Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
Segui la storia  |      
Autore: Souless    12/07/2014    3 recensioni
"Ciel guardò il suo maggiordomo. La mano, tesa verso di lui, decorata da unghie nere ed il pentacolo, sul viso il suo solito sorriso mellifluo, le iridi rosse e fiammeggianti, le pupille ridotte a due fessure. Più demone che mai. Solo davanti a quegli occhi un qualsiasi normale essere umano sarebbe fuggito terrorizzato, spinto dall’ istinto di conservazione che esorta ogni preda a scappare dal proprio predatore. Ma non Ciel."
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti!
Prima di tutto ringrazio di nuovo tutti coloro che hanno commentato, aggiunto alle preferite o alle seguite o semplicemente letto le mie due precedenti storie! Siete tutti bellissimi <3
Ciò detto, benvenuti a questo nuovo esperimento! Inizialmente doveva essere una one-shot, ma alla fine ho deciso di dividerla in più parti. Non credo comunque che verranno fuori molti capitoli (indicativamente 3).
Ho scelto il rating arancione e OOC come avvertimento perché appunto non essendo ancora sicura di come si svolgerà la storia successivamente non escludo anche qualcosa di più “strong”… Staremo a vedere! Proprio per questo mi scuso anticipatamente se a storia conclusa alcune cose non saranno rispettate del tutto, come il rating o il tipo di coppia, non sapendo ancora di preciso come andrò avanti ho dovuto fare qualcosa di generale.
Come al solito, spero di non essermi lasciata sfuggire errori e ringrazio anticipatamente chiunque vorrà spendere un attimo del suo tempo per lasciare un commento ^^
Buona lettura!

 
____________________________________________________________
Sentiva il sangue ovunque. Lo avvertiva sotto di lui, sulla pelle, a impregnargli i vestiti. Sentiva le ciocche di capelli, bagnate da quel sangue, appiccicate in faccia. Ne sentiva il sapore in bocca e l’odore nelle narici, tanto da fargli venire la nausea. Non sapeva neanche più dire se quel sangue fosse suo o di qualcun altro.
Il ragazzo non aveva il coraggio di aprire gli occhi. Ormai dolore e confusione stavano prendendo il sopravvento e le sue orecchie erano piene delle urla dei presenti, che saturavano la stanza. O forse erano le sue? Stava urlando? Non lo riusciva più a capire. Si concentrò con tutte le forze su se stesso, su chi era.
Io sono Ciel Phantomhive.
Non poteva perdere di vista anche se stesso.
Sono il Conte Phantomhive, l’ultimo della mia casata.
Non si sarebbe lasciato sfuggire tra le dita anche la sua identità.
Ciel tentava di muoversi, voleva alzarsi da terra e correre via, il più lontano possibile, scappare da tutto quel sangue, da quelle urla che lo rendevano sordo ad ogni altro rumore, ma per quanto ci provasse, per quanta volontà ci mettesse il ragazzo non riusciva a muovere un muscolo. Voleva piangere, ma i suoi occhi restavano ostinatamente asciutti.
Tiratemi fuori di qui! Salvatemi! Non mi importa chi, non mi importa come… Salvatemi!
D’improvviso ci fu il silenzio. Non più un solo urlo, né rumore di percosse. L’unico suono che riusciva a sentire era quello del suo cuore, che batteva forte, sempre più forte, quasi fosse contro i suoi timpani.
Facendosi coraggio, Ciel aprì gli occhi.
Buio.

