli occhi incantati di Harry, che si riprese sobbalzando.
«Scusami.. ehm.. cosa vuoi?» le guance di Harry diventarono presto rosse, ma quando vide l’ombra di un sorriso attraversare il viso del ragazzo si rilassò leggermente.
«Cioccolato fondente.» e Harry pensò che quello era il gusto giusto per lui: scuro, misterioso, un po’ amaro. Ed Harry allora riempì la coppetta indicata dal ragazzo con del cioccolato fondente.
Dopo aver preso i soldi, il ragazzo Angelo Caduto uscì dalla porta della gelateria, ed Harry fu lasciato da solo nella gelateria a fare l’ultima ora del suo turno.
 
 
 
Quando Harry uscì dalla gelateria il sole picchiava ancora forte. Fece un giro del parchetto su cui la gelateria si affacciava. E fu in quel momento che lo vide: l’Angelo Caduto era fermo su una panchina, intento a fumare una sigaretta, una Marlboro, per la precisione.
Le guance di Harry si tinsero di un rosso vivo quando si accorse che il suo piccolo angelo si era girato e l’aveva colto in flagrante. Si girò, dirigendosi verso la sua biblioteca.
Fu un sollievo quando aprì la porta sentendo il familiare scampanellio della campanella posta sopra la porta. Come tutti i giorni, salutò Mags, ancora rosso in viso.
Si precipitò sulla sua poltroncina sgualcita e si allungò a prendere il libro che stava leggendo. Nel giro di un’ora il libro era finito.
Harry, quando tornò nel mondo reale, si accorse di due occhioni azzurrissimi che lo fissavano. Il cuore prese a battere più forte, mentre nella sua mente iniziava già a dirigersi verso la porta del suo mondo fantastico, quel mondo in cui poche ore prima si era immaginato quel ragazzo come un Angelo. E adesso ce l’aveva davanti: il suo Angelo nero caduto dal Paradiso, per mischiarsi con la gente comune, nel Purgatorio. Harry pensò, la bocca socchiusa, gli occhi scintillanti, che quello che aveva fatto era stato molto grave se era stato rispedito sulla Terra, che per Harry era una specie di Purgatorio maledetto, e se gli erano state tolte quelle ali nere con piume sparse qua e là colorate di bianco e oro.
«Ci sei?» gli chiese il suo Angelo, sventolandogli un libro dalla copertina nera davanti gli occhi lucidi. Harry si maledisse mentalmente per aver lasciato al suo “io” interno di aprire quella porta di quel mondo, per adesso, proibito.
Annuì, le guance sempre più rosse. Il suo Angelo si sedette per terra, sulla moquette a fantasia della libreria, sorridendogli con un angolo della bocca, ed Harry si concesse del tempo per guardare in quegli occhi così azzurri, così belli.
«Io comunque sono Louis.» e protese la mano verso di Harry.
«Harry.» riuscì solo a borbottare lui. E prese la mano di Louis, il suo angelo caduto. La strinse e pensò che forse tutte quelle storie avevano ragione: stringere la mano ad un Angelo era la sensazione più bella del mondo.
 
 
 
Due giorni dopo, Louis invitò Harry ad una festa. Una festa a cui Harry non aveva mai pensato di partecipare. E si diede dello stupido davanti allo specchio, mentre si aggiustava la camicia e cercava di rendere presentabili gli indomabili capelli ormai non più ricci come una volta. Ed Harry vorrebbe riavere quei ricci e lo comunica alla sorella che, seduta a gambe incrociate sul letto, lo guarda con un sopracciglio alzato e uno sguardo divertito.
«Agitato fratellino?» gli domanda divertita, mentre Harry la fulmina con uno sguardo.
«Chi è il fortunato?» gli chiede, perché Gemma sa che Harry è gay. Ma non ha mai avuto troppi problemi, al contrario della madre che invece credeva che essere gay fosse in qualche modo degradante per un bel ragazzo come Harry.
Ed infatti Harry dice frettolosamente «Zitta, mamma è in casa.» quasi temendo di vederla entrare dalla porta con il suo sguardo Harry-c’è-qualcosa-che-mi-devi-dire-?
Ma dalla porta non entra nessuno, a parte l’aria fresca del condizionatore acceso in fondo al corridoio.
«Tranquillo, ti copro, e mamma sta sotto la doccia.» silenzio. Poi, sorridendogli aggiunge: «Sei bellissimo Hazza, non preoccuparti» per poi abbracciarlo forte, sentendo l’odore del profumo che si è messo. E Harry la stringe con le sue lunghe braccia forti, perché lei, nonostante abbia ben quattro anni più di lui, è la sua sorellina. Se la ricorda lui, piccola, dolce, indifesa, in cerca di attenzione e protezione. E con quell’abbraccio però è Harry a voler essere protetto. Perché lui, a vent’anni, si sente ancora piccolo, sente ancora di volere gli abbracci della sua “sorellona”.
E Gemma lo abbraccia, perché lei capisce sempre quello che vuole il suo “fratellino”.
Si staccano solo dopo un po’, perché Harry deve andare, perché altrimenti lui farà tardi a quella festa che Gemma sa essere importante.
Ma Harry non ha un passaggio e non ha la macchina.
«Gemma.. mi accompagni?» e Gemma ride, riacquistando la sua solita allegria, lo prende un po’ in giro, ma poi afferra la felpa leggera e le chiavi della moto.
Salutano la madre, e poi balzano sulla motto, i caschi allacciati, Harry che si lamenta perché quel maledetto casco gli affloscia i suoi preziosissimi capelli, mentre Gemma ride.
 
