Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: Agapanto Blu    24/06/2014    4 recensioni
Scritta prima della pubblicazione del capitolo 266, quindi non esattamente corretta, ma perdonatemi. SPOILER per chi NON sta seguendo il manga ma si limita all'anime: one-shot ambientata durante un ipotetico time-out nella partita Seirin contro Rakuzan.
AKAKURO (AkashiXKuroko)
***
Kuroko ha fatto tutto ciò che ha fatto non per la vittoria in sé, ma per la Generazione dei Miracoli. E ora gli manca solo un titano da sconfiggere, ma questa volta non è così facile.
Tetsuya lo sa che, adesso, gli Akashi sono due e sa anche che l'Imperatore è tutto meno che disposto a piegarsi.
Il Fantasma della Generazione dei Miracoli, però, non è meno combattivo di lui. E ora vuole riprendersi il vero Seijuro.
***
Dal testo:
Imperatore Akashi, mi riprenderò Seijuro, non importa quale sia il prezzo.
Genere: Slice of life, Song-fic, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A











Respiro
 

Respiro.
E lo faccio. Respiro una volta di più, con i polmoni che collassano nel mio petto come melassa gelatinosa, senza sostegno.
Sapevo che eri forte, l’ho sempre saputo, ma non pensavo fino a questo punto.
Stacco le mani dalle ginocchia e mi tiro di nuovo su, raddrizzandomi in piedi nonostante mi tremino le gambe e le mani. Mancano ancora alcuni minuti alla fine dell’ultimo quarto, non posso cedere ora, con tutti che stanno dando il massimo.
Spazio con lo sguardo sul campo da basket, così giallo da far male allo sguardo sotto le luci dei riflettori che lo illuminano come un sole, e individuo appena Izuki e Kyioshi, il primo alle prese con la coach e il secondo nascosto dietro la mole di muscoli di Eikichi Nebuya. Poi la mia visuale si perde quando cerco di trovare Kagami e invece incrocio uno sguardo per metà rubino e per metà topazio.
Akashi.
Mi fissi come se sapessi benissimo che, in fondo, è tra me e te, questa battaglia.
Ma se io sento le emozioni –rabbia, delusione, determinazione–, che mi hai insegnato così bene a nascondere, spezzare la mia volontà per emergere sul mio viso, il tuo è freddo e indolente, indifferente a me come il vero Seijuro non sarebbe mai stato.
 
I see nothing in your eyes,
and the more I see the less I like.
Is it over yet, in my head?
 
No, non è finita tra di noi e tu lo sai, ma non ti importa. Non pensi che io sia un pericolo, fintanto che Seijuro è muto, nella prigione silenziosa della sua stessa mente, e lascia che sia tu a fronteggiare le aspettative che la sua famiglia ha riposto –imposto– in lui.
La prima volta che mi accorsi quali fossero le conseguenze, per Akashi-kun, dell’essere meno che perfetto, fu scioccante.
Akashi è il ragazzo dai capelli rossi che mi ha insegnato ad essere un’ombra, è il capitano della Generazione dei Miracoli, è il giocatore migliore che io abbia mai visto compreso Aomine. Allora perché è seduto per terra, in piena notte, nello spogliatoio, con le ginocchia tra le braccia?, perché trema e singhiozza come un bambino?, perché ha paura e non ha un posto dove tornare?
Perché è stato meno che perfetto, nessuno è venuto a prenderlo questa mattina. Non gli è permesso portarsi soldi dietro, la sua famiglia non vuole che lui corra il rischio di essere rapinato, e casa sua è fuori città. Se anche percorresse quei chilometri e arrivasse al cancello dopo chissà quante ore, lui sa che non gli verrà aperto.
Perché è stato meno che perfetto, oggi lui non è più un Akashi.
“T-Testuya…cosa sono allora?” sussurra contro la mia spalla mentre io, inginocchiato a terra davanti a lui, lo abbraccio con tutta la forza che queste mie braccia mingherline posseggono.
Non esito.
“Sei Seijuro.” dico, “E puoi dormire da me tutte le volte che vuoi.”
Mi irrigidisco quando Akashi lascia la sua posizione di marcatore di Kagami per venirmi incontro, approfittando del time-out tecnico chiamato dall’arbitro quando il nostro numero 10 ha sbattuto di nuovo la testa contro il canestro, nonostante tutti noi pensassimo che avesse finalmente imparato a calibrare la sua forza. Non so cosa il capitano del Rakuzan voglia da me, ma sono quasi certo di non essere nemmeno interessato a sentirlo.
Questo non è il mio amico, non è il ragazzo che conosco io. Questo è l’Imperatore, questo è l’Akashi da cui Seijuro si è lasciato soffocare pur di non deludere la sua famiglia facendosi battere da Murasakirbara, un subalterno rivoltoso. Questo è un mostro senza pietà che io non conosco né voglio conoscere. E ho paura che sia qualcosa che io non posso fermare.
 
