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Autore: Letsforgethim    11/07/2014    4 recensioni
«Voglio fare l'amore con te» gli sussurrò improvvisamente Anne ad un orecchio.
Zayn perse un battito.
La guardò.
«Come?»
«Hai capito benissimo.»
La allontanò, scuotendo la testa.
«No, non è possibile» mormorò, anche se in realtà lui stesso moriva dalla voglia di fare l'amore con quella ragazza che tanto amava.
Improvvisamente cominciò ad avere caldo, come se delle fiamme si fossero accese dentro di lui e si stessero divagando sempre più.
Anne gli si avvicinò e lo baciò sulle labbra, mordendogli il labbro inferiore.
«No, no, no, questo non va bene.» La allontanò, quasi in malo modo.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so da dove ho tirato fuori l'ispirazione per questa one shot, ma spero che vi piaccia.
L'ho scritta ascoltando Skinny Love, di Birdy, e vi consiglio di leggerla con quella canzone in sottofondo.
Detto questo vi lascio alla lettura, l'ho letta più volte e spero che non ci siano errori e se ci sono chiedo scusa in anticipo.
P.s: dopo la storia c'è un breve spazio autore.
Buona lettura!



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9 settembre 1941

Il signor Benson viveva con la sua famiglia in un piccolo paesino nel nord dell'Inghilterra, dove prima di sposarsi aveva costruito una casa nella proprietà che gli era stata lasciata dai genitori.
Non era una casa molto grande, ma era tutto ciò che si era potuto permettere.
Lavorava tutto il giorno, dall'alba fino al tramonto, e quando tornava a casa la sera si sedeva sulla poltrona in salotto dove si addormentava subito.
Passava le giornate a lavorare la terra, a portare il gregge a pascolare, a prendersi cura dei cavalli, a mungere e molto spesso andava a lavorare da qualche vicino, per cercare di portare a casa qualche soldo.
Da quando sua moglie era morta, quattro anni prima, dopo il parto del loro quinto figlio Christopher, era toccato a lui pensare a tutto, sia al lavoro sia ai suoi figli.
Fortunatamente c'erano Gabbe e Anne, le due figlie più grandi, che rimanevano in casa tutto il giorno ad occuparsi delle faccende domestiche e dei fratellini più piccoli.
Gabbe aveva appena venti anni, mentre Anne ne aveva diciotto.
Poi c'erano Mary, di otto anni, Jennifer di cinque e Christopher di quattro.
Erano proprio le due sorelle più grandi a cucinare per tutti, a pulire la casa e a fare da madre ai loro fratelli.
Le loro giornate erano sempre piene di lavoro, qualche volta andavano persino ad aiutare il padre, ma c'erano certi pomeriggi in cui riuscivano a trovare dieci minuti per loro stesse.
A Gabbe piaceva molto ricamare.
Anne la guardava sedersi in giardino e cominciare a lavorare, con la testa china.
Le ricordava così tanto sua madre: aveva i suoi stessi capelli, neri e lisci, e anche i suoi modi di fare gliela ricordavano tanto.
Lei, invece, era diversa, sia caratterialmente sia fisicamente.
Era bionda con gli occhi verdi e, a differenza della sorella, quando aveva un pò di tempo libero non ci pensava due volte ad aprire un libro e immergersi ogni volta in una nuova storia.
Amava leggere, per lei era come se i libri fossero tante porte che la catapultavano in un altro mondo.
Non si era mai lamentata della sua vita, amava aiutare il padre e i fratelli, ma ogni tanto aveva bisogno di cambiare e i libri la aiutavano.
Aveva anche un'altra passione, i cavalli, ma suo padre non le aveva voluto insegnare a cavalcare perché sosteneva che non fosse una cosa da ragazze, quindi si limitava ad accarezzarli e a guardarli correre dentro il recinto.
Era quasi l'una ed era in cucina a preparare il pranzo.
Gabbe era andata a prendere i bambini da scuola insieme alla signora Gerrard, la loro vicina di casa, e suo padre era in giardino a tagliare la legna per il forno.
Anne aveva già messo il riso a bollire e ora stava lavando le patate, dopo averle pelate con cura.
Le piaceva cucinare, specialmente quando era allegra e quel giorno lo era
particolarmente, non avendone lei stessa ben capito il motivo.
«Buongiorno signor Benson!»
Quel saluto la distrasse per un attimo dai suoi pensieri.
Sorrise, avrebbe sempre e comunque riconosciuto quella voce.
Chiuse il rubinetto e alzò lo sguardo verso la finestra per vederlo.
Era così bello, pensò, come sempre del resto.
Indossava un paio di pantaloni scuri e una camicia a quadri con le maniche arrotolate e sotto una maglietta bianca che gli evidenziava i pettorali.
Smise di guardarlo, sicura di essere diventata rossa in volto, per mettersi a tagliare le patate.
Nonostante fosse un bel pò di tempo che stavano insieme, vederlo continuava a farle sempre lo stesso effetto, sentirsi le guance andare a fuoco e il cuore che sembrava facesse capriole dalla gioia.
Sarebbe corsa ad abbracciarlo più che volentieri, ma non era così sfacciata da farlo davanti a suo padre.
Sorrise nuovamente, pensando che nonostante non fosse neanche passato un giorno da quando l'aveva visto, le era mancato tanto.
