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Autore: ChiiCat92    03/07/2014    1 recensioni
L'Organizzazione XIII è formata da 13 Nessuno che un tempo erano esseri umani; di tutti conosciamo la storia e…mmm proprio di tutti?
E la storia di Demyx, Marluxia, Luxord e Larxene?
Come sono diventati Nessuno?
Che esseri umani erano? Che vita conducevano? Chi amavano?
Quattro capitoli, quattro one shot, quattro spiegazioni.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Demyx, Larxene, Luxord, Marluxia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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*Nota dell'autrice* 
Forse questa shot è un pizzichino arancione come tematiche...bhè, io vi avvertiti(?)
Alla fine del testo troverete la spiegazione del titolo della storia (nel qual caso non fosse chiaro)

*Firefly
- Larxene -
 
Quando i bambini hanno 8 anni sognano di sposare il loro papà, perché lui è l'unico uomo che amano e che mai ameranno.
Ma Raneel a 8 anni non sogna sposare il suo papà, sogna di poterlo vedere andarsene un giorno e non tornare mai più.
La sua mamma ha provato più volte a rassicurarla, dicendole che tutto quello presto finirà, che le cose andranno meglio.
Lei non le crede, anzi, ha smesso di crederle quando suo padre l'ha picchiata tanto da non farla più svegliare.
Anche se Raneel l'aveva scossa con tutte le sue forze, anche se aveva pianto, urlato e pregato tanto, la mamma non si era più risvegliata.
L'ha lasciata da sola.
Sono passati tre mesi da allora e Raneel ha capito che se non si aiuta da sola, nessuno l'aiuterà mai.
Quindi ha preparato tutto, meticolosamente, e anche se sente male dappertutto per le botte che le ha dato suo padre, è pronta per andarsene.
Nello zainetto di plastica rosa ha messo tutto quanto una bambina come lei può ritenere essere indispensabile: una coperta, il suo gattino di peluche, dei biscotti, il succo di frutta alla mela e tutte le sue speranze.
Non sa bene che cosa troverà una volta uscita dalla porta di casa, sa solo che deve farlo o finirà come la sua mamma. E non vuole.
La piccola si affaccia oltre la soglia della sua stanza, sbirciando in salotto.
Papà, come sempre, è addormentato sulla poltrona, una bottiglia vuota stretta tra le mani. La televisione è ad un volume talmente tanto alto che anche i vicini possono sentirla. Di solito serve per coprire le urla di Raneel quando lui la picchia.
Ha un brivido di terrore e il cuoricino comincia a batterle fortissimo in petto.
No, non succederà stasera! Lei ha programmato tutto! Andrà tutto bene!
Si carica in spalle lo zainetto e desidera poter essere veloce come un lampo per percorrere il salotto e il corridoio che la separano dalla porta d'ingresso.
Comincia a camminare, un piccolo passo alla volta. Il ronfare di suo padre le riempie le orecchie, insieme con le urla sconnesse di un tipo in tv che cerca di vendere delle pentole da cucina.
Gli occhi verdi della bambina rimangono incollati sul grosso faccione del padre. Prega perché non si svegli, prega che abbia bevuto a sufficienza da farlo rimanere incosciente abbastanza a lungo da consentirle di andarsene.
Arrivata a metà strada Raneel si sente già libera. Il pavimento è ingombro di patatine e le sembra di camminare in un capo minato: ad ogni passo rischia di schiacciarne una e far saltare tutto.
La porta di ingresso è così vicina! Gli ultimi dieci passi li fa praticamente correndo. Si lancia sulla maniglia e prova a girarla ma...è chiusa, è chiusa a chiave!
Presa dal panico, non ha idea di cosa fare. Comincia ad ansimare per la paura e a sudare freddo, tanto che i capelli biondo chiaro le si sono appiccicati tutti sulla fronte.
- Andavi da qualche parte? -
Era talmente tanto impegnata nel cercare di aprire la porta che non si è accorta che suo padre si era svegliato e l'aveva raggiunta.
