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Autore: reidina    22/08/2008    4 recensioni
Eccomi di nuovo dopo Hero, ho voluto fare un altra fic malinconica, ma per voi con un lieto fine! Spero che recensirete e buona lettura!
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Run

Reid era distrutto.

Era appena andato nell’edificio dove curavano sua madre. Purtroppo invano.

Era morta la sera prima.

Andò al lavoro depresso e stanco, ma non lo diede a vedere, cercando di recitare il meglio possibile. Tutti se ne accorsero, ma nessuno lo sapeva.

Reid stava alla sua postazione controllando diverse cartelle facendo finta di lavorare, e Morgan lo notò. Non gli piaceva quel Reid.

“Hei, stai bene?” chiese con un grande sorriso, non però ricambiato, reid non lo stava nemmeno guardando in faccia.

“..si…” quel “Si” non era molto convincente, apprese Morgan. Ma decise di indagare sul giovane ancora un altro po’:

“Non mi pare. E’ successo qualcosa?” Domanda inutile. Certo, che era successo qualcosa.

“Davvero, non ti devi preoccupare.” Insistè il ragazzo, non era però testardo quanto il nero.

Si fiutava a 30 KM di distanza che Reid aveva un problema.

“ Reid, ci conosciamo da molto.” Continuò “Avanti.”

Sollevò per qualche secondo la testa. Tanto, se gli’e l’avesse detto… una fitta al cuore. Provava reid quando pronunciava il suo nome.

“Mia madre….è morta ieri sera.” Morgan restò con la bocca semi aperta.

Mi dispiace era troppo patetico, e Reid lo sapeva benissimo. Si alzò e se ne andò di corsa. Morgan era troppo perso nei pensieri per capire dove stava andando. Corse. Corse a perdifiato,nemmeno lui sapeva dove andava. Stava salendo le scale. Pensò che l’aria sul terrazzo gli facesse bene. Un’idea gli balenò per la testa. Un’idea terrificante.

Il sudore colava piano sulla sua tempia destra, mentre andava ad avvertire la squadra dell’accaduto. Non gli aveva detto di non dirglielo, e non voleva che succedesse lo stesso di Gideon, andandosene. Già era stato doloroso per lui veder andare via Gideon, figuriamoci Reid.

“JJ! Dove sono gli altri? Avvertili subito, vi devo dire una cosa importante.”

La ragazza restò un attimo ad assimilare le parole, poi annuì:

“Ok, telefono Reid…”

“No!” Morgan tendette una mano, ma poi la ritirò “Tutti tranne lui.”

JJ obbedì, con le sopracciglia aggrottate.

C’era poco vento, ma era tramonto, il panorama era stupendo. Quel palazzo aveva più di 20 piani, ed il sole aveva un colore roseo.

I suoi lunghi capelli ricevevano leggerissime scosse dall’aria, e intuì che, essendo sudato, avrebbe preso il raffreddore. Se ci fosse arrivato a domani.

Se fosse riuscito a superare l’ennesima fottuta sfortuna.

In tutta la sua vita non aveva avuto un giorno normale, felice. Doveva sempre accadere qualcosa.

Rise. Come non aveva mai riso prima.

Si mise in ginocchio per trattenere le risate, e alcuni dell’ultimo piano potevano anche udire quelle risate.

Che presto si trasformarono in lacrime.

I ricordi di quando aveva pianto così forte, così a lungo erano lontani anni luce.

Quelle lacrime rappresentavano tutti gli anni in cui aveva sofferto. E le risate gli anni in cui era stato felice. Per questo smisero presto.

10 minuti dopo erano tutti nella sala riunioni, meno che reid, e Garcia, che era collegata ad un pc portatile messo sul tavolo.

“Allora, sai novità su un nuovo caso?”

“No. Riguarda Reid.”

Tutti rimasero in silenzio, così Morgan continuò:

“Oggi gli ho chiesto che aveva..e dopo un po’ mi ha confessato che sua madre è morta ieri sera.”

Hotch si torturò il mento sospirando, mentre JJ rimase ferma, un po’ paralizzata.

“Allora cosa possiamo fare?” Intervenne Rossi, sedendosi.

“Bhè, forse Reid potrebbe…” Prentis lo disse con un filo di voce, e tutti capirono al volo cosa intendeva. Morgan la scartò subito come ipotesi, senza pensarci un attimo.

“Credo che magari potrebbe avere un po’ di ferie”

Sussurrò hotch poco convinto. Non lo avrebbe certo fatto stare meglio, a Reid non interessavano le ferie. Anzi, il lavoro lo distraeva dai problemi reali.

“Non so se possiamo fare qualcosa, volevo solo informarvi.”

JJ lo guardò come a dire “Hai fatto bene”.

La frase di Prentiss si diffuse piano piano nelle menti di tutti i presenti.

Morgan strinse i pugni. No, non poteva farlo. Non ne aveva il diritto.

Fece qualche passo in avanti verso il bordo, senza avvicinarsi troppo.

Bastava solo qualche altro passo…

E avrebbe finito di soffrire. Era un gesto egoista, lo sapeva. Sorrise.

Ne aveva incontrate di persone egoiste, tante.

Gideon? No, aveva agito secondo al cuore.

Lasciandogli una lettera, una fottutissima lettera. Aveva agito bene?

Avrebbe anche lui dovuto lasciare una lettera a tutti quelli che abbandonava?

Quanto dolore avrebbe fatto provare agli altri?

