Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Little_Lotte    26/06/2014    4 recensioni
Essere l'ultimo di una numerosissime serie di fratelli non è certamente una passeggiata per un ragazzino particolarmente fragile ed emotivo come Hans... E se fossero stati proprio i suoi stessi fratelli, con il loro atteggiamento, a trasformare il piccolo principe nel cattivo spietato che conosciamo noi?
[ DAL TESTO: " - Herman? Hey, Herman... Guardami, guarda che cosa ho costruito! -
Silenzio.
Mio fratello continua a guardarsi intorno come se niente fosse, come se la mia voce gli fosse passata completamente inosservata, un flebile alito di vento sufficiente a malapena a turbarlo, di certo non ad attirare la mia attenzione. " ]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hans
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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              Il
                  Numero
                 
                                   Uno





- Herman? Hey, Herman... Guardami, guarda che cosa ho costruito! -

Silenzio.

Mio fratello continua a guardarsi intorno come se niente fosse, come se la mia voce gli fosse passata completamente inosservata, un flebile alito di vento sufficiente a malapena a turbarlo, di certo non ad attirare la sua attenzione.

Ritento.

- Herman? Herman, guarda: ho costruito questa spada da solo, con le mie mani! Non trovi che sia stato davvero bravo? -

Herman a malapena riesce a muovere un muscolo, troppo assorto nei suoi pensieri da prestare minimamente attenzione alle mie parole; incerto se ritentare o meno mi prendo appena qualche secondo di tempo per riflettere, ma prima ancora di poter aprire bocca e prendere fiato mio fratello si allontana ed abbandona la stanza, lasciandomi completamente solo in mezzo a quell'immenso salone vuoto.

Io abbasso tristemente lo sguardo ed emetto un leggero sospiro, che dentro al mio petto e alla mia gola risuona con la stessa carica ed impetuosa intensità di un vero e proprio ciclone.

Dovrei esserci abituato, mi dico.

Vivo dentro a quell'enorme castello da tredici anni e ormai dovrei aver imparato a convivere con l'indifferenza e la freddezza dei miei fratelli, non dovrei sorprendermi più di tanto nel ricevere simili trattamenti.

Qualche volta, tuttavia, mi piacerebbe che le cose andassero diversamente.

Non è facile essere il più piccolo di dodici fratelli, dodici splendidi principi destinati alla grandezza, costantemente elogiati e riveriti da ogni singolo abitante di questo regno – compresi mio padre e mia madre – ed apparentemente incapaci di ricordarsi che anche io faccio parte di questa famiglia.

Il piccolo Hans, principe delle Isole del Sud.

A nessuno importerà mai realmente di me: sono così piccolo, così insignificante, e non diventerò mai forte ed importante come il resto dei miei fratelli.

Mi piace pensare di essere all'altezza di tutti gli altri, di avere le loro stesse potenzialità e il loro stesso diritto di affermarsi, ma non sono uno stupido; nonostante la mia giovane età, ho imparato fin troppo presto ad accettare il mio infelice destino e per quanto amaro esso possa essere, non c'è davvero niente che io possa fare per cambiare il corso delle cose.

Se solo riuscissi a mettere a tacere il mio continuo desiderio di approvazione! Se solo riuscissi a sedare le mie ambizioni, a zittire quella vocetta petulante che nella mia testa continua a ripetermi “Puoi farcela Hans, dimostra loro che sei assolutamente alla loro altezza e che non hanno un bel niente per cui rimproverarti”.

A volte mi chiedo come ci si debba sentire ad essere il primo della lista, la persona più importante, colui che non deve nascondersi in mezzo alla folla e chinare mestamente il capo in segno di umiltà, colui che non ha alcun timore di avanzare a testa alta ed affermare con estrema sicurezza “Io sono il numero uno”.

Il numero uno.

Continuo a ripetere quelle semplici paroline nella mia testa, chiudo gli occhi ed inspiro profondamente come a voler ricercare in esse la mia intera essenza, il mio alito di vita, tutto ciò per cui ho sempre faticosamente lottato e che non smetterò mai di ricercare fino alla fine dei miei giorni.

Essere il numero uno... Il numero uno... Il numero...

- Hans, che cosa ci fai qui dentro?! Perché non sei in camera tua, chi ti ha dato il permesso di venire qui dentro? -

Sobbalzo.

Una voce alle mie spalle cattura la mia attenzione e per un attimo abbandono i miei pensieri e mi volto alla scoperta di quel fastidioso seccatore.

- Henrik! - esclamo in tono sorpreso, mentre il maggiore dei miei fratelli si avvicina a me con fare quasi minaccioso – Non pensavo di darti fastidio, io... Guarda, ho costruito questa spada di legno tutto da solo! -

Sollevo il mio piccolo trofeo e lo mostro orgogliosamente ad Henrik, con l'ingenua speranza che il mio duro lavoro venga finalmente apprezzato come si deve, ma tutto ciò che ricevo in cambio è un'occhiata sprezzante e rigonfia di superiorità, quell'unico sguardo con cui i miei fratelli ritengono opportuno rivolgersi al sottoscritto.

