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Autore: Inathia Len    05/07/2014    0 recensioni
Celia Stebbins è una ragazza qualsiasi, ma nasconde un segreto.
Celia sogna.
Celia ricorda.
Di un tempo in cui un uomo che viaggia in una cabina blu più grande all'interni rispetto all'esterno l'ha salvata dalla morte, quando era solo una bambina. Ma Celia non sa la verità, non sa che la donna che chiama madre non lo è davvero, non sa chi lei sia.
Quando i sogni si colorano di rosso e Celia ricorda di un pianeta andato distrutto, sa che deve scoprire la verità. E sa anche che c'è un solo uomo che la può aiutare: Sherlock Holmes.
Primo cross-over tra Doctor Who e Sherlock, ambientato tra la seconda e la terza stagione del primo e dopo la terza del secondo. Fatemi sapere che ne pensate :-)
Genere: Angst, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The tale of the Doctor  -part Three-


-Rose- le avevo detto –Non credi che se potessi salverei l’intero pianeta? Non è così che funziona, però, non le faccio io le regole.-

Ma pochi istanti dopo eravamo di nuovo in strada. Non avrei mai potuto dire di no a Rose, neppure per tutto l’ universo. Correvamo verso dove avevamo lasciato i tre poco prima, ma la stradina non c’era praticamente più. Spaccature nell’acciottolato, dalle quali fuoriusciva lava incandescente, crepe nelle case… un inferno vero e proprio. Ci guardammo intorno, ma dei genitori e della bimba nessuna traccia.

Rose sbarrò gli occhi e si fermò improvvisamente, lasciando la mia mano.

Udesh Rhercas e Thalia Xarzert, con la piccola, non erano troppo distanti rispetto a dove li avevamo lasciati poco prima. Evidentemente avevano cominciato a scappare per raggiungere il resto della famiglia, ma l'ennesima scossa aveva impedito la loro fuga, intrappolandoli tra le macerie. La colonna di un tempio poco distante, nel crollare, li aveva colpiti e così loro si trovavano a terra, quasi sicuramente morti. Il pilastro li aveva sorpresi alle spalle, schiacciandoli quasi completamente. Non riuscivo a pensare a nulla, se non al fatto che fino a pochi istanti stavamo parlando tranquillamente ed ora erano morti, andati per sempre. Quanta gente che conoscevo era destinata a quella fine? Lanciai uno sguardo a Rose, consapevole che un giorno sarebbe arrivato anche per lei, ma scossi dalla mente quel pensiero. Ora stava bene, perché angosciarsi per il futuro?

Di Udesh Rhercas quasi non rimaneva nulla, solo la mano che stringeva quella di Thalia Xarzert era visibile, sbucava dalle macerie. Forse l'aveva avvertita del pericolo e aveva provato a spingerla lontano, insieme alla piccola. Ma, nonostante ciò, neppure lei si era salvata. Giaceva poco distante, probabilmente colpita all'altezza dello stomaco da un pezzo del cornicione del tempio. Solo Raçaris Serthelia era illesa. Probabilmente Thalia Xarzert era riuscita a spingerla lontana prima dell'inevitabile. Stava poco distante dalla madre e sembrava tentare inutilmente di svegliarla e la chiamava, piangendo, in quella lingua che mi era sembrata tanto melodiosa e dolce la prima volta che l'avevo ascoltata. Ora sapeva solo di morte e dolore e disperazione.  

Rose la prese in braccio con cautela e io mi assicurai di persona che non fosse ferita.

-Non possiamo portarla dai suoi parenti. Non sappiamo chi siano, e poi sarebbe troppo pericoloso- sentenziò Rose.

Annuii, ben consapevole di quello che stava proponendo. Ma in fondo, non era per quello che eravamo tornati?

-Diamoci una mossa, allora. Mi è venuta un'idea.-

Tornammo di corsa al Tardis, con Raçaris Serthelia che aveva cominciato a piangere tra le braccia di Rose. Non c'era più nessuno per le strade, probabilmente avevano tutti trovato i loro cari e si preparavano alla fine uniti.

