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Autore: Yuko majo    26/08/2008    7 recensioni
Un amore mai confessato, due anime che per lungo tempo sono state vicine, come compagni, come amici. Due anime che sono state separate. Due anime che si sono ritrovate.
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gin Ichimaru
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Dunque penso che questa sia la prima ff che ho scritto in assoluto, l’avevo pubblicata già su un altro sito, poi oggi ho deciso di postarla anche qui.

L’ho un tantino revisionata, però non garantisco molto.

Non è un periodo ben preciso del fumetto, diciamo una fine inventata da me per due personaggi.

Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate….

 

 

 

 

 

 

I personaggi sono tutti maggiorenni e appartengono a Tite Kubo.

 

 

 

 

 

 

In cielo non brillava neanche una stella.

Era una notte scura e senza luna.

Il cielo nero la rendeva ancora più buia e solitaria
Il vento soffiava irrequieto, coprendo ogni rumore in tutta la Sereitei, rendendola un luogo cupo e triste.
Il vento soffiava feroce e senza tregua, portando con se nubi minacciose in quella notte buia e tempestosa.

Una notte in cui nessuno si sarebbe arrischiato ad andare in giro.

L’elettricità dell’aria e l’immensa oscurità non attiravano di certo per fare passeggiate notturne.

Con un tempo così nessun abitante della Soul Society avrebbe lasciato il confortevole tepore del proprio letto arrischiandosi all’esterno.;
Tutti gli shinigami dormivano profondamente, mentre la tempesta infuriava.
Eppure una figura scura e solitaria aveva sfidato la notte, e si aggirava furtiva per i vicoli scuri.
Coperta da un lungo mantello nero, si muoveva agilmente fra i vicoli della Sereitei ; Poi con un’elegante salto balzò sugli immensi tetti degli edifici che si estendevano a perdita d’occhio.
Sapeva benissimo che in quella notte solitaria non avrebbe incontrato nessuna sentinella.

Il vero pericolo lo avrebbe incontrato solo nel luogo dove si stava dirigendo.

Nell’unica zona di tutta la Sereitei dove vigeva ancora la legge marziale.

Dove erano stati imprigionati i traditori dopo la cattura.  Il luogo dove sarebbe dovuto entrare ad ogni costo, perfettamente consapevole che se avrebbe fallito nel suo intento sarebbe stato condannato a morte, marchiato come traditore.
“Addentrarsi nel Palazzo del Pentimento”, con il passare del tempo quell’idea lo aveva ossessionato per giorni, doveva riuscire a raggiungere i prigionieri.

E poi? Liberarli? Chissà!

 Prima di tutto però doveva parlare con lui, chiedergli il perché di tutta quella follia.

Forse aveva solo voglia di rivederlo.
In tute quelle settimane non aveva fatto che pensarci,  preoccuparsi per lui.

Dannazione,  aveva sempre odiato che non gli dicesse mai dove andasse o a cosa pensasse.

 


Non era il momento di distrarsi, dal momento che aveva preso quella decisione avrebbe dovuto portare a termine la sua missione prefissata.

Solamente in seguito se fosse riuscito ad incontrarlo avrebbe pensato a cosa dirgli, anche solo schiaffeggiarlo.

Ora il suo unico obiettivo era quello di penetrare nel palazzo del pentimento.
I rischi erano immensi.

Aveva pianificato tutto nei minimi particolari, e quella notte di tempesta l’avrebbe solo che aiutato, in cuor suo ringraziò una qualsiasi divinità che aveva fatto in modo che quella notte fosse la più nera degli ultimi mille anni.
Il suo obiettivo si avvicinava sempre di più, mancava solo la lunghissima scalinata che l’avrebbe portato ai cancelli del palazzo.
In cuor suo sperava che da li sarebbe stato tutto più semplice, molte delle sentinelle sarebbero rimaste chiuse nei posti di guardia, e probabilmente a quell’ora di notte erano pacificamente addormentate.

Nessuna di loro avrebbe mai pensato che in una notte così qualcuno avesse tentato di penetrare nelle prigioni.
Tentare, avrebbe tentato.

