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Autore: kannuki    12/07/2014    0 recensioni
"Elena Gilbert ha parlato di un incidente con l’Altro Lato. Mio fratello morto carbonizzato è appena apparso nel salotto. La madre che mi detesta ha trovato il modo di reincarnarsi. Che cosa pensate di fare, tu e le altre streghe, per queste fughe improvvise?"
“Un bel nulla, non dipende da noi. L’Ancora è scomparsa e molti hanno trovato il modo di tornare.”
“Puoi rintracciare una persona che potrebbe essere fuggita dall’Altro Lato?”
“Ci provo. Chi è?”
“Damon Salvatore, il fidanzato di Elena.”
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Voi conoscete Klaus Mikealson?”

Vorrei tanto strappare la lingua lunga di Enzo e gettarla in pasto ai cani! “Le disgrazie capitano a tutti” scherzo e gli uomini ridono. Sento le moto spegnersi e alcuni di loro smontano, facendo cerchio dietro Jace. “Klaus ha fatto un torto anche a voi?”

“Al contrario. Sappiamo della sua esistenza da secoli ma ci siamo tenuti a distanza.”

Gente saggia. “E cosa è cambiato?”

“Nessuno di noi ha sofferto la trasformazione, la scorsa luna piena, e le voci sussurrano di un strega di New Orleans che ha trovato la cura. Stiamo andando lì per verificarle.”

“Non c’è nessuna cura. E’ la nuova maledizione di Klaus a scadenza mensile: per ogni licantropo che si trasforma, lui patisce le pene dell’inferno.”

Jace non parla, nessuno si muove. Solo occhiate veloci fra loro. “Stai scherzando? La sofferenza è tale per far impazzire un uomo.”

“L’ho visto contorcersi nel dolore e mi sono goduta ogni singolo lamento di quel bastardo.”

E’ orribile ma mi rendo conto che è tutto vero e che ho gioito a vederlo ridotto ad una larva umana. “Tanto sano non lo è mai stato. Le dicerie non sono dicerie, Jace. E’ un bastardo pezzo di merda, antipatico, scostante, presuntuoso, irritante, folle, odioso, anarchico, misogino, sgradevole, selvatico…

“Ho capito, lo ami alla follia” scherza, bloccando l’elenco di aggettivi che piomba a cascata dalle mie labbra. Arrossisco, irritata dalla sua affermazione. Sento lo sguardo di Enzo su di me. “Tu che hai da dire?”

“Sei focalizzata su di lui e non ti sei resa conto di chi hai di fronte. Guardali bene.”

Vedo un branco di motociclisti. Jace schiocca le labbra e sorride. Che faccia da pagliaccio! Mi ricorda… spalanco gli occhi e faccio un passo verso Enzo. “Tu credi siano…

“… i suoi parenti mannari? Mi sa tanto di sì, dolcezza.”

///

Il viaggio è stato lungo e spossante. Mi sono appisolata sulla schiena di Enzo più volte, rischiando di cadere e costringendolo a diminuire la velocità tutte le volte. Non possiamo entrare in città, usiamo mille vie secondarie per arrivare all’abitazione dei fratelli e cerchiamo di farlo di notte, per mettere meno in allerta le spie di Francesca. Ho avvertito Elijah ma è Klaus che ci viene incontro con l’aria di uno che ha appena visto un fantasma. Non mi tolgo neppure il casco, chiedo ad Enzo di portarmi via di lì e per una volta ubbidisce senza fare domande e senza prendermi in giro. Ho bisogno di dormire e fare una doccia e le mie poche cose sono a casa di Rebekah.

Entro con le chiavi, sbuffo esausta, tolgo la giacca e perdo pezzi di vestiario nel tragitto che va dall’ingresso al bagno. La doccia è fresca, profumata e lunghissima. Mi asciugo i capelli e mi butto nel letto nuda. Ho dimenticato di nutrirmi, ma fa niente. Ci penserò al risveglio. Spengo il cellulare e mi addormento come un sasso. Nel sogno – o delirio – mi sveglio sentendo un rumorino alla finestra. E’ una notte fresca, esco sul terrazzino e vedo Klaus che mi sta aspettando, in strada. Ci guardiamo, con un balzo mi raggiunge. Parla ma nessun suono esce dalla sua bocca. Il cuore mi duole nel petto così lo tiro fuori e scopro che ha la forma di un sasso, rotondo e nero. E’ bello, lucido. Klaus è inorridito. Scompare. La luce bianca esplode attorno a me e divento sempre più felice e arrendevole. Mi chiama dal fondo del lago, nuoto verso di essa. E’ calda, accogliente. Affogo.

