Quella sera, al momento di mettersi sotto le coperte, Maria si sentiva finalmente in pace con se stessa. Non le sembrava più di essere una perfetta idiota, l’inetta della famiglia. E soprattutto, aveva finalmente deciso che strada imboccare. Il colloquio con AJ, il suo fratellone elettivo, le aveva infuso una forte carica di autostima e di sicurezza. Era stato come guardarsi da fuori, osservarsi con gli occhi obiettivi di un altro. Aveva già chiesto consiglio a suor Martha, una persona davvero straordinaria per la sua saggezza e la sua forza interiore, ma le parole del giovane Roberts avevano un valore aggiunto, poiché a pronunciarle non era un adulto, ma un ragazzo poco più grande di lei, ancora agli inizi del difficile cammino per diventare grande.
“Non dire stupidaggini” aveva esordito lui schiettamente, non appena aveva scoperto quale fosse il nocciolo del problema. Erano seduti in cucina, come avevano fatto tante volte da bambini, quando mangiavano pane e marmellata per merenda. Gabo e Zhiqun si erano ritirati in buon ordine e ora sghignazzavano come matti di fronte all’ennesima replica delle avventure di Bender, il robot mariuolo.
“Ma dai… voi siete tutti dei geni! Tu quasi medico, James ad Annapolis. Nikki ha pure vinto la borsa di studio per la Juliard! E Paul? Lui mette in imbarazzo anche i computer… è un matematico nato!”.
“E tu? Hai una mano pazzesca! Pensa a me, che non so nemmeno colorare gli albumetti da bambino… Ma non sei solo bravissima a disegnare!”
“E cosa sarei?” aveva chiesto Maria, ancora poco convinta. Passi per il disegno, ma quali altre doti poteva mai avere, lei?
“Sei una persona intelligente e sensibile. Hai un Dono speciale… e tu sai bene qual è” aveva aggiunto il ragazzo.
Maria aveva annuito semplicemente, ma non era ancora del tutto convinta.
“Che dici? Forse dovrei andare a Legge a Georgetown, oppure ad Annapolis e poi all’Accademia di volo, per far contento papà…”
“Ma tu ci vuoi andare, in Marina?” aveva chiesto AJ corrugando la fronte e fissandola intensamente. Cominciava ad essere stufo di vedere divise e di pensare che anche i membri della sua famiglia avallassero la violenza e la distruzione in paesi più poveri, anziché portare la giustizia e la libertà come la Casa Bianca propagandava tanto ai quattro venti. Aveva già scelto chirurgia come specialità. E poi, a costo di scatenare il terremoto in casa, sarebbe andato ad operare in zona di guerra. “Se devo rischiare la vita, voglio farlo per salvare qualcuno, e non per ucciderlo” si andava ripetendo con sempre maggior convinzione.
“No” aveva replicato la ragazza “E non voglio nemmeno fare l’avvocato”.
“Non devi fare contenti i tuoi genitori. Mica ti devi sentire in debito nei loro confronti… guarda che loro saranno felici solo se sarai felice tu. Devi seguire la tua, di strada, mica la loro…”
Nella casa ormai placata e dormiente, Maria andò a coricarsi serena. L’indomani i suoi genitori sarebbero rientrati dalla California: non le restava che comunicare loro la sua scelta.
“Non dire stupidaggini” aveva esordito lui schiettamente, non appena aveva scoperto quale fosse il nocciolo del problema. Erano seduti in cucina, come avevano fatto tante volte da bambini, quando mangiavano pane e marmellata per merenda. Gabo e Zhiqun si erano ritirati in buon ordine e ora sghignazzavano come matti di fronte all’ennesima replica delle avventure di Bender, il robot mariuolo.
“Ma dai… voi siete tutti dei geni! Tu quasi medico, James ad Annapolis. Nikki ha pure vinto la borsa di studio per la Juliard! E Paul? Lui mette in imbarazzo anche i computer… è un matematico nato!”.
“E tu? Hai una mano pazzesca! Pensa a me, che non so nemmeno colorare gli albumetti da bambino… Ma non sei solo bravissima a disegnare!”
“E cosa sarei?” aveva chiesto Maria, ancora poco convinta. Passi per il disegno, ma quali altre doti poteva mai avere, lei?
“Sei una persona intelligente e sensibile. Hai un Dono speciale… e tu sai bene qual è” aveva aggiunto il ragazzo.
Maria aveva annuito semplicemente, ma non era ancora del tutto convinta.
“Che dici? Forse dovrei andare a Legge a Georgetown, oppure ad Annapolis e poi all’Accademia di volo, per far contento papà…”
“Ma tu ci vuoi andare, in Marina?” aveva chiesto AJ corrugando la fronte e fissandola intensamente. Cominciava ad essere stufo di vedere divise e di pensare che anche i membri della sua famiglia avallassero la violenza e la distruzione in paesi più poveri, anziché portare la giustizia e la libertà come la Casa Bianca propagandava tanto ai quattro venti. Aveva già scelto chirurgia come specialità. E poi, a costo di scatenare il terremoto in casa, sarebbe andato ad operare in zona di guerra. “Se devo rischiare la vita, voglio farlo per salvare qualcuno, e non per ucciderlo” si andava ripetendo con sempre maggior convinzione.
“No” aveva replicato la ragazza “E non voglio nemmeno fare l’avvocato”.
“Non devi fare contenti i tuoi genitori. Mica ti devi sentire in debito nei loro confronti… guarda che loro saranno felici solo se sarai felice tu. Devi seguire la tua, di strada, mica la loro…”
Nella casa ormai placata e dormiente, Maria andò a coricarsi serena. L’indomani i suoi genitori sarebbero rientrati dalla California: non le restava che comunicare loro la sua scelta.