Triangolo
scelto: numero dieci - Kankuro, Gaara, Temari.
Note: è
corta!
Gemma
ametista:
“Quando sono diventato Kazekage”
I nemici degli alleati
Gaara
inforca gli occhiali e scruta la mappa con attenzione.
Il silenzio
nel suo studio è rotto solo dall'ansimare del chuunin che è
corso a dare l'allarme a Suna. Un avamposto al confine con il paese
del Fiume è stato spazzato via e lui è l'unico
sopravvissuto poiché non era sulla torretta al momento
dell'imboscata. L'uomo si era assentato per fare rifornimento al
corso d'acqua più vicino, l'esplosione lo ha allertato, le
grida dei suoi compagni lo hanno spinto a non fare ritorno.
Avvicinandosi più che ha potuto per raccogliere informazioni
da riportare, ha scoperto gli shinobi della Roccia intenti a far
sembrare l'accaduto opera del Fuoco.
“Puoi andare, ora.”
La voce di Kankuro rompe quel silenzio con delicatezza, ma il ninja
sembra ancora troppo scosso per accorgersene. Il jounin poggia una
mano sulla spalla dell'uomo e ne guadagna l'attenzione, “hai
fatto bene il tuo dovere, adesso puoi andare.”
“Questo
dovrebbe dirlo Gaara!”
Temari è tesa, la notizia l'ha
innervosita e si è scioccata scoprendosi a pensare che, se non
avesse avuto conferme che era stato qualcun altro, magari avrebbe
davvero creduto che potesse essere opera del Fuoco. Il fatto è
che il nemico si è premurato di far girare voce, mesi prima,
di una possibile alleanza con Konoha e senza le informazioni di quel
soldato il consiglio avrebbe dato per scontato il tradimento da parte
della Foglia. La missiva non ha ancora avuto risposta e dall'Hokage
tutto tace.
Gaara alza gli occhi dalla piantina senza sollevare la
testa, scavalcando l'ostacolo degli occhiali per fissare sua sorella
con la fronte aggrottata. Dopo un momento passa a osservare lo
shinobi ancora presente nel suo ufficio. Annuisce.
“Puoi
andare, ora,” dice, con un tono morbido e un'espressione
piatta, “hai fatto bene il tuo dovere, adesso puoi
andare.”
Quello rimane un po' lì, colto alla
sprovvista dal siparietto nervoso tra i vertici di Suna, ma poi
s'inchina ed esce dall'ufficio.
Gaara è già tornato
sulla mappa quando Temari sbuffa.
“Ma che hai?”
bisbiglia Kankuro, preoccupato per i suoi nervi sempre super
tesi.
“Che vuoi che abbia?” ringhia lei, stizzita,
poiché l'interessamento del fratello la irrita
ulteriormente.
“C'è qualcosa che ti preoccupa,
Temari?”
La voce di Gaara è alta e calma e Temari è
costretta a deglutire prima di aprire bocca. La sua non è
paura, ma sa benissimo che la tensione nell'aria non è solo la
sua e questo può voler dire solo che la situazione è
davvero delicata come crede. Non rischiano solo di andare nuovamente
in guerra, a così poca distanza, ma di commettere l'errore che
li renderà prede ancora prima dello scontro. Suo fratello sta
infatti guardando l'area interessata ed è sicura che stia
calcolando il percorso meno ovvio per essere sul posto all'alba, ma
Suna, come altri Paesi, è ancora militarmente debole.
Che
cosa abbia in mente la Roccia, tuttavia è abbastanza
ovvio.
“Un'operazione del genere richiede tempo e
ricognizione, servono informazioni precise, non è possibile
che non sapessero dell'assenza del chuunin dal suo posto. Se le voci
sull'alleanza con Konoha sono vere...”
S'interrompe un
momento, lanciando un'occhiata furtiva al fratello minore, poiché
la missiva è stata mandata per accontentare il consiglio e
Gaara non era affatto incline a sospettare del loro tradimento.
Quando vede che però lui non accenna a riprenderla,
prosegue.
“Non avrebbe senso far in modo che la colpa ricada
sulla Foglia, come non lo avrebbe lasciar scappare qualcuno che
riferisca gli sforzi della Roccia. Questo tipo di confusione è
chiaramente per far sì-”
“Che vada là,
di persona,” Gaara annuisce, comunicando così che ha
preso in considerazione quella mossa.
“Ma è
esattamente quello che vogliono!”
“Lo sappiamo,
Temari,” dice il Kazegake, con un sospiro, “siamo shinobi
anche noi.”
Kankuro trattiene a stento le risa e le
sopracciglia della sorella quasi si toccano nel tentativo di
incenerirlo con lo sguardo.
“Questa
è la cresta a est, zuccone, quello è il sud.”
Temari
incrocia le braccia al petto e riporta l'attenzione sul fratello con
stizza crescente.
“Prima stavo parlando della cresta a sud,
infatti,” sbuffa Kankuro, “se smettessi di masticarmi per
un momento e ascoltassi...”
“Cosa dovrei ascoltare,
calarci dall'alto quando non guardano? La strategia del
secolo!”