Gli occhi le si sgranano tanto da diventare grandi come piattini da tè. Li alza sul padre e si sente tremare tutta.
- Papà...io... -
L'uomo cerca di afferrarla per i capelli ma lei vede una via d'uscita. Piccola com'è si infila tra le sue gambe e scappa.
L'uomo ringhia ma lei riesce a svicolare e a chiudersi nella sua stanza. Fa girare la chiave nella toppa poco prima che suo padre vi si accanisca contro.
“Ti picchierà! Ti picchierà fortissimo! Non ti sveglierai più!” le dice una vocina nella sua testa e lei sente che gli occhi cominciano a riempirsi di lacrime.
La finestra! La finestra! Si lancia verso la finestra e la spalanca. C'è un gran vento quella notte e fa freddo. Il cornicione è grande abbastanza da permetterle di camminarci sopra. Raneel prende un profondo respiro e scavalca. Il vestitino rosa ondeggia paurosamente nel vento.
A piccoli passi percorre il cornicione, la schiena aderente al muro, vede le scale di emergenza come un'ultima ancora di salvezza.
- Raneel! - la faccia del padre sporge dalla finestra. Deve essere riuscito a sfondare la porta chiusa a chiave. Lei si volta, terrorizzata. - Torna subito qui piccola mocciosa o me la pagherai cara! -
- No! -
Riesce a dire lei e imperterrita continua a camminare.
L'uomo scavalca e la insegue sul cornicione.
Raneel è a pochi metri dalla scala di emergenza, il cuore le batte così forte in petto da farle male. Quando la sua manina tocca la ringhiera gelida, sa di essere salva. Si arrampica ed è sulla scala di emergenza, subito comincia a scendere verso il basso, veloce come una saetta.
- Raneel! -
L'uomo si sporge in avanti per afferrarla, ma arraffa solo aria...e perde l'equilibrio.
Raneel osserva impotente suo padre che scivola giù dal cornicione e fa un volo di cinquanta metri, schiantandosi al suolo e addormentandosi per sempre.
 
- Fanculo, me ne vado!!! -
Strilla Raneel al suo ragazzo. Ha sedici anni, e sta scappando da un altro uomo.
La sua vita è un disastro, lo è da quando suo padre è morto e la polizia l'ha affidata ai servizi sociali.
Saltellando da una famiglia all'altra, Raneel ha imparato ad essere una brava bambina, ma questo non è bastato a renderla un prodotto accettabile: era troppo grande, troppo bionda, troppo taciturna, semplicemente troppo sbagliata.
Riuscire ad avere l'emancipazione minorile è stata la sua più grande conquista. Ma il vizio di essere succube di un uomo non le è ancora passato.
- Ma dove pensi di andare, bambolina? Tornerai da me strisciando! -
Ride il ragazzo, e l'afferra per un braccio tirandola a sé per baciarla furiosamente.
Raneel sente un urlo nascerle dentro il petto. Riesce a trovare la forza per spingere via il fidanzato e per rivolgergli una sberla.
- Non sono un oggetto, Roby! -
Sta già quasi piangendo.
Il fidanzato le da una pacca sul sedere, leccandosi le labbra.
- Ricordati che mantengo io l'appartamento, e tu sei mia. -
- No! Basta! -
Si allontana, sentendo dentro di sé un dolore che ha radici ben più profonde.
Si lancia nella sua stanza e raccoglie le poche cose che ha. Adesso è molto più consapevole di quello che è e quello che deve fare, lo zainetto di plastica è diventato una valigia.
- Non andrai molto lontano. -
- Sta' zitto idiota. -
Ringhia lei. Il gattino di peluche, quello è rimasto. Lo infila in un angolo della valigia e spintona il ragazzo uscendo.
- Domani sarai affamata e infreddolita, e tornerai da me. -
- Lo vedremo! -
Urla lei, sul punto di piangere, ma non gli da la possibilità di vederla in quello stato: uscendo, neanche si guarda indietro.
