“Voi conoscete
Klaus Mikealson?”
Vorrei tanto
strappare la lingua lunga di Enzo e gettarla in pasto ai cani! “Le disgrazie
capitano a tutti” scherzo e gli uomini ridono. Sento le moto spegnersi e alcuni
di loro smontano, facendo cerchio dietro Jace. “Klaus
ha fatto un torto anche a voi?”
“Al contrario.
Sappiamo della sua esistenza da secoli ma ci siamo tenuti a distanza.”
Gente saggia. “E
cosa è cambiato?”
“Nessuno di noi ha
sofferto la trasformazione, la scorsa luna piena, e le voci sussurrano di un
strega di New Orleans che ha trovato la cura. Stiamo andando lì per
verificarle.”
“Non c’è nessuna
cura. E’ la nuova maledizione di Klaus a scadenza mensile: per ogni licantropo
che si trasforma, lui patisce le pene dell’inferno.”
Jace non parla, nessuno
si muove. Solo occhiate veloci fra loro. “Stai scherzando? La sofferenza è tale
per far impazzire un uomo.”
“L’ho visto
contorcersi nel dolore e mi sono goduta ogni singolo lamento di quel bastardo.”
E’ orribile ma mi
rendo conto che è tutto vero e che ho gioito a vederlo ridotto ad una larva
umana. “Tanto sano non lo è mai stato. Le dicerie non sono dicerie, Jace. E’ un bastardo pezzo di merda, antipatico, scostante,
presuntuoso, irritante, folle, odioso, anarchico, misogino, sgradevole, selvatico…”
“Ho capito, lo ami
alla follia” scherza, bloccando l’elenco di aggettivi che piomba a cascata
dalle mie labbra. Arrossisco, irritata dalla sua affermazione. Sento lo sguardo
di Enzo su di me. “Tu che hai da dire?”
“Sei focalizzata su
di lui e non ti sei resa conto di chi hai di fronte. Guardali bene.”
Vedo un branco di
motociclisti. Jace schiocca le labbra e sorride. Che
faccia da pagliaccio! Mi ricorda… spalanco gli occhi
e faccio un passo verso Enzo. “Tu credi siano…”
“… i suoi parenti
mannari? Mi sa tanto di sì, dolcezza.”
///
Il viaggio è stato
lungo e spossante. Mi sono appisolata sulla schiena di Enzo più volte,
rischiando di cadere e costringendolo a diminuire la velocità tutte le volte.
Non possiamo entrare in città, usiamo mille vie secondarie per arrivare
all’abitazione dei fratelli e cerchiamo di farlo di notte, per mettere meno in
allerta le spie di Francesca. Ho avvertito Elijah ma è Klaus che ci viene
incontro con l’aria di uno che ha appena visto un fantasma. Non mi tolgo
neppure il casco, chiedo ad Enzo di portarmi via di lì e per una volta
ubbidisce senza fare domande e senza prendermi in giro. Ho bisogno di dormire e
fare una doccia e le mie poche cose sono a casa di Rebekah.
Entro con le
chiavi, sbuffo esausta, tolgo la giacca e perdo pezzi di vestiario nel tragitto
che va dall’ingresso al bagno. La doccia è fresca, profumata e lunghissima. Mi
asciugo i capelli e mi butto nel letto nuda. Ho dimenticato di nutrirmi, ma fa
niente. Ci penserò al risveglio. Spengo il cellulare e mi addormento come un
sasso. Nel sogno – o delirio – mi sveglio sentendo un rumorino alla finestra.
E’ una notte fresca, esco sul terrazzino e vedo Klaus che mi sta aspettando, in
strada. Ci guardiamo, con un balzo mi raggiunge. Parla ma nessun suono esce
dalla sua bocca. Il cuore mi duole nel petto così lo tiro fuori e scopro che ha
la forma di un sasso, rotondo e nero. E’ bello, lucido. Klaus è inorridito.
Scompare. La luce bianca esplode attorno a me e divento sempre più felice e
arrendevole. Mi chiama dal fondo del lago, nuoto verso di essa. E’ calda,
accogliente. Affogo.