Era così innamorata di lui, era il suo primo e unico amore, e sapeva che sarebbe stato anche l'unico che avrebbe sempre amato.
Sentì la porta all'entrata aprirsi e qualche istante dopo le braccia di lui cingerle la vita.
Appoggiò il mento sulla sua spalla, facendole il solletico con la barba.
Anne girò la testa verso di lui, sorridendogli.
«Cucini per me?» le chiese mentre un sorriso gli increspava le labbra.
«Il solito egocentrico» scherzò lei, dandogli poi un bacio.
Il ragazzo la girò verso di sé, senza allontanare neanche per un momento le loro labbra.
«Z-zayn» Cercò inutilmente di staccarsi da lui, «mio padre è in giardino e io devo preparare ancora le patate.»
Le lasciò un'altro bacio veloce prima di mettersi a sedere sul tavolo.
Anne finì di tagliare le patate, le colò e poi le rimise nella bacinella, riempiendola d'acqua.
Zayn la guardava muoversi con grazia e la immaginava mentre cucinava per lui, nella loro casa.
Si chiedeva come sarebbe stato bello potersi alzare con lei accanto, poterla guardare mentre cucinava per lui, poter guardarla tutto il giorno.
Da quando gli era arrivata quella lettera, cinque giorni prima, non faceva altro che pensare a loro due e al loro futuro.
Sentì nuovamente quell'odioso nodo allo stomaco, gli capitava tutte le volte che ripensava a quel pezzo di carta dal quale dipendevano ora molte cose, anzi, era meglio dire tutto.
«A che pensi?» gli chiese Anne asciugandosi le mani sul grembiule e andandogli davanti.
«Niente di importante» rispose prendendo le mani della ragazza tra le sue.
La guardò negli occhi, quegli occhi verdi che tanto amava.
«Ti ho portato la legna» le disse indicandole il cesto accanto alla porta della cucina.
Anne si allontanò per prenderlo e lo appoggiò accanto al forno.
Tra la legna notò un libro e lo prese tra le mani, A Midsummer Night's Dream, lesse, di Shakespeare.
I suoi occhi si illuminarono.
Era tanto che guardava quel libro passando davanti alla libreria del paese e gliene parlava sempre.
Si alzò e tornò da Zayn.
Dopo avergli dato un bacio appoggiò la sua fronte a quella di lui.
«Grazie amore.»
«Questo e altro per la mia principessa.»
Anne rise, lasciandogli un altro bacio sulle labbra.
«Sì, ma ora scendi dal tavolo!» gli ordinò.
Zayn rise, ubbidendole.
Intanto Gabbe doveva essere tornata con i bambini, sentivano le loro grida e le loro risa provenienti dal giardino.
Non appena la piccola Jennifer entrò in cucina e vide Zayn, gli corse tra le braccia.
«Piccola!» Sorrise lui abbracciandola.
Anne li guardava, sorridendo.
Sua sorella adorava Zayn e come darle torto.
Era sempre così carino con tutti, specialmente con lei, e tutte le volte che passava a trovare Anne portava sempre qualcosa anche per lei, un fiore, un frutto, qualsiasi cosa per far sorridere la bambina.
«Anne, Anne, guarda!!» Christopher corse dalla sorella a mostrarle il foglio che teneva in mano.
«Questa sei tu» le disse indicandole un disegnino.
«Che bello, amore, l'hai fatto tu?» gli chiese.
Il bambino annuì contento.
Anne alzò lo sguardo verso la porta, incrociando quello di Gabbe che la stava guardando.
Le sorrise, imbarazzata, sapeva che Gabbe non voleva vedere Zayn per casa.
«Ciao» li salutò.
«Ciao Gabbe» la salutò Zayn sorridendole.
«Chris, Jennifer» li chiamò Gabbe, «andiamo a vedere cosa sta facendo Mary?»
I bambini seguirono la sorella fuori dalla cucina.
«Forse è meglio che io vada» disse Zayn ad Anne, «Ci vediamo sta sera?»
«E me lo chiedi?» gli chiese agganciando le sue mani dietro al collo del ragazzo.
«Che ne so io, magari avevi da fare qualcosa...»
«Col mio amante» lo interruppe lei, ma Zayn la guardò serio, ammonendola con lo sguardo.
Anne rise, finché lui non posò le labbra sulle sue.
«Che c'è, hai paura di perdermi?» gli chiese con un tono dolce e sfacciato allo stesso tempo.
Certo, avrebbe voluto rispondere, certo che aveva paura di perderla, ma non riuscì a dire niente.
«Ti aspetto lì all'angolo.»
«Va bene» annuì lei.
Le diede un ultimo bacio veloce prima di andarsene.
Anne già non vedeva l'ora che il sole tramontasse per rivederlo, non vedeva l'ora di passare tutta la notte da soli, solamente lui e lei sotto la luce della luna.


 
***



Suo padre era tornato a casa molto tardi, come ogni sera, aveva cenato ed era andato dritto a letto.
Anne si era messa a lavare i piatti, mentre Gabbe aveva accompagnato i bambini a letto e aveva rimboccato loro le coperte.
Cercò di sbrigarsi a sparecchiare e a lavare i piatti, così avrebbe avuto più tempo per prepararsi prima di incontrare Zayn.
Non stava più nella pelle, fremeva dalla voglia di baciarlo e abbracciarlo, senza occhi indiscreti che potessero vederli.