Ciel si svegliò urlando, con gli occhi spalancati. Di nuovo.
-Padroncino.-

La prima cosa che vide furono gli occhi rossi del suo maggiordomo.
-Padroncino, è stato solo un altro incubo.-
Sebastian era abituato a questi bruschi risvegli a metà notte. Sapeva che il suo padrone non si era mai liberato degli incubi da quando erano giunti alla magione, dopo il suo salvataggio.
Almeno ormai sono meno frequenti, pensò fra sé, ritornando con la mente alle prime settimane di contratto, quando aveva incubi quasi tutte le notti.
Il maggiordomo allungò una mano verso il viso del suo padrone, il quale indietreggiò di colpo schiaffeggiandogli via il braccio.
-Non toccarmi!!-
Il giovane Conte urlò, le orecchie che fischiavano, e continuò a fissare quel viso che conosceva così bene col respiro affannoso. La presenza di Sebastian in qualche modo gli dava sempre sicurezza. Lui, che non si fidava di nessuno, si sentiva realmente al sicuro solo con lui nei paraggi. Si diceva sempre che non era nulla di personale. Gli umani mentono, rompono le loro promesse, ma i demoni non rompono i loro Contratti e non mentono, se gli ordini di non farlo.
Eppure quando si svegliava così, dopo quei soliti incubi, non riusciva a tranquillizzarsi subito nemmeno con colui che lo aveva tirato fuori, da quella gabbia. A caro prezzo, ma lo aveva fatto.
Sebastian era abituato anche a quelle reazioni ormai, perciò non rimase per nulla sorpreso da quel rifiuto. Nonostante ciò, non riusciva a non esserne infastidito ogni volta. Il padroncino non si fidava abbastanza di lui?
In fondo è sempre solo un umano, ed un bambino, per di più, pensò.
Sebastian si sedette sul lato del grande letto, scostando un po’ le coperte e mantenendosi a distanza da Ciel. Quando parlò, lo fece con un largo sorriso in volto ed il suo tono più rassicurante.
-Era di nuovo il solito incubo, mio signore?-
Ciel annuì, esitante, senza alzare lo sguardo.
-Ah, davvero, padroncino… Finirà mai questa storia?-
Nessuna risposta.
-Lei è fuori dalla gabbia. Se lo ricorda, padroncino?-
Ciel si allontanò lentamente dalla testiera del letto, contro la quale si era rannicchiato tirando a sé le coperte. Le scansò e si sedette a gambe incrociate, ancora senza guardare il suo maggiordomo in faccia.
Sebastian continuò.
-E’ libero adesso. Ha il potere che desiderava. E’ salvo, ed al sicuro.-
Il demone sì sfilò lentamente il guanto bianco che portava alla mano sinistra, scoprendo le unghie nere e, soprattutto, il simbolo del Contratto. Sebastian si allungò verso Ciel, facendo scorrere la mano sul materasso candido, il dorso marchiato bene in vista, finché non fu nel campo visivo del ragazzo. Ciel osservò il grosso simbolo impresso sul dorso della mano del suo maggiordomo e istintivamente chiuse gli occhi e portò a sua volta una mano a sfiorare la palpebra del suo occhio destro, sotto la quale si trovava quello stesso simbolo, impresso per sempre sul suo occhio.
-Sono libero…-, la sua voce era un sussurro, ma più ferma e decisa.
-Yes, my Lord.-
 Fu un attimo, qualche secondo e il giovane Conte si riscosse, e facendo ricadere la mano sul materasso guardò finalmente il suo maggiordomo. Il suo sguardo incontrò prima il suo sorriso, quasi incoraggiante, poi Ciel si vide riflesso in quegli occhi rossi come il sangue. Come il sangue del suo sogno, ma che per qualche motivo non faceva più così paura.
Sebastian ritrasse la mano e si alzò, infilando nuovamente il guanto.
Ciel seguì con lo sguardo i suoi movimenti, e il demone sentì il cuore del ragazzo rallentare, tornando finalmente a battere con un ritmo regolare.
-Desidera un latte caldo prima di tornare a dormire, padroncino?-
Ciel si riscosse al suono della sua voce e distolse in fretta lo sguardo dal maggiordomo. –Sì.-
-Bene, torno subito.-

Sebastian fece non più di un passo verso la porta prima di essere fermato dalla voce di Ciel.
-No!-
C’era una evidente nota di panico nella sua voce e il maggiordomo si girò verso di lui vagamente allarmato, ma quando parlò nuovamente il suo tono era nuovamente freddo e distaccato come sempre. Eppure, Sebastian non poté non avvertire ancora una volta un cambiamento di velocità nei suoi battiti.
-Non lasciare la stanza.-
Sebastian sorrise e avvicinò di nuovo al letto, con una mano dietro la schiena.
-In tal caso… So che mi aveva detto di non farlo*, ma date le circostanze, la prego di scusarmi.-
Il maggiordomo si chinò verso Ciel mostrando la mano che aveva nascosto dietro la schiena, che ora reggeva una tazza di latte bollente con miele.
Il Conte la prese senza indugio. –Per stavolta va bene. Non è necessario che presti particolare attenzione quando siamo solo noi due.-
-Lei è troppo gentile, padroncino.-

Sebastian si sedette di nuovo sul letto, questa volta più vicino al ragazzo, e lo osservò bere. Dopo il terzo sorso, allungò nuovamente la mano verso il suo viso. Questa volta il ragazzo si fece scostare i capelli dal viso sudato senza opporre resistenza.
-E’ buono come quello “tradizionale”?-, chiese Sebastian sorridendo, indicando la tazza tra le mani del Conte.
Ciel scrollò leggermente le spalle. –Ha un sapore normale. Ma manca un po’ di miele.-
-Ah, sono spiacente. Mi lasci rimediare.-

