Il
volto freddo.
Il
suo sangue.
I
suoi occhi vitrei.
Il
mio dolore.
Non
capisco molto di quello che mi succede intorno.
Probabilmente
mia madre mi sta quietamente suggerendo di lasciarlo stare.
Non
la ascolto.
Non
ascolto nessuno.
Sto
ancora cercando di captare il battito del suo cuore.
Perché
non può essere successo davvero.
Ecco
che arrivano, pronti non appena abbasso le difese : i rimorsi.
Quante
volte non gli avevo creduto?
Quante
volte gli avevo dato del pazzo?
Quante
volte gli avevo negato un contatto con suo fratello?
Troppe,
troppe.
Eppure
lui è sempre stato una costante nella mia vita.
Avevo
sei anni, imparai a leggere per raccontargli le favole la sera.
Avevo
dodici anni, andai in una squadra di calcio, la lasciai
perché era troppo
piccolo per giocare.
Avevo
sedici anni, ci sedemmo sul divano e parlammo per quattro ore di fila
della sua
fidanzatina.
Avevo
vent’anni, gli insegnai a farsi la barba, cercando di non
ridere di fronte alla
sua espressione concentrata.
E’
possibile che ci vogliano queste situazioni al limite per farci capire
quanto
davvero amiamo una persona?
Mia
madre mi stacca a fatica da mio fratello.
Clarie
si avvicina piano.
Dopo
meno di cinque minuti Peter mi viene incontro.
-Te
l’avevo detto che ero speciale!- esclama entusiasta.
Lo
abbraccio, cingendogli le spalle.
Non
so se sto piangendo più adesso o prima.
-Sei
un politico, non dovresti versare le tue lacrime per così
poco- borbotta
imbarazzato.
-Oh
andiamo, mio fratello era morto, mi sembra di aver avuto dei buoni
motivi-
-Sei
sempre stato così maledettamente impressionabile- sussurra
abbracciandomi di
nuovo.
-E’
stato strano pensare di vivere senza te-
-E’
stato strano morire e poi tornare-
Nostra
madre entra con un’espressione dura in volto
-devo
parlare con Nathan, Peter-
-ho
capito sto andando via- dice abbracciando la mamma, non prima che mi
abbia
bisbigliato ‘I love you, man’
Ellò
<3
Scritta
all’una di notte, e si vede uu
Recensite?