'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'
And I want a moment to
be real,
Wanna touch things I don't feel,
Wanna hold on and feel I belong.
And how can the world want me to change,
They're the ones that stay the same.
The don't know me,
'Cause I'm not here.
Jhonny Rzeznik - I'm Still Here
Era tutto perfetto. Ogni cosa
programmata, i vestiti
comprati, il trucco giaceva sul tavolo e suo fratello lo guardava
ridendo.
Un po’ preoccupato, un po’ contento.
- Sai Bill non sei mai stato più brutto di così.
Se solo le
tue fan lo sapessero…-
- Se le mie fan lo sapessero tu saresti figlio unico
- quando si guardò allo specchio intimamente
inorridì. I suoi capelli erano tornati biondi.
Tornati…
Erano stati opportunamente tinti di biondo paltino due
settimane prima, motivo per cui da due settimane non usciva di casa.
I piercing (finti) erano correttamente allineati.
Ventuno. Come gli anni che avrebbe compiuto il giorno dopo.
Nove orecchini a destra e nove a sinistra, uno al naso e due
al labbro.
Quelli al labbro erano stati una
genialata pazzesca.
Il primo lo aveva messo dalla parte opposta a quello di Tom
e lo aveva collegato con una catenella al primo buco
all’orecchio, il secondo
lo aveva messo al centro.
Tutto merito di una fanfiction che aveva letto su Gustav, in
cui compariva la foto di una ragazza con due piercing simili…
Si era poi truccato più del solito, nascondendo
perfettamente quel neo che compariva sotto il suo labbro e, cosa
inaudita,
aveva pure fatto crescere la barbetta.
Per finire il suo travestimento aveva messo le lenti a
contatto colorate. Verdi. Voleva metterle di due colori diversi, come
quella
ragazza di cui aveva letto la fanfiction un po’ di tempo
fa…Vibeke gli pareva
che si chiamasse… ma poi la gente gli avrebbe fatto
domande…e meno attirava
l’attenzione meglio era…
Quando aveva parlato a Tom di un
possibile apparecchio per i
denti Tom gli aveva gentilmente detto che doveva essere irriconoscibile
non
essere classificato come “sosia del mostro di
Lochness”.
I vestiti erano stati semplici da trovare. Pantaloni larghi, ma ben stretti in vita da una doppia cintura. Sotto portava i pantaloni attillati che gli erano propri, un po’ perché Berlino a settembre aveva un clima adatto per uscire di casa vestito come un eschimese e un po’ per avere la doppia sicurezza che il suo tatuaggio a forma di stella sarebbe rimasto ben nascosto ad occhi indiscreti.
Sopra aveva indossato una maglietta a maniche lunghe nera, che serviva per nascondere il simbolo della sua libertà, un dolcevita nero bello pesante e casomai qualcuno strattonasse i suoi vestiti, oltre ad aver messo un collarino borchiato al collo, aveva pensato di mettersi una bella sciarpa bianca e grigia. Così il simbolo dei Tokio Hotel che gli compariva sul collo era bello che al sicuro.
Completavano il tutto, un cappellino
a tesa larga e un paio
di occhiali da sole arancione.
Tutto rigorosamente di sottomarca.
- Sono pronto. –
Tom Sospirò. Aveva tentato di dissuaderlo ma non
c’era stato
verso di farlo ragionare…
- Va bene. Il biglietto dov’è? –
Fai che l’abbia perso!
Bill lo tirò fuori dalla tasca sinistra.
- Il portafoglio? –
Fai che abbia solo una
banconota da cinquecento euro con se, così lo sgamano subito
e se ne deve
andare.
Bill tirò fuori un sacco di yuta legato con una catena ai
jeans, in cui si vedeva lontano un chilometro che c’erano
solo monetine.
- Cellulare? –
Fai che non lo perda
per nessuna ragione al mondo!
Bill tirò fuori il nokia n73 rubato ad Andreas, super
rovinato.
- Ok. Buonsenso?-
E’ andato a farsi
fottere…
Bill gli scoppiò a ridere in faccia.
- Fottuto. Con tutte le esalazioni di lacca che si deve
sorbire vuoi che non sia emigrato in africa?