I know nothing of your kind,
and I won’t reveal your evil mind.
Is it over yet? I can’t win.
 
Scuoto la testa, maledicendomi da solo. Non mi fermerò così, non posso arrendermi ora. Seijuro non l’avrebbe fatto, per me.
Lo abbraccio forte e poso il mento sulla sua spalla, così che lui non possa vedermi il viso arrossato e gli occhi lucidi. Il suo corpo esausto crolla abbandonato sul mio mentre entrambi ansimiamo, e non per un allenamento di basket.
Quanto è che va avanti così? Almeno tre mesi. I miei lo sanno, sono felici per me e vogliono bene a Seijuro. La famiglia Akashi non ne ha idea e mai dovrà averne, per questo nemmeno il resto della Generazione dei Miracoli lo sa. Forse solo Midorima ha intuito qualcosa, ma è troppo educato per rivelare la nostra bugia.
“Tetsuya…” mormora.
“Akashi-kun?” chiedo, confuso.
Il suo corpo trema quando lui ride.
“Non mi chiamerai mai per nome?”
Scrollo le spalle, ma mi devo sforzare per non sorridere.
“Chissà…”
E adesso lo chiamerei assolutamente per nome, anche mille e duemila volte, ma lui non c’è. È dentro quella testa, rannicchiato come un bambino, spaventato, e l’Imperatore abusa del suo corpo e del suo aspetto per essere ciò che la famiglia Akashi vuole. Ciò che Seijuro non sarebbe mai voluto diventare, ma che Murasakibara ha accidentalmente risvegliato.
“Un’ultima volta, Tetsuya.”
Sobbalzo, tornando con la mente al campo, quando la voce di Akashi mi chiama. Incrocio i suoi occhi e non ho idea di cosa stia parlando, ma tutti ci stanno fissando adesso, perché c’è qualcosa nel viso dell’Imperatore che mi fa tremare un po’ di più.
“Cosa?” chiedo.
L’Imperatore sorride, massacrando il suo viso in un’espressione maleficamente contenta.
“Un’ultima volta, Tetsuya…” si avvicina tanto che i nostri petti quasi si toccano, piega il busto in avanti venendo con il viso accanto al mio come quando mi abbracciava nel mio letto e porta le labbra al mio orecchio perché solo io possa sentirlo. Ho un brivido, non di paura, anche se so che questa personalità è quella pericolosa. E io più di tutti so quanto. “Un’ultima volta, sacrificati per me.”
 
So sacrifice yourself
and let me have what’s left.
I know that I can find
the fire in your eyes.
I’m going all the way:
get away, please.
 
 
I miei occhi si sgranano, ma l’Imperatore non si ferma.
“Quante volte l’hai fatto, Tetsuya? Quante volte hai messo me al di sopra di tutto il resto? Hai accettato di vivere nell’ombra, di essere dimenticato da tutti, di diventare invisibile agli occhi del mondo fino al punto che la gente nemmeno si ricorda della tua esistenza…solo per me, perché te l’ho chiesto io, perché avevo bisogno di un’ombra per far risaltare tutte le nostre luci. Quante volte sei rimasto in palestra per ore, dopo la fine dell’allenamento, nascosto nello spogliatoio perché nessuno ci vedesse assieme e spettegolasse, ad aspettare che io finissi di fare ciò che dovevo e venissi da te? E poi le notti in cui hai diviso il letto con me prendendo la metà vicina alla finestra nonostante sapessi che la luce dell’alba ti avrebbe svegliato alle sei del mattino, le lenzuola rimanendo a gambe nude quando mi rigiravo nel sonno, il tuo corpo lasciando che fossi sempre io a decidere come, dove e quando… Ti sei sacrificato per me così tante volte, puoi farlo ancora una, no?”
Mi costringo a non mostrare alcuna emozione, nonostante mi senta morire. Non sono tanto tutti gli sguardi addosso a ferirmi, ma il fatto che l’Imperatore abbia preso anche tutto questo, i momenti e i segreti e le emozioni che avrebbero dovuto essere solo mie e di Seijuro.
“Fallo per me ancora una volta…” sussurra lui nel mio orecchio, aprendo la bocca e scandendo le parole così tanto che le sue labbra e la sua lingua mi toccano il lobo ad ogni parola, facendomi irrigidire per il disgusto. Questo non è Seijuro. “Perdi.
 
You take the breath right out of me.
You left a hole where my heart should be.
You’ve got to fight just to make it through,
‘cause I will be the death of you.
 
