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Autore: allison742    03/07/2014    5 recensioni
Non si sa esattamente cosa spinga due persone a legarsi. Forse la sintonia, forse le risate, forse le parole. Probabilmente l'iniziare a condividere qualcosa in più, a parlare un po’ di sé, a scoprire pian piano quel che il cuore cela. Imparare a volersi bene. O forse accade perchè doveva accadere. Perchè le anime sono destinate a trovarsi, prima o poi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Beyond the limit
 


Il sole scendeva lento, sparendo dietro gli enormi grattacieli di New York. E proprio all’interno di uno di questi edifici aleggiava un’aria di vittoria, tipica della conclusione di un caso sufficientemente importante da aver coinvolto i media.
E il totale merito era stato assegnato alla squadra della Detective Beckett. O almeno questo era quello che sosteneva la ragazza nella TV appena spenta da Kate.
Si alzò ancora con il sorriso sulle labbra, cercando di dare una parvenza di ordine alla scrivania.
Ma quando si rese conto della quantità di materiale, decise saggiamente di proseguire il giorno successivo. Per oggi aveva fatto abbastanza.
Stava cercando la giacca di pelle quando si rese conto di una sagoma alla sua destra, in lontananza.
- Io credo che la colonna riesca a stare in piedi da sola, confido in lei.
- E dire che sono dimagrito ultimamente. – sbuffò lui, avvicinandosi alla Detective.
- Come non notarlo, Castle!
- Ehi! L’ho fatto per te. – ammise.
Lei interruppe la ricerca della borsa per incontrare i sui occhi.
- Tu cosa?
- Sì, per poterti tener testa durante gli inseguimenti.
- Smettila di dire idiozie. È tardi, devo andare.  – disse scuotendo la testa in segno di irrecuperabilità mentale.
- Per l’appunto! – la interruppe, mentre già gli dava le spalle.
- C’è altro?
- Sì, ecco… avresti voglia di bere qualcosa insieme stasera? Sai, abbiamo chiuso un caso importante oggi, un caso che necessita un festeggiamento.
- Pensavo di essere stata chiara, Castle. Cosa avevamo detto?
- Niente più richieste. – mormorò abbassando la testa deluso.
- Esatto, per almeno un mese. Hai voluto la targhetta con il tuo nome sulla scrivania? Questi erano i patti.
- Va bene, hai ragione. Mettiamola così: io vado a bere qualcosa. Se vuoi venire…
- Sento i cigolii delle tue unghie che stridono sul vetro.
- Almeno ammetti la genialità della mia trovata.
- Devo andare davvero, Castle. Ho un appuntamento. – ripeté sorridendogli educatamente. Era alla disperata ricerca di un modo per declinare senza offenderlo e senza averlo con i fiato sul collo fino al parcheggio.
- Dal dottore? Dai! Quella zona della città non è adatta ad una donna come te! – esclamò mentre Kate era già a metri di distanza.
Al sentire quelle parole si voltò di scatto, facendo ondeggiare i capelli.
- E tu come sai dove abita?! – chiese d’impeto, spalancando gli occhi. Aveva persino paura di sentire la risposta.
Castle, al contrario, rispose con tutta tranquillità:
- Sul PC avete un programma: l’ho trovato nei registri anagrafici privati di New York.
- Che di privato hanno solo il nome, evidentemente. – replicò più a sé stessa che allo scrittore ficcanaso.
- Altra mossa geniale, Detective! Dovresti imparare da me.
- Buonanotte Castle! – annunciò prima di scendere le scale, unico tentativo di fuga conoscendo la pigrizia del soggetto: di sicuro avrebbe preso l’ascensore.
 - Tu non lo ami, vero? – chiese sottovoce, ma la domanda riecheggiò a sufficienza perché arrivasse alle orecchie di Kate.
Il tono si era tramutato, come se la serietà improvvisa avesse cacciato il Castle allegro ed entusiasta di pochi minuti prima.
Ora aveva due scelte: proseguire per la sua strada e far finta di non aver udito, oppure affrontarlo.
Al diavolo!
- Che cosa hai detto? – urlò precipitandosi a pochi centimetri da lui.
- Smettiamola di fingere e siamo obiettivi. Tu non lo ami. A dire la verità, tu non ami nessuno… - azzardò.
- Come ti permetti?! Tu non mi conosci. O forse pensi che essendo a conoscenza del mio passato riesca a capirmi, ma non hai la più pallida idea di quello che provo o non provo. Ti conviene terminare qui la conversazione: limiteresti i danni, fidati.
- Lo sai che ti conosco meglio di qualunque altro. Non fingere, non con me. Tu non ami nessuno, e sai perché? Perché l’amore costa troppo: troppa fatica, troppo impegno. Ed è per questo che vai in cerca dell’imitazione, dell’amore definito così solo per convenzione, che non ha nulla a che vedere con il Vero Amore. Cerchi l’imitazione perché, quando finisce, puoi cercarne un’altra. Tanto chi se ne importa? Non ci hai perso troppo!
La rabbia pian piano si trasformò in consapevolezza, la stessa che Kate non avrebbe mai lasciato trapelare.
- Non ricordo di aver chiesto un tuo parere su come vivere la mia vita. – rispose invece secca, sperando di lasciarlo senza parole.
- È proprio qui che sbagli. Respirare non è vivere, Kate! Vivere è quando ti manca il respiro.
Lei incassò il colpo, senza mostrare il minimo segno di cedimento. Doveva andarsene subito. Sapeva che quando veniva messa alle strette reagiva d’impulso, e in questo caso c’era il rischio di mandare all’aria un rapporto a cui teneva.
Lo fulminò con lo sguardo, voltandosi di scatto. Respirò profondamente e si allontanò da lui.
- Niente da dire, Detective?
E fu lì che si rese conto che ormai era troppo tardi per qualsiasi tentativo di tenere la bocca chiusa. Agì d’impulso, esattamente nel modo che voleva evitare con tutto il cuore.
- Ti avevo avvertito, Castle. Ti avevo avvertito che potevi limitare i danni. Ma tu sei sempre così maledettamente testardo! – esclamò picchiandosi il pugno sul palmo, per enfatizzare il concetto.
- Ho detto qualcosa di falso? – azzardò, superando il limite.
- Sai cosa? Non importa, abbiamo chiuso. Non ti voglio vedere domani.
Detto questo prese ulteriori distanze tra loro due, prima di fermarsi di nuovo:
- Anzi, facciamo per sempre.
- Non puoi dire sul serio… - disse lui in una risata forzata, a metà tra l’assurdo e il terrorizzato.
Lei lo guardò negli occhi, le faceva quasi pena. Ma ormai era finita.
Scosse la testa, rassegnata.
- Se un giorno riuscirò a dimenticarti, e se qualcuno mi chiederà cosa significa avere un amico, abbasserò lo sguardo per paura di ricordare.
Poi se ne andò, lasciandolo solo a realizzare che, per la prima volta nella sua vita, si sentiva perso.
 
