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Autore: Maiky Miker    08/07/2014    7 recensioni
Il titolo dice molto su questi due, ma se la cosa non dovesse bastarvi ecco ben 7 shot scritte per questa Huntbastian week:
Lunedì 7: Infanzia - Orfanotrofio
Martedì 8: Not like me - Posso tenerti con me?
Mercoledì 9: Primogenito - Savannah
Giovedì 10: Pen pals - Skype
Venerdì 11: Scambio di corpi - Nei panni di un Clarington
Sabato 12: Masquerade - Giù la maschera
Domenica 13: Proposta - Clarence
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Huntbastian: I want to... photo I-want-to_zps9f6fa0f6.jpg


Casa: [cà-sa] s.f.
Edificio a uno o più piani, di dimensioni e aspetto vari, adibito ad abitazione dell'uomo.
 
Questo era ciò che Hunter considerava una casa.
Nei suoi 17 anni si era spostato di città in città per via del lavoro del padre e non era mai riuscito a trovare un luogo che poteva chiamare tale.
Non aveva legami, non ne aveva il tempo poiché non appena si abituava ad un posto le sue cose erano nuovamente impacchettate e caricate su un furgone verso la prossima destinazione.
Con il tempo aveva smesso persino di svuotare gli scatoloni.
Le stanze rimanevano fredde e impersonali, senza nemmeno un ricordo.
Odiava questo girovagare e odiava essere continuamente solo.
Suo padre non c’era quasi mai e sua madre restava in giro più tempo possibile per non attaccarsi alla bottiglia e inoltre Hunter non aveva voce in capitolo.
Ogni volta la storia si ripeteva inesorabile; tornava da scuola e le sue cose erano tutte perfettamente impilate all’ingresso pronte per essere caricate.
Negli anni le lunghe spiegazioni per i trasferimenti erano state sostituite da dei brevi e freddi “ce ne andiamo” o “non dimenticare niente” come se avesse qualcosa di veramente importante a cui tenesse.
Arrivati nella nuova casa un senso di vertigine e vuoto colpirono Hunter in pieno petto.
Quel suo nuovo “tetto sulla testa” era maestosa e imponente ma non fu quello che lo lasciò turbato; c’era qualcosa che lo intimoriva e lo attraeva al tempo stesso.

"Resteremo qui un bel po’" disse suo padre.

"Come se ancora credessi a quello che dici! Vado a scegliermi la stanza…per quello che vale!"

"Hunter, non…" sua madre cercò di fermarlo ma il ragazzo era già fuggito.

Salì le scale e imboccò il primo corridoio sulla destra; fece qualche passo prima di passare accanto ad una stanza socchiusa.
Si affacciò con lentezza e un filo di timore.
La stanza era ampia e molto illuminata, una grande finestra filtrava la luce fioca del sole attraverso le fronde degli alberi in fiore.
C’era una grande pace ma un forte senso di paura e malinconia.
Lasciò la tracolla su una sedia accanto alla porta e raggiunse il letto.

"Hunter, dove sei?" urlò sua madre dal fondo del corridoio.

"Sono qua!"

Hunter fece per uscire quando vide che la sua borsa non era più al suo posto ma era caduta su un lato della sedia, sopra un gruppo di fotografie che non aveva notato prima.
 
Che strano.
 
Hunter raccolse la borsa e scrutò le fotografie con curiosità.
Erano piene di polvere e ritraevano tutte un ragazzo piuttosto attraente che, ad occhio e croce, doveva avere la stessa età di Hunter.
 
Sicuramente il vecchio proprietario della stanza. Chissà dove sarà ora.
 
"Proprio qui."
 
Hunter si voltò di scatto sicuro di aver sentito una voce alle sue spalle ma non c’era nessuno.
 
Devo essere stanco.
 
Passarono diverse settimane da quel giorno e più Hunter trascorreva del tempo in quella casa e più sentiva di essere costantemente osservato.
Quando spegneva la luce era sicuro di vedere, tra le ombre proiettate sul muro, un paio di occhi lucenti come quelli di un gatto nella notte.
Pensò più volte di essere sul punto di impazzire; le voci, gli oggetti che “sparivano” e “riapparivano” altrove e quegli occhi che lo fissavano.
Una sera, mentre era chino qui libri e faceva i compiti percepì un lieve e leggero soffio tra i capelli nonostante le finestre fossero serrate, non fece in tempo a voltare lo sguardo che si ritrovò faccia a faccia con un viso evanescente e spettrale.
Hunter soffocò un urlo e lo spettro sparì in un secondo all’interno dell’armadio.
 
"Non può essere!!!"
 
Il fantasma sbucò con la testa dall’anta chiusa
 
"Tecnicamente sì!"
 
Hunter credette di essere completamente impazzito
 
"Scusa, non volevo spaventarti" continuò quella creatura.
 