“Mai.”
La mia risposta è immediata, le mie mani si stringono a pugno, e l’Imperatore indietreggia un attimo per fissarmi bene in viso, piegando un po’ la testa di lato come confuso da ciò che ho detto.
“Prego?” chiede.
“Mai.” ripeto, fissandolo con durezza. “Tutte quelle cose, le ho fatte per Akashi-kun e lui non mi avrebbe mai chiesto una cosa del genere. Perciò, mai.”
Gli occhi dell’Imperatore si assottigliano, il suo sguardo di sangue ed oro mi trapassa, ferendomi e uccidendomi, ma io non indietreggio. Non posso. Amo troppo Seijuro per farlo.
“Ti concedo” la voce è fredda, “un’ultima possibilità per rimangiarti questa insolente risposta. Tu non vuoi che io mi arrabbi, vero Tetsuya?”
Una parte di me, quella paralizzata al mio primo vero scontro con l’Imperatore, dopo la scomparsa di Akashi-kun, trema di paura, ma non voglio che lui lo veda.
Il dolore che ho provato quella volta è un ricordo nitido nella mia mente.
 
This will be all over soon.
Pour salt into the open wound.
Is it over yet? Let me in.
 
“Smettila, smettila, smettila! Akashi, smettila! Non sono sicuro di cosa stia succedendo, ma devi smetterla di fare così!”
L’Imperatore fissa con disappunto la mano che gli stringo attorno all’avambraccio, ma non si muove. L’ho trascinato fuori dalla palestra quando mi sono accorto che solo io e Midorima ci eravamo presentati all’allenamento. Anzi, quando mi sono accorto che solo io e Midorima ci eravamo presentati all’allenamento e Akashi mi aveva proibito di andare a cercare Aomine per costringerlo a venire con noi.
“Non capisco di cosa tu stia parlando…” commenta, atono.
“Non puoi lasciare che la squadra vada in pezzi così!” mi oppongo, scuotendo la testa, “Non puoi farlo!”
Lui sospira.
Un gesto brusco e perdo la presa sul suo corpo. Sbatto le palpebre una volta e la mia schiena cozza contro il muro del vicolo accanto alla palestra. Le mani di Akashi stringono i miei polsi bloccandoli ai lati della mia testa e i suoi occhi mi fissano con rabbia.
“Nessuno ha il diritto di dirmi cosa posso o non posso fare.” sibila, poi avvicina il volto al mio, “Tantomeno la mia sgualdrina.”
 
So sacrifice yourself,
and let me have what’s left.
I know that I can find
the fire in your eyes.
I'm going all the way,
get away, please.
 
Una parte di me, muore in quel momento, con quella frase.
Un’altra, realizza che c’è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo.
I polsi mi fanno male, la presa di Akashi è davvero troppo forte, e dopo un attimo perdo il nostro confronto di sguardi perché il dolore mi fa chiudere gli occhi e un verso mi scappa per il male.
Akashi ride.
“Adoro sentirti gemere…” dice.
 
You take the breath right out of me.
You left a hole where my heart should be.
You got to fight just to make it through,
‘cause I will be the death of you.
 
Scuoto la testa, tornando al presente per null’altro che fuggire al ricordo dei terribili minuti che sono seguiti e all’idea, ancora peggiore, di ciò che sarebbe potuto accadere se Midorima non fosse uscito a cercare Akashi.
Quando sono tornato a casa, quella sera, avevo un livido enorme sulla guancia sinistra e cerchi violastri attorno ai polsi; tremavo e avevo le lacrime agli occhi. Avevo capito che quello che avevo davanti non era più l’Akashi che conoscevo. O forse l’avevo solo accettato, perché una parte di me se n’era resa conto molto tempo prima. E faceva un male cane, dentro, nel profondo, dove c’era più buio e il senso di tradimento poteva colpire meglio alle spalle, ai punti deboli, lì dov’ero più fragile. Dopo aver ferito Ogiwara avevo deluso Akashi e tutto era semplicemente… troppo.
Sfuggii alle domande dei miei implorando pietà almeno a loro, mi chiusi in camera, dormii abbracciato al cuscino che usava sempre Akashi quando dormiva da me e al mattino lasciai che mia madre coprisse il viola sul mio viso con il suo fondotinta. Notai con distaccamento che la mia pelle pallida e fioca era della stessa tonalità della sua, ma non sembrava splendere come quella di lei, lei che sembrava una stella caduta sulla terra per errore. Quel mattino andai in palestra, presi la mia roba dal mio armadietto e consegnai il borsone con la divisa della squadra all’allenatore.
La Winter Cup era comunque finita, il coach non mi chiese nemmeno perché stessi mollando a poco dalla fine. Nessuno dei ragazzi della Generazione dei Miracoli si accorse di ciò che avevo fatto fino all’ultimo giorno, nessuno tranne Akashi ma nemmeno lui venne a dirmi qualcosa.
-Una volta che ti sei rivelato inutile, la Teiko ti lascia indietro senza rimpianti.- era una sorta di motto di corridoio che girava in scuola. Lo capii davvero solo quel giorno.
 