Le lacrime cominciano a caderle copiose dagli occhi verdi non appena ha voltato l'angolo.
Roby ha ragione, quanto diavolo potrà andare lontano? 
Ma è così stanca di subire violenze.
Con i pochi soldi rimasti chiama un taxi e fugge via da quella parte della città, preferisce dormire all'aperto che tornare da lui.
Riesce a pagare solo parte della corsa, per cui le tocca camminare a piedi. È ancora una giornata ventosa, i capelli biondi le volano ovunque. Stretta nell'impermeabile trascina la sua valigia per strada, senza sapere dove andare, senza sapere cosa fare.
La notte prende il posto del giorno, e lei è ancora in strada.
Non ha fatto che piangere, sconsolata, pensando a quanto di sbagliato possa aver fatto nella sua vita per ridursi in quello stato.
I piedi le fanno male per il troppo camminare. Il taxi l'ha lasciata in un punto qualunque, e lei non si è sentita ancora “arrivata” per fermarsi, quindi ha continuato per quella strada, aspettando che il suo corpo cedesse alla stanchezza. Probabilmente quel momento sta per arrivare.
I suoi occhi si appoggiano su un tizio incappucciato che si trova dall'altra parte della strada. Sente addosso il suo sguardo come se volesse mangiarla o chissà cos'altro. Il terrore la prende all'improvviso e comincia ad aumentare il passo. Vuole solo sfuggire a quell'uomo incappucciato.
- Ciao. -
Alza lo sguardo all'improvviso, spaventata. Si asciuga gli occhi per evitare di far vedere le sue lacrime alla persona che le ha rivolto la parola. Una ragazza, giovane quanto lei, carina come una bambola.
Riesce a voltarsi indietro solo un attimo: l'uomo incappucciato è sparito.
- Ciao. -
Ricambia quindi, il tono di voce arrochito dai singhiozzi, ma più tranquillo.
- Ti sei persa? -
- No. -
Sapere di stare parlando con una ragazza e non con un uomo la fa sentire decisamente al sicuro. Degli uomini non si fida più, non ne vuole neanche sentire parlare.
- E allora dove vai con quella valigia? -
- Da nessuna parte, non ho un posto dove andare. -
La ragazza sgrana gli occhi, visibilmente dispiaciuta, e le rivolge un sorriso.
- Vuoi venire a stare da me per un po'? -
Raneel, che fondamentalmente cerca solo affetto e comprensione, sorride alla ragazza.
- Davvero? -
- Davvero! - le prende una mano con foga - Io sono Rin, e tu? -
- Raneel. -
- Bene, Raneel. - un altro sorriso, com'è gioviale quella ragazzetta bruna - Di qua, vieni. -
Abita in un appartamento inaspettatamente grande. Ma come potrà permetterselo?
Raneel è sorpresa da tanto lusso in un quartiere non proprio benestante.
- Ti piace? -
- Molto. -
Commenta solo, ancora troppo stupita per riuscire a dire qualcosa di meglio.
- Me lo pago con il mio lavoro. Guadagno un sacco di soldi. -
- Che lavoro fai? -
Rin fa un sorrisetto malizioso...e un po' imbarazzato.
- Bhe...diciamo che do un po' d'amore a chi me lo chiede. - Raneel sente un colpo al cuore. Una prostituta! Avrebbe dovuto immaginarlo...una ragazzina così carina con tutti quei soldi? Che altra spiegazione poteva esserci? - Non pensare male. - lei ridacchia nervosamente - Lavoro per un uomo che mi tratta molto bene, mi ha dato lui la possibilità di abitare in questo appartamento, la maggior parte dei soldi che guadagno posso tenerli, lui si tiene solo una piccola percentuale...e almeno non vivo per strada. -
La bionda fissa ancora l'appartamento, la tranquillità di quell'ambiente familiare...e non ci pensa su due volte.
- Pensi che possa lavorare anch'io per lui? -
 
Il terzo uomo della sua vita si chiama Malcom. Rin non ha mentito, tra i papponi è di certo quello più cordiale e gentile. Non gli fa mancare niente, le commissioni sono ottime, il tenore di vita è terribilmente alto. E in più c'è il sesso.