 
 
Harry sono due ore che non vede Louis e sta per andarsene, quando lo vede venirgli incontro, gli occhi leggermente rossi, l’alito che puzza di alcol. Ma Harry guarda gli occhi di Louis, gli scava dentro e vede che al suo angelo caduto manca il paradiso.
Ma proprio in quel momento, quando Harry sta per dire qualcosa, Louis lo bacia. Così, come fosse la cosa più normale del mondo. Gli cade addosso, e lo bacia. Harry è talmente stupito che sta quasi per ritirarsi, ma poi chiude gli occhi e si gode quelle labbra sofferenti e pulsanti. Harry sente la lingua curiosa di Louis. La sente. E sente il sapore dolciastro di qualche bevanda sconosciuta che il moro ha bevuto. Ma in quel momento non gli importa del sapore dell’alcol.
Così stringe Louis in un abbraccio che come scopo ha solo quello di portarlo più vicino a sé.
Harry crede che quel bacio sia la cosa più bella che gli sia successa. Perché sta baciando un angelo caduto, ma non un angolo caduto qualunque, il suo Angelo Caduto. Louis l’angelo.
Ma Harry non sa tutta la storia degli angelo caduti. Perché Harry ha pensato solo al fatto che Louis un tempo sia stato un angelo, ma non ha pensato al fatto che è anche caduto. E per farsi togliere le ali, quelle meravigliose ali nere, bianche e dorate, ce ne vuole. Louis non può più volare verso il Paradiso. Perché il suo passato glielo impedisce. E tutti quei tatuaggi, Harry non li ha guardati tutti. Raccontano di sofferenze indicibili, raccontano di una caduta dolorosa, raccontano del dolore provato senza ali. E Louis è un angelo caduto. Ma non si fermerà al Purgatorio, no, lui continuerà la sua caduta fino agli inferi. Ed adesso Harry, con quel bacio, con quell’abbraccio, è costretto a continuare la caduta con lui.
 
 
They say the best love is insane, yea
I'll light your fire till my last day

(What You Wanted – OneRepublic)
 
Un mese di caduta. Hanno appena attraversato la porta dell’inferno.
I libri che Harry ha letto dicono che l’inferno sia freddo. E su questo hanno ragione. Perché Harry non ha mai avuto così tanti brividi.
Brividi di freddo.
Brividi di paura.
Brividi di terrore allo stato puro.
E solo ora Harry comprende dove si è andato a cacciare.
Ma non ci può fare niente. Una volta superata quella porta, la porta dell’inferno, non si può più tornare dietro. E Harry è quasi contento di vivere tutto quello. Perché Harry lo ama Louis, lo ama davvero ed è felice che il suo angelo abbia scelto lui per cadere.
«Io esco.» dice Harry, infilandosi le scarpe da corsa. E Gemma prova a fermarlo, ma non fa in tempo, perché Harry a già sbattuto la porta.
«Oh, Harry. In questa storia, purtroppo, tu sei quello che perde» e scoppia a piangere. Piange perché non riconosce il suo fratellino, piange perché ha compreso cosa gli è successo.
 