///

Le adolescenti erano cambiate nell’ultimo secolo, non si lasciavano più avvicinare come una volta… ma che importava? Sarebbe rimasto ore a contemplare il visetto a cuore e il sorriso timido di Davina.

“Non riesco a concentrarmi se continui a fissarmi a quel modo!”

Ayana si manifestava a tratti ma per il resto del tempo Davina aveva il pieno controllo di se stessa. Si era risvegliata con la consapevolezza della presenza e il fratello minore degli Originali attaccato alla gonna. Era imbarazzante e anche un po’ fastidioso. Davina chiuse il grimorio facendo più rumore possibile. Di solito bastava a far accorrere Klaus e fargli venire uno sbocco di sangue. Attese qualche minuto e non accadde nulla. Stava facendo comunella col branco, pensò. “Senti, coso…

Kol.”

Kol… coso… è lo stesso! Sto cercando di studiare una magia decente per invertire un incantesimo, ma non riesco a farlo col tuo fiato sul collo! L’ha capito Klaus, puoi capirlo anche tu!”

E quando si agitava era di una bellezza incommensurabile. “Mi tolgo dai piedi, se prometti di uscire con me, stasera.”

“Ho da fare” mentì riaprendo il libro e sfogliando a caso le pagine. “Ho da fare sempre.”

“Non è vero” mormorò girando il grimorio verso di se e saltando un’intera sezione. “Gli incantesimi di localizzazione vanno bene per le persone. Per trovare gli oggetti ti serve qualcosa del genere… disse indicando un disegno che Davina non aveva visto “… e una candela verde.”

“Per illuminare il cammino nascosto?” sussurrò, accostandosi al ragazzo. “Come sai queste cose?”

“Origliavo e sbirciavo” ammiccò e Davina sorrise, entusiasta dell’aiuto insperato. “Grazie, ci provo subito!”

Come faceva a resistere? Kol si piegò verso di lei e la baciò, premendo senza alcuna incertezza le labbra sulle sue.

Davina restò a metà di un respiro e di una frase, chiuse gli occhi e seguì incerta i suoi movimenti. Era la prima volta che baciava un ragazzo. Non era umido come pensava ma non aveva ancora capito se le piaceva o meno. La pressione della sua mano sulla schiena che risaliva lenta verso la nuca, sì. Però…

///

“Il problema non è la maledizione, posso sopportare un dolorino sparso qua e là…

“Non esagerare. Non riuscivi neppure a respirare.” Hayley stappò un pennarello, china sulla mappa di New Orleans. “Francesca controlla questa parte della città” disse tracciando un grosso cerchio sotto il naso di Jace. “Noi siamo relegati qui.”

Quel puntolino rosso lo irritava da matti! Klaus tirò giù la gamba dal bracciolo, esalando un sospiro. Jace lo guardò con la coda dell’occhio e tornò a fissare la mappa. “Cosa sono quei palazzi?”

“Abitazioni, non possiamo farle saltare in aria. Però abbiamo un cecchino umano pressoché indistruttibile, a sentire Elena, e un infiltrato insospettabile.”

Tzè! Un insegnante di storia e uno stupratore esotico!

“Ok, qual è il problema?”

Hayley lo stava guardando. Klaus batté le palpebre, scrollando una mano. “Non funzionerà mai.”

La donna lupo lasciò cartina e pennarello e le spostò sotto il suo naso, tamburellando i pollici fra loro. “Proponi qualcosa che non contempli la frase ‘entriamo e li uccidiamo tutti’, per favore.”

L’idea era proprio quella. “Mi farò un tappeto con la sua pelle del tuo amico, la prossima luna piena.”

