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Autore: payneintegrale    24/06/2014    1 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la prima ff che pubblico qui, spero vi piaccia!
Non so esattamente cosa scrivere come descrizione, quindi boh... è una fan fiction stile dark, solo un pochino meno spinta.
Per qualunque cosa, scrivetemi :)
Buona lettura
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 10 : Che gli prende?



Era mezzanotte passata, e la festa stava andando alla grande: Mag, quando era arrivata e aveva scoperto della sorpresa, si era quasi commossa dalla felicità e mi aveva stretta così forte che quasi mi aveva fatto male, mentre adesso stava a chiacchierare con degli amici, senza smettere un attimo di sorridere. Ero così felice a vederla allegra, mi sentivo come realizzata.
 
Per quanto invece riguarda le cose fra Harry e Peter, diciamo che non era proprio il massimo... siccome stavo passando la sera con il riccio, il cugino di Maggie quasi non osava guardarmi, e prima credo che i due avessero quasi rischiato di avere una discussione, ma per fortuna sono irrotta nella stanza, interrompendoli.
 
Adesso invece stavo su una sedia a godermi gli altri che si divertivano, con un senso di soddisfazione nel petto.
 
Sospirai, quando sentii qualcuno avvicinarsi a me e, con mia grande sorpresa, mi ritrovai davanti Peter.
 
"Ehi Jo, mi chiedevo... ecco... se ti andava di ballare"
 
Guardai la stanza in cui un sacco di corpi si muovevano come cullati dalla musica, un ballo lento, e poi ritornai a posare gli occhi su quelli di Peter, che mi osservava speranzoso, e, dopo una serata in cui non ci rivolgevamo la parola, non me la sentii di deluderlo.
 
"Certo".
 
Gli sorrisi e afferrai la mano che ora mi porgeva, alzandomi poi e seguendolo fino alla pista da ballo, dove ci unimmo alle altre coppie che ballavano, sentendo però che in ciò che facevo c'era qualcosa di sbagliato, molto sbagliato.
 
Peter puzzava di alcol e aveva gli occhi lucidi, ma non era ancora ubriaco del tutto, semplicemente un po' sballato
 
C'era qualcosa nel modo in cui le sue mani mi stringevano a lui per i fianchi, che mi faceva sentire fuori luogo, forse perché, pur essendo la stessa posizione, era così diverso da quando lo faceva Harry... e poi, anche il fatto di essere a ballare con qualcuno che non fosse lui, mi suonava strano, quasi irreale... falso, perché forse anche il fatto che lui mi avesse invitata in pista, era una menzogna.
 
Non avevo mai ballato con Harry, o almeno, non nella realtà, ma nella mia immaginazione avevamo fatto cose di quel genere almeno un milione di volte, e avevo provato la sensazione come se lui fosse davvero lì, ed era qualcosa di completamente diverso a quello che sentivo con Peter in quel momento.
 
"Il tuo amico è un po' aggressivo, eh" disse irrompendo il silenzio, e allora capii che non voleva veramente ballare con me, ma più che altro sapere sul conto di Harry
 
"Abbaia ma non morde" risposi sapendo che non era affatto vero, infastidita dalla sua affermazione. Ciò che aveva detto era la verità, ma sentivo come se non avesse il diritto di parlare così di Harry. Anzi, nessuno poteva farlo, perché in fondo non era una persona cattiva,e io mi trovavo bene con lui.
 
"E poi è simpatico, carino e dolce con me" continuai poi, dicendo ciò che dentro di me avevo sempre sentito ma mai trovato il coraggio di pensare, sapendo che però avrebbe dato fastidio a Peter.
 
"Comunque, se non vuoi farlo arrabbiare, è meglio se smetti di ballare con me".
 
Era la realtà, ma soprattutto a me serviva come scusa per allontanarmi da lui, perchè dopo ciò che aveva detto avevo la sensazione di avercela con lui: non poteva parlare così di Harry, punto.
 
"Anzi, se vuoi che non cominci a mordere veramente"
 
Allontanò le mani dai miei fianchi, ma nel suo sguardo si poteva capire che non l'avrebbe data per vinta.
 
"Sai che ti dico? Non ho paura del tuo amico" e quello fu il suo più grande sbaglio. "Andiamo a bere".
 