///
Le adolescenti
erano cambiate nell’ultimo secolo, non si lasciavano più avvicinare come una volta… ma che
importava? Sarebbe rimasto ore a contemplare il visetto a cuore e il sorriso
timido di Davina.
“Non riesco a
concentrarmi se continui a fissarmi a quel modo!”
Ayana si manifestava a
tratti ma per il resto del tempo Davina aveva il
pieno controllo di se stessa. Si era risvegliata
con la consapevolezza della presenza e il fratello minore degli Originali
attaccato alla gonna. Era imbarazzante e anche un po’ fastidioso. Davina chiuse il grimorio facendo più rumore possibile. Di
solito bastava a far accorrere Klaus e fargli venire uno sbocco di sangue.
Attese qualche minuto e non accadde nulla. Stava facendo comunella col branco,
pensò. “Senti, coso…”
“Kol.”
“Kol… coso… è lo stesso! Sto
cercando di studiare una magia decente per invertire un incantesimo, ma non
riesco a farlo col tuo fiato sul collo! L’ha capito Klaus, puoi capirlo anche
tu!”
E quando si agitava
era di una bellezza incommensurabile. “Mi
tolgo dai piedi, se prometti di uscire con me, stasera.”
“Ho da fare” mentì
riaprendo il libro e sfogliando a caso le pagine. “Ho da fare sempre.”
“Non è vero” mormorò girando il grimorio verso di se e saltando
un’intera sezione. “Gli incantesimi di
localizzazione vanno bene per le persone. Per trovare gli oggetti ti serve
qualcosa del genere…” disse indicando un disegno
che Davina non aveva visto “… e una candela verde.”
“Per illuminare il
cammino nascosto?” sussurrò, accostandosi al ragazzo. “Come sai queste cose?”
“Origliavo e sbirciavo” ammiccò e Davina sorrise, entusiasta dell’aiuto insperato. “Grazie,
ci provo subito!”
Come faceva a
resistere? Kol si piegò verso di lei e la baciò,
premendo senza alcuna incertezza le labbra sulle sue.
Davina restò a metà di un
respiro e di una frase, chiuse gli occhi e seguì incerta i suoi movimenti. Era
la prima volta che baciava un ragazzo. Non era umido come pensava ma non aveva
ancora capito se le piaceva o meno. La pressione della sua mano sulla schiena
che risaliva lenta verso la nuca, sì. Però…
///
“Il problema non è
la maledizione, posso sopportare un dolorino sparso qua e là…”
“Non esagerare. Non
riuscivi neppure a respirare.” Hayley stappò un
pennarello, china sulla mappa di New Orleans. “Francesca controlla questa parte
della città” disse tracciando un grosso cerchio sotto il naso di Jace. “Noi siamo relegati qui.”
Quel puntolino
rosso lo irritava da matti! Klaus tirò giù la gamba dal bracciolo, esalando un
sospiro. Jace lo guardò con la coda dell’occhio e
tornò a fissare la mappa. “Cosa sono quei palazzi?”
“Abitazioni, non
possiamo farle saltare in aria. Però abbiamo un cecchino umano pressoché
indistruttibile, a sentire Elena, e un infiltrato insospettabile.”
Tzè! Un insegnante di
storia e uno stupratore esotico!
“Ok, qual è il
problema?”
Hayley lo stava
guardando. Klaus batté le palpebre, scrollando una mano. “Non funzionerà mai.”
La donna lupo
lasciò cartina e pennarello e le spostò sotto il suo naso, tamburellando i
pollici fra loro. “Proponi qualcosa che non contempli la frase ‘entriamo e li
uccidiamo tutti’, per favore.”
L’idea era proprio
quella. “Mi farò un tappeto con la sua pelle del tuo amico, la prossima luna piena.”
“Il traditore è
mio, Nik...”
Non era il suo
branco, poteva concederlo.
“… e se i tuoi amici non trovano le pietre, ti
vedrò di nuovo piagnucolare fra le braccia di Elena. Gilbert.”
Quello era un colpo
basso all’autostima e alla virilità. “Mai piagnucolato in vita mia.”
“Miagolavi.”