Avrebbe tentato e nel caso fosse morto, lo avrebbe fatto senza nessun rimpianto.


Il suo sguardo era posato sul patibolo, quando lo avevano trasferito li gli avevano detto che affacciandosi fuori dalla finestra, osservandolo ogni giorno, sarebbe arrivato a pentirsi dei suoi crimini.
Aveva perso il conto dei giorni in cui era rinchiuso li, eppure non si era pentito minimamente delle sue azioni.  Il giorno che aveva abbandonato la Sereitei era perfettamente consapevole di ciò che faceva, non aveva nessun rimpianto.
O forse uno ne aveva.

Non aveva salutato adeguatamente l’unica persona che gli era stata vicino, considerandolo un amico.

 Si,  quello era il suo unico rammarico.

Un sbuffò e poi un ghigno sul suo volto, si stava proprio rammollendo.
Era da quando aveva lasciato la Sereitei che non faceva che rimproverarsi per questo motivo, non era da lui.
Perso nei suoi pensieri non si rese conto che un’ombra silenziosa si era avvicinata alla sua cella.

Ormai era talmente abituato alla solitudine che non ci fece nemmeno caso.
Com’era ironico, la Sereitei era diventata così silenziosa, eppure quando quella peste dai capelli arancione e suoi amici erano penetrati senza permesso tutto era molto più divertente, si, si stava proprio rammollendo.


-Non pensavo di trovare il capitano della terza compagnia con lo sguardo perso nel vuoto- una dolce voce lo riportò al presente, in quella fredda cella.

Con il cuore che accelerava, sorpreso esclamò:

-Rangiku, sei tu?-

Un’allegra risata riecheggiò nel buio delle prigioni, poi la risposta:
- Certo che sono io, chi altro mai si scomoderebbe per venirti a trovare?-
Dal buio una figura nera si era avvicinata alla cella dell’ex capitano della terza brigata, facendo scivolare il lungo mantello che la copriva, lasciando visibile, un bellissimo volto incorniciato da lunghi capelli rossi e due brillanti occhi verdi che risplendevano nella notte come quelli di un gatto.

Cercando di dissimulare il tono preoccupato, l’ex capitano della terza brigata domandò:
-Che cosa fai qui, è pericoloso, se ti scoprissero verresti ad occupare la cella qui a fianco.-
-Dubito che mi scoprano, ho preso le dovute precauzioni, e poi con questa tempesta che infuria, chi uscirebbe mai per venire a vedere come sta un prigioniero, e per informazione, da quel che mi risulta la cella accanto alla tua è già occupata-
Con un sorriso malizioso stampato in faccia, riprese a parlare, - per essere rinchiuso qui da tanto tempo non stai poi così male-
Con il cuore che accelerava sempre più i battiti, Gin le disse:

 -non hai risposto alla mia domanda, cosa fai qui?-

Uno sbuffo scocciato da parte della ragazza:
-Non ci vuole un genio, lo avrebbe capito chiunque sono venuta a liberarti.-
-E cosa pensa di questa brillante idea il vecchio Yamamoto?- gli disse con un sorriso a fior di labbra lo shinigami dai capelli d’argento.
-Che sbadata, mi sono completamente dimenticata d’informarlo.-
-Interessante, e secondo te come la prenderà dopo che sarò fuggito?-
“Non saprei, ma non credo che lo scoprirò mai visto che ho intenzione di venire con te!”

Gin non seppe cosa dire dopo quella risposta così semplice ma decisa.

Forse aveva sbagliato tutto veramente, ma ormai era troppo tardi per poter tornare indietro.
E in quel momento si rese conto che se non avesse affrontato il suo destino avrebbe portato nel baratro anche lei, la bellissima donna che aveva di fronte.

La donna di cui era innamorato anche se non aveva mai voluto ammetterlo, ne al suo cuore, ne tanto meno davanti ad altre persone, o a lei.