Una volta all'interno del Tardis, mi misi ai comandi per tornare subito sulla Terra. Su Tharacorix non c'era più nulla per noi, per quanto morissi dentro ogni volta che lo pensavo. Rose, mentre io combattevo con le leve ribelli, consolava Raçaris Serthelia tenendola stretta e sussurrandole qualcosa all’orecchio. E la piccola aveva quasi smesso di piangere.

Quando atterrammo, tirai fuori una specie di casco collegato a una moltitudine di cavi e fili e chiesi a Rose di passarmi l’orologio da taschino che tenevo sulla mensola.

-Che cosa le farai?- chiese, porgendomelo.

-La renderò umana. Questo marchingegno le ridisegnerà il DNA, ma la sua vera essenza non andrà perduta, perché la chiuderemo qui- dissi, sventolandole davanti agli occhi l’orologio. –E quando lo vorrà aprire, perché arriverà quel giorno, sentirà il richiamo del suo popolo… quel giorno arriverà un messaggio al Tardis, cosicché la potremo trovare e spiegare tutto quanto.-

Rose annuì, soddisfatta del mio piano, e mi aiutò a sistemare Raçaris Serthelia sotto il casco. Feci partire il processo e in un attimo tutto quanto di tharacorixiano c’era in lei scomparve. I capelli divennero castani e si arricciarono leggermente, il volto acquisì colore e perse la forma allungata, gli occhi da gatta si fecero più umani e più scuri. Nel mentre, una strana polvere dorata entrava nell’orologio, relegando al suo interno la vera essenza di Raçaris Serthelia.

-E adesso?- chiese Rose, una volta che il procedimento fu ultimato. –Non ha nemmeno un nome…-

-Pensavo glielo potessimo dare noi… Che ne dici di Celia? Significa “dono del cielo”, “paradiso”. È un nome romano.-

-È perfetto. Pensi la rivedremo più? Prima della storia dell’orologio, intendo. Mentre crescerà…-

-Meglio di no. Solo quando verrà il momento di parlarle di Tharacorix.-

-Spero sarà felice, se lo merita.-

-Lo meritiamo tutti- commentai, guardandola un po’ troppo intensamente. –Ma conosco io la persona adatta per lei- dissi, riscuotendomi dai miei pensieri.

 

Un attimo dopo eravamo a casa di Roona Stebbins. L’avevo conosciuta in passato, sapeva chi ero e le volevo bene. Ero a conoscenza del fatto che il suo più grande cruccio era quello di non potere avere figli, ma io le potevo offrire questa possibilità. Meglio lei che qualsiasi altro umano che magari sarebbe stato spaventato dalla verità su Celia. Roona era una grande e lo sapevo.

-Ai documenti penso io- la rassicurai, dopo averle raccontato per sommi capi di Raçaris Serthelia e di quello che era successo al suo pianeta di origine. -Figurerà che la bambina è arrivata in orfanotrofio questa mattina e che tu ed io (in qualità di tuo marito) l'abbiamo adottata nel pomeriggio.-

Roona si limitò ad annuire, prendendo in braccio la piccola.

-Le hai già dato un nome?- chiese piano per non svegliarla.

-Celia- rispose Rose, accarezzandole piano una guancia paffuta.

-Celia- ripeté sognante Roona. -Avrò cura di lei, Dottore, di me ti puoi fidare.-

-Lo so. Sarai una mamma fantastica.-





















Inathia's nook:

Ed eccoci qua. Io e voi, all'ultimo capitolo. 
No, non temete, c'è ancora l'epilogo, ho ancora alcune cose da chiarire, non temete.
Però manca ormai una settimana.... se non vorrete seguire il seguito (?).
Cooooomunque, ecco come Celia è arrivata sulla Terra e il perchè del suo nome. Non odiatemi per la fine dei suoi genitori, si sapeva fin dall'inizio.... almeno hanno protetto Celia/Raçaris Serthelia fino alla fine. ok... è che, almeno io, mi ero affezionata a quei due, anche se erano comparsi solo per qualche pagina...
Vabbè. Vi lascio stare.
Come sempre, vi aspetto nei commenti :)

 

  
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