 
 
Harry corre veloce. Fino a non sentire più l’aria entrare nei polmoni. Quel giorno a Londra piove, ma lui se ne frega. In pantaloncini corti e maglietta a maniche corte corre sotto la pioggia, incurante delle persone che urta. E in pochi minuti arriva sotto l’albero di quel parco malridotto. Lo vede, il suo Angelo Caduto. È seduto sotto l’albero, la schiena premuta contro il tronco, delle lacrime nere gli cadono dagli occhi, il fumo esce dalla sua bocca, confondendosi con le nuvolette di condensa dei suoi respiri pesanti.
Harry in pochi secondi è vicino a lui, lo abbraccia, gli dice che va tutto bene, che lui è lì. Ed è vero: Harry sta sempre lì per lui, ma Louis, quando sta lì per Harry? Mai.
Harry si ripete che gli manca il paradiso, il caldo confortante di quel luogo in cui tutto è perfetto. E ancora non vede perché Louis è stato cacciato da quel Paradiso. Harry vede solo un angelo distrutto dal dolore.
«Ti amo Hazza.» un’altra bugia. L’ennesima. Gli angeli non mentono. Si dice Harry. Ma Louis è caduto. Quindi le dice le bugie.
«Anch’io, Lou» gli sussurra Harry. Ma lui non mente. Lui è sincero. Lui ci crede in loro. Crede che un giorno torneranno al Paradiso insieme. E forse è vero, ma quel “un giorno” è più vicino di quanto crede.
 
 
 
Questa non è la nostra storia semplice
tra centomila favole si scrive
senza il lieto fine

(Una Storia Semplice – Negramaro)


Un altro mese. Adesso si stanno avvicinando insieme al cuore dell’inferno. Dove Louis sarà finalmente un vero angelo caduto. Ed Harry sarà solo congelato dal freddo dell’inferno. Perché Harry non è un angelo, non ha mai avuto le ali, mentre Louis ce le ha avute.
Quei bellissimi occhi verdi si stanno spegnendo ogni giorno che passa. E la madre e la sorella non lo riconoscono più.
Gemma ci prova a tenerlo a casa, a farlo ragionare, ma Harry vede solo un povero angelo ferito, bisognoso d’aiuto. E proprio non lo capisce che si sta inventando tutto. Tutto l’amore che Harry immagina, Louis non lo possiede.
E Gemma sa che è questo il motivo per cui Louis è Caduto, perché non è capace di amare, perché mente. E cerca di farlo capire ad Harry, ma Harry non era mai stato pronto per il caldo degli angeli del paradiso. È rimasto abbagliato. È convinto che ci sia del bene in Louis, che quel bene esca fuori quando sono insieme.
Ed è per questo che lascia che Louis lo baci dappertutto. Ed è per questo che si lascia trascinare verso il fondo, verso il cuore gelato, rabbrividendo costantemente.
Ed Harry li sente ancora quei brividi.
Brividi di paura confusi con brividi di freddo.
Brividi di terrore confusi con brividi di amore.
Brividi. Brividi confusi e basta. Brividi fraintesi. Perché quei brividi di freddo che prova, sono la prova che l’inferno è un cumulo di ghiaccio, una distesa senza fine, e a fanculo il riscaldamento globale, perché Louis lo sa: l’inferno rimarrà sempre freddo.
Ma Harry è davvero troppo ingenuo e troppo accecato per notare che nei punti in cui le ali sono state tagliate, stanno spuntando delle ancore. Ancore del più grande dei transatlantici. Ancore che bastano per trasportar giù, fino al freddo più puro entrambi. E mentre Louis è avvolto ancora da quel fuoco che caratterizza il Paradiso dei sogni di Harry, Harry non ha mai varcato quella soglia, Harry non è mai stato ferito tanto come Louis quindi non ha abbastanza cicatrici per attutire il colpo che la caduta gli provocherà, Harry non può sopportarlo, ma non può ammetterlo.
 
 
 
I've become so numb I can't feel you there
I've become so tired so much more aware
I'm becoming this all I want to do
Is be more like me and be less like you

(Numb – Linkin Park)
 
Harry non ce la fa più. È riuscito a finire quel dannatissimo libro che lo tormentava. E gli ha aperto gli occhi. Lo vede come realmente è adesso Louis: non un angelo bisognoso di protezione per non aver le cicatrici ancora fresche delle ali infettate, ma come un Angelo in caduta libera. Solo poco tempo fa le ha notate le ancore grandi e pesanti. Solo poco tempo fa si è accorto di essere diventato come lui.
Ma da adesso lui non si farà più ingannare.
Bussa alla porta della sorella, le lacrime che gli colano dagli occhi, la disperazione in essi, il terrore di essere rifiutato.
Ma Gemma lo sa cosa ha passato, lo sente come è cambiato. E lo lascia entrare, lo fa stendere e gli carezza il viso, lo fa calmare, gli offre un bicchiere d’acqua. Harry lo beve, ringraziando con la voce rotta, ma non è di acqua che ha bisogno. E Gemma, come al solito, lo capisce. Lo capisce e si stende accanto a lui, si lascia abbracciare, lo abbraccia, lo fa sentire speciale, come non si sentiva da tre mesi a questa parte. E adesso che è Settembre Harry decide di agire, decide di volersi liberare dalla corda che lo teneva stretto a quelle ali pesanti a forma di ancora.
 
