Sono così arrabbiata con te, Regina.
Sono così arrabbiata con te perché hai insistito, e hai permesso che io ti lasciassi andare.

Oggi Henry ha chiesto di nuovo di te, e la scusa del “Tornerà presto, è a Boston per una questione burocratica” non durerà ancora a lungo.
Ma non posso dirgli la verità. Non posso, perché la verità è che è tutta colpa mia.
Non ti ho detto: “E’ tardi, Regina.”
Non ti ho detto: “E’ rischioso, le strade sono bagnate.”
Non ti ho detto: “Lui può aspettare fino a domani.”
Non ti ho detto nulla, ma ho permesso che mi dicessi di aspettarti.
E l’ho fatto, Regina.
Ti ho aspettata.
Dopo averti lasciata andare – dopo essermi lasciata scivolare l’amore dalle mani –, dopo averti permesso di raggiungere Robin, io ti ho aspettata.
Con lo sguardo perennemente fisso sulla finestra battuta dalla pioggia, io aspettavo solo che la tua Benz comparisse davanti casa tua.
Così poi sarei potuta tornare a casa, e tu saresti andata a raccontare qualche storia ad Henry.

Sono così arrabbiata con te, Regina, perché io ti ho aspettata e tu non sei tornata.
Ho pensato che avessi deciso di passare la notte da Robin, ed in un certo senso ne ero anche gelosa.
Ma alla fine l’importante era la tua felicità, no?
L’importante era vedere il sorriso sul tuo viso, ogni giorno, di ogni anno, per tutta una vita.
E anche se quel sorriso non era per me, non aveva importanza.

Sono così arrabbiata con te, Regina, perché mentre ti aspettavo, l’unica cosa che ho ricevuto è stata una telefonata.
Una telefonata che richiedeva la presenza dello sceriffo sul luogo di un incidente appena avvenuto.
C’eri anche tu, lì, sai?

Hanno detto che sei morta sul colpo, che è stato un attimo e tu non c’eri più.
Ma cosa vuol dire morte istantanea, esattamente?
I popcorn istantanei ci impiegano cinque minuti ad essere pronti, il budino istantaneo ne impiega sessanta.
Cosa vuol dire che sei morta sul colpo, esattamente?
Come faccio a sapere se hai sofferto?
Come faccio a sapere se avrei potuto dirti che ti amo, prima che morissi?