Le lacrime scendevano veloci, forse troppo per riuscire ad asciugarle in tempo.
Si ricordava perfettamente l’ultima volta che aveva pianto così: quando un distinto poliziotto con le scarpe più brutte che avesse mai visto le annunciò dell’incidente di sua madre.
Provava anche la stessa sensazione, sapeva di averlo perso per sempre.
Le braccia appoggiate sul volante, e la testa sommersa in esse, cercando disperatamente di silenziare i singhiozzi. Sembrava una bambina. Ma era la giusta punizione per il suo comportamento.
Nello stesso momento il cielo decise di dire la sua, facendo iniziare un temporale.
Classico. Pensò, sovrastando le urla che non riusciva a trattenere in alcun modo.
Si sentiva sola come non lo era mai stata. Sola al mondo: avrebbe dovuto sopravvivere. E tutto questo suonava assolutamente incredibile considerato il fatto che Kate era fidanzata.
Ma non sarebbe stata sincera con sé stessa se avesse contestato le parole di Castle. Non amava Josh, non l’aveva mai amato. Era stata una perfetta scappatoia per non sentire quel pesante vuoto nel cuore che ora provava forte come non mai. A quanto pare non era servito.
Perchè tanto finisce sempre che le uniche mani che asciugano le lacrime sono le tue. Sempre e solo le tue.
Pensò con rammarico, accentuando il ritmo dei singhiozzi.
Solo in un secondo momento si prese del tempo per osservare il parcheggio attraverso la pioggia, rendendosi conto dell’enorme errore di valutazione, se così si poteva chiamare. Se l’era presa con la persona sbagliata, forse con l’unica che le era sempre rimasta fedele.
Interruppe il pianto, spalancando gli occhi: e se lui fosse innamorato di me? Si stupì a pensare, mentre nella sua mente si fece strada una terribile prospettiva.
- Che cosa ho fatto?!
 
