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Autore: Black Iris    11/07/2014    1 recensioni
Un ragazzo vittima di bullismo.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il sangue scorreva copioso dalle ferite, ma non poteva chiedere aiuto. Cercava di difendersi come meglio poteva, ma non c’era niente nel suo corpo che voleva affrontare la paura di essere rotto e così stava fermo e incassava, colpo dopo colpo.
L’aveva sfidato all’intervallo, il bullo di turno, e lui non aveva potuto rifiutare. Lo aveva insultato davanti a tutti, se si fosse tirato indietro sarebbe stato etichettato per sempre come un perdente.
E così stava fermo a prenderle, perché non riusciva a difendersi. I pugni dell’avversario lo buttavano a terra e lui sentiva il rumore di qualcosa di rotto. Non c’era modo di andarsene, di certo non poteva scappare, ma cosa poteva fare? Era più debole di lui e c’era tutta una grande folla intorno che gridava ‘botte e sangue’, chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato letterale?
Infatti sputava sangue e ad ogni colpo si contorceva. La violenza con cui le ginocchiate arrivavano allo stomaco era inaudita e lui cercava solo di schivare i colpi, ma l’altro era più veloce.
Pugni e calci da quando era iniziato e adesso era terra, sofferente. Il ragazzo più grande gli si sedette sopra e cominciò a sferrargli pugni in faccia.
Il motivo del litigio? Niente. Non era successo assolutamente niente. Semplicemente il Bull (il ragazzo più forte) lo aveva insultato e Itan non gli aveva risposto. Non voleva cedere alle sue provocazioni, ma dopo un po’ arrivò un insulto che non poteva ignorare.
-dopo la scuola vai a trovare tuo padre in prigione, Itan?-
Nessuno a scuola sapeva che suo padre era stato sbattuto dentro e nessuno doveva saperlo. Come aveva fatto Bull a scoprirlo?
Fu un attimo, lo sfidò e dovette accettare, per forza.
 
Adesso era disteso a terra indolenzito e sentiva che qualcosa si era rotto, forse una costola.
Bull si alzò e gli tirò un forte calcio in faccia. Itan fu buttato indietro rotolando sul pavimento. Lo prese per il colletto della maglietta e lo alzò davanti a tutti, come fosse un trofeo.
-avete visto? Non sa difendersi, come suo padre-
Suo padre era stato catturato e messo in prigione dal padre di Bull, che era un poliziotto, ma nessuno lo sapeva.
All’idea che non stava prendendo in giro solo lui, ma anche l’amato padre provò a divincolarsi, ma fu solo gettato di nuovo sulla ruvida ghiaia. Bull lo prese per i capelli e lo alzò, per lui non era nient’altro che carne, carne da macello. Gli sferrò un ultimo colpo allo stomaco, che gli fece sputare di nuovo sangue.
Sotto di lui c’era una pozza rossa. La vista era destabilizzata, ma la vedeva bene quella pozza, quello era il suo sangue.
Bull gliene tirò un altro, e un altro ancora e ad ogni colpo sputava rosso. La gente intorno acclamava e rideva di lui.
Sembrava che il ragazzo avesse deciso di massacrarlo di botte.
Per un attimo lo lasciò e andò a raccogliere un bastone lungo un metro. Itan guardò impietrito, adesso sì che sarebbe stato dolore.
Il primo colpo arrivò alle gambe e il secondo alle spalle. Non riusciva a muoversi, o avrebbe volentieri reagito. Sapeva che Bull era più forte di lui, ma niente gli impediva di tirare fuori i denti e colpirlo dritto in faccia con un pugno. Quanto ci voleva tirarne uno?
Appena provava ad alzarsi, però, sentiva un forte dolore al petto.
Ad un certo punto fu colpito proprio lì, all’altezza del cuore. Il colpo vibrato dal ragazzo più grande lo annientò. Il dolore era fortissimo e lui avrebbe piangere, ma non voleva dargli questa soddisfazione.
Botte. Botte. Era questa l’unica cosa che aveva in testa, non riusciva a pensare ad altro.
-non riesce neanche a difendere l’onore del padre!- disse Bull ad un certo punto ridendo.
Questa cosa lo fece imbestialire, si alzò sulle sue gambe e si buttò contro l’altro.
Non era veloce, e tantomeno forte e nelle sue condizioni non riuscì a colpirlo, ma fu lui colpito violentemente da un pugno di Bull allo stomaco. Cadde a terra e sputò sangue nero. Si accorse allora che la sua maglia ne era imbrattata. Non ebbe il tempo di vedere che fu colpito in volto con il bastone.
Le persone intorno registravano tutto con il cellulare, che vergogna!
Il ragazzo rise di gusto.
-sei debole, Itan!- disse, -debole- ripeté e gli si scagliò contro con pugni e calci. Pugni e calci. Pugni e calci.
Forse non ne sarebbe uscito vivo, forse Bull lo voleva uccidere.
Era a terra, di nuovo. Bull lo prese i capelli e alzò il ginocchi per colpirlo, ma questa volta il colpo arrivò in volto. Sentì che un dente rompersi e poco dopo vide il sangue sgorgargli e appannargli la vista. Adesso tutto aveva un filtro rosso.
La gente intorno aveva lanciato un grido, che cos’era successo? Itan sentiva solo un fortissimo male alla testa.
Un altro colpo lo svegliò. Un fortissimo colpo tirato all’altezza della gola. Sputò sangue a rivoli, non capiva più cosa stesse succedendo.
Non poteva muoversi, non poteva capire. Era davvero diventato un ammasso di carne.
Si ricordò solo di un immagine: dei ragazzi che tenevano fermo Bull, poi perse conoscenza.
 
L’ambulanza lo salvò per un pelo. Aveva perso molto sangue, costole rotte, mascella slogata, naso rotto, labbro rotto, non teneva il conto di quanto fosse intero. Sapeva solo che l’ultimo colpo in testa gli aveva rotto una tempia.
Il suo gesto però era valso molto più dell’umiliazione. Adesso l’avvocato del padre non aveva modo di dimostrare che l’uomo era un brava persona, in quanto non era un bravo padre. Suo figlio si era fatto coinvolgere in una rissa, era questo che avevano raccontato tutti, che prima aveva insultato Bull e dopo lo avesse minacciato.
Adesso lacrime fredde gli solcavano le guance, perché sapeva che mai avrebbe liberato il padre.
“È stata colpa sua” pensava.
L’odio per Bull crebbe nel ragazzo e fu quell’odio a corromperlo e lo fece diventare sempre più arrabbiato col mondo, sempre più freddo con il prossimo.
Oggi Itan è in prigione per omicidio, ma è sicuro di aver avuto la sua vendetta e aver riscattato l’onore del padre.
Dormiva sapendo che aveva sputato sul cadavere di Bull dopo averlo ucciso.
Non sempre si può essere vittime, nel caso di Itan però è questione di non crearsi dei nemici e la lezione che mai imparò fu quella del bullismo è una reazione a catena.
  
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