“Il traditore è mio, Nik...”

Non era il suo branco, poteva concederlo.

“… e se i tuoi amici non trovano le pietre, ti vedrò di nuovo piagnucolare fra le braccia di Elena. Gilbert.”

Quello era un colpo basso all’autostima e alla virilità. “Mai piagnucolato in vita mia.”

“Miagolavi.”

Jace sorrise, volgendo lo sguardo in giro. “Beh, a me non dispiacerebbe farmi consolare da quella ragazza… dov’è, la mente dell’operazione?”

Hayley guardò Klaus e lo sguardo del vampiro rimbalzò sul fratello. Elijah scosse la testa. “Ho provato a contattarla ma ha il cellulare spento.”

Da due giorni?

///

“E’ stato un vero e proprio fiasco. Tanta strada per niente…

… ma si stava consolando con due nuove paia di scarpe e una quantità smodata di biancheria intima. Stefan le ricordò che il portabagagli della spider era piccolo e avrebbe dovuto scegliere se tenere giù la cappotte o dentro i pacchetti del negozio. Caroline rispose che li avrebbe sistemati sul sedile posteriore e chiuse la faccenda. “Elena ha ancora il cellulare spento?”

Mh…

La ragazza abbassò le stampelline degli abitini. “Sei preoccupato anche tu come me?”

“Ho una brutta sensazione. Finora Elena si è lanciata senza paracadute in una guerra che non la riguarda… per cosa?”

“L’hai detto tu: distrarsi.”

“La morte di Damon l’ha sconvolta.”

“Non l’hai mai accettato, è diverso.”

Gli uomini di Francesca avevano massacrato la crew di Marcel. Un morso bastava per mandarti in agonia e solo il sangue di un ibrido poteva salvarti. E’ facile rimediare quando l’ibrido è dalla tua parte, ma se lo allontani con una scusa… “Sta cercando di autodistruggersi.”

ß------>

Klaus batté le nocche sul tavolo e sfilò il cellulare dalla tasca, guardando il display spento. Aveva fatto uno strano sogno: Elena gli parlava, dandogli le spalle. Aveva una camicetta bianca che sembrava diffondere luce ma quando si era voltata, Klaus aveva visto il buco nero cicatrizzato nel torace… uh? Stefan?

>Devi trovare Elena e scoprire se sta bene. Ho una brutta sensazione<

Quel verbo ‘dovere’ era così fastidioso… “Elijah dice che ha il cellulare spento da due giorni.”

>E non ti preoccupa?<

Klaus sospirò e stropicciò la radice del naso. Pensarci avrebbe voluto dire interessarsi e porsi domande di cui non aveva risposta. “No amico, non mi preoccupa affatto. Perché dovrei preoccuparmi di ciò che fa Elena Gilbert?”

>Si sta dando da fare per te o sbaglio?<

“Non è mai stato per me. Non potendo compiangere oltre se stessa, ha riversato le attenzioni sulla ‘bestia ferita’. Gliel’ho servita su un piatto d’argento.”

>Ti ho solo chiesto di rintracciarla. Pensalo come un favore ad un vecchio amico.<

Non poteva, non doveva, non voleva. Klaus scosse impercettibilmente la testa. “Chiama il suo amichetto italiano. Li ho visti fuggire insie...”

>Non dire no a me, Klaus Mikealson!<

Cristo santo, gli aveva forato un timpano! Klaus allontanò il cellulare dall’orecchio e imprecò dentro di se. La voce irata di Caroline si diffuse dal microfono facendo sorridere i presenti.

>Se le succede qualcosa, ti riterrò direttamente responsabile! Quando il dolore è troppo, Elena spegne i sentimenti e diventa la copia stronza di Katherine! Ci siamo già passati ed è stato un inferno!<

Non aveva mai pensato che la compassionevole Elena Gilbert fosse così codarda da imboccare la soluzione estrema. “Non essere drammatica. Vorrà starsene per conto suo, un pensiero con appoggio e condivido” mormorò osservando la streghetta scendere di corsa le scale come se avesse il diavolo alla calcagna. “Scoperto qualcosa?”