Tom sconsolato prese le chiavi della macchina.
- Ti posso accompagnare solo fino a metà quartiere dopo di
che sarai solo. Sappi fratellino che… -
- ci devi una barca di favori dopo
questa tua ultima
pensata. Quelli che si dovranno sorbire la crisi isterica di David
siamo noi.
Ah, e mi raccomando…Torna vivo già che ci sei!
–
Georg e Gustav li avevano raggiunti e avevano finito la
frase per Tom.
- Ma vuoi veramente dormire per terra come un qualunque vero
fan farebbe, per vedere il NOSTRO concerto? – Georg era il
più preoccupato dopo
Tom.
- Si. Voglio sapere se le dicerie sono vere… -
- Se ti riferisci al fatto che sei matto da legare non c’era
bisogno di tutto questo. Confermavamo noi per te. – Gustav lo
interruppe
subito.
- Se fosse così voi sareste più matti di me a
permettermi di
fare una cosa simile. –
- Perché non hai ancora visto le corde, il calmante e il
sonnifero in macchina di Tom… - questo Georg lo
borbottò fra se e se, casomai
Bill sentisse e si preoccupasse
- Ragazzi…ci vediamo – Fermò il
fratello che si dirigeva
verso la porta con le chiavi della Cadillac in mano –
Rimanete tutti qua. Ci
vediamo domani sera e TU – Indicando il fratello –
Vedi di non steccare durante
il soundcheck se no vedi come ti riempio la faccia di schiaffi!
–
Poi uscì tentando di imitare la camminata da scemo (sua
personalissima invenzione) di suo fratello.
You get up, and somebody tells
you where to go
to
When you get there, everybody's telling you what to do
No. Oggi no.
Oggi si
fa a modo mio.
********
Arrivò in stazione e svaligiò le macchinette automatiche, riempì la borsa così tanto da domandarsi come cavolo avrebbe fatto a trasportarla in giro, abituato com’era ad avere Saki a portata di mano per queste cose e poi si sedette nell’unica panchina vuota di tutta la stazione. In giro c’erano punk improbabili, anziane signore che parlavano a voce così alta da domandarsi come fosse possibile produrre tutti quei decibel da un corpo così piccolo e poche ragazze con su scritto in faccia “sono una fan dei Tokio Hotel.” Quelle, soprattutto quelle, erano da evitare.
Bill non si era portato molto con se.
Un taccuino, il
lettore mp3, il cellulare…
Cose essenziali, cose che non avrebbero potuto ricollegarlo
a Bill Kaulitz.
Dato che doveva aspettare solo quarantacinque minuti, e il
solo era puro sarcasmo, Bill prese l’mp3 e col taccuino in
mano decise di
vedere se riusciva in qualche modo a tirare fuori qualcosa da quella
situazione.
Lui, Bill Kaulitz si era travestito
per poter partecipare
alle ore precedenti ad un suo concerto, e verificare di persona le
situazioni
spiacevoli che ne potevano scaturire.
Il tutto, rigorosamente all’insaputa di David.
- Chiedo scusa. – A Bill parve che quelle furono le parole
che la ragazza gli aveva rivolto ma con l’mp3 a palla era
impossibile da
confermare.
Fece finta di niente e tentando di modificare un po’ la sua
voce gli rispose con un secco “fa niente” poi
tornò a concentrarsi sul
taccuino.
Aveva spento il lettore mp3, per paura che la ragazza
sentisse la melodia. Anche se era nuova e nessuno la conosceva
c’era il rischio
che la ragazza per attaccare bottone le chiedesse cosa stesse
ascoltando.
Sbirciò con la coda dell’occhio e quello che vide
lo lasciò
un po’ spaesato.
Quella ragazza lo osservava da cima a fondo cosa che per
Bill equivalse ad un allarme rosso
in
piena regola. Quando però vide il pacchetto di sigarette che
la ragazza gli
stava offrendo si diede dell’idiota.
- Fumi? –
Dovrei dire di no. Ma
ora non sono Bill. Ora sono Muriel.
