Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: lulaan    27/06/2014    1 recensioni
Anche stare nel posto più pregno di bei ricordi fa male, fa pensare, fa dubitare. Stavo di certo compiendo il gesto più vigliacco, ma è in parte quello che avevamo deciso, e qualcuno questo primo passo doveva pur farlo. Andare via, e se fosse stato possibile farlo dopo averlo pensato per la prima volta sarebbe stato meno doloroso.[..] A detta di tutti lui è perfetto, o così sembra. Sembra. Ma è ben noto che ognuno ha i propri difetti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche stare nel posto più pregno di bei ricordi fa male, fa pensare, fa dubitare. Stavo di certo compiendo il gesto più vigliacco, ma è in parte quello che avevamo deciso, e qualcuno questo primo passo doveva pur farlo. Andare via, e se fosse stato possibile farlo dopo averlo pensato per la prima volta sarebbe stato meno doloroso. Quando una settimana fa ci ho pensato per la prima volta. Era una di quelle notti in cui ti senti sola al mondo. Come se altri sette miliardi di persone fossero il nulla tutto intorno. Quelle sere in cui riesci solo ad autocommiserarti, in cui ti rannicchi, cerchi di darti conforto che non trovi da nessuna parte. “E’ una di quelle serate, passerà.” Mi sono ripetuta per ore, fino a quando Morfeo è venuto a farmi compagnia. Mi ha abbracciato, mi ha fatto dimenticare. Dopo sei ore mi ha lasciato, anche lui, e il pensiero è tornato lì, al suo posto. Senza una piega, che non puoi ignorare, che ti fissa, ti pietrifica: andare via. Fosse stato possibile farlo dopo averlo pensato per la prima volta sarebbe stato meno doloroso. I giorni successivi sono stati un tormento. Non mi sono curata di me stessa, fissavo un insieme di pixel impossibilitata a lavorare. A tracciare dei vettori, a colorare una forma, a sfumare dei contorni. Niente. Per cinque giorni non sono esistita. Laptop collegato alla presa più vicina al letto, perennemente sfatto, perennemente occupato da un essere che poco aveva somiglianze umane. Cosa aspettare, ancora? Che lui torni? E per dire cosa? Che la stabilità che vuoi tu non la desidera? A detta di tutti lui è perfetto, o così sembra. Sembra. Ma è ben noto che ognuno ha i propri difetti. Tre mesi di lavoro ridimensionato e lontano dal mio ufficio per cosa? Per qualche week-end passato assieme in una città che odio? Sono sempre stata dell’idea che in ogni tipo di rapporto sociale bisogna dare fino allo sfinimento. Offrirsi in tutto, sbagliare, avere ragione. Avere le carte in regola. E io ho dato tanto, senza che mai mi tornasse indietro niente. Sono ormai tre i mesi che vivo da sola a New York, nella perenne attesa che possa tornare dal set. Una scelta azzardata, stupida. Una scelta fatta da due persone che provano il tutto per tutto pur di rimanere assieme. Mancano sette giorni alla fine delle riprese, eppure me ne vado adesso. In due secondi la chiamata dal cellulare è già partita.  «Risponde la segreteria telefonica… » Sospiro. «Ehy Tom, ti chiamavo per avvisarti che entro oggi torno a Londra. Lascio le mie chiavi al portiere. » Riaggancio. Sterile. Inumana. I sensi di colpa mi pervadono, sento un connubio di cattive emozioni banchettare con il mio marcio. Afferro il primo pezzo di carta che ho sotto tiro, come se fargli trovare qualcosa scritto possa dargli alcun tipo di sollievo:  –Mi dispiace- .
  
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