Guardai verso il bar, e allora capii: c'era Harry seduto su uno sgabello al banco degli alcolici, che teneva in mano un bicchiere e parlava con il barista
 
"Non ho intenzione di venire"
 
Ma negli occhi di Peter leggevo determinazione, rabbia, odio e, se fossi stata a guardarli ancora, chissà quante altre emozioni avrei potuto trovare.
 
"Non mi interessa, tu vieni con me" mi strattonò fuori dalla pista, tenendomi un polso e, quando fummo più vicini, cingendomi poco delicatamente le spalle, e mi portò al banco, vicino a dove c'era Harry.
 
Quello non era il Peter che conoscevo, quello era un ragazzo geloso e pieno di rabbia che, aiutato dall'alcol in circolo per il corpo, faceva cose irrazionali.
 
Pregai con tutta me stessa che non si voltasse, e per i primi istanti fu così, ma poi Peter, stufo, decise di attirare la sua attenzione.
 
"Due superalcolici. Ti va bene, vero, Josie?" sapeva già la risposta, ma doveva trovare un contesto in cui pronunciare il mio nome, per far sì che Harry si voltasse.
 
Anche se gli ero di spalle, sapevo l'espressione che il ragazzo dai capelli ricci aveva, e deglutii cercando di non pensare a dove presto quei due sarebbero arrivati
 
"I-io non bevo" borbottai, mentre percepivo gli occhi di Peter al di là della mia spalla.
 
"Vabbè, assaggerai"
 
Continuava a guardare Harry con uno sguardo di sfida, mentre potevo immaginare la rabbia che già velava gli occhi del ragazzo che mi aveva rubato il cuore.
 
Mi sentivo morire dentro, e, come se prevedessi il futuro, ero certa che Harry sarebbe intervenuto.
 
"Ha detto che non beve, non insistere".
 
Nonostante sapessi che tutta la furia che avevo sentito nel tono di Harry non fosse neanche lontanamente rivolta a me, inizialmente non trovai il coraggio di girarmi, nonostante dentro di me morissi dalla voglia di rifugiarmi fra le sue braccia.
 
"Amico, non stavo parlando con te" pareva che Peter sapesse esattamente cosa dire per far infuriare ancora di più Harry "quindi fatti gli affari tuoi"
 
Lo sentii scendere dallo sgabello e venire dietro di me, prima di rispondergli.
 
"Josie è affare mio, quindi stalle alla larga".
 
Mi cinse i fianchi con un braccio in segno di possesso, e, solo quando mi tirò a sè con una violenza che sicuramente voleva riversare su Peter, capii di quanto la situazione si stesse aggravando, ma non sapevo come far calmare le acque.
 
"Non mi pare che siate fidanzati, per cui non rivendicare la proprietà su ciò che non è tuo e fatti da parte, perché l'avevo vista prima io". Era vero che io e Peter ci conoscevamo da tanto, ma non ero un oggetto e non aveva il diritto quindi di dire ciò.
 
Mi sembrava un bambino piccino, che razza di discorsi erano mai quelli?
 
Stava veramente esagerando, ma lui non capiva quanto potesse precipitare la scena
 
"Cosa ne sai tu che non siamo fidanzati?"
 
O. santo. cielo. lo aveva davvero detto? Non ci potevo credere...
 
Per qualche attimo, nonostante ciò che stava avvenendo, sorrisi come se avessi appena toccato il cielo.
 
Sentivo uno sciame di pensieri frullare nella mia testa, tanto che alcuni non riuscivo nemmeno ad acchiapparli
 
"Perché Jo non si metterebbe mai con uno come te"
 
A quel punto intervenni, non riuscendo più a trattenermi.
 
"Peter, io ti avevo avvisato che sarebbe andata a finire male. Harry, calmati perché sento che, se continuate così, è la fine. Chi ti dice che non mi ci metterei mai assieme? Cos'ha secondo te che non va? E' una persona stupenda, è carino, dolce, simpatico, tu non lo conosci, quindi non puoi parlare così di lui e..." stavo per rovinarmi, dicendo 'e si, mi ci metterei senza farmelo ripetere due volte' quando, per mia fortuna, Mag ci interruppe, probabilmente senza sapere cosa era appena successo, ma, al momento, preferivo così
 
"Pet, vieni che ti faccio conoscere una persona".
 
Senza aspettare che lui rispondesse, lo prese per un braccio e lo portò via da lì, non abbastanza in fretta per evitare che ci guardasse con uno sguardo di fuoco, così io e Harry rimanemmo soli.
 