Avrebbero provato lo stesso dolore che aveva provato lui quando Gideon se ne era andato?

Sarebbe tornato prima o poi? A scusarsi, ad abbracciarlo.

Un altro passo.

Avrebbero capito, dopotutto, erano le menti più intelligenti del mondo.

Un altro passo.

Anche lui era intelligente, e stava commettendo qualcosa di stupido.

Si fermò sul bordo, sussultando leggermente per un colpo di vento insolito.

Un presentimento percorse la schiena di tutti quanti, e Morgan si fiondò verso la porta senza dire niente, seguito da tutti gli altri.

Chiuse gli occhi, come se avesse paura di guardare la morte in faccia. Sarebbe stato indolore? Dopotutto, poteva anche usare la pistola…

Le scale sembravano infinite, facendo cadere gocce di sudore per tutta la testa. L’ansia cresceva di secondo in secondo, insieme alla paura.

Solo un passo e sarebbe finito tutto. Avrebbe raggiunto sua madre,e, chissà, forse anche suo padre. Non avrebbe mai più visto Morgan, né Gideon, né tutta la squadra. Cos’era peggio?

Ad un tratto il suono della porta del balcone scaraventata a terra lo fece sobbalzare, ma non perdette l’equilibrio.

“Reid! Allontanati dal bordo, è pericoloso!” La voce di Morgan.

Aveva detto una cosa stupida. Come se fosse un bambino che gioca col fuoco. Distratto. Sapeva benissimo cosa stava facendo.

“Ti prego, Reid! Non lo fare!”

Stavolta la voce di JJ, aveva un tono supplicante, come se stesse per piangere. Ma Reid non li stava ascoltando.

Ormai era già morto. E se si fosse lasciato cadere a peso morto non avrebbe dovuto fare nessuno sforzo.

“Spencer!”

Reid schiuse gli occhi e sussultò. Quella voce…impossibile. Si voltò per essere certo, e, si, Gideon.

Era molto più vicino a lui di tutti gli altri, sorpresi quanto lui.

“Sono tornato.”

La reazione giusta era di allontanarsi dal bordo e di abbracciarlo. No, Reid rimase nella stessa posizione, incosciente delle lacrime che stava versando.

Gideon fece qualche altro passo avanti, sicuro che Reid non muovesse un muscolo.

Non si mosse. Era paralizzato. Dopo 2 anni, era tornato, come se non fosse successo nulla. Le emozioni che provava erano tantissime. Tristezza, rabbia con quell’uomo, che lo aveva lasciato solo. Paura di morire. Amore. Verso un parente, come un padre. Verso Gideon.

Gideon fece un altro passo, trovandosi a 2 metri di distanza dal ragazzo.

“Tu…” riusci a dire reid. Lo disse con odio e affetto contemporaneamente, ma poi assunse la faccia dominata dalla rabbia.

“Mi hai lasciato!” Urlò infine arrabbiato, con tutto il fiato che aveva. Tutti nella squadra sobbalzarono, incoscienti che ci fosse una parte in quel ragazzo capace di mostrare tanta rabbia. Tutti tranne Gideon.

Sapeva di doverlo lasciare sfogare, perché era quello che avrebbe dovuto fare tanto tempo fa. Troppo a lungo aveva contenuto le emozioni, e adesso era come una bomba:

“ Con una stupida lettera! Hai agito da….” Reid non poteva credere a quello che stava per dire:

“Stronzo egoista!”

Morgan era con la bocca spalancata, mai aveva sentito uscire da quella bocca parole di quel tipo. Mai.

“Hai ragione.” Rispose calmo Gideon con la sua voce piana. Hai assolutamente ragione.

“Non puoi….ritornare e mettere a posto le cose come se non fosse successo niente! E’ successo di tutto in tua assenza. Non puoi farlo. Non ne hai il diritto!” Finì poi facendo scendere una terza lacrima. Era ancora sul bordo del palazzo, e bastava una leggera spinta a farlo cadere, fragile com’era.

“Hai assolutamente ragione.” Ripetè Gideon, aspettando che facesse qualcosa. Reid girò un piede e si ritrovò di nuovo davanti alla visuale un celo pieno di stelle.

Non si era accorto che Gideon aveva fatto qualche altro passo, e adesso stava a meno di un metro da lui. Bastava allungare il braccio….

Reid abbassò la testa e poi la gir verso di Gideon, che si fermò all’istante. Lo sguardo che ricevette lo congelò per qualche attimo. Poi fece un altro passo.

Reid allungò il piede verso il vuoto, ma prima che potesse concludere due braccia salde lo afferrarono da dietro e dolcemente lo allontanarono dal bordo. Reid prima cercò di liberarsi, inutilmente, poi fu avvolto dal calore di un abbraccio, che collegò 2 anni di assoluta solitudine.

Gideon, insicuro per la prima volta delle reazioni del giovane, lo teneva ancora stretto alla vita per evitare brutti scherzi, ma dopo un po’ capì che non ce ne’era più bisogno.

E ricominciò a piangere. Come non aveva mai fatto prima, cercando di soffocare le lacrime sulla stoffa del maglione di Gideon, poggiando la sua testa sulla spalla.

“Mi dispiace…” sussurrò Gideon nel suo orecchio, con tutto il cuore.

Reid restò abbracciato a lui per 10 minuti, poi si staccò e accompagnato dagli altri tornò dentro, ricevendo una pacca amichevole sulla spalla di Morgan.

Fine!

  
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