A Raneel non sembra vero, ha i soldi, un posto dove stare, delle amiche con cui condividerlo. Sì, perché Rin non è la sola a vivere in quell'appartamento enorme, insieme a lei ci sono altre tre bellissime ragazze, che sembrano create apposta per dare piacere: Alba, Rita e Joel.
Ha trovato in loro delle sorelle e delle compagne.
Dividono insieme la tristezza di una vita ai margini della moralità, e un passato che vogliono dimenticare.
Quello non è il massimo che possano desiderare, ma è pur sempre qualcosa.
Raneel non si sente particolarmente bella messa affianco a quelle dee dell'amore, è la più giovane e la più inesperta, e spesso le ragazze si prendono i suoi clienti più aggressivi per evitare che possa uscirne male.
Ha molto da imparare, e vuole fare la sua parte. In qualche modo sente che è suo dovere.
Malcom lo incontrano una volta al mese, quando viene per riscuotere la sua percentuale. È un uomo piacente, ancora giovane, dai modi gentile. Mai Raneel l'ha visto poggiare gli occhi sulle ragazze più del dovuto, nonostante il potere di vita e di morte che ha su di loro.
Forse al mondo esistono uomini gentili.
È plateale che tutte le ragazze abbiano una cotta per lui, d'altronde ha tutto quanto si possa desiderare: fascino e gentilezza. Proprio perché nessuno le ha mai trattate bene come lui, il loro amore nei suoi confronti diventa automatico.
Raneel non ne è ancora innamorata, forse perché ha passato troppo poco tempo in sua presenza, ma dopo sei mesi comincia ad aspettare con ansia il momento in cui varcherà ancora quella porta.
Nonostante il tempo passato vendendo amore, come aveva detto Rin, Raneel rimane sempre la più “incapace” del gruppo, anche se comincia ad essere più disinibita e pratica.
Il sesso non le piace, almeno, le piace per il momento necessario in cui sa di avere il potere sull'uomo, ma poi anche quel momento passa e rimane solo una questione di soldi.
Prova vero piacere solo nell'incassare le banconote accartocciate che gli uomini tirano fuori dai calzoni, soldi che probabilmente hanno messo via di nascosto dalle loro mogli o fidanzate.
Raneel ha notato questo, tutti quelli che vengono da lei a chiedere il suo amore hanno qualcuno che li ama davvero a casa.
È una cosa così strana che lei proprio non riesce a capire, ma visto che la pagano non ha bisogno che nessuno le spieghi niente.
 
- Buon anniversario! -
Rin stappa una bottiglia di champagne e ne versa una buona dose nel bicchiere che Raneel ha in mano.
- Non ci credo che è già passato un anno da quando ti ho incontrata per strada. -
Mormora Raneel, agitando il bicchiere.
In un anno sono cambiate molte cose, eppure si sente come ferma allo stesso punto.
- Un anno e sei diventata un vero fiore! -
Ride la rossa Joel, la più formosa tra le quattro.
- Vero, il primo giorno non sapevi neanche metterti l'eye-liner. -
Annuisce Rita, con la faccia seria.
- Ma smettetela! -
Sbuffa Raneel, che ora trova la forza per sorridere e comincia a bere lo champagne.
La bottiglia gliel'ha fatta trovare Malcom quella mattina, lasciando detto in un bigliettino di aprirla proprio per lei. Il fatto che lui avesse avuto quel pensiero l'aveva fatta sentire...speciale.
- A Raneel, la nostra bellissima ninfa! -
Rin alza il bicchiere e le ragazze li fanno tintinnare tra loro, urlando “cin cin!”.
Raneel non potrebbe sentirsi più felice, quello è il massimo che le è consentito provare.
- Bene, adesso non battiamo la fiacca, a lavoro bambine! -
Le mette in riga Alba, che è la più anziana non solo come età ma anche come esperienza.