Subito tolse l'avambraccio da davanti alla mia vita, e io mi sentii morire, come se tutto ciò che aveva detto prima fosse stato qualcosa in cui neanche lui credeva, come se stesse girando la scena di un film e adesso avesse finito di recitare; tornò a sedersi, ignorandomi totalmente.
 
"Harry, ho detto qualcosa che non dovevo dire?" domandai preoccupata, non capendo cosa fosse successo.
 
Nessuna risposta.
 
 
 
-POV HARRY-
 
Era così che lei mi trovava? 'Dolce'?
 
Se c'era qualche aggettivo per descrivere la reputazione che mi ero costruito che non avrei mai usato, era sicuramente quello. Io non ero dolce. La dolcezza è per gli sfigati. La dolcezza è per quelli che si aggrappano all'amore come poveri illusi che sperano inutilmente di trovare la pace. La dolcezza è per chi accetta di soffrire. La dolcezza è per chi è ingenuo. La dolcezza è per tutti quelli che non avevano chiuso l'anima ai sentimenti, come invece avevo fatto io.
 
Cosa c'era in quella ragazza che non andava? Perché continuava a guardarmi con occhi sognanti, nonostante avesse capito che non avevo un cuore?
 
"Cosa c'è che non va?" insistette lei.
 
C'era che lei mi mandava in confusione, non mi faceva più ragionare, come se fosse il mio punto debole, e che davanti a lei spesso non riuscivo più a nascondermi dietro a quella maschera da duro che ormai era diventata parte di me. C'era che sentivo il bisogno di proteggerla, e che questo fatto non mi era mai capitato con altre ragazze. C'era che avevo paura di ricomincire a soffrire, e che con tutto me stesso avrei impedito che ciò accadesse.
 
"Voglio stare solo" le dissi senza guardarla.
 
"Ma..."
 
"Ho detto che voglio stare solo, vattene". Sbattei un pugno sul tavolo e alzai la voce quasi senza pensarci, ma non me ne pentii, perché poco dopo udii i suoi passi leggeri farsi sempre più lontani, accompagnati da un velo di tristezza che neanche minimamente mi impietosiva.
 
Così rimasi solo, in compagnia unicamente del silenzio solitario e leggero a cui ormai ero abituato, e con cui mi trovavo bene. Non avrei mai accettato il fatto che, da quando avevo conosciuto Josie, stare con lei mi dava  più tranquillità di quanto me ne desse stare oer conto mio a riflettere. No, non avrei mai lasciato che questa cosa si concretizzasse dentro di me, perché era un'idea veramente assurda, che non faceva per l'Harry che ero diventato.
 
"Cosa è successo a Josie? L'ho vista andare via di qui molto giù di morale"
 
Vidi con la coda dell'occhio la sagoma di Mag materializzarsi accanto a me e mettersi a sedere sullo sgabello accanto, posando i gomiti sul bancone e fissandomi con soggezione
 
"Le ho detto di andarsene, che volevo stare solo, e lei se l'è presa a male. Pure tu dovresti andartene, non sono dell'umore adatto".
 
D'altra parta, non era affar mio, i sentimenti degli altri non erano un mio problema, poiché io ero riuscito a eliminare i miei dalla mia vita. Se loro non ce l'avevano fatta, non dovevano coinvolgermi.
 
Non si mosse, e io non mi voltai a vedere che faccia stesse facendo, perché neanche mi interessava; presi un bicchiere di "sex on the beach" e  ne mandai giù un bel po' di un solo fiato.
 
"Harry, ma che ti prende? Non ce l'hai un cuore? Come l'altra sera a casa nostra... non lo capisci che ci sta male? Che cosa ti è preso di trattarla così?!".
 
Alzai gli occhi al cielo, finendo il contenuto del bicchiere, sperando che l'alcol mi desse presto alla mente per tirarmi fuori da quei problemi che si stavano creando.
 
"Smetti di fare la moralista. Non me ne frega niente, mettiamola così, ok? Non è colpa mia se è ossessionata da me. Faccio ciò che mi pare, sono un perfetto stronzo che se ne frega degli altri, contenta? Adesso lasciami in pace".
 
Se davvero speravo che una frase del genere funzionasse, ero davvero un'idiota, oppure avevo scambiato Maggie per una che si arrendeva facilmente
 
"No Harry, non va bene. Te ne deve fregare di lei, perché a lei piaci e non puoi trattarla così, come se fosse una bambola. Quindi vatti a scusare entro la fine della serata, altrimenti se ti vedo un'altra volta con lei è la volta che la tua reputazione va a puttane, e non potrai dirmi che non ti ho avvisato. E comunque sì, hai ragione, sei uno stronzo patentato, puttaniere di merda, che non merita neanche un briciolo di ciò che lei prova per te".
 