Dopo svariati minuti decise che forse sarebbe stato meglio tornarsene a casa, piangendo fumi di lacrime sul divano.
Non tentò neanche di strofinarsi gli occhi. Mise in moto e ingranò la marcia.
Fu lì che la vide nello specchietto retrovisore: una sagoma indistinta in mezzo alla pioggia, noncurante di essa.
Ecco cosa si prova ad avere una seconda possibilità! Pensò frenando di colpo.
Forse non sarebbe servito a nulla, forse avrebbe peggiorato la situazione, ma forse…
Le ci volle una forza e un coraggio che non aveva per spalancare la portiera.
Si voltò verso di lui, cercando i sui luccicanti occhi nonostante le gocce di acqua che cadevano ignare.
Nella sua mente si immaginava qualcosa di più tranquillo e romantico, ma se ne uscì con tutt’altro:
- Non basta innamorarsi! – urlò - Se decidi di stare con qualcuno non è così semplice, devi anche prendertene cura! – continuò muovendo le braccia - Devi anche renderla felice, devi imparare a venirle incontro quando è necessario, quando ne ha bisogno. L'amore non basta, non basta maledizione! – esclamò puntando i piedi per terra,  scuotendo la testa disperata.
Gli corse incontro, fermandosi ad un passo da lui.
- Ci si deve sopportare, spesso e volentieri. E ci si deve tenere stretti, soprattutto tenere stretti… - ammise infine sottovoce, abbracciandolo improvvisamente.
Castle rimase immobile, con le braccia spalancate. Inutile dire che non riusciva ad articolare una parola sensata.
- Ho detto che ci si deve tenere stretti! Dannazione Castle, devo ripeterti anche questo? – chiese senza spostare il volto dal suo petto.
Rick finalmente reagì, abbracciandola come non aveva mai fatto con nessun’altra donna.
Il cuore gli scoppiava di gioia e incomprensione. E’ la stessa Kate di pochi minuti fa? Non poté fare a meno di chiedersi.
- E’ tutto ok… - le sussurrò in un orecchio, sentendola singhiozzare ancora.
Le baciò delicatamente i capelli bagnati, accarezzandoli subito dopo.
Forse, in mezzo a tutto questo schifo, qualcosa di bello era successo. Qualcosa di eccezionale, qualcosa di straordinario ed incredibile. Qualcosa che aveva dello strabiliante, qualcosa come l’amore, ma più forte.
Non si sa esattamente cosa spinga due persone a legarsi. Forse la sintonia, forse le risate, forse le parole. Probabilmente l'iniziare a condividere qualcosa in più, a parlare un po’ di sé, a scoprire pian piano quel che il cuore cela. Imparare a volersi bene. O forse accade perchè doveva accadere. Perchè le anime sono destinate a trovarsi, prima o poi.
 
 
Un anno dopo…
 
- Ciao Kate. – si stupì di essere riuscito ad emettere un qualunque suono senza sembrare un completo idiota.
- Ehi!
- Siediti. – esordì teso, senta girarci troppo intorno.
- Che c’è? Sembri strano, diverso… - gli disse, appoggiandogli una mano sulla fronte.
- Tu siediti.
- Perche dovrei sedermi?
- Fallo e basta.
- Voglio sapere il motivo prima.
- Siediti e zitta. – disse, spazientito.
- Mi stai per caso ordinando di stare zitta? Ma pensa un po’! – esclamò stupita.
- Smettila, Kate. Siediti e stai in silenzio. Ti conviene. – continuò Rick, ignorandola.
- Mi conviene? Perchè? Cosa devi dirmi? Hai un atteggiamento strano da qualche settimana… Non mi vorrai lasciare, vero? – chiese a bruciapelo, impaurita dall’eventuale risposta.
- Ma ce la fai a stare zitta? Non è difficile.
Si aspettava una smentita che non arrivò. Fu qui che cominciò a spaventarsi realmente. Non poteva lasciarla, non dopo tutto quello che avevano passato insieme.
- No, non sto zitta! Non puoi lasciarmi così, da un momento all'altro, senza una motivazione valida! – urlò terrorizzata.
- Ti prego calmati, tu hai…
- Io non posso stare calma! Mi sai per lasciare, dannazione. Non dirmi di stare calma!
- Ora ti devi sedere e tranquillizzarti. – le disse fermo, allungando le mani.
- Smettila di dirmi di sedermi! L'amore della mia vita mi sta lasciando qui, su due piedi, e dovrei mettermi seduta e stare calma?
- Devi stare zitta, seduta, calma e guardarmi negli occhi. – esordì, alzando il tono di voce. Stava diventando più difficile del previsto.
- Sei uno stronzo!
- Guardami.
- Bastardo!
- Siediti.
- Imbecille!
- Mi vuoi sposare?






 
   
 
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