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Autore: Tigre Rossa    23/06/2014    4 recensioni
"Guardo distrattamente fuori dal finestrino del furgone, parcheggiato in un vicolo vicino ad uno dei più grandi aeroporti della città.
Un coro di saluti e di raccomandazioni si alza dietro di me.
“Fai buon viaggio, figliolo!”
“Attento alle bestie feroci, fratello!”
“E ai serpenti velenosi, anche! La giungla ne è piena!”
“Hai con te una scorta di medicinali, vero?”
“Mi raccomando, non farti vedere dagli abitanti del luogo!”
Infastidito da tutto questo casino, sposto lo sguardo sul finestrino retrovisore ed osservo il riflesso del nutrito gruppo che sta alle mie spalle.
Leonardo, con a tracolla una grande borsa, sta salutando tutta la famiglia con un gran sorriso.
Sbruffo.
E certo che sorride, il bastardo."
La mia versione della partenza di Leonardo per l'Amazzonia. Episodio precedente al film TMNT del 2007.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leonardo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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   Buon
              viaggio




 
 
 
 
 
 

































Guardo distrattamente fuori dal finestrino del furgone, parcheggiato in un vicolo vicino ad uno dei più grandi aeroporti della città.
 
Un coro di saluti e di raccomandazioni si alza dietro di me.
 
“Fai buon viaggio, figliolo!”
 
“Attento alle bestie feroci, fratello!”
 
“E ai serpenti velenosi, anche! La giungla ne è piena!”
 
“Hai con te una scorta di medicinali, vero?”
 
“Mi raccomando, non farti vedere dagli abitanti del luogo!”
 
Infastidito da tutto questo casino, sposto lo sguardo sul finestrino retrovisore ed osservo il riflesso del nutrito gruppo che sta alle mie spalle.
 
Leonardo, con a tracolla una grande borsa, sta salutando tutta la famiglia con un gran sorriso.
 
Sbruffo.
 
E certo che sorride, il bastardo.
 
Chi non sorriderebbe nelle sua situazione?
 
Un anno d’addestramento speciale nella foresta Amazzonica.
 
Quando il maestro, tre giorni fa, gliene ha parlato, siamo tutti rimasti senza parole.
 
Fino a poco tempo fa Splinter non voleva neanche che uscissimo in superficie, e poi all’improvviso ha deciso di mandare fuori casa per un anno il suo figlio prediletto.
 
E secondo voi Leonardo si lasciava scappare un’occasione del genere?
 
Certo che no.
 
Soltanto uno sciocco l’avrebbe fatto.
 
E per quanto io continui a sostenere il contrario, lui è tutt’altro che uno sciocco.
 
 
E quindi eccoci qui, tutti pronti a salutare l’intrepido capo che se ne va in vacanza.
 
Beh, almeno non l’avremo più tra i piedi per un po’ di tempo.
 
Sono anni che supplico tutti gli dei esistenti e non di farmelo sparire, e adesso qualcuno ha finalmente ascoltato le mie preghiere, per la prima volta nella mia vita.
 
Però . . . è strano, ma non riesco a spiegarmi questo strano sentimento che mi tormenta da quando ho saputo della partenza di Leo.
 
Cos’è?
 
Fastidio?
 
Invidia?
 
Rabbia?
 
Delusione?
 
Tristezza?
 
Forse è un insieme di tutti questi, oppure è una cosa completamente diversa.
 
Non lo so.
 
So solo che . . . che  non voglio che se ne vada.
 
No, non voglio che Leonardo, Splinter Junior, l’intrepido, il leader, il mio fratellone, vada via.
 
Voglio che resti qui con noi, come sempre.
 
Voglio che continui a fare lo strafottente e il perfettino, voglio che mi rimproveri per il mio comportamento, voglio che sgridi Michelangelo perché sta troppo ai videogiochi o Donatello perché non smette mai di lavorare, voglio che mi segua quando esco di nascosto per riportarmi indietro e farmi una sua solita lavata di capo, voglio che la nostra vita continui così com’è, con lui.
 
Ma lui preferisce andarsene via e divertirsi che restare qui.
 
Preferisce abbandonarci.
 
Preferisce . . .
 
 
“Raph?”
 
Una voce mi strappa improvvisamente dai miei pensieri.
 
Mi volto, sorpreso.
 
Leonardo mi si è avvicinato e mi sta osservando.
 
“Che vuoi?” ringhio, guardandolo storto.
 
Il suo sguardo si fa strano.
 
Sembra . . . triste.
 
“Io . . . io sto andando.” mormora piano.
 
Sarei ancora in tempo per chiedergli di cambiare idea, di restare, ma il mio orgoglio, la mia testardaggine e, soprattutto, la mia rabbia me lo impediscono.
 
“Allora ciao, intrepido, e divertiti.” gli rispondo aspramente, voltandomi e tornando a guardare fuori.
 
Lo sento esitare, dietro di me.
 
Mi stringo ancora di più nelle spalle ed incrocio le braccia.
 
Su, vattene, Leo! sto per gridargli Hai deciso di andartene, e allora vattene!
 
Ma non è necessario.
 
Passano pochi secondi, e poi finalmente sospira e si allontana.
 
Ascolto il suono dei suoi passi, a me così ben noti, quasi del tutto coperti dagli ultimi saluti del resto della famiglia.
 
Lo sento scendere dal furgone e poi, improvvisamente, lo vedo passare davanti al muso del veicolo.
 
Lui mi guarda un’ultima volta.
 
I nostri occhi si incontrano e, nonostante la mia ira, non me la sento di abbassare i miei in un ultimo segno di disprezzo.
 
Continuo a seguirlo con lo sguardo fino a quando non entra, silenzioso e invisibile come solo lui sa fare, nell’aeroporto, e sparisce alla mia vista.
 
Stavolta sono io a sospirare, e, con la mente, gli mando un ultimo e silenzioso saluto.
 
Anche se non te lo meriti, buon viaggio, fratellone.
 
Buon viaggio.
  
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