- Si grazie. –
Si aspettava un qualsiasi altro tipo di frase dalla ragazza
per continuare la discussione ma quella
si limitò a passargli l’accendino (una figata
pazzesca a forma di scettro) e a
infilarsi le cuffie.
Quella strana tipa aveva due piercing al labbro superiore, due palline minuscole piene di eleganza, dal suo punto di vista, e uno al lato nel labbro inferiore, che, guarda caso era collegato ad una catenella come aveva fatto lui. Completavano l’insieme un piercing in mezzo al naso, un anello che in altre circostanze l’avrebbe fatto vomitare dato che in quella parte del naso solo le mucche lo portavano, ma che su di lei stava d’incanto, e un infinità di bracciali, braccialetti e collanine che, ne era certo, pesavano quanto lei se non di più.
Non aveva visto molto altro, catturato com’era da quei
piercing.
Se la sua famiglia era liberale come la sua probabilmente non aveva avuto problemi a farseli. Se non lo era, o era scappata di casa, o li aveva fatti di nascosto salvo mostrarli quando ormai erano impossibili da togliere senza lasciare il segno.
- Ti piacciono i miei piercing? – una domanda a bruciapelo.
Che però non era dettata dalla voglia di chiacchierare, ma,
probabilmente, dal
fatto che la stava osservando da quando gli aveva offerto la sigaretta.
- A dire il vero si. Sono particolari. Molto belli,
complimenti. – si tirò fuori
dall’impicciò così, con poche frasi
decise.
- E non ti stai domandando niente, sul perché siano
così
tanti, se i miei lo sanno ecc? – ci aveva azzeccato alla
prima. Tosta la
ragazza. A Tom sarebbe piaciuta.
E Bill non si tirò indietro da quella sfida.
- Bhè si, se la tua
famiglia è come la mia non avrai avuto
difficoltà a farteli…in realtà mi
domandavo un po’ di cose. – non seppe mai
dove avesse tirato fuori il coraggio di iniziare quel discorso.
- Domanda…Tanto ora che arrivo a domani ne avrò di tempo per risponderti. –
- Perché domani?
–
- Domani c’è il loro concerto. Tu non sei un loro
fan? – E
lo chiese come se tutto il mondo sapesse chi fossero
“loro” e come se fosse
naturale che uno vestito come lui andasse al “loro”
concerto.
L’allarme rosso era
scattato in pieno ora nella testa di
Bill.
Cosa faccio? Se mi
becca? Non posso neanche dirle di no!
- Stai tranquillo, anche se non sei
un loro fan qua nessuno
ti ammazza. Non sono una cretina. – e lo disse con il tono
con cui una mamma
tranquillizza il proprio bambino.
Bill un po’ cretino si
sentiva a dire il vero. Probabilmente
si era così allarmato da allarmare a sua volta la ragazza.
- Nel senso che, anche se non sei un loro fan, nessuno ti
darebbe contro. Sa solo Dio come io possa essermi messa in testa che i
Tokio
Hotel mi piacciono…e solo lui sa come ho potuto prendermi
tre giorni di ferie
dal lavoro per venire a
vederli…Bhà…vallo a capire. –
Bill si ridiede del cretino. Probabilmente la sua faccia era così espressiva da mostrare a tutti che stava per chiedere alla ragazza a cosa si riferiva. Oppure quella lì era telepatica! O magari leggeva il futuro, come in quella fanfiction che aveva letto su se stesso e quella tipa italiana…gli parve di ricordare che si chiamasse Alice ma non ne era certo…
- Scusa ma quando dici “Vallo a capire”, ti riferisci a cosa di preciso? – deciso a non mostrarsi più così apertamente sorpreso passò al contrattacco…
- A Dio che domande! Fa nulla che io
sia atea! Quando non si
sa con chi prendersela, o a chi rivolgersi è sempre il primo
ad essere
interpellato… - Semplice e concisa.
Un po’ cinica per i suoi
gusti, ma gli piaceva.
La ragazza non gli rivolse più la parola intenta
com’era a
fumarsi la sua sigaretta e Bill non insistette… aveva capito
che stava pensando
ad altro.
Prese di nuovo il taccuino e
cominciò a scrivere.
Quello si, che meritava di essere scritto.