Pensava ancora al suo sguardo ammonitore, non riuscendo a capire come lui avesse anche potuto pensare per un solo momento che lei avrebbe mai potuto pensare o provare qualcosa per qualcun altro.
Si asciugò le mani, si tolse il grembiule e lo appese ad un chiodo, poi salì di sopra in camera silenziosamente, cercando di non svegliare suo padre.
Se l'avesse vista uscire a quell'ora e soprattutto se avesse saputo dove stava andando, da chi stava andando, l'avrebbe rinchiusa in casa per il resto dei suoi giorni.
«Che cosa stai facendo?» le chiese Gabbe sottovoce guardandola aprire l'armadio e frugarci dentro.
«Mi devo cambiare» sussurrò tirando fuori una gonna lunga giallo ocra e una delle sue camice più belle, bianca a maniche lunghe.
Poi tirò fuori il profumo dal cassetto e uscì dalla stanza, seguita dalla sorella.
«Anne» la chiamò piano, «devi vederti con lui?»
Anne si girò verso di lei, senza dire niente, ma sua sorella aveva già capito che era così.
«Anne, per favore...»
«Gabbe, ti prego, lascia che vada» la implorò.
La sorella la guardò.
Scosse la testa disperata, ma poi le disse: «Vai, testarda.»
Vedere sua sorella felice quando anche solo pensava a lui rendeva felice anche lei, anche se vederlo in casa le sembrava poco rispettoso, non nei suoi confronti, ma in quelli di loro padre.
Anne sorrise, felicissima, e le scoccò un bacio sulla guancia, poi scese giù in salotto a cambiarsi.
Indossata la camicia e avendone arrotolato con cura le maniche, si infilò la gonna e si spruzzò un pò di profumo.
Era quello al gelsomino, sapeva che a Zayn piaceva molto.
Prima di uscire si sciolse i capelli e poi entrò in cucina a prendere il piatto con la torta di mele.
Era la sua torta preferita e siccome ne erano rimaste giusto due fette aveva deciso di lasciarle da parte per lui.
Uscì, cercando di chiudere la porta senza fare tanto rumore e si incamminò verso l'albero di pesche all'angolo della strada.
Era davvero una notte molto bella: la luna splendeva alta nel cielo e c'erano anche molte stelle.
Il poco vento che c'era le fece scompigliare i capelli.
Aveva letto molti romanzi d'amore, ma aveva sempre pensato che la sua storia con Zayn fosse la storia più bella mai scritta.
Il loro amore era così puro, sincero e forte.
Quell'amore che ti entra dentro e nemmeno volendolo potresti cacciarlo.
Aveva amato Zayn, lo amava e lo avrebbe sempre amato con tutta se stessa.
Ne era certa e se lui aveva qualche dubbio avrebbe fatto di tutto pur di scacciarglielo.
Dio, quanto lo amava!
Quando finalmente riuscì a vederlo, il suo cuore fece un tuffo.
Era appoggiato al tronco dell'albero e quando la vide sorrise, incamminandosi verso di lei, mentre pensava che fosse veramente la ragazza più bella che avesse mai visto.
E lì, sotto la luce della luna, mentre camminava verso di lui, gli sembrò quasi un angelo.
La amava, la amava dalla prima volta che l'aveva vista.
E da allora non era riuscito a scacciare via dalla mente, e neppure dal cuore, il suo sorriso.
«Sei bellissima» le sussurrò abbracciandola.
Le prese il viso tra le mani, baciandola come se le sue labbra fossero aria e lui non potesse respirare.
«Cos'è quello?» le chiese prendendola per mano mentre si incamminavano uno accanto all'altra.
«La torta di mele che ti piace tanto.» Gli sorrise guardandolo.
«Grazie.» Le sorrise anche lui, stringendole la mano.
«Dove mi porti?»
«Al lago.»
«Al lago?»
Annuì.
«Zayn, ti prego, lo sai che...»
«Tranquilla, non faremo il bagno.»
Anne aveva paura dell'acqua, ma era una strana fobia in quanto lei sapeva nuotare, e anche bene, ma nonostante questo provava comunque una sorta di terrore al solo pensiero di fiumi, laghi o mari.
Continuarono a camminare in silenzio, finché non si trovarono davanti a quella distesa d'acqua dolce.
Di notte il lago sembrava anche più bello, forse per merito della luna.
Si sedettero, Anne tra le sue gambe, lasciando che la abbracciasse da dietro.
Appoggiò la testa sul suo petto, ascoltando il ritmo del suo cuore e sentendo il petto che si abbassava e si alzava ad ogni respiro.
«Sono così stanca» sussurrò.
«Dovresti lavorare di meno» la rimproverò Zayn dolcemente.
«Potrei dire lo stesso» gli disse girandosi a guardarlo.
Le piaceva così tanto quando si preoccupava per lei, la faceva sentire ancora più amata.
«E' diverso, Anne, io sono un uomo, sono più forte...»
«Ah sì?» gli chiese ironica inarcando un sopracciglio.
«Sì» le rispose deciso.
«Io invece sono sicura di essere molto più forte di te» gli disse incrociando le braccia al petto.
«Scommettiamo?»
«Ok.»
Zayn si alzò in piedi, si tolse velocemente la maglietta, mentre Anne cercava di non guardarlo più di tanto, ma era più forte di lei.