Loro dicono in coro “agli ordini!” e si preparano ad affrontare un'altra lunghissima notte di lavoro.
Gli uomini non si stancano mai comprare amore.
Il primo cliente di Raneel è un ragazzino giovane, che probabilmente è anche vergine. Lei non se la sente di rubargli la purezza, ma lui insiste e alla fine lo soddisfa. La paga anche più di quanto avevano pattuito...buon per lei.
Tra lui e il secondo cliente ha qualche ora libera, così rimane a gironzolare nell'appartamento mentre le altre fanno quello che devono fare nelle loro stanze.
Quando sente suonare alla porta pensa che si tratti di qualcuno che semplicemente ha sbagliato orari: Malcom è molto preciso nell'organizzare gli appuntamenti di lavoro, che commissionano sempre a lui.
Raneel va ad aprire la porta senza chiedere chi è e si sorprende di vedere sulla soglia...proprio Malcom.
- Che sorpresa! -
Fa lei, con un sorriso.
- Ciao Raneel, buon anniversario. -
Da dietro la schiena, l'affascinante giovane tira fuori un mazzo di rose rosse. La ragazza arrossisce tutta mentre il cuore le parte in quarta in petto.
- Oh...Malcom...non...dovevi. -
- Dovevo invece. - sorride lui, che con le donne ci deve necessariamente saper fare - Sei importante per me. -
Raneel si sente andare a fuoco. Abbassa gli occhi verdi sul mazzo di rose, ne accarezza i petali. Non sa cosa dire! È tutto troppo inaspettato.
- Sei venuto apposta per questo? -
- No, molto di più. - Malcom sorride, un sorriso che potrebbe essere sugli schermi del cinema per quanto è bello - Ho organizzato questo buco tra un tuo appuntamento e un altro proprio per venire a trovarti. -
- Grazie, grazie davvero. - ha le lacrime agli occhi per la felicità, non riesce a crederci! - Sei stato così gentile! -
- Avete aperto la bottiglia che vi ho lasciato? -
- Sì, ne vuoi un bicchiere? -
Lei non sospetta niente per il semplice fatto che crede nella buona fede di Malcom, d'altronde lo reputa essere il suo salvatore, colui che l'ha tolta dalla strada e strappata da morte certa.
Il giovane annuisce e lei lo fa accomodare sul divano.
Lei gli riempie il bicchiere e glielo porta, per poi sedersi a fianco a lui, sorridendo amabile.
Malcom beve in silenzio per un attimo, dopo di che poggia gli occhi azzurri su di lei.
- In quest'ultimo hanno ti sei fatta davvero bellissima. - Raneel arrossisce appena e cerca di nascondere lo sguardo abbassando la testa, ma lui le tira su il mento con due dita in modo da tornare a fissare quei begli occhi verdi - Ti imbarazza ancora guardarmi negli occhi? Ormai siamo amici, no? -
Sorride, ed è un sorriso così affascinante che Raneel non può fare a meno di desiderare di baciarlo.
Forse lui le legge nel pensiero...perché annulla la distanza tra di loro ed è il primo a baciarla.
Sta succedendo davvero? Quante volte l'ha sognato nell'ultimo anno...?
Ricambia un bacio come se fosse una ragazzina con il suo primo amore e Malcom capisce di averla irretita.
Le sue mani vanno subito a percorrere il suo corpo, si avvicinano al seno e cercano di superare la protezione della camicetta che indossa.
Raneel, per qualche ragione, comincia a sentire una punta di panico stringerle lo stomaco.
- N-no. -
Prova a dire con un sussurro.
- Non puoi dirmi no. -
Lei sgrana gli occhi, ora terrorizzata.
Non esistono uomini gentili.
Malcom la spoglia con foga e le è sopra in un istante. Impietrita, la ragazza non riesce ad emettere neanche un verso.
Lui si insinua dentro di lei con violenza, il dolore che Raneel prova le fa spalancare la bocca in un urlo silenzioso, ma niente esce dalle sue labbra.
