Run
Reid era
distrutto.
Era appena
andato nell’edificio dove curavano sua madre. Purtroppo
invano.
Era morta
la sera prima.
Andò
al
lavoro depresso e stanco, ma non lo diede a vedere, cercando di
recitare il
meglio possibile. Tutti se ne accorsero, ma nessuno lo sapeva.
Reid stava
alla sua postazione controllando diverse cartelle facendo finta di
lavorare, e
Morgan lo notò. Non gli piaceva quel Reid.
“Hei,
stai
bene?” chiese con un grande sorriso, non però
ricambiato, reid non lo stava
nemmeno guardando in faccia.
“..si…”
quel “Si” non era molto convincente, apprese
Morgan. Ma decise di indagare sul
giovane ancora un altro po’:
“Non
mi
pare. E’ successo qualcosa?” Domanda inutile.
Certo, che era successo qualcosa.
“Davvero,
non ti devi preoccupare.” Insistè il ragazzo, non
era però testardo quanto il
nero.
Si fiutava
a 30 KM di distanza che Reid aveva un problema.
“
Reid, ci
conosciamo da molto.” Continuò
“Avanti.”
Sollevò
per
qualche secondo la testa. Tanto, se gli’e l’avesse
detto… una fitta al cuore.
Provava reid quando pronunciava il suo nome.
“Mia
madre….è
morta ieri sera.” Morgan restò con la bocca semi
aperta.
Mi dispiace
era troppo patetico, e Reid lo sapeva benissimo. Si alzò e
se ne andò di corsa.
Morgan era troppo perso nei pensieri per capire dove stava andando.
Corse.
Corse a perdifiato,nemmeno lui sapeva dove andava. Stava salendo le
scale.
Pensò che l’aria sul terrazzo gli facesse bene.
Un’idea gli balenò per la
testa. Un’idea terrificante.
Il sudore
colava piano sulla sua tempia destra, mentre andava ad avvertire la
squadra
dell’accaduto. Non gli aveva detto di non dirglielo, e non
voleva che
succedesse lo stesso di Gideon, andandosene. Già era stato
doloroso per lui
veder andare via Gideon, figuriamoci Reid.
“JJ!
Dove
sono gli altri? Avvertili subito, vi devo dire una cosa
importante.”
La ragazza
restò un attimo ad assimilare le parole, poi
annuì:
“Ok,
telefono Reid…”
“No!”
Morgan tendette una mano, ma poi la ritirò “Tutti
tranne lui.”
JJ
obbedì,
con le sopracciglia aggrottate.
C’era
poco
vento, ma era tramonto, il panorama era stupendo. Quel palazzo aveva
più di 20
piani, ed il sole aveva un colore roseo.
I suoi
lunghi capelli ricevevano leggerissime scosse dall’aria, e
intuì che, essendo
sudato, avrebbe preso il raffreddore. Se ci fosse arrivato a domani.
Se fosse
riuscito a superare l’ennesima fottuta sfortuna.
In tutta la
sua vita non aveva avuto un giorno normale, felice. Doveva sempre
accadere
qualcosa.
Rise. Come
non aveva mai riso prima.
Si mise in
ginocchio per trattenere le risate, e alcuni dell’ultimo
piano potevano anche
udire quelle risate.
Che presto
si trasformarono in lacrime.
I ricordi
di quando aveva pianto così forte, così a lungo
erano lontani anni luce.
Quelle
lacrime rappresentavano tutti gli anni in cui aveva sofferto. E le
risate gli
anni in cui era stato felice. Per questo smisero presto.
10 minuti
dopo erano tutti nella sala riunioni, meno che reid, e Garcia, che era
collegata ad un pc portatile messo sul tavolo.
“Allora,
sai novità su un nuovo caso?”
“No.
Riguarda Reid.”
Tutti
rimasero in silenzio, così Morgan continuò:
“Oggi
gli
ho chiesto che aveva..e dopo un po’ mi ha confessato che sua
madre è morta ieri
sera.”
Hotch si
torturò il mento sospirando, mentre JJ rimase ferma, un
po’ paralizzata.
“Allora
cosa possiamo fare?” Intervenne Rossi, sedendosi.
“Bhè,
forse
Reid potrebbe…” Prentis lo disse con un filo di
voce, e tutti capirono al volo
cosa intendeva. Morgan la scartò subito come ipotesi, senza
pensarci un attimo.
“Credo
che
magari potrebbe avere un po’ di ferie”
Sussurrò
hotch poco convinto. Non lo avrebbe certo fatto stare meglio, a Reid
non
interessavano le ferie. Anzi, il lavoro lo distraeva dai problemi reali.
“Non
so se
possiamo fare qualcosa, volevo solo informarvi.”
JJ lo
guardò come a dire “Hai fatto bene”.
La frase di
Prentiss si diffuse piano piano nelle menti di tutti i presenti.
Morgan
strinse i pugni. No, non poteva farlo. Non ne aveva il diritto.
Fece
qualche passo in avanti verso il bordo, senza avvicinarsi troppo.
Bastava solo
qualche altro passo…
E avrebbe
finito di soffrire. Era un gesto egoista, lo sapeva. Sorrise.
Ne aveva
incontrate di persone egoiste, tante.
Gideon? No,
aveva agito secondo al cuore.
Lasciandogli
una lettera, una fottutissima lettera. Aveva agito bene?
Avrebbe
anche lui dovuto lasciare una lettera a tutti quelli che abbandonava?
Quanto
dolore avrebbe fatto provare agli altri?
Avrebbero
provato lo stesso dolore che aveva provato lui quando Gideon se ne era
andato?