E prima che se ne accorgesse, lui l'aveva presa per i fianchi e tirata su una spalla, quasi fosse un sacco.
«Che cosa stai facendo, lasciami» gli gridò scalciando.
«Liberati da sola, se sei così forte.»
Ma Anne sapeva benissimo che nonostante avesse accettato quella scommessa, Zayn era più forte di lei, molto più forte.
Cercò inutilmente di dargli dei pugni sulla schiena nuda.
Quando smise si accorse dell'acqua che ormai era arrivata all'addome del ragazzo.
«Non mi butterai in acqua, vero?»
In tutta risposta Zayn la prese tra le sue braccia, le lasciò un bacio sulle labbra e la fece cadere a peso morto in acqua.
Uscì, tirandosi all'indietro i capelli fradici.
«Questa me la paghi!»
Si avvicinò a lui, nel vano tentativo di farlo cadere in acqua, lui la prese per i polsi e la tirò a sè e si immerse in acqua, tirando giù anche lei.
Prima di risalire a galla aprì gli occhi e cercò le sue labbra.
Quando la baciò, Anne spalancò i suoi dalla sorpresa, poi gli richiuse, beandosi di quel bacio.
«Allora chi è il più forte?» le chiese una volta usciti da sott'acqua.
«E' ovvio che ti ho lasciato vincere» gli rispose lei mettendosi una mano su un fianco.
«Oh» mormorò lui avvicinandosele, «sei sicura?» le domandò con fare minaccioso.
Anne deglutì, in quel momento non riusciva a fare altro che guardarlo e pensare a quanto fosse dannatamente bello.
La tirò a sè, facendo aderire perfettamente i loro corpi fradici.
«Dai, scherzavo» sussurrò Anne ad un centimetro dalle sue labbra.
Zayn la baciò, la baciò ancora e ancora, staccandosi solamente per riprendere fiato.
Le labbra di Anne erano come una calamita per le sue.
«Usciamo?» gli chiese lei.
Zayn annuì con un cenno del capo.
Una volta fuori dall'acqua si chinò a riprendersi la maglietta e Anne non potè fare altro che ammirarlo, in particolar modo quando se la infilò e gli si appiccicò al petto bagnato.
Arrossì quando il ragazzo incrociò il suo sguardo.
Zayn se ne accorse.
«Stavi facendo pensieri poco casti su di me?» la punzecchiò divertito.
«No» rispose cercando di ricomporsi «stavo solo pregando perché tu non ti prende una polmonite.»
«Certo» mormorò lui poco convinto, raggiungendola e cingendole la vita con un braccio.
Sospirò.
Sapeva che era giunto il momento di dirglielo, anche se non sapeva come avrebbe fatto, doveva dirglielo, di certo non poteva semplicemente sparire.
«Anne, gli vedi quegli alberi laggiù?» le domandò indicandole con il dito degli abeti.
La ragazza annuì.
«Dietro c'è il fienile di mio zio» le spiegò, «se vuoi possiamo andare lì.»
Anne annuì una seconda volta.
Non le importa dove sarebbero andati, l'importante era stare accanto a lui.
Non desiderava altro.
Si allontanò un attimo da Zayn per prendere il piatto con la torta che avevano lasciato sul prato.
«Non sapevo che tuo zio avesse un fienile» gli disse mentre cominciarono a camminare.
«Beh, in realtà non è mio zio, ma quello di mia mamma.»
Anne aveva conosciuto la madre di Zayn solamente qualche mese prima e per pura coincidenza.
Era andata al mercato con Gabbe a comprare delle uova e della farina e si era trovata davanti Zayn, assieme a lei.
Le era piaciuto subito molto, a primo impatto.
Sembrava una donna così gentile e dolce.
Zayn aveva presentato lei e sua sorella come "le figlie del signor Benson", forse perché evidentemente non sapeva come altro presentargliele e la cosa sul momento la fece sorridere.
Sicuramente sua madre aveva già capito che tra loro due c'era qualcosa, dal modo in cui osservava il figlio sorriderle.
«Sa di noi?» decise allora di chiedergli.
«Certo» rispose, come se fosse la cosa più naturale al mondo.
«Certo? Come ha fatto a...»
«Le avevo detto da tempo che sono innamorato di una ragazza e dopo quel giorno al mercato penso abbia capito che eri tu. Sai cosa mi ha detto quando siamo rimasti da soli?»
Scosse la testa.
«Ha detto che le piacevi.»
«Oh.» Sorrise, un pò in imbarazzo.
«Stai tranquilla, amore, non andrà mai a dirlo a nessuno, lei non è così.»
Si fidava di lui e gli credette.
Non gliene era mai importato di cosa pensasse la gente, solo che non voleva che suo padre venisse a sapere da qualcuno che la figlia frequentava un ragazzo.
Almeno fino a quando lei e Zayn non avrebbero deciso che era giunto il momento giusto per dirglielo e per dirlo anche a Yaser, suo padre.
Intanto erano arrivati al fienile.
Zayn aprì l'enorme portone in legno e fece cenno ad Anne di entrare.
La ragazza non riusciva a vedere quasi niente, almeno finchè Zayn, dopo aver chiuso il portone dietro di sè, non accese una candela.
«Vieni» le disse porgendole la mano libera.
Anne la strinse, seguendolo e poco dopo si fermarono in un angolo.
Si chinò a posare la candela in un piatto di acciaio e poi si sedette su quella che doveva essere una coperta.