Il demone si tolse nuovamente un guanto ed iniziò a tracciare figure in aria con un dito, sopra la tazza. Un filo di miele apparve dal nulla, danzò un po’ sospeso seguendo le dita di Sebastian che ondeggiavano finché il filo non assunse una forma ben conosciuta dal ragazzo. Era il coniglietto Funtom, simbolo della linea di giocattoli della sua azienda. Il coniglio agitò un braccio corto in segno di saluto e si tuffò dentro la tazza. Quando il Conte guardò dentro, la sua figura galleggiava sul latte.
Ciel immerse il cucchiaino nella tazza girando energicamente per far sciogliere il miele più velocemente, lasciandosi sfuggire una breve risata, guardando il demone dal basso.
-Esibizionista.-, ma nella sua voce non c’era rimprovero.
Sebastian si unì alla risata. –Solo ogni tanto, padroncino.-
Recuperò il guanto che aveva tolto per indossarlo nuovamente, ma fu fermato dalla voce di Ciel.
-Non è necessario.-
Sebastian lo guardò con sguardo interrogativo.
-Il guanto intendo.- Ciel lo indicò con un gesto svogliato della mano. –Te l’ho detto, non è necessario che ti preoccupi di queste cose quando siamo solo noi due. Non è un problema se ti vedo le unghie ed il Contratto, e comunque deve essere fastidioso portare tutto il giorno quei guanti.-
Il Conte tornò a bere il suo latte.
Sebastian accennò un sorriso. –Solo un po’, ci ho fatto l’abitudine. E poi ho sempre pensato che mi facessero apparire più umano.-
-Ma non lo sei.-

Il sorriso di Sebastian si allargò, e Ciel poté vedere i suoi occhi lampeggiare di rosso per un attimo. –E’ vero, non lo sono. In tal caso…-
Il maggiordomo sfilò anche l’altro guanto.
Ciel gli porse la tazza ormai vuota perché la appoggiasse sul mobile vicino al letto, ma invece di prenderla il demone schioccò le dita, e il ragazzo si trovò con una mano vuota sospesa in aria. Sorrise. –Mi prendi proprio alla lettera.-
-Come sempre, padroncino.-

Ciel si sistemò meglio contro i cuscini, lo sguardo basso. Era calmo ora, ma non gli andava di rimettersi a dormire.
Rimasero lì così, padrone e maggiordomo, in silenzio senza guardarsi per quella che sembrò un’eternità. Fu il demone a rompere il silenzio.
-Padroncino?Non ha sonno?-
-Non molto in realtà.-
, rispose Ciel distrattamente.
-A cosa sta pensando, padroncino? Se mi è concesso chiedere.-
Il Conte scrollò leggermente le spalle, attirando un lembo di coperta a se.
-A nulla, in realtà. Solo non mi va di dormire...-
-Capisco. Ma domani sarà stanco, padroncino; speriamo non sia una giornata impegnativa.-

Ciel non diede segni di interessamento alle parole del suo maggiordomo, ma se ne stette in silenzio qualche altro minuto.
-Sebastian?-
-Sì, mio signore?-
-Tu... Cosa fai la notte?-

Il demone sembrò leggermente sorpreso da questa domanda. -Oh... Mi occupo dei lavori alla magione, naturalmente. Compilo le carte, preparo la sua colazione, mi assicuro che sia tutto perfetto per il giorno successivo.-
Ciel si sistemò sul letto per guardare meglio in faccia il demone. -La notte è lunga, e tu queste cose le puoi fare in... Un'ora? Come lo passi il resto del tempo? Dormi? Scommetto che stai con quei tuoi dannati gatti.-
Sebastian rise. -Sì, mi occupo anche dei miei gatti. E sì, ogni tanto dormo. Non ne ho bisogno, ma a noi demoni piace dormire, è un lusso che ogni tanto mi concedo. E poi, talvolta mi allontano dalla magione per godermi un po' di solitudine notturna.-
Ciel alzò leggermente il tono, pur non mostrando particolare allarmismo, tradito però nuovamente dalla leggera accelerazione delle sue pulsazioni.
-Te ne vai?-
Sebastian sorrise ancora. -Non si preoccupi, padroncino. In caso di necessità sarei comunque immediatamente da lei. Sa come funziona il contratto, my Lord.-
-Non sono preoccupato.-, rispose il ragazzo con un po’ troppa enfasi per farlo sembrare vero. –Dove vai…?-
Sebastian allungò la mano verso il suo padrone. –Dato che non riesce a dormire glielo posso mostrare, se lo desidera.-
Ciel guardò il suo maggiordomo. La mano, tesa verso di lui, decorata da unghie nere ed il pentacolo, sul viso il suo solito sorriso mellifluo, le iridi rosse e fiammeggianti, le pupille ridotte a due fessure. Più demone che mai. Solo davanti a quegli occhi un qualsiasi normale essere umano sarebbe fuggito terrorizzato, spinto dall’istinto di conservazione che esorta ogni preda a scappare dal proprio predatore. Ma non Ciel. Lui mai aveva avuto paura davanti a quello sguardo. Al contrario, quelli erano gli occhi della sicurezza, quelli che gli ricordavano chi, o meglio, cosa stava controllando, il potere che aveva tra le mani con lui al suo fianco. Sottolineavano la loro promessa e la certezza che mai quel