Non so se nel suo tono di voce, se nell'affetto e la protettività che aveva per Jo, o se soltanto nel modo in cui mi guardava, ma qualcosa mi diceva che parlava sul serio e che non si sarebbe fatta problemi a rovinarmi, per cui decisi che, senza darlo a vedere, in serata avrei parlato con Josie, ma non mi sarei scusato, perchè 'scusa' lo usa una persona che è pentita, o una che reputa un rapporto molto più importante del proprio orgoglio, e io non facevo parte di nessuno dei due casi.
 
"Vado un po' fuori, almeno smetti di rompermi le palle" dissi, senza confessare che sarei andato a cercare la piccola ragazza dagli occhi azzuri che poco prima si era allontanata da me con la tristezza nel cuore.
 
Speravo solo di non trovarla in compagnia di Peter, altrimenti il giorno seguente avrei dovuto passarlo a seguire quel ragazzo che osava sfidarmi, per spiegargli in modo poco civile che doveva starle lontano una volta per tutte.
 
In effetti, questa cosa era molto strana: non riuscivo a capire perché non volevo che stesse in sua compagnia, era una cosa che proprio non mi spiegavo.
 
Cercai in ogni punto del giardino, della piscina, della stanza da ballo, dell' ingresso e del salotto, ma di lei nessuna traccia, così mi diressi verso il bagno.
 
Avevo appena percorso le scale, quando la vidi uscire dalla porta del bagno, e per poco non mi venne addosso.
 
"Scusa", ma appena alzò lo sguardo e mi vide, indietreggiò.
 
Aveva gli occhi rossi e il trucco quasi andato del tutto via, gli angoli della bocca rivolti vero il basso e le guance bagnate
 
Mi guardò smarrita, e in quel momento sapevo che sarebbe voluta correre via da me... che fosse forse dovuta a questo la sensazione di vuoto che sentivo nello stomaco?
 
Comunque sia, dovevo tornare l'Harry che ero prima di conoscerla, o tutti mi avrebbero deriso.
 
"Jo, io... ascoltami... per prima, non volevo alzare la voce, solo che volevo stare solo, ero e sono arrabbiato con Peter e con me, e ho bisogno di riflettere... non devi stare male per me, sono fatto così e non mi interesso degli altri... sul serio, è meglio se non dai peso a me. Dimenticami, lo dico sul serio, è meglio per te". Non era una scusa, né una giustificazione, ma solo la verità attraverso cui gli facevo capire che tipo di persona ero veramente.
 
Quando feci per avvicinarmi, lei si allontanò ancora, lasciando che un'altra lacrima percorresse la sua guancia, e allora mi sentii morire, senza però saperne il motivo.
 
"Ti prego, Jo, non fare così... non l'ho mai detto a nessuna ragazza, ma sono serio quando dico che mi piace la tua compagnia, non avercela con me..."
 
Alt, che cosa stavo dicendo? No no no, che cosa stavo PROVANDO?!
 
"Io... ora devo scappare... tu pensaci..."
 
Non aspettai neanche che mi rispondesse, e, mentre lei continuava a fissarmi con quello sguardo da cerbiatto, ripercorsi al contrario le scale e, cinque minuti dopo, ero già in macchina che sfrecciavo verso la palestra che avevo fatto costruire in casa mia, per sfogare la violenza che c'era in me e per sperare di cancellare la sensazione che avevo provato parlando con Josie... la situazione era simile a quella che una volta avevo visto nel telefilm The Vampire Diaries, quando Stefan doveva riuscire ad astenersi dal sangue umano, e quindi faceva palestra, esercizi su esercizi, e lottava contro se stesso.
 
Perché se si spenge le emozioni, non si ama, e se non si ama, non si soffre.
 
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti! In questo capitolo possiamo osservare un Harry geloso e protettivo, che subito dopo si trasforma in un Harry confuso che sta riscoprendo cosa significhi amare
 
Personalmente sto impazzendo, non vedo l'ora di scrivere il continuo ahahah
 
A voi che sembra? Fatemi sapere :)
 
Baci
 
Me
 
 
"Because if you turn off your feelings, you don't love, and if you don't love, you don't suffer"
  
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