Anne fece lo stesso.
La guardò mentre cercava di sitemarsi i capelli bagnati.
Alla luce della candela gli pareva ancora più meravigliosa.
«Non vuoi mangiare?» gli chiese porgendogli il piatto.
Zayn lo prese e in meno di un minuto riuscì a divorare entrambe le fette.
Anne lo guardò.
Amava guardarlo mangiare, pensava fosse tenero e un pò le ricordava suo fratello Christopher.
«Com'era?»
Mandò giù l'ultimo boccone, prima di risponderle: «Squisita, come sempre.»
Anne gli sorrise, lasciandogli un bacio sulla guancia.
Rimasero per un pò in silenzio, Anne che pensava ai suoi piedi ormai ghiacciati e Zayn che pensava a come poterle dire che il giorno dopo sarebbe partito.
«Anne» mormorò ad un certo punto e quando la vide girarsi si sentì morire, non voleva veder spegnersi quel suo sorriso che tanto amava, ma si fece forza.
«Vedi... qualche giorno fa mi è arrivata una lettera» fece una pausa, «vogliono che io mi arruoli nelle brigate militari.»
«Vuoi dire che devi andare in guerra?» gli chiese guardandolo dritto negli occhi, non riuscendo a credere a quello che le aveva appena detto.
Annuì.
Lei sapeva della guerra, tutto il mondo sapeva della guerra e dei modi terribili in cui i tedeschi e gli italiani avevano cominciato a trattare gli ebrei, a cominciare dalle leggi razziali.
Ma sapeva anche che l'Inghilterra ne era rimasta fuori, l'Inghilterra non aveva niente a che vedere con Hitler o con Mussolini.
Nell'agosto dell'anno prima c'era stata la così detta "Battaglia d'Inghilterra".
Hitler aveva attuato un massiccio bombardamento aereo che neutralizzasse la flotta e l'aviazione britannica, ma l'Inghilterra era riuscita ad infliggere gravi colpi ai tedeschi, grazie all'uso dei radar.
Allora i tedeschi avevano bombardato alcune città inglesi, senza molto successo.
E da allora, Hitler e la Germania avevano lasciato perdere l'isola britannica.
«Zayn... ma il nostro Paese non ha niente a che fare con la guerra» gli disse, mentre intanto sentiva gli occhi pizzicarle e le parole morirle in gola.
Sicuramente era uno scherzo o un incubo, non poteva essere altro.
Sicuramente lui la stava prendendo in giro per vedere come avrebbe reagito, non ci poteva essere altra spiegazione.
«E' quello che pensavano tutti. Almeno fino a quando i tedeschi non hanno deciso di uccidere gli ebrei. Quando vennero proclamate le leggi razziali nessuno pensava che si sarebbe poi giunto a uccidere così delle persone innocenti, ma purtroppo è successo. Il mese scorso, Winston e Churchill hanno firmato un patto e  si sono impegnati a combattere contro il nazismo e il fascismo.»
Anne cercò di metabolizzare le sue parole, ma la testa aveva cominciato a girarle talmente forte che non riusciva a capire più niente.
«Noi...»
«Voi niente, Zayn!» gli urlò, «Tu rimani qui, non ti lascerò andare in guerra a combattere con della gente che ha sete di sangue.»
«Non posso, amore, non ho scelta, devo andare. Domani stesso parto.»
«No!» gli gridò cominciando a piangere, coprendosi il viso con le mani.
Come poteva abbandonarla così?
«Anne» le sussurrò avvicinandosele e togliendole le mani dalla faccia.
Cercò di asciugarle le lacrime che stavano solcando il volto con le labbra.
Anne lo baciò.
Lo baciò fino a quando non furono costretti a staccarsi per riprendere fiato, mentre sulle sue guance continuavano a scendere lacrime, una dopo l'altra.
«Non andare» lo implorò, «ti prego, non andare.»
«Non possiamo lasciare che quei maledetti facciano questo, amore, lo sai anche tu che non è giusto che delle persone innocenti muoiano così.»
«Quanto tempo starai via?»
«Non lo so... finché la guerra non finirà, credo.»
«L'altra guerra è durata anni, Zayn. Sai questo cosa vuol dire? Che tu starai via per anni e...» non riuscì più a continuare.
Girò la testa dall'altra parte.
«Anne, ascoltami» le disse accarezzandole una mano, «smettila di piangere, ok?»
«Come faccio a non piangere?» gli chiese tornando a guardarlo.
Che cosa avrebbe fatto tutto quel tempo senza di lui, senza poterlo vedere, senza poterlo abbracciare, baciare, come avrebbe fatto?
«Stammi bene a sentire» le sussurrò dolcemente, «potrebbero passare anni prima che un soldato ritorni a casa e molto spesso non...»
«Stai zitto, non dirlo!» lo ammonì, intuendo dove volesse andare a parare.
«Anne... questa è solo la verità! Tu sei una ragazza fantastica e avrai tanti uomini che ti faranno la corte e...» Gli si gelava il sangue nelle vene anche al solo pensiero di immaginarla con un uomo che non fosse lui.
Ma ci aveva pensato tutto il giorno e sarebbe stato meglio se lei si fosse innamorata di un altro, anche se gli faceva male.
Non doveva aspettarlo, non sapeva nemmeno se sarebbe mai tornato.