- Non puoi stare qui, Hans. - rispose a denti stretti – Non mentre ci sono io, ho da fare e la tua presenza mi disturba. -

- Non ti darò alcun fastidio, te lo prometto! - rilancio io, in tono quasi lacrimoso, alzandomi in piedi per fronteggiare al meglio l'arroganza di mio fratello – Per favore Henrik, non farmi andare via: fuori sta piovendo a dirotto ed io non posso andare ad allenarmi con la mia spada! In questa stanza c'è tutto lo spazio che mi occorre e ti assicuro che non ti accorgerai neanche che sono qui. Per favore, Henrik... Per favore. -

Henrik mi osserva con aria di sufficienza e mi si avvicina lentamente, posando infine il suo sguardo sull'arma di legno che tengo fra le mani. I miei riflessi non sono abbastanza rapidi e lui riesce così a sottrarmela senza difficoltà alcuna, dirigendosi a passo svelto dal lato opposto della stanza. Io vorrei andargli dietro ma sono come paralizzato, incapace di muovere anche un solo muscolo nella sua direzione.

- Così sei stato tu a costruirla, Hans? - domanda Henrik, rigirandosi la mia spada fra le mani senza un briciolo di accortezza - Veramente? -

- Ridammela, Henrik. - strillo io, riuscendo a muovere appena un paio di passi verso di lui – Ci ho messo un sacco di tempo a finirla, adesso la rivoglio! -

Un sorrisetto diabolico si fa lentamente strada lungo le labbra di Henrik, facendomi letteralmente rabbrividire, e prima ancora che io abbia il tempo di accorgermene mio fratello afferra la spada da entrambi i lati e con un gesto secco e violento la spezza a metà, facendo cadere a terra i pezzi davanti al mio sguardo impotente.

Mi mordo con forza il labbro per impedirmi di piangere.

Henrik, a quel punto, raccoglie da terra le due estremità della mia spada e me le porge con fare sprezzante, rivolgendosi a me con un ennesimo sguardo superbo.

- Perché tanto affatto, Hans? In fin dei conti, sappiamo entrambi che non ti porterà mai da nessuna parte. -

Io non trovo il coraggio di rispondere ed afferro velocemente quel che resta della mia spada, precipitandomi in fretta il più lontano possibile da lui.

- Bravo Hans, vattene via. - la voce di mio fratello riecheggia persino dai corridoi, mentre scendo affannosamente quelle ripide scale – Del resto, a nessuno importa realmente che tu sia qui. -

Per quanto veloce io possa correre non è comunque abbastanza da non permettere alle dure parole di Henrik di raggiungermi e persino quando trovo rifugio nella mia stanza la sua voce riecheggia ancora imperterrita nella mia testa, come una fastidiosa cantilena senza fine; mi rotolo sul materasso, tappandomi le orecchie e mormorando frasi sconnesse e senza senso, ma quelle parole sono ancora lì, rimbalzano fra le pareti del mio cuore e del mio cervello, non accennano a volermi lasciare in pace.

Se potessi confutarne la veridicità forse potrei anche lasciarmele scivolare addosso, ma non ci riesco, perché in fin di conti è proprio questo che sono io: il principe Hans, l'eterno indesiderato; il numero zero, l'ultimo della lista, lo scarto della famiglia reale.

Che io esista oppure no, questo non importa a nessuno.

“Ma un giorno sarà diverso, lo so. Un giorno dimostrerò a tutti quanto valgo davvero e a quel punto si pentiranno di avermi trattato per tutti questi anni come un insetto.”

Mi porto lentamente una mano al petto ed ascolto il mio cuore battere forte, come al ritmo di un migliaia di tamburi di guerra; il mio respiro è affannoso, la testa affollata da un marasma di emozioni e di pensieri.

So che un giorno riuscirò a riscattarmi.

Un giorno non molto lontano i miei sforzi e le mie ambizioni verranno finalmente premiate ed io smetterò di essere invisibile, nessuno oserà più mettermi in disparte e tutti quanti riusciranno infine a vedermi per ciò che sono veramente.

Non sarò più l'ultimo, no.

Un bel giorno, non troppo lontano, anche io scoprirò che cosa significa realmente essere il numero uno.

 


N.d.A: Lo so, Hans sembra un personaggio fin troppo banale per meritare un approfondimento simile, ma dal momento che il contest al quale avevo partecipato richiedeva la scrittura di una storia che avesse come protagonista un "cattivo Disney", non ho potuto fare a meno di far lavorare la mia fantasia in favore di Hans.
Non che mi piaccia particolarmente - o forse sì, in effetti... Altrimenti perchè sceglierlo come mio protagonista - ma in un certo senso, credo che avere una maggiore conoscenza del suo passato potrebbe spiegare molto meglio il perchè abbia deciso di giocare a fare lo spsicopatico con la regina e la principessa di Arendelle! Andiamo, i 12 fratelli che lo hanno sempre fatto sentire insignificante, la paura del rifiuto, la costante sensazione di essere l'ultima ruota del carro... E' puro oro, per quanto mi riguarda! Non sono una grande amante dei personaggi che sono cattivi per puro sport, ma quelli tormentati e pieni di sofferenza mi fanno impazzire... E allora perché non dare anche ad Hans un simile background?

Fatemi sapere che ne pensate. :) Un bacio.
  
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