Jace sorrise, volgendo
lo sguardo in giro. “Beh, a me non dispiacerebbe farmi consolare da quella ragazza… dov’è, la mente dell’operazione?”
Hayley guardò Klaus e lo
sguardo del vampiro rimbalzò sul fratello. Elijah scosse la testa. “Ho provato
a contattarla ma ha il cellulare spento.”
Da due giorni?
///
“E’ stato un vero e
proprio fiasco. Tanta strada per niente…”
… ma si stava
consolando con due nuove paia di scarpe e una quantità smodata di biancheria
intima. Stefan le ricordò che il portabagagli della
spider era piccolo e avrebbe dovuto scegliere se tenere giù la cappotte o dentro i pacchetti del
negozio. Caroline rispose che li avrebbe sistemati sul sedile posteriore e
chiuse la faccenda. “Elena ha ancora il cellulare spento?”
“Mh…”
La ragazza abbassò
le stampelline degli abitini. “Sei preoccupato anche
tu come me?”
“Ho una brutta
sensazione. Finora Elena si è lanciata senza paracadute in una guerra che non
la riguarda… per cosa?”
“L’hai detto tu: distrarsi.”
“La morte di Damon
l’ha sconvolta.”
“Non l’hai mai
accettato, è diverso.”
Gli uomini di
Francesca avevano massacrato la crew di Marcel. Un morso bastava per mandarti in agonia e
solo il sangue di un ibrido poteva salvarti. E’ facile rimediare quando
l’ibrido è dalla tua parte, ma se lo allontani con una scusa…
“Sta cercando di autodistruggersi.”
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Klaus batté le
nocche sul tavolo e sfilò il cellulare dalla tasca, guardando il display
spento. Aveva fatto uno strano sogno: Elena gli parlava, dandogli le spalle.
Aveva una camicetta bianca che sembrava diffondere luce ma quando si era
voltata, Klaus aveva visto il buco nero cicatrizzato nel torace…
uh? Stefan?
>Devi trovare
Elena e scoprire se sta bene. Ho una brutta sensazione<
Quel verbo ‘dovere’
era così fastidioso… “Elijah dice che ha il cellulare
spento da due giorni.”
>E non ti
preoccupa?<
Klaus sospirò e
stropicciò la radice del naso. Pensarci avrebbe voluto dire interessarsi e
porsi domande di cui non aveva risposta. “No amico, non mi preoccupa affatto.
Perché dovrei preoccuparmi di ciò che fa Elena Gilbert?”
>Si sta dando da
fare per te o sbaglio?<
“Non è mai stato per
me. Non potendo compiangere oltre se stessa, ha riversato le attenzioni sulla
‘bestia ferita’. Gliel’ho servita su un piatto
d’argento.”
>Ti ho solo
chiesto di rintracciarla. Pensalo come un favore ad un vecchio amico.<
Non poteva, non
doveva, non voleva. Klaus scosse impercettibilmente la testa. “Chiama il suo
amichetto italiano. Li ho visti fuggire insie...”
>Non dire no a me, Klaus Mikealson!<
Cristo santo, gli
aveva forato un timpano! Klaus allontanò il cellulare dall’orecchio e imprecò
dentro di se. La voce irata di Caroline si diffuse dal microfono facendo
sorridere i presenti.
>Se le succede
qualcosa, ti riterrò direttamente responsabile! Quando il dolore è troppo,
Elena spegne i sentimenti e diventa la copia stronza di Katherine! Ci siamo già
passati ed è stato un inferno!<
Non aveva mai
pensato che la compassionevole Elena Gilbert fosse così codarda da imboccare la
soluzione estrema. “Non essere drammatica. Vorrà starsene per conto suo, un
pensiero con appoggio e condivido” mormorò osservando la streghetta
scendere di corsa le scale come se avesse il diavolo alla calcagna. “Scoperto qualcosa?”
Davina saltò gli ultimi
due gradini con un balzo pesante e si diresse verso la porta, tenendo lo
sguardo basso. “Forse. Ora vado a casa, non mi piace stare qui.”
