Narghilè e Stelle Bianche
Le luci sono rosa e arancioni e blu, e gli odori anche, mela arancia e rosmarino e poi incenso forte, che entra nel naso e da un po’ alla testa in questa sala piena di fumosi colori. Freddie Mercury canta ‘I Want to break free’ da quasi cinque minuti, sorpassa il chiasso della gente e ispira il coro di grandi ubriaconi che ho di fronte, vogliono avere un po’ della Sua libertà. Ho gli occhi un po’ arrossati e un sorriso beato regalatomi dall’alcool, la testa è un po’ ciondolante. Debora sta raccontando a Giada dell’ultima serata al Nausicaa, di come alle quattro e trenta del mattino è riuscita a inghiottire due Mc menù e 3 cornetti alla cioccolata. Mi scappa un risolino e mi guardo intorno: grossi drappeggi riempiono la mia sala soffusa e piacevole, molti giovani sono seduti a gambe incrociate su morbidi divanetti bianchi e aspirano da una buffa bottiglia con un tubo. Il narghilè alla mela fa capolinea al nostro tavolo e Alice lo prova per prima, poi fa il giro del tavolo. C’è una vecchia seduta al tavolo alla mia sinistra, è seduta da sola e sembra soddisfatta dell’effetto dell’aggeggio.
Aspiro e il mondo gira un po’, il gusto è pastoso e vagamente conosciuto: sere d’estate, erba appena tagliata, sudore da corsa. Fa così caldo che vorrei alzarmi in piedi e ballare in bikini Mas que nada, con la tendina come pareo, Mercury canterebbe per me... Le luci si trasformano e il fumo grigio è sempre più pesante, gioca con le forme, è un coccodrillo e poi un orango e poi un ciliegio rosa.. Mi gira un po’ la testa e comincio a pensare che non sia proprio succo di mele quello che mi sta riempiendo i polmoni.
La vecchina mi guarda e sorride ancora, gli occhi persi e opachi che mi mettono a fuoco. Alza un bicchiere rosso Barbera e fa un brindisi nelle mia direzione, parla di una certa Cristina. -Cristina- mi ripete ancora, le guance accese dal rosso dell’alcool, un dito scintillante di anelli alzato sul bicchiere.
Mi racconta una storia. C’è un cielo nero, passeggiate stellate, angeli bianchi che camminano.. La guardo trasognante con un po’ di curiosità e mezza beatitudine,
sembra contenta: è una ninna nanna che distrugge la sala e mi fa volare in alto, lontano. Arrivo in una baia sabbiosa, ispanica, forse è Maiorca. C’è un giovane coi capelli chiari seduto su una panca di rocce con un gomito poggiato su un ginocchio, parla con una ragazza in piedi vicino a lui. Gesticola e la guarda dentro gli occhi, sta cercando di farle capire qualcosa, importante, le spiega tutto con pazienza. Lei è bella e attenta, lo osserva mentre gli prende la mano e la stringe sicura al petto: è una notte d’estate e tutto intorno è silenzioso.
L’angelo biondo si alza e vola in aria, fa un salto da cavalletta e arriva fino a metà cielo con le mani nelle mani di lei, stretti fino a respirare poco, un battito regolare che abbraccia un altro sempre più frenetico, innamorato, quasi spaventato: si baciano e la logica finisce li, perché sembrano due astri neri sospesi che collidono.
Libera le ali e volano via. Saltano sulla baia e sulle punte delle montagne e sui boschi neri e poi su tutto l’oceano: non si fermano più mentre sfiorano il mare dritti fino alla riga dell’orizzonte, Il vento gli accarezza la pelle e si sussurrano parole d’amore, volano tranquilli..
Ogni notte da quella notte lui la viene a cercare, visitano sempre nuovi pezzi di mondo.
Una notte hanno volato diritti fino a Giza, in Egitto dove anche dal cielo è possibile scorgere le punte delle tombe che spuntano dalla sabbia: Cheope riposa sotto di loro e l’angelo bianco è seduto in cima alla piramide vicino a Lei, su un punteruolo di spazio sabbioso, sono a gambe a penzoloni e guardano il cielo.
‘Ma, devi sapere! Quella fu l’ultima notte, perché lui non si ripresentò mai più e Lei morì per il dispiacere.’
Una pausa.
La vecchina è un po’ più presente e adesso mi guarda dentro gli occhi.
Era figlio della Luna.
Proprio Lui: Si sa che i pianeti sono gelosi dei figli e così la Luna le impedì di vederLa, e l’angelo si uccise dopo aver scoperto cos’era successo alla sua amata. Morirono di crepacuore. Romeo e Giulietta. Piramo e Tisbe. Un Angelo e una ragazza.
Ho la testa pesante e sento affievolirsi l’effetto dell’alcool, vorrei capire meglio chi mi è seduto davanti.
‘Ma non preoccuparti, c’è il lieto fine: qualcuno s’impietosì e trasformò i due corpi innamorati in stelle bianche, alte e vicinissime nel cielo, dove ne il tempo ne il giorno li avrebbe potuti disturbare.’
Non saprei dire perché a volte la gente comincia a raccontare cose assurde della propria vita o di cose non loro o amori passati, cose mai viste, ad ascoltatori del tutto sconosciuti: Forse è perché sono troppo soli, o forse è perché sono così pieni di vite vissute e cose da ricordare che è impossibile guardarli e non rischiare di farli rompere in mille pezzi, con le loro mille storie che vogliono uscire..
‘E’ per Cristina’ continua, ha gli occhi lucidi e arrossati. ‘Lei mi raccontava sempre questa storia prima di morire. Mi diceva di stare tranquilla, così in qualsiasi modo le cose sarebbero andate un giorno o l’altro saremo state di nuovo vicino, come i due innamorati, su in alto.’
Fa sempre più freddo e indosso la felpa che è sul divanetto.‘Ma poi morì e lasciò me da sola con la mia vecchiaia, le mie rughe e il tempo che passa: sono passati tanti anni. Ogni tanto però il cielo lo guardo, non si è mai troppo sicuri che qualcuno non ci stia osservando.’
Sento l’aria pesante e mi alzo un attimo, chiudo la felpa e mi muovo verso l’uscita: ho le gambe indolenzite e il corpo appesantito dalla sonnolenza, ho bisogno di muovermi un po’. Fuori è fresco e silenzioso. Qualche ultimo ubriaco sta tornando casa. Faccio un respiro profondo e sento l’aria fredda che arriva alla testa e mi sveglia un po’: vorrei correre via adesso e poi guardare il cielo, il cielo, il cielo..
Che assurdo aggeggio questo Narghilè, come ti fa volare in alto.