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Autore: Dammit__    22/06/2014    5 recensioni
‹ Non credeva più alle storie a lieto fine, quelle ormai erano solo per i deboli e per gli illusi, per chi, come un tempo lei, era convinto che tutto prima o poi nella vita avrebbe raggiunto un certo equilibrio.
Equilibrio impossibile da raggiungere quando sei una persona lacerata dentro, emotivamente instabile, solitaria e piena di muri attorno a sé, specialmente attorno al cuore. › dal primo capitolo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sola funzione della memoria è di aiutarci a rimpiangere.

Emil Cioran





 

Sapeva che sarebbe andata così, in cuor suo ne era certa.

Non credeva più alle storie a lieto fine, quelle ormai erano solo per i deboli e per gli illusi, per chi, come un tempo lei, era convinto che tutto prima o poi nella vita avrebbe raggiunto un certo equilibrio.

Equilibrio impossibile da raggiungere quando sei una persona lacerata dentro, emotivamente instabile, solitaria e piena di muri attorno a sé, specialmente attorno al cuore.

 

 

Pensava che senza di lui anche il mare di Huntington Beach perdeva il suo fascino.

Senza di lui non vedeva prospettiva migliore nella vita che lasciarsi andare, sprofondare nell'oblio, nel dimenticatoio. Giù, giù, giu, dove nessuno l'avrebbe più cercata e salvata.

Ma se lei in primis non si voleva salvare, chi altro si sarebbe preso la briga di farlo per lei?  Ah già, qualcuno disposto a farsi carico dei suoi demoni l'aveva trovato ma troppo accecata dalla paura di provare altro
dolore, si lasciò sfuggire l'unico ragazzo che in tutta la sua “lunga” vita da ventinovenne l'aveva amata.

Ma amata per davvero, amata a voce alta, amata contro il mondo, amata sempre e comunque.

 Amata il mattino quando lui si svegliava in abbondante anticipo, le portava la colazione a letto e ancora con un sorriso stanco la svegliava con tutta la dolcezza del mondo.

Amata durante le litigate, pure quelle pesanti dove da parte sua volava anche qualche schiaffo.

Amata quando sorrideva, piangeva, rideva, insomma, amata sempre e costantemente.

 

 

Eppure qualcosa in quella relazione era andato storto e ora era lì, nel bel mezzo della notte, seduta in riva al mare, raggomitolata in quella felpa nera che il ragazzo si era dimenticata da lei quando se n'era andato. Nonostante tutto, indossarla le dava l'illusione di averlo accanto, cosa che rimpiangeva ogni istante della propria vita .Persino il sapore delle sue Lucky Strike alla menta non era più lo stesso da quando lui era via.

Fumare in solitudine non le era mai piaciuto.

Abbozza un sorriso, ripercorrendo a grandi linee l'inizio della loro storia, casuale, in mezzo alla strada mentre lei era di corsa diretta verso scuola.

Sempre costantemente in ritardo, persino quando si trattava del lavoro. Si scontrarono, proprio come un'onda si abbatte sulla riva della spiaggia. O meglio, lei si era abbattuta sul ragazzo, cadendo a sacco di patate su di lui.



‹ flashback 
 

«Diavolo ma ragazza stai attenta» sbuffò lui, sistemandosi con cura i capelli corvini, scuotendo il capo.

«Non, non volevo, oddio sono in ritardo, mi aspettano a scuola e...» disse lei intimorita, raggruppando tutti i propri libri che oramai si erano sparsi al suolo.
Trovato del coraggio però, sollevò lo sguardo da terra e davanti a lei si presentò uno spettacolo a dir poco straordinario. Capelli corvini sparati in aria -sembravano essere stati progettati per essere così perfettamente disordinati-, occhi marroni che la scrutavano in ogni suo singolo movimento, labbra sottili che, a causa del proprio essere inguaribilmente maldestra, si erano aperte in un grandissimo sorriso, un naso a patatina e su di esso un piccolo sprazzo di lentiggini.

 

Si alzarono, fissandosi ancora imperterriti mentre quella cittadina ormai aveva preso vita e le macchine sfrecciavano accanto a loro.

 Anche il ragazzo si rese conto di quanto fosse bella lei. Capelli lunghi fino appena sotto i seni, rossi, facevano da contorno ad un viso dai lineamenti dolcissimi. Sorriso timido, sguardo basso e imbarazzato che rivelava degli occhi marroni -tendenti al nero- e molte, moltissime lentiggini ricoprivano il naso di lei.

 

 

Fecero l'amore con lo sguardo quel giorno, tutto attorno a loro si era annullato, finché fu lei a rompere il silenzio piombato tra loro.

Timidamente disse «Devo andare, scusami ancora se ti ho travolto come un treno in corsa» e sorrise, un sorriso sincero che non le capitava di fare da molto.
E riprese a camminare in fretta, diretta verso la scuola dove insegnava ma la voce del ragazzo richiamò la sua attenzione e la costrinse a girarsi. 

 

 

«Ehi, come ti chiami? Io sono Brian, piacere» urlò lui in mezzo alla strada.

«Giulia, piacere mio!» esclamò lei sorridente, salutandolo definitivamente, prima di tornare sui propri passi.
 

 

«Giulia, bel nome» pensò lui «Ci rivedremo.»

 

Ciao ciao ciao, innanzitutto ringrazio chi si prende la briga di leggere questa storia. Premetto che è la prima volta in cui mi cimento in una cosa del genere, spero sia di vostro gradimento e magari lasciate una piccola recensione qua sotto, mi farebbe molto piacere. Un bacione, ‹ Giuls ›
  
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