Qualche ora prima
l’aveva sentita confessare ad Elijah che le piaceva ‘un casino’
venire lì. Appariva Kol e le cose magicamente
cambiavano. Klaus inspirò per non perdere la calma e scambiò uno sguardo con
Elijah che fissò il piano superiore: ci avrebbe pensato il protettore di deboli
fanciulle indifese a spezzare le ossa giuste. “Più tardi, forse” dichiarò
riagganciando e battendo piano il bordo del cellulare sul tavolo. “Dicevamo?”
Hayley alzò gli occhi
dalla cartina e lo fissò con aria sostenuta. “Non vai da lei?”
“Ho altre cose ha
fare che cercare una sciocchina che non vuole parlarmi.”
La donna guardò
Elijah che scosse la testa. “Non so dove sia nascosta. Elena ha sviluppato una
certa abilità nel tramare nell’ombra con Niklaus.”
“Due sciatti suggerimenti
non fanno di lei una stratega” mormorò il vampiro accavallando una gamba.
Com’era Elena Gilbert priva di sentimenti? La novità lo intrigava. “La copia
stronza di Katherine, eh?”
“E’ deprimente
constatare che solo le disgrazie altrui smuovono il tuo interesse, Niklaus. Io mi occupo di Kol, tu
va a cercare Elena. Se il sospetto di Caroline è fondato, preparati ad una
brutta sorpresa.” Klaus sollevò le sopracciglia ed Elijah lo guardò con
sufficienza. “Privata della sua pietà, Elena Gilbert è un mostro senza cuore.”
///
“Lo vedi? E’ quello
vicino a Jenna.”
“Ce l’ho.”
Ancora mi chiedo
come faccia Ric ad avere tutta questa roba e dove l‘abbia presa. Abbasso il
binocolo e attendo. Sento il risucchio del fucile col silenziatore, torno a
seguire la scena, vedo Jenna agitarsi – sta mantenendo la sua parte… in pratica, urlando come un’aquila – e una marea di
turisti farsi da parte e mostrare il cadavere di uno dei tanti parenti di
Francesca. Con calma principesca, Rick smonta tutto e ripone i pezzi nella custodia.
“Commenti?”
“Mi è sembrato di
udire una porta sbattere.”
“E’ normale. Lo
sparo prodotto da un fucile di medio calibro con munizioni di tipo silenced ad una
distanza di 50 metri produce il classico rumore di una porta sbattuta.”
Fico. Rick mi mostra
il proiettile ma non capisco granché di armi. Per me sono tutti uguali.
“Questa è una
munizione subsonica... vuol dire che non supera la soglia di 330 m/s. Una volta
raggiunta tale velocità, il proiettile infrange il muro del suono, producendo
il tipico suono dello sparo.”
“Perché insegnavi
storia al nostro liceo?” domando, sinceramente curiosa, mentre lasciamo il
tetto e saltiamo sulle scale antincendio di un albergo adiacente.
“Ognuno ha i suoi
hobby. Il prossimo obiettivo?”
///
Prima di sera, il
notiziario trasmette una nuova dichiarazione di Francesca in merito alle
uccisioni dei suoi parenti. Guerra fra bande, bla bla, resa dei conti, bla bla, giustizia privata, bla bla bla.
Jenna ha chiesto se
poteva piazzarne uno di legno e argento anche nell’ibrido, Rick l’ha ripresa
ricordandole l’unico motivo per cui lasciano Klaus in vita. E’ stato bello
sentirli discutere ma irritante vederli amoreggiare quando pensavano che io non
guardassi. Acceso il cellulare ho trovato un mucchio di chiamate di Caroline e Stefan, persino una di Elijah, un messaggio di Davina e dell’operatore telefonico che mi ricorda che il
credito sta per scadere. Rispondo con un messaggio comunitario, accedo alla
chat e invio una faccetta sorridente alla ragazzina. Mi chiama subito. >Puoi venire qui, per favore?<
///
Ho appena messo
piede nella soffitta e già Davina sigilla la porta
con un incantesimo. Non immaginavo fosse così paranoica…
e che posto spartano! Una sedicenne ha bisogno di molte più cose per
‘sopravvivere’ nel mondo degli adulti. Scorgo il cerchio magico a terra e la
candela verde in parte bruciata. Mi spaventa un po’. “Va tutto bene?”