Davina saltò gli ultimi due gradini con un balzo pesante e si diresse verso la porta, tenendo lo sguardo basso. “Forse. Ora vado a casa, non mi piace stare qui.”

Qualche ora prima l’aveva sentita confessare ad Elijah che le piaceva ‘un casino’ venire lì. Appariva Kol e le cose magicamente cambiavano. Klaus inspirò per non perdere la calma e scambiò uno sguardo con Elijah che fissò il piano superiore: ci avrebbe pensato il protettore di deboli fanciulle indifese a spezzare le ossa giuste. “Più tardi, forse” dichiarò riagganciando e battendo piano il bordo del cellulare sul tavolo. “Dicevamo?”

Hayley alzò gli occhi dalla cartina e lo fissò con aria sostenuta. “Non vai da lei?”

“Ho altre cose ha fare che cercare una sciocchina che non vuole parlarmi.”

La donna guardò Elijah che scosse la testa. “Non so dove sia nascosta. Elena ha sviluppato una certa abilità nel tramare nell’ombra con Niklaus.”

“Due sciatti suggerimenti non fanno di lei una stratega” mormorò il vampiro accavallando una gamba. Com’era Elena Gilbert priva di sentimenti? La novità lo intrigava. “La copia stronza di Katherine, eh?”

“E’ deprimente constatare che solo le disgrazie altrui smuovono il tuo interesse, Niklaus. Io mi occupo di Kol, tu va a cercare Elena. Se il sospetto di Caroline è fondato, preparati ad una brutta sorpresa.” Klaus sollevò le sopracciglia ed Elijah lo guardò con sufficienza. “Privata della sua pietà, Elena Gilbert è un mostro senza cuore.”

///

“Lo vedi? E’ quello vicino a Jenna.”

“Ce l’ho.”

Ancora mi chiedo come faccia Ric ad avere tutta questa roba e dove l‘abbia presa. Abbasso il binocolo e attendo. Sento il risucchio del fucile col silenziatore, torno a seguire la scena, vedo Jenna agitarsi – sta mantenendo la sua parte… in pratica, urlando come un’aquila – e una marea di turisti farsi da parte e mostrare il cadavere di uno dei tanti parenti di Francesca. Con calma principesca, Rick smonta tutto e ripone i pezzi nella custodia. “Commenti?”

“Mi è sembrato di udire una porta sbattere.”

“E’ normale. Lo sparo prodotto da un fucile di medio calibro con munizioni di tipo silenced ad una distanza di 50 metri produce il classico rumore di una porta sbattuta.”

Fico. Rick mi mostra il proiettile ma non capisco granché di armi. Per me sono tutti uguali.

“Questa è una munizione subsonica... vuol dire che non supera la soglia di 330 m/s. Una volta raggiunta tale velocità, il proiettile infrange il muro del suono, producendo il tipico suono dello sparo.”

“Perché insegnavi storia al nostro liceo?” domando, sinceramente curiosa, mentre lasciamo il tetto e saltiamo sulle scale antincendio di un albergo adiacente.

“Ognuno ha i suoi hobby. Il prossimo obiettivo?”

///

Prima di sera, il notiziario trasmette una nuova dichiarazione di Francesca in merito alle uccisioni dei suoi parenti. Guerra fra bande, bla bla, resa dei conti, bla bla, giustizia privata, bla bla bla.

Jenna ha chiesto se poteva piazzarne uno di legno e argento anche nell’ibrido, Rick l’ha ripresa ricordandole l’unico motivo per cui lasciano Klaus in vita. E’ stato bello sentirli discutere ma irritante vederli amoreggiare quando pensavano che io non guardassi. Acceso il cellulare ho trovato un mucchio di chiamate di Caroline e Stefan, persino una di Elijah, un messaggio di Davina e dell’operatore telefonico che mi ricorda che il credito sta per scadere. Rispondo con un messaggio comunitario, accedo alla chat e invio una faccetta sorridente alla ragazzina. Mi chiama subito. >Puoi venire qui, per favore?<

///

Ho appena messo piede nella soffitta e già Davina sigilla la porta con un incantesimo. Non immaginavo fosse così paranoica… e che posto spartano! Una sedicenne ha bisogno di molte più cose per ‘sopravvivere’ nel mondo degli adulti. Scorgo il cerchio magico a terra e la candela verde in parte bruciata. Mi spaventa un po’. “Va tutto bene?”