I’m waiting,
I’m praying,
realize,
start hating.
 
Fisso di nuovo l’Akashi che ho davanti adesso e i suoi occhi sono così gelidi che temo di nuovo la sua mano contro il mio viso, pur sapendo che non potrebbe mai schiaffeggiarmi davanti a tutti visto che siamo in campo.
Lui però, a sorpresa, sorride. In un modo che mi spaventa.
“Lo sai che non mi importa quello che vuoi, vero?” dice con la voce sempre bassa, vellutata, “Se non perderai di tua spontanea volontà, sarò comunque io a farti a pezzi.”
Stringo le mani a pugno.
“Questo è ancora da vedersi.” ribatto istintivamente.
L'Imperatore scuote la testa e si volta, tornando verso la sua metà campo come se non fosse successo niente. Io resto fermo a fissarlo allontanarsi.
“Ohi, Kuroko,” la voce di Kagami mi arriva come da un baratro profondo, però riesce a raggiungermi a sufficienza per farmi voltare la testa verso di lui, che a sua volta fissa la schiena di Akashi, “che cosa voleva?”
Un sorriso amaro prova a prendermi le labbra, ma il mio viso è ormai abituato a sopprimere questi movimenti mossi dalle emozioni.
“Le solite cose da Generazione dei Miracoli.” rispondo, senza mentire ma omettendo una parte della verità, “Ha detto che ci sconfiggerà.”
Kagami sorride, in quel suo modo quasi malefico di quando si trova davanti un avversario formidabile e abbastanza arrogante da fargli venire una voglia matta di vincere.
“Si dimenticano tutti che anche tu sei uno di loro, eh?” scherza, poi allunga un pugno verso di me, “Andiamo a ricordargli che anche noi abbiamo la nostra fettina di miracolo.”
Sorrido appena, me lo concedo, poi batto il pugno contro il suo e annuisco una volta sola, determinato.
Imperatore Akashi, mi riprenderò Seijuro, non importa quale sia il prezzo.
 
You take the breath right out of me.
You left a hole where my heart should be.
You got to fight just to make it through,
‘cause I will be the death of you.



 

Canzone che inframezza il capitolo: "Breath" dei 'Breaking Benjamin'.




 
Faccio una premessa piccola piccola: io ADORO il pairing AkashiXKuroko. Con tutto il cuore. Mi sembrano adorabili, perfetti per stare assieme, quindi spiacente ma non credo che vedrò mai bene Aomine (lui sta con Kise, ovviamente v.v) o Kagami con il nostro piccolo fantasma.
Questo detto, io DETESTO l'Imperatore, ossia l'altra personalità di Akashi, quella antipatica e drogata di vittoria e con grossi problemi di socializzazione (no, davvero, le forbici?!). So apprezzare alcuni sprazzi della sua personalità, ma solo a piccolissima dosi e finché questo tiene le sue zampacce giù dal mio piccolo, dolce e tenero Testu.
Sono profondamente convinta che, se solo l'Imperatore non fosse emerso, Akashi e Kuroko sarebbero rimasti insieme, punto.
Snocciolinate tutte le mie convinzioni da fangirl con gli occhi a cuoricino, come avete intuito questa storia implica una relazione AkaKuro ai tempi della Teiko ed è da vedersi ambientata intorno al capitolo 260 circa del manga (possibile?, non ho controllato quindi non sono sicura...) poco prima che (SPOILER PER CHI NON AVESSE ANCORA LETTO GLI ULTIMI CAPITOLI ->)  Kuroko e Kagami iniziassero a bloccare Akashi usando i Quite Emperor Eyes di Kuroko (quanto amo quel ragazzo! <3) .
Boh, non so che altro dirvi se non che non ero sicura se considerare questa storia una Shonen-ai (sono su un campo di basket sotto gli occhi di migliaia di persone, non è che possano proprio darci dentro come conigli, su!) o una Yaoi (perché in effetti c'è l'accenno a quel che i due facevano alle medie) perciò nel dubbio le ho segnate entrambe...
Che altro dire, io LO SO che ho tanto da fare, tante storie da continuare, tanti capitoli da scrivere, tanto da sbrigare, però questa storicciuola era lì, piccolina, tenera e indifesa, senza pretese, corta, già scritta per metà... Andiamo, voi che avreste fatto?! ;)
Come al solito, grazie a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere (la storia e ancora di più a chi ha addirittura avuto il fegato di leggere tutte le Note Autrice, complimenti!) e a presto!
Ciao ciao!
Agapanto Blu
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Agapanto Blu