 
 
I was the man who never lied
I never lied until today

(The Man Who Never Lied – Maroon 5)
 
Harry aveva chiesto a Louis di incontrarsi. Voleva vederlo, voleva liberarsi dall’ancora, voleva tornare in  Purgatorio.
Così quando lo vede, le solite lacrime nere a colargli dagli occhi, quegli occhi che Harry si ripete di non dover guardare, la sigaretta tra le labbra sottili che tremano per il freddo che gli provocano il vento e la pioggia di una Londra che ha deciso di dare lo scenario perfetto per quella rivelazione che Harry deve fare. Quella “rivelazione” che farà male ad entrambi, o forse solo a lui.
Louis sarà libero dal peso che lo trascina più velocemente verso la landa desolata di ghiaccio, ed Harry? Harry cercherà di arrampicarsi, si metterà le sue scarpe da corsa e correrà sulla lastra di ghiaccio, pregando di non cadere ancora una volta.
E quando si trova Louis davanti, che si aspetta un abbraccio, si aspetta quel “ti amo” che Harry gli sussurra tutti i giorni, quel “ti amo” seguito sempre dal suo falso “anch’io”, Harry prende un respiro profondo e gli dice che lui non lo ama più, che si devono lasciare, che sarà meglio per entrambi. E gli viene quasi da piangere quando vede che Louis annuisce, quando vede che non lotta, quando vede che si sta schiantando contro la lastra di ghiaccio dell’inferno senza di lui. Lui che si è salvato appena in tempo.
Ha detto la più grande bugia della sua vita. Non sa nemmeno se aveva mentito mai prima, ma si ripete che va tutto bene, che Louis invece aveva mentito prima di oggi, che gli aveva mentito tutti i maledetti giorni della loro storia.
 
 
 
You're not real and you can't save me
(Everybody’s Fool – Evanescence)
 
Ed Harry per la strada di casa si ripete che è meglio così, che non poteva salvare Louis, che era già troppo dentro l’inferno.
E non si accorge della lacrime che gli rigano il viso.
Quando apre la porta di casa, vede gli occhi di Gemma puntati su di lui e si costringe ad abbassare la testa, si costringe a correre in camera sua. Ma Gemma è veloce, lo è sempre stata, quindi Harry si ritrova schiacciato sul materasso con sua sorella che lo stringe sopra.
«Il primo mese è il peggiore, Hazza.» e lui la stringe, sperando che davvero sia solo il primo mese.
 
 
 
Summer has come and passed
The innocent can never last
Wake me up when September ends

(Wake Me Up When September Ends – Green Day)

 
la canzone dei Green Day continua ad andare in ripetizione perchè pochi giorni dopo che Harry ha lasciato Louis per televisione è stata passata la notizia che un ragazzo si era suicidato. Un ragazzo con tanti tatuaggi. Un ragazzo i quali occhi erano il ghiaccio che ricopriva l’inferno. Un ragazzo che quegli occhi non li avrebbe mai più aperti. Un ragazzo che Harry aveva appena fatto in tempo a lasciare, perché lui era arrivato davvero quasi contro il cuore dell’inferno. Harry si era salvato, ma lo aveva fatto veramente?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

writer.
Heiiiiii!
*le lanciano pomodori e maledizioni in tutte le lingue del mondo*
Scusatemi per questa depressione di OS, ma Shadowhunters sta prendendo troppo il sopravvento sulla mia vita e gli angeli caduti sono la mia ossessione principale.
Comunque, come chiunque che l’ha letta ha notato, ci sono delle citazioni di canzoni. Molto cupe, aggiungerei.
La prima slash che scrivevo doveva avere una fina tragicamente tragica u.u, altrimenti non sarebbe scritta da me.
Ditemi anche che ne pensate del banner, carotine.
Potete scegliere tra:
1.Fantastiglioso (stupenderrimo, davvero, meraviglioso)
2.Così così (fa cagare detto in modi gentili)
3.fa cagare (ma porca miseria chi gliel’ha dato il permesso di postare una cosa tanto brutta e orrenda?)
Ditemi tutto che non mi offendo. E se volete darmi consigli, anche nel modo in cui scrivo, sono felice di riceverli <3
Comunque spero di non avervi traumatizzato troppo haha
Spero che vi piaccia, io devo tornare a studiare che lunedì ho l’esame, quindi vi saluto.
Spero di ricevere una recensioncina, ma solo se vi va. (fatevelo andare)
Scherzo, lo sapete gente u.u
Evaporo,
Manu xx

 
   
 
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