“Ho trovato le pietre.”

“Dove sono?”

“In una biscottiera.”

Chi l’avrebbe mai immaginato? “Klaus lo sa?”

Davina scuote forte la testa e si siede sul letto, le gambe incrociate nascoste sotto il vestito ampio. “Un ragazzo mi ha chiesto un appuntamento…

Non sono la persona più adatta per parlare di amore al momento. “Ti piace?”

Davina mi sbircia, colpevole. Cambia postura, salta giù dal letto e cammina fino al cerchio magico. “Mi ha detto lui dove trovare l’incantesimo giusto.”

Mi irrigidisco di colpo. E’ una spia e/o uno stregone? “Non fidarti, potrebbe volere qualsiasi cosa da te. Ci sono passata più di una volta e…

“E’ il fratello…” bisbiglia, arrossendo del tutto.

Che fratello?!

Kol… io lo chiamo coso…

Kol? Kol è il loro ospite misterioso?! Quel bastardo che ha provato a tagliare le braccia di Jeremy?!

“La magia del vampirismo si è esaurita quando è fuggito dall’Altro Lato... è di nuovo umano… allora pensavo che forse…

Umano? Che piacevole notizia!

Elly, mi stai facendo parlare da sola… mi sento un po’ stupida.”

Torno in me. Per un momento ho avuto una visione interessante delle sofferenze da infliggere a quel ragazzino. “Kol è un adulto di novecento e passa anni, anche se le fattezze di un adolescente. Vuoi uscire con un Klaus in miniatura?”

“Ma non si somigliano per niente!” 

Alzo un sopracciglio. Dal tono che ha usato, ha già fatto la sua scelta.

///

Accompagno Davina all’appuntamento ma resto parecchio discosta quando vedo il ragazzo andarle incontro. Se fa lo stronzo, lo appendo al muro come un trofeo. C’è una festa mascherata, stasera, una buona occasione per uscire e svagarsi un po’. Così bardata, non mi riconoscerebbe neppure la mamma. Giro un po’ per la città, guardando tutti e nessuno. Mi sono sciroppata mezz’ora di lamentele di Caroline e una reprimenda da Stefan. Maledetta me e quando ho deciso di farmi viva per prima! Cammino fino all’angolo dove suona di solito il vecchio Pete e lo trovo vuoto. Un abitante di New Orleans mi avverte che si sta esibendo in un locale poco distante, cammino fin lì e quando sono a pochi passi, basta la musica proveniente dalla porta aperta per farmi sospirare. Non posso togliere la maschera, così resto fuori ad ascoltare.

Quando Jenna mi ha destata, stavo sognando di affogare nel lago insieme ai miei genitori. Ero felice e sentivo che tutto sarebbe andato a posto. Appena sveglia, il pensiero è corso a Damon. Le ho detto ‘è morto, Jen. L’ho perso’ e lei mi ha stretto forte sussurrandomi che sarei stata malissimo, avrei pianto ma alla fine sarei guarita.

Mi allontano dal locale, tenendo stretto lo stomaco. Scivolo fra la folla che festeggia, striscio sotto i fuochi d’artificio, quello più forte di tutti mi fa sobbalzare e due mani dure mi afferrano le spalle. Lo riconosco dal tocco. Esplode un altro petardo, meno forte del primo. Se non mi molla subito, lo prendo a calci!

“A Francesca non è piaciuto lo scherzo del cecchino. I tuoi amici sono al Rousseau’s e stanno per rendere l’anima al Signore. Non so tu, ma io voglio vivere.”

“Come l’hai scoperto?”

“Ho origliato. Tu stai bene?”

“Alla grande. Damon è morto, ma chi ci pensa più?”

Enzo mi allunga una scafetta, spostando un po’ la maschera. “Tiriamoli fuori dalla merda prima che affoghino del tutto.”

 

 

  
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