- Posso sapere cosa scrivi? – non si era accorto che la ragazza aveva finito di fumare la sigaretta.
Ma Bill cominciò a pensare che fosse più intelligente delle altre persone perché quando l’aveva guardata con uno sguardo che diceva “sto per inventarmi una balla così grossa, che come minimo dovranno chiamare la protezione civile” lo aveva tolto subito dall’impaccio.
- No tranquillo. Non mi dire niente.
Sono cazzi tuoi. Scusa
se ti ho interrotto. – e si prese un'altra sigaretta.
Bill lasciò perdere il taccuino.
Una donna curiosa si trova sempre in giro. Una donna curiosa
che di sua spontanea volontà ti da modo di rifiutarti di
rispondere non l’aveva
ancora vista.
- Non ha importanza…scrivo
delle cazzate per passare il
tempo. Come mai anche tu sola al concerto?
Si morse la lingua quasi subito. Non doveva socializzare.
Cazzo, cazzo cazzo!
- Vuoi sapere la mia Epopea? Se hai
un ora di tempo te la
racconto anche, se vuoi stare per i fatti tuoi ti consiglio di ritirare
la
domanda… - ancora una volta Bill si stupì.
Ma da quando le donne
non partono in quarta a raccontarti vita morte e
miracoli?vabbò, non me ne
frega niente mo le dico che non posso e…
- Va bene. Ma prima dimmi come ti chiami. Io sono Muriel. –
Piacere.
Sono Bill
Kaulitz. Front man del gruppo che vedrai domani…ma questa
è un'altra storia.
- Ah tesoro…qui nasce un
altro discorso non indifferente. Il
mio nome per iscritto è Aíbell…ma si
pronuncia Evil. Pensa che fantasia che
aveva mia madre! –
Bill scoppiò a ridere.
- Nome particolare non c’è che dire! E dimmi, sei
una
ragazza cattiva, funesta e maligna? –
Aíbell l’aveva
guardato fisso quando si era messo a ridere,
ma non si era pronunciata.
- Certo! Che domande. Con tutti questi piercing, con tutte
le mie catenine, con il mio sguardo e con il fatto che vado ad un
concerto dei
Tokio Hotel, da sola, senza nessunissimo tipo di paura…vuoi
che io non sia la
personificazione del Male? – rise di se stessa, cosa che Bill
apprezzò
moltissimo.
Sull’argomento nomi anche
lui se n’era sentito dire di tutti
i colori.
“nome troppo corto, senza significato, sembra un
diminutivo…
come si fa ad andare a letto con un tipo che ha un nome di quattro
lettere?”
E pure lui ci rideva su. Come se
questi fossero problemi
gravi nella vita… E poi, che diamine, Bill non andava
male…in confronto a nomi
come Hans, Quintizio e chi più ne ha più ne
metta…a lui era andata bene!
- Va bene Muriel. Vuoi sapere come
mai sono sola soletta al
concerto? Non è tanto difficile. In poche parole io lavoro
come fotografa per
passione. Come lavoro serio sono una commessa, part time, grazie al
cielo. I
miei colleghi del supermercato non sanno neanche il significato della
parola
concerto e di colleghi fotografi ne ho ben pochi e tutti molto, ma
molto,
vecchi e supponenti.
Bene, ci sarei dovuta venire con un amica, che ha pensato
bene di darmi buca perché il ragazzo l’ha mollata,
allora ne ho trovata
un'altra, che mi ha chiamata due ore fa per dirmi che non poteva
più venire
perché non ha superato l’esame di ammissione
all’università e non aveva voglia
di divertirsi ad un concerto. Credo che l’alternativa, ossia
piangere
disperatamente come una matta e ingozzarsi di cioccolato, fosse quella
più
indicata per lei. Quindi ora mi trovo sola ad un concerto e in questa
megagalattica borsa ho l’occorrente per due persone. Due
coperte grandi, due
k-Way, cibo per due persone e nessunissimo libro da leggere
perché doveva
portarlo la mia amica… ma vabbè…non ha
importanza…mi ingozzerò per lei, mi
coprirò meglio stanotte e sarò più
impermeabile di tutti gli altri! – il tutto
detto mentre si fumava la sua sigaretta.