Hunter deglutì a fatica, terrorizzato
 
"Io sono Sebastian…tu ti chiami Hunter giusto?"
 
"Cosa…"

"Cosa sono? Beh, questo mi sembra abbastanza evidente…sono un fantasma!"
 
"Devo aver preso un colpo in testa!"
 
"Non sono stato io. Non posso toccare le persone. Riesco a malapena a toccare e spostare gli oggetti!"
 
"Sei…sei…"
 
"Morto, defunto, andato, passato a miglior vita, mancato…si il concetto è quello!"
 
"Come è successo?"
 
Hunter rimase stupito dal fatto di essere riuscito a formulare un’intera frase senza svenire o vomitare, dato che il suo organismo era in uno stato di completa confusione.
 
"C’è stata una rapina in casa, due uomini hanno fatto irruzione ed erano armati…ero solo in casa ed è partito un colpo. Ho sentito un grande dolore al petto simile ad una scarica di mille aghi che mi passavano attraverso e poi più nulla, silenzio e poi…questo."
 
"Mi spiace…oddio ma sto parlando con un fantasma…no, devo essere malato!"

"No sei in perfetta forma, un’ottima forma direi!"
 
Hunter era sicuro che quel commento fosse riferito al suo fisico muscoloso e tonico.
 
"Ehi non fare quella faccia," lo rimproverò Sebastian "non sono io quello che va in giro mezzo nudo per casa!"
 
"Questa è la mia stanza!"
 
"Tecnicamente è la mia, ma non ne posso più usufruire."
 
"Quindi sei sempre qui?"
 
"Quasi sempre, sai non è che abbia molto da fare da queste parti…è un mortorio!"
 
"Farò finta che tu non abbia detto la battuta più triste del secolo…"
 
"Ahah, però hai sorriso. Non lo fai spesso!"
 
"Come sai che…non importa. Che si fa ora?"
 
"Tu devi terminare i tuoi compiti a quanto vedo…"
 
"No, intendo, ora che so che tu esisti cosa si fa?"
 
"Non mi hanno dotato di un manuale del perfetto fantasma di casa, scusami tanto!"
 
"Non volevo offenderti è che…è strano!"
 
"Lo so, ma io non posso andare da nessuna parte quindi dovremmo convivere."
 
"Era proprio quello che mi mancava nella mia vita, una convivenza forzata con un fantasma guardone!"
 
"Non hai molti amici perciò non fare troppo il difficile!"
 
"Come…vabbè…mi lasci finire i compiti?"
 
"Si si certo!"
 
La convivenza filò liscia per qualche settimana e Hunter e Sebastian diventarono complici e confidenti, o, per meglio dire Sebastian amava ascoltare i racconti di quello che Hunter faceva durante le giornate e Hunter aveva qualcuno con cui parlare e confrontarsi.
 
"Hunter posso chiederti una cosa?"
 
Era un giorno di mezza estate quando Sebastian irruppe nella stanza con un’espressione assente e malinconica.
 
"Che succede?"
 
"Posso…posso provare a toccarti?"
 
Hunter trattenne il fiato e accennò un lieve "sì" con il capo.
La mano di Sebastian si allungò verso quella di Hunter ma senza provare ad avere nessun contatto.
Lasciò giusto lo spazio di un brivido.
Chiuse gli occhi e si concentrò sulla mano dell’altro.
Desiderava il calore, desiderava quel tocco, desiderava sentire Hunter sulla sua pelle.
Il primo tentativo fallì, così come il secondo e il terzo e Sebastian cominciò a sentirsi frustrato e triste.

"Sebastian, guardami!" 

Gli sguardi si incrociarono decisi e diretti

"Sebastian, so che tu puoi farcela, so che noi possiamo farcela...allunga la mano e non smettere di guardarmi!"

La mano di Hunter si allungò con il palmo verso l'alto mentre Sebastian avvicinò, ancora una volta, la sua.

"Voglio stringerti la mano Sebastian...fallo per me!"

Hunter lo voleva davvero quasi quanto lo voleva Sebastian.

Lo sguardo fisso sul viso di Hunter e un dito sfiorò leggero il polpastrello dell'altro.
Un altro dito e poi un'altro fino a che le loro mani si incrociarono.

"Ci sono riuscito!"

"Dovevi solo volerlo..."

"Hunter, posso tenerti con me?"

 

Note dell'autrice
Ok sul finale mi sono lasciata un po' trasportare dalla mia passione per Casper, ma perdonatemi! *occhi da cucciolo*
Cosa dire, non sapevo davvero dove andare a parare con questo prompt perchè tutto mi sembrava banale e cosa vado a scegliere io? La banalità delle banalità: il fantasma!
Spero che comunque apprezziate lo sforzo e il citazionismo di uno dei film che ha caratterizzato la mia infanzia (e forse anche la vostra).
Ci vediamo domani per il prossimo delirio.
Un bacione
Maiky

 
   
 
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