“Ho trovato le
pietre.”
“Dove sono?”
“In una biscottiera.”
Chi l’avrebbe mai
immaginato? “Klaus lo sa?”
Davina scuote forte la
testa e si siede sul letto, le gambe incrociate nascoste sotto il vestito
ampio. “Un ragazzo mi ha chiesto un appuntamento…”
Non sono la persona
più adatta per parlare di amore al momento. “Ti piace?”
Davina mi sbircia,
colpevole. Cambia postura, salta giù dal letto e cammina fino al cerchio
magico. “Mi ha detto lui dove trovare l’incantesimo giusto.”
Mi irrigidisco di
colpo. E’ una spia e/o uno stregone? “Non fidarti, potrebbe volere qualsiasi
cosa da te. Ci sono passata più di una volta e…”
“E’ il fratello…” bisbiglia, arrossendo del tutto.
Che fratello?!
“Kol… io lo chiamo coso…”
Kol? Kol è il loro ospite misterioso?! Quel bastardo che ha
provato a tagliare le braccia di Jeremy?!
“La magia del
vampirismo si è esaurita quando è fuggito dall’Altro Lato... è di nuovo umano… allora pensavo che forse…”
Umano? Che
piacevole notizia!
“Elly, mi stai facendo parlare da sola…
mi sento un po’ stupida.”
Torno in me. Per un
momento ho avuto una visione interessante delle sofferenze da infliggere a quel
ragazzino. “Kol è un adulto di novecento e passa
anni, anche se le fattezze di un adolescente. Vuoi uscire con un Klaus in
miniatura?”
“Ma non si
somigliano per niente!”
Alzo un
sopracciglio. Dal tono che ha usato, ha già fatto la sua scelta.
///
Accompagno Davina all’appuntamento ma resto parecchio discosta quando
vedo il ragazzo andarle incontro. Se fa lo stronzo, lo appendo al muro come un
trofeo. C’è una festa mascherata, stasera, una buona occasione per uscire e
svagarsi un po’. Così bardata, non mi riconoscerebbe neppure la mamma. Giro un
po’ per la città, guardando tutti e nessuno. Mi sono sciroppata mezz’ora di
lamentele di Caroline e una reprimenda da Stefan.
Maledetta me e quando ho deciso di farmi viva per prima! Cammino fino
all’angolo dove suona di solito il vecchio Pete e lo
trovo vuoto. Un abitante di New Orleans mi avverte che si sta esibendo in un
locale poco distante, cammino fin lì e quando sono a pochi passi, basta la
musica proveniente dalla porta aperta per farmi sospirare. Non posso togliere
la maschera, così resto fuori ad ascoltare.
Quando Jenna mi ha
destata, stavo sognando di affogare nel lago insieme ai miei genitori. Ero
felice e sentivo che tutto sarebbe andato a posto. Appena sveglia, il pensiero
è corso a Damon. Le ho detto ‘è morto, Jen. L’ho
perso’ e lei mi ha stretto forte sussurrandomi che sarei stata malissimo, avrei
pianto ma alla fine sarei guarita.
Mi allontano dal
locale, tenendo stretto lo stomaco. Scivolo fra la folla che festeggia,
striscio sotto i fuochi d’artificio, quello più forte di tutti mi fa sobbalzare
e due mani dure mi afferrano le spalle. Lo riconosco dal tocco. Esplode un
altro petardo, meno forte del primo. Se non mi molla subito, lo prendo a calci!
“A Francesca non è
piaciuto lo scherzo del cecchino. I tuoi amici sono al Rousseau’s e stanno per rendere
l’anima al Signore. Non so tu, ma io voglio vivere.”
“Come l’hai
scoperto?”
“Ho origliato. Tu
stai bene?”
“Alla grande. Damon
è morto, ma chi ci pensa più?”
Enzo mi allunga una
scafetta, spostando un po’ la maschera. “Tiriamoli
fuori dalla merda prima che affoghino del tutto.”