Quello era un segreto che aveva tenuto custodito dentro di se per così tanto tempo, che era quasi doloroso rendersene conto in quel momento, troppo tardi.
Rangiku posò a terra un involucro e da lì ne tirò fuori la Zampakuto dello shinighami dai capelli d’argento, sorridendo gli disse:

-questa potrebbe esserti utile, ricordi come si usa?-
Gin la guardò con aria triste, in quel momento più che mai si rese conto che da lì a poche ore sarebbe stato giustiziato, che non l’avrebbe più rivista e senza riflettere la prese fra le braccia stringendola forte , con la bocca cerco' le sue labbra.
Rangiku rabbrividì di piacere sentendosi presa dalla stretta forte dell’uomo.

In quel momento si rese conto, che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro, lo conosceva troppo bene, non sarebbe scappato;

per quanto potesse essere freddo e glaciale, sapeva benissimo che non avrebbe mai fatto nulla per metterla in pericolo.
Le lacrime cominciarono a sgorgare sul giovane volto della donna, e ognuna di quelle lacrime era come un pugnale conficcato nel cuore del capitano della terza compagnia.

Con un filo di voce l’uomo sussurrò:
-Mi spiace molto, ma non posso fuggire-
- A me non importa cosa tu abbia fatto, né tanto meno se considereranno anche me una traditrice, ma ti prego vieni via-
Gin la osservò con sguardo dolce, il primo che avesse mai avuto in tutta la sua vita, e gentilmente le accarezzò il volto sussurrando:

- non mi perdonerei mai se dovesse accaderti qualcosa.-
Con naturalezza cercò le sue labbra, baciandola appassionatamente.

Entrambi speravano che quel momento durasse in eterno.

Che il tempo si fermasse.

Che potessero rimanere l’uno nelle braccia dell’altra per sempre, ma sapevano che quello sarebbe stato il loro primo, unico bacio,  non ce ne sarebbero stati altri.

Ma il ricordo sarebbe stato talmente dolce da scaldare loro il cuore.
Con fermezza Gin staccò da se la donna, e fissandola con occhi tristi le disse:

 -Ti proteggerò sempre, anche se non sarò accanto a te.-

Con una mano posò una lieve carezza sul volto rigato dalle lacrime:
-Perdonami per averti fatto soffrire.-

Un’unica frase, il dolore che s’impossessava del cuore della donna:
-Gin, sei uno stupido.-



La bella shinighami non si rese conto di come fosse riuscita a tornare in dietro.

Il sole iniziava a  fare capolino,cominciando a schiarire quella scura notte, portando così un fresco mattino.

In tutto il tragitto l’unica cosa che la confortava e la faceva stare male allo stesso modo era il reiatsu di Gin che la proteggeva e consolava,scortandola finché non fosse stata al sicuro;

Mentre lui con il solito sorriso impertinente e malizioso stampato in faccia si avviava verso la fenice di fuoco.

 


Il tempo si era come fermato, Rangiku stringeva a se la zampakuto di Gin, sperando in un miracolo, che lui comparisse lì come se niente fosse a riprendersela.

Con quel sorriso impertinente e gli occhi a fessura che gli mostrava raramente.

Ma fu un attimo e il reiatsu dell’uomo che amava scomparve per sempre, la fenice aveva fatto il suo dovere.
Le lacrime rigavano il volto della donna, che aveva il cuore in frantumi;

I suoi pensieri volavano al passato, a quando erano bambini: -Ho sempre odiato che tu sparissi senza dirmi dove andavi, eppure, adesso che so dove sei, non posso raggiungerti, ti odio Ichimaru Gin.-

Nel suo cuore però sapeva che non era così, non l’aveva mai odiato, lo amava da sempre, ed ora lui non c’era più. Lasciò che la disperazione prendesse il sopravvento, senza tentare neanche di fermare le lacrime.
Sapeva di dover essere forte, ma avrebbe cominciato l’indomani,in quel momento voleva solo abbandonarsi alla disperazione e al dolore.
Strinse la zampakuto dell’ex capitano al cuore e lasciò che i ricordi scorressero dolci nella sua mente, finchè il buio ed un sonno senza sogni non calarono su di lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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