Gaara sospira, spingendosi gli occhiali sul naso,
prima di raccogliere la penna e fare una lunga linea retta sulla
mappa che separi la cresta est e quella sud dalla vallata in cui è
situato l'avamposto. Poi si schiarisce la gola.
“Né
l'una né l'altra, o miei utilissimi consiglieri,” dice,
“avete intenzione di iniziare a pensare, prima di
cena?”
Kankuro gli lancia un'occhiataccia e borbotta
qualcosa sul fatto che lui non stia propriamente vomitando
strategie.
Non ha più timore di suo fratello, ma questo non
significa che trovi produttivo indulgere nei battibecchi come fa
Temari; tuttavia Gaara lo indispone sempre con la sua freddezza nei
confronti della sorella, e più di tutto lo irrita quando
risponde al suo posto, rendendolo così maggiormente
detestabile proprio agli occhi di lei.
“Be'...”
concorda invece per una volta Temari, abbastanza seccata da essere
pronta a dividere le loro colpe con il fratellino preferito.
In
risposta, Gaara alza gli occhi su di lei e assottiglia lo sguardo,
costringendola a spostare il suo altrove, cosicché a lei non
resta altro da fare che tornare a concentrarsi sulla mappa. In un
primo momento la colpisce il fregio d'inchiostro fatto con la penna,
ma subito dopo è la simmetria con la linea quasi retta che c'è
sul lato opposto della vallata a destare il suo interesse. Avvicina
il volto alla mappa per essere certa di non aver visto male e con le
dita traccia la linea montuosa a nord ovest della gola.
“Credo
anch'io,” le concede Gaara, prendendo a scrivere su un
taccuino.
Kankuro si sporge sulla scrivania. La luce del sole
quasi perpendicolare del tardo pomeriggio gli rende difficile vedere
quello che vedono loro e per colpa di alcuni giochi di ombre, a causa
anche del fatto che la mappa è un po' anziana e molto
sgualcita, stringe gli occhi nel tentativo di capire.
“Porremo
l'unità d'assalto sulla cresta nord ovest e i rinforzi nel
bosco ai piedi della collina a sud est,” supplisce
Gaara.
“Tutto questo da dove, Sua Grazia?”
Temari
lancia un'occhiata irritata a Kankuro, prima di rispondere al posto
del fratello.
“Quello era terreno d'estrazione un centinaio
di anni fa, useremo le vecchie miniere,” sospira, “tsk,
non sai proprio nulla!”
“Grazie, Temari, per offrirci
sempre il tuo caldo punto di vista,” dice Gaara, spiazzando la
sorella.
“Mh, prego,” mormora lei, confusa.
Kankuro
sta per porre un'altra domanda, cercando di ignorare il fatto che
ancora una volta il fratello abbia preso le sue difese in modo così
sfacciato, tanto più che Temari ha ragione riguardo la sua
ignoranza sul territorio al confine con il Fiume, quando la porta si
spalanca.
“Gaaraaaaah!” urla Naruto, entrando
nell'ufficio del Kazekage esattamente come fa da Ichiraku. “Ho
trovato della gente della Roccia, mentre venivo qua e...”
“Abbiamo
trovato, testa di legno,” bofonchia Uchiha, subito
dietro.
Matsuri entra trafelata subito dopo Sakura e Sai, che si
inchinano in segno di rispetto.
“Mi dispiace... Gli ho detto
di... ma non ascolta... e non aspetta, nessuno... Lui!” si
riprende Matsuri, puntando il dito sulla faccia di Naruto, “Non
ascolta e non aspetta nessuno e mi fa fare sette rampe di scale di
corsa per-”
“Va bene, Matsuri, lascia stare.”
La
ragazza rilassa la postura in modo così repentino da suscitare
un po' di sconforto anche in alcuni dei presenti, poi rassegnata se
ne torna ai suoi compiti, maledicendo jinchuuriki chiassosi.
Gaara
in piedi accanto a Naruto, con entrambe le sue mani strette in quelle
dell'amico, rivolge finalmente lo sguardo a Sakura; notoriamente e
tristemente quella più sana e attendibile del gruppo.
Sakura
fa rapporto, ma è con l'aiuto mimico dell'eroe che i vertici
di Suna apprendono fino in fondo dove siano stati trovati questi
ninja della Roccia.
“Ecco,” bercia Naruto,
avvicinandosi alla mappa sulla scrivania, “la vedi questa
parte, tutta questa parte?” dice, tracciando con le dita
un'area vasta come la città di Suna stessa, “adesso c'è
un buco!” E mima l'esplosione emettendo un'onomatopea
congrua.
In quel momento Sakura consegna la lettera al Kazekage,
cercando di rompere lo stupore generale nel modo meno brusco
possibile.
“Questa avrei dovuto sbatacchiargliela in testa!”
continua Naruto, indicando la lettera, “Ma li avevo già
uccisi tutti, quando mi è venuto in mente.” E fa
spallucce.
Gaara sorride e né Temari né Kankuro
provano a sgridare il jinchuuriki, visto che non vogliono ricevere
occhiatacce raggelanti.
I
personaggi e i luoghi non mi appartengono. Avrebbero dormito sedici
ore al giorno e bevuto ettolitri di tè, altrimenti.