Sarebbe
tornato prima o poi? A scusarsi, ad abbracciarlo.
Un altro passo.
Avrebbero
capito, dopotutto, erano le menti più intelligenti del mondo.
Un altro passo.
Anche lui
era intelligente, e stava commettendo qualcosa di stupido.
Si
fermò
sul bordo, sussultando leggermente per un colpo di vento insolito.
Un
presentimento percorse la schiena di tutti quanti, e Morgan si
fiondò verso la
porta senza dire niente, seguito da tutti gli altri.
Chiuse gli
occhi, come se avesse paura di guardare la morte in faccia. Sarebbe
stato
indolore? Dopotutto, poteva anche usare la pistola…
Le scale
sembravano infinite, facendo cadere gocce di sudore per tutta la testa.
L’ansia
cresceva di secondo in secondo, insieme alla paura.
Solo un passo e sarebbe
finito tutto. Avrebbe
raggiunto sua madre,e, chissà, forse anche suo padre. Non
avrebbe mai più visto
Morgan, né Gideon, né tutta la squadra.
Cos’era peggio?
Ad un
tratto il suono della porta del balcone scaraventata a terra lo fece
sobbalzare, ma non perdette l’equilibrio.
“Reid!
Allontanati dal bordo, è pericoloso!” La voce di
Morgan.
Aveva detto
una cosa stupida. Come se fosse un bambino che gioca col fuoco.
Distratto. Sapeva benissimo cosa stava
facendo.
“Ti
prego,
Reid! Non lo fare!”
Stavolta la
voce di JJ, aveva un tono supplicante, come se stesse per piangere. Ma
Reid non
li stava ascoltando.
Ormai era
già morto. E se si fosse lasciato cadere a peso morto non
avrebbe dovuto fare
nessuno sforzo.
“Spencer!”
Reid
schiuse gli occhi e sussultò. Quella
voce…impossibile. Si voltò per essere
certo, e, si, Gideon.
Era molto
più vicino a lui di tutti gli altri, sorpresi quanto lui.
“Sono
tornato.”
La reazione
giusta era di allontanarsi dal bordo e di abbracciarlo. No, Reid rimase
nella
stessa posizione, incosciente delle lacrime che stava versando.
Gideon fece
qualche altro passo avanti, sicuro che Reid non muovesse un muscolo.
Non si
mosse. Era paralizzato. Dopo 2 anni, era tornato, come se non fosse
successo
nulla. Le emozioni che provava erano tantissime. Tristezza, rabbia con
quell’uomo,
che lo aveva lasciato solo. Paura di morire. Amore. Verso un parente,
come un
padre. Verso Gideon.
Gideon fece
un altro passo, trovandosi a 2 metri di distanza dal ragazzo.
“Tu…”
riusci a dire reid. Lo disse con odio e affetto contemporaneamente, ma
poi
assunse la faccia dominata dalla rabbia.
“Mi
hai
lasciato!” Urlò infine arrabbiato, con tutto il
fiato che aveva. Tutti nella
squadra sobbalzarono, incoscienti che ci fosse una parte in quel
ragazzo capace
di mostrare tanta rabbia. Tutti tranne Gideon.
Sapeva di
doverlo lasciare sfogare, perché era quello che avrebbe
dovuto fare tanto tempo
fa. Troppo a lungo aveva contenuto le emozioni, e adesso era come una
bomba:
“ Con
una
stupida lettera! Hai agito da….” Reid non poteva
credere a quello che stava per
dire:
“Stronzo
egoista!”
Morgan era
con la bocca spalancata, mai aveva sentito uscire da quella bocca
parole di
quel tipo. Mai.
“Hai
ragione.” Rispose calmo Gideon con la sua voce piana. Hai assolutamente ragione.
“Non
puoi….ritornare
e mettere a posto le cose come se non fosse successo niente!
E’ successo di
tutto in tua assenza. Non puoi farlo. Non ne hai il diritto!”
Finì poi facendo
scendere una terza lacrima. Era ancora sul bordo del palazzo, e bastava
una
leggera spinta a farlo cadere, fragile com’era.
“Hai
assolutamente ragione.” Ripetè Gideon, aspettando
che facesse qualcosa. Reid
girò un piede e si ritrovò di nuovo davanti alla
visuale un celo pieno di
stelle.
Non si era
accorto che Gideon aveva fatto qualche altro passo, e adesso stava a
meno di un
metro da lui. Bastava allungare il braccio….
Reid
abbassò la testa e poi la gir verso di Gideon, che si
fermò all’istante. Lo
sguardo che ricevette lo congelò per qualche attimo. Poi
fece un altro passo.
Reid
allungò il piede verso il vuoto, ma prima che potesse
concludere due braccia
salde lo afferrarono da dietro e dolcemente lo allontanarono dal bordo.
Reid
prima cercò di liberarsi, inutilmente, poi fu avvolto dal
calore di un
abbraccio, che collegò 2 anni di assoluta solitudine.
Gideon,
insicuro per la prima volta delle reazioni del giovane, lo teneva
ancora
stretto alla vita per evitare brutti scherzi, ma dopo un po’
capì che non ce ne’era
più bisogno.
E
ricominciò a piangere. Come non aveva mai fatto prima,
cercando di soffocare le
lacrime sulla stoffa del maglione di Gideon, poggiando la sua testa
sulla
spalla.
“Mi
dispiace…” sussurrò Gideon nel suo
orecchio, con tutto il cuore.
Reid
restò
abbracciato a lui per 10 minuti, poi si staccò e
accompagnato dagli altri tornò
dentro, ricevendo una pacca amichevole sulla spalla di Morgan.
Fine!