Bill fece l’inventario
delle sue cose.
Lui non aveva impermeabili, non aveva coperte e non si era
portato un cazzo con se per la notte.
Perfetto. E mo?
Controllò
l’orologio (uno swatch più vecchio di lui) e
calcolò, che non sarebbe mai e poi mai riuscito a trovare un
negozio aperto in
tempo per comprare quello che gli serviva e tornare indietro.
Aíbell lo
guardò e gli scoppiò a ridere in faccia.
- Qualcosa mi dice che nella tua sacca non ci sia niente di
utile per stanotte… -
Bill dovette abbozzare un sorriso per non imprecare. Il suo Scheisse era riconosciuto dappertutto e
non sarebbe riuscito molto a camuffarlo.
- Mettiamola così. Sei un tipo molto riservato, ma io mi so
fare i cazzi miei…puoi anche non passare la giornata con me
che tanto ho molte
cose a cui pensare, però se stanotte non vuoi morire di
freddo puoi venire da
me…se dovesse piovere idem. Se poi ti fa piacere la mia
compagnia…bhè sappi che
anche a me la tua…soprattutto perchè non parli
mai. – chiuse così il discorso.
Con una scrollata di spalle e l’ennesima sigaretta in mano.
- Certo che tu vai sempre dritta al
sodo eh! -
Però è
simpatica…
- Sempre…Ah! Prima che mi
dica di si…tu non russi vero?
No perché io ho il sonno pesante, ma
ultimamente mi sveglio spesso durante la notte e se qualcosa mi
disturba non
riesco più a prendere sonno. –
Appunto… diretta come una palla di cannone.
- A quel che mi hanno detto non
russo… - ma parlo nel
sonno…
- Benone…che ti pare della
mia offerta? –
Mi pare che sei un po’
troppo fuori di testa per farmi questa proposta così a
bruciapelo...ma mi pare
anche che non ho molte alternative…
- Ci sto. Posso fare qualcosa per sdebitarmi? -
Avanti chiedimi qualcosa che pensi sia impossibile che poi
mi diverto!
- Fammi arrivare in prima fila senza rimetterci la milza e
mi considerò ampiamente ripagata. – Bill
sbiancò…
Come cazzo
faccio io,
Bill Kaulitz, atletico come una tartaruga…a fare arrivare
questa qui…in prima
fila?
********
- Senti il piano Muriel. Noi
arriviamo lì…ci facciamo dare
il nostro braccialetto…ammazziamo un po’ di
bimbeminchia… e cerchiamo di
corrompere
Bill per poco non si affogò con il succo di frutta.
- Sto scherzando
Muriel…non c ‘è bisogno che ti fai
venire
un infarto…
- Sulla prima parte del piano non ho problemi…è
il correre
come dei fulmini che non mi sconquifera…
-
Erano sul treno da neanche dieci minuti e Bill cominciava ad
apprezzare quella strana ragazza. Controllando il suo lettore mp3 aveva
visto
cantanti come HIM, children of bodom, metallica, David Bowie,
Gackt…per poi
rimanere shockato dal fatto che ci fosse anche Hakuna Matata e Once
upon a
december…
Dicendo che non aveva fatto colazione
Aíbell aveva tirato
fuori delle brioche ancora calde, spiegandogli dopo il primo morso che
le aveva
comprate fuori dalla stazione.
Lui non aveva esitato ad accettare ciò che gli veniva
offerto, figuriamoci…accettava i cuscini ricamati a mano da
bambine dodicenni,
volevate che non accettasse una brioche calda, considerando il freddo
polare
che era sceso su tutta al Germania? Fosse scemo…
Arrivati in stazione Bill ovviamente non si era offerto di portare la borsa grande della ragazza perché, come qualcuno aveva scritto in una fanfiction, gli era proprio impossibile sollevare quel peso…in compenso però, si era offerto di mettere qualcosa nel suo zaino…
Aíbell che iniziava ad inquadrarlo non gli aveva detto niente, ma aveva fatto un sorrisino tutto particolare…
Iniziarono a capire che si stavano avvicinando, dal frastuono che proveniva dall’ Obherausen.