In balia dell'uomo, non può fare altro che sopportare e sopportare, finché lui non è soddisfatto e stanco.
- Puttana. -
Le sussurra poi all'orecchio che subito lecca facendola rabbrividire con orrore.
La lascia nuda sul divano. Lui si riveste ed esce, sorridendo, mentre lei trema e piange, sconvolta da tanto dolore...fisico e mentale.
Deve scappare di nuovo.
Si alza, i passi zoppicanti, le gambe che le fanno male. L'ha presa con tanta violenza che è tutta sporca di sangue.
Raggiunge la sua stanza, raccoglie le sue cose. Si sente come quella bambina di tanto tempo prima che aveva provato a scappare una notte con il suo zainetto.
Anche se le lacrime le offuscano la vista, prova a rivestirsi, ma appare comunque scombinata e allucinata.
Si trascina fuori dall'appartamento, ancora una volta senza sapere che cosa fare e dove andare, ancora una volta succube di un uomo.
La notte l'avvolge con il suo manto, l'oscurità la nasconde. Come vorrebbe poterne fare parte.
Si ferma a fissare il cielo buio. Ci sono solo stelle, la luna ha voltato le spalle alla Terra.
- Voglio essere buio. - piange. Cammina singhiozzando verso un vicolo, il più oscuro che trova. Si rannicchia in un angolo e nasconde la testa tra le ginocchia strette al petto. - Voglio essere tenebra. - il cuore le fa male, le fa talmente male che sembra voglia fermarsi da un momento all'altro - Voglio essere oscurità. -
Il dolore si fa atroce, ma il buio intorno a lei la ascolta. Lentamente la avvolge, affonda i suoi artigli nel suo cuore sofferente, e lo ferma.
Tutto tace all'improvviso.
 
Si risveglia in un posto tranquillo, illuminato dalla debole luce di un tramonto. Si rialza spolverandosi i calzoni e stiracchiandosi come se avesse dormito bene e a lungo. Gli occhi verdi scrutano tutto intorno, cercando di capire dove si trova e come ci è arrivata.
Si porta una mano al petto e aggrotta piano le sopracciglia. Non dovrebbe sentire qualcosa? Qualcosa tipo il battito di un cuore?
Il non sentirlo non la turba, e non la turba neanche il non essere turbata.
L'unica cosa che pensa è a dove può andare adesso.
- Potresti venire con me. - le viene automatico reagire rabbiosamente alla voce maschile alle sue spalle. Il pugno, però, viene bloccato come se neanche fosse rilevante. L'uomo che ha davanti ha il volto coperto da un cappuccio, si intravedono solo occhi gialli e brillanti. - Usa la tua forza contro i tuoi nemici, io non lo sono. -
La ragazza ringhia e salta indietro, scintille elettriche seguono il suo movimento.
- Chi sei? Che cosa vuoi? -
- Sono il signore dell'oscurità di cui hai chiesto di fare parte. -
- Non mi fido di te. -
- Non ti chiedo tanto. - l'uomo muove una mano e lettere biancastre si materializzano intorno alla ragazza, si riposizionano e una x vi si aggiunge in mezzo - Larxene, ti offro di essere donna e regina, siederai accanto a me e avrai centinaia di servitori al tuo comando. -
Lei tentenna per un attimo, ma continua a guardare l'uomo con scetticismo.
- Menti. -
- Non mento. - l'uomo apre un varco oscuro con un gesto della mano e glielo mostra - Puoi venire con me o andartene. Sarai sempre libera di andare e venire a tuo piacimento, sempre. -
La ragazza vede l'uomo avviarsi verso il varco e sa per istinto che se non lo seguirà adesso non avrà più la possibilità di valutare se dice il falso o meno.
Quindi lo segue, decisa a prendersi quello che lui gli offre. E di più.

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*Fyrefly: "firefly" è la parola inglese che traduce "lucciola" che è notoriamente un insetto elettrico, in termine dispregiativo la parola assume il significato di "prostituta"
   
 
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