Anne si alzò, schifata da quello che aveva sentito.
Girò su se stessa un paio di volte, tornando poi a guardare Zayn.
«Tu... tu sei pazzo! Come pensi che io possa mai innamorarmi di qualcun altro?»
Il ragazzo si alzò, andando davanti a lei e guardandola.
«Non puoi aspettarmi per sempre, Anne. E poi ci sono ragazzi migliori di me, che potranno darti quello che vuoi, potranno renderti felice.»
Gli lasciò uno schiaffo, interdetta.
Come poteva dirle quelle cose senza senso?
Non avrebbe mai potuto amare nessun altro che non fosse lui, la sola idea le dava il voltastomaco.
Zayn si toccò la guancia, pensando che quello non era niente in confronto a quello che stava provando dentro.
«Se pensi davvero che io ti possa dimenticare e mi possa innamorare di un altro, ti sbagli. Vuoi andare in guerra, Zayn? Allora vai. Ma io giuro su Dio che io starò qui ad aspettarti. Ti aspetterò. Ti aspetterò tutta la vita se necessario. Io amo te e non voglio nessun altro, capiscilo.»
«Sei una testarda.»
Non l'avrebbe mai potuta convincere.
Ma cosa sarebbe successo, cosa sarebbe successo se lui non fosse più tornato?
Non voleva che lei passasse il resto della sua vita da sola, senza un uomo in grado di proteggerla e amarla.
Anne lo abbracciò, stringendolo più forte che potè tra le sue braccia e lo stesso fece lui.
Erano increduli nel pensare che era l'ultima notte che si vedevano, l'ultima notte che si potevano stringere uno tra le braccia dell'altra.
Come poteva essere così ingiusta la vita, si domandavano.
«Voglio fare l'amore con te» gli sussurrò improvvisamente Anne ad un orecchio.
Zayn perse un battito.
La guardò.
«Come?»
«Hai capito benissimo.»
La allontanò, scuotendo la testa.
«No, non è possibile» mormorò, anche se in realtà lui stesso moriva dalla voglia di fare l'amore con quella ragazza che tanto amava.
Improvvisamente cominciò ad avere caldo, come se delle fiamme si fossero accese dentro di lui e si stessero divagando sempre più.
Anne gli si avvicinò e lo baciò sulle labbra, mordendogli il labbro inferiore.
«No, no, no, questo non va bene.» La allontanò, quasi in malo modo.
Non poteva farlo, voleva, ma non poteva.
Sapeva che Anne non era mai stata a letto con nessuno e per quanto avrebbe voluto essere il primo, e l'unico, si rifiutava di farlo.
Non poteva fare l'amore con lei e lasciarla da sola, di certo nessun uomo avrebbe voluto più sposarla sapendo che era già stata con un altro.
Anche se lei gli aveva giurato solo qualche secondo prima che l'avrebbe aspettato, non poteva non pensarci.
Ma la desiderava, con tutto se stesso.
«Anne questo non è possibile.» Cercò di avere un tono fermo e deciso, ma non fu così, la sua voce stava tremando, come anche le sue mani.
Lei gli si avvicinò, gli prese una mano e la mise sul suo seno.
Zayn rimase a bocca aperta, immobile a guardarla.
E la stessa cosa stava facendo Anne, lo guardava desiderando con tutta se stessa di essere sua, in quel momento e per tutto il resto della sua vita.
Al diavolo i pensieri, pensò Zayn, per una volta decise di seguire il suo cuore e le si avvicinò ancor di più, posando le labbra sulle sue, mentre con la mano le sbottonava lentamente la camicia.
Una volta aperta completamente e buttata per terra, con l'aiuto di Anne riuscì a toglierle anche la gonna.
Rimase qualche attimo fermo a contemplare la bellezza del suo corpo, coperto solamente dall'intimo.
La prese in braccio, per poi adagiarla sulla coperta per terra.
Si posizionò a cavalcioni su di lei, togliendosi la maglietta e buttandola via.
Avvicinò il viso a quello di Anne, appoggiandosi sugli avambracci.
«Ti amo, Anne Benson.»
«Anch'io, Zayn Malik» rispose prima di baciarlo.
Zayn si allontanò un attimo.
«Giurami che non piangerai mai per me, giurami che mi penserai e sorriderai.»
La guardava con gli occhi colmi di tanta speranza che la ragazza non riuscì a fare altro che annuire e «Te lo giuro» gli disse.
«E io ti giuro, amore mio, che tornerò da te, te lo giuro» soffiò sulle sue labbra prima di ritornare a baciarla.



28 febbraio 1942

Erano passati esattamente centosettantadue giorni dall'ultima notte che Anne e Zayn erano stati insieme.
Centosettantadue lunghissimi giorni che Anne passava senza di lui.
Ogni sera, prima di andare a letto, faceva una crocetta sul giorno appena trascorso e sorrideva, un giorno senza di lui in meno.
Da quella sera non aveva più pianto, mai neppure una lacrima, d'altronde gliel'aveva promesso e non poteva infrangere la sua promessa.
Dopo che avevano fatto l'amore Zayn si era tolto la collana, quella che indossava sempre, e l'aveva messa attorno al collo di lei, e tutte le volte che Anne pensava a lui la stringeva tra le mani.
Non passava minuto che non lo pensasse sorrideva, ricordando quanto era stato magnifico fare l'amore con lui.
E pregava, pregava ogni giorno.
Pregava per lui, pregava per gli altri soldati, pregava perché quella guerra maledetta finisse il prima possibile.
Si era fatta prestare dai vicini una piccola radio nera e la teneva accesa tutto il giorno, cercando di capire a che punto fosse la guerra e sperando che un giorno, prima o poi, avrebbe sentito qualcuno che annunciava la fine della guerra.


13 settembre 1944

Tre anni, erano passati tre anni.
Tutti dicevano che ormai la fine della guerra era vicina, dai loro vicini di casa agli amici di suo padre che quando passavano a trovarlo non facevano altro che ripetere "Quel bastardo ha le ore contate", riferito a Hitler.
La Germania aveva cominciato a subire molte sconfitte già da tempo e in Italia delle truppe partigiane avevano cominciato ad opporsi e a combattere contro le truppe tedesche.
Un'altra potenza, la Russia di Stalin, si era alleata con Roosevelt e Churchill e il 25 agosto di quell'anno Parigi era stata liberata.
Si diceva che molto presto l'intera Francia e il Belgio avrebbero riacquistato la loro indipendenza.
Molti soldati stavano piano piano ritornando a casa, Anne li guardava passare, sperando di incrociare gli occhi di Zayn tra quegli degli uomini che passavano.
Ma fino a quel momento non era successo e lei era sempre tornata in casa, dopo aver guardato per bene ognuno di quei soldati, che spesso non mancavano di fare apprezzamenti, anche ad alta voce, su di lei.
Ma questo, ad Anne, non importava.
Lei voleva solamente che Zayn ritornasse a casa il prima possibile.
Era un venerdì mattina molto nuvoloso, ma ancora non aveva piovuto.
Gabbe era andata a trovarla.
Sua sorella si era sposata un anno prima con Nick, un ex soldato.
Anche lui, come Zayn, era partito ad aprile di tre anni prima, ma dopo diciotto mesi di servizio era tornato di nuovo in Inghilterra, e dopo aver visto sua sorella mentre accompagnava i fratelli a scuola si era invaghito di lei e aveva cominciato a farle la corte.
Anne era così felice per loro e lo fu ancor di più quando sua sorella, tre mesi prima, le annunciò di essere incinta.
Ora erano sedute una di fronte all'altra in giardino.
«Com'è cresciuta la tua pancia!» Le sorrise.
«Non prenderti gioco di tua sorella» scherzò Gabbe.
Loro padre era andato a caccia e i bambini erano a scuola, tranne Mary che era rimasta a casa perché stava poco bene, ma ora era nel suo letto, a riposarsi.
«Come te la cavi qui?» le domandò.
«Senza di te è tutto più difficile, sorellina, ma lo sai che mi è sempre piaciuto aiutare papà.»
Gabbe spostò lo sguardo dalla casa e guardò la sorella, fiera di lei.
Sapeva che suo padre e i suoi fratellini erano in ottime mani con Anne.
«Che mi dici di Dan?» le chiese dopo un pò di silenzio.
«Dan?» Aggrottò le sopracciglia.
«Sì, quel meraviglioso ragazzo che ti accompagnava a casa l'altro giorno.»
«Oh» fece Anne.
Dan l'aveva incontrata un giorno mentre era andata alla fontana a prendere dell'acqua per lavare i vestiti e si era offerto di portarle i secchi fino a casa.
Anne lo conosceva da una vita e lui era sempre stato molto carino con lei, le piaceva la sua compagnia, ma niente di più.
«Allora?»
«Allora cosa?»
«E' davvero un bravo ragazzo, Nick lo conosce e conosce anche la sua famiglia. Suo padre è un mercante, mentre sua madre fa l'insegnante alle scuole elementari e ha detto che hanno davvero una bella casa.»
«E quindi?» Anne continuava a non capire.
«Potresti dargli un'opportunità, è un pò che ti fa la corte.»
Rise, rise come se la sorella avesse appena fatto una battuta.
«Perché ridi?»
«Rido perché... Dan! Davvero credi che io possa...»
«Andiamo, Anne, è davvero un bel ragazzo, dovresti almeno pensarci.»
Quando capì che sua sorella stava parlando seriamente si spazientì.
«Gabbe, forse non è chiaro, ma io ho già un fidanzato» disse decisa, portando una mano alla collana.
Gabbe sospirò.
«Zayn? Anne, sono passati tre anni da quando è partito e ancora non...»
«Stai zitta» la interruppe alzandosi dalla sedia.
«Anne, sto solo cercando di dirti che dovresti smetterla di aspettarlo. Non hai sue notizie da tanto tempo, tanti soldati sono tornati a casa oramai e...»
«Tornerà anche lui e fino ad allora io lo aspetterò, gliel'ho promesso e lui mi ha giurato che sarebbe tornato da me.»
«Lo sai che...»
«Io gli credo» la interruppe ancora.
Ci fu un pò di silenzio, prima che Gabbe le chiedesse: «Quella sera, voi...»
Anne la guardò e la sorella maggiore scosse la testa.
«Non mi importa quello che pensi, Gabbe, io so che lui tornerà.»
Ma più i giorni passavano e più la sua certezza svaniva, come sabbia spazzata giorno dopo giorno via dal vento.


5 dicembre 1944

Anne si era svegliata un pò prima dell'alba, non era riuscita a prendere sonno tutta la notte, si era rigirata di continuo nel suo letto a causa del forte mal di schiena.
Aveva passato la mattinata a pulire la casa e il pomeriggio era andata ad aiutare suo padre a tagliare la legna.
L'inverno ormai era alle porte e la legna serviva per il forno e per il camino.
A casa loro si gelava d'inverno, forse perché la casa era ormai vecchia e aveva bisogno di essere ristrutturata, ma purtroppo non se lo potevano permettere.
Almeno con il forno e con il camino accesi non sarebbero morti dal freddo.
Mentre tagliava la legna, quel pomeriggio, suo padre la guardava.
«Sei così silenziosa» le aveva detto, «di solito mi parli sempre di qualcosa, dei tuoi libri, dei cavalli...»
Anne gli aveva sorriso.
Il fatto è che non leggeva più, aveva smesso di leggere da tempo.
Se prima lo considerava un passatempo, un modo per fare qualcosa di diverso, beh, ora lo trovava solo una perdita di tempo.
«Il fatto è che... non leggo più da un pò» gli aveva confessato.
Suo padre si era rimesso al lavoro, poi l'aveva riguardata.
«Ti manca tanto, vero?»
Anne si era fermata a guardare suo padre incredula, mentre il suo cuore aveva smesso di battere.
«Andiamo» le aveva detto sorridendole, «pensi che solo perché sono vecchio non capisco più niente? Sono stato ragazzo anch'io, Anne, non sono stupido.»
Anne era corsa ad abbracciarlo e si era stupita quando lui aveva cominciato ad accarezzarle la schiena e i capelli.
Non si era mai comportato così e quell'improvviso comportamento premuroso la stupiva, ma non poteva non farle piacere.
Mai prima di allora avrebbe pensato che sarebbe stato proprio suo padre a consolarla.
«La guerra sta finendo» le aveva detto, «sono sicuro che tornerà presto.»
E in quel momento, mentre era fuori in giardino, con i gomiti appoggiati al recinto dove suo padre faceva correre i cavalli, guardava il sole sorgere.
E non riuscì più a non piangere.
Stava infrangendo la sua promessa, sì, ma anche lui non stava rispettando la sua.
Le aveva giurato che sarebbe tornato, ma era passato così tanto tempo che ormai aveva smesso di crederci.
Ogni mattina si alzava cercando di ricordare il suo viso, il suo sorriso, i suoi occhi, ma a poco a poco, giorno dopo giorno, i ricordi avevano cominciato ad offuscarsi sempre di più.
Si asciugò le lacrime con i polsi e si girò per rientrare in casa, quando girando la testa di lato si accorse di qualcuno, ancora immerso nell'ombra, che la stava guardando.
Guardò meglio, mentre il suo cuore aveva cominciato a battere ogni secondo più velocemente, tanto che credette che le sarebbe potuto saltare fuori dal petto da un momento all'altro.
Andò verso di lui, camminando più velocemente possibile e quando finalmente riuscì a riconoscerlo quasi non cadde per terra tanto le tremavano le gambe.
«Zayn» sussurrò, mentre continuava ad avvicinarsi a lui, camminando più velocemente possibile.
Il ragazzo fece lo stesso, le andò in contro, e quando furono uno davanti all'altra lasciò cadere il borsone che aveva e la abbracciò.  
Anne non riusciva a crederci, era tornato, era lì e lei era tra le sue braccia, finalmente.
Continuava a stringerla a sè, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime di gioia.
«Sei qui» mormorò Anne incredula, e mentre lo guardava le lacrime scendevano sul suo volto, ma era lacrime di felicità.
Zayn avvicinò il viso a quello di Anne e quando le loro labbra si sfiorarono, entrambi sentirono un brivido che percorreva le loro schiene.
Le morse il labbro inferiore, costringendola a socchiudere le labbra e quando le loro lingue s'incontrarono, dopo tutto quel tempo, non fecero altro che cercarsi, quasi disperatamente.
«Te l'avevo giurato» sussurrò poi sorridendole, staccandosi per riprendere fiato e appoggiando la fronte a quella della ragazza.
«Mi sei mancato così tanto... stai bene?» gli chiese accarezzandogli le braccia con le mani che ancora le tramavano.
Zayn annuì.
Gli accarezzò il viso, passando le dita sulla sua barba.
«Non è un sogno, vero?»
Non riusciva ancora a rendersi conto che quella era la verità, che non era uno dei suoi tanti sogni, che Zayn era veramente lì, di nuovo tra le sue braccia.
«No.» Sorrise lui.
Appoggiò la testa sul suo petto e lui le cinse la vita.
«Vieni, andiamo dentro, ti do qualcosa da mangiare.»
Gli prese una mano, mentre lui con l'altra prese il borsone.
«Anne...»
Lo guardò.
«Ti amo.»
«Anch'io Zayn, da morire.»


 



Eccomi!
E' tutta la settimana che lavoro a questa storia.
Inzialmente ero indecisa se scriverla su Louis o su Zayn, poi ho optato per il secondo.
Il banner l'ho fatto da sola, ma non ne vado molto fiera ahaha
Basta, direi che è tutto, grazie per esservi fermata a leggere questa cosa.
Vi lascio Twitter e Ask per qualsiasi cosa, domande, curiosità...
Se vi va lasciatemi il vostro parere, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
A presto :)


 
   
 
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