Bill rabbrividì pronto a darsela a gambe se qualcuno avesse dato segno di averlo riconosciuto mentre Aíbell tutta contenta iniziò a sproloquiare su possibili litigi e cose varie…
- L’ultima volta che sono andata ad un loro concerto ho dovuto litigare con un padre e le sue tre figlie perché nonostante fossero 1500 posti più in là di noi volevano fare la fila dall’inizio. Alla fine ho dovuto minacciarli che gli falciavo le gambe se non se ne andavano… -
Bill, innervosito dal fatto che molti lo guardavano iniziò a prestare attenzione in ritardo, alle parole della ragazza…
- Litigare? Perché si dovrebbe litigare? Se avevate i numeri che bisogno c’era? –
Come se non
sapessi
che le nostre fan sono delle pazze furiose…
- Ah ma infatti…questi qui rompevano i coglioni dicendo che non se ne andavano, che non avevamo il diritto di andare da loro a dirgli dove dovevano andare e cose varie…Capirai, mi sono dovuta trattenere dal non spegnergli la sigaretta addosso…stavano pure per mettere le mani addosso ad una tipa…meno male che siamo intervenute, altrimenti finiva male…-
Bill sbiancò.
- Hey ma ti senti bene? Guarda che se non sei mai stato ad un loro concerto ti tranquillizzo io. Qui a Berlino niente di tutto questo accade. La vds ti fa rigare dritto altrimenti ti strappano il biglietto e fanno in modo che neanche ricomprandolo tu possa entrare…lo so perché ho rischiato pure io… -
Davvero?!?
- Come mai? –
- Bhè…una rompipalle aveva iniziato a rompere i
coglioni,
sperando che per farla stare zitta la lasciassimo passare…io
con il lettore mp3
non me ne sono resa conto quindi quando è toccato a me sono
saltata su tutte le
furie…bhè…quella volta mi sono salvata
perché avevo trenta persone alle spalle
che dichiaravano che non era colpa mia…comunque…
bando alle ciance, andiamo a
farci dare il nostro numero. – e prendendolo per mano lo
obbligò a correre
verso le ragazze del Fun Club che davano i numeretti alle
persone…
Arrivati a lui gli venne un colpo quando gli chiesero, nome cognome e data di nascita…
Diventò improvvisamente Muriel Elle nato il 24 Ottobre del 1989…
E
poi…bhè…poi iniziò
l’attesa…
La lunga, logorante attesa…
*********
Note dell'autrice:Traduzione della canzone:
e voglio un momento reale
voglio toccare cose che non riesco a sentire
voglio tenere duro e sentire che
appartengo a qualcosa
e il mondo come può volere che io cambi?
loro sono i primi che restano gli stessi
loro non mi conoscono perchè io non sono qui
in secondo luogo voglio specificare
che:
Il rompiballe della fila, quello di cui parla Aìbell, l'uomo
con le tre figlie per intenderci è realmente esistente.
L'ho beccato al concerto di Modena dove ci ho litigato pesantemente
visto che stavo aiutando a riordinare le file e lui non voleva andare
via...
Prego dio di non incontrarlo mai più...
Muriel
è il personaggio di un Manhwa (manga coreano) che si
intitola Model, un figo assurdo biondo, bellissimo e ossessionato dal
culto del bello.
Elle
è una rivista di moda che compravo un pò di tempo
fa.
Il 24 ottobre
è la mia data di nascita anche se l'anno è
sbagliato.
Questa storia è nata come one shot, ma ho dovuto
spezzettarla in più capitoli (credo che al massimo saranno
tre) perchè veniva troppo lunga...
_Ellis_ Perchè mi ha chiesto di postare questa storia e di farne una Long Shot (vedremo...)
_Princess_ Perchè esiste e perchè ha aggiornato.
Lady Vibeke perchè vado con lei a Dublino, perchè con lei ho trascorso degli attimi stupendi al concerto.
L_Ale perchè è la nostra Trottolina amorosa. E perchè mi fa morire dal ridere
Vi voglio bene...E detto da me è grave quindi segnatevelo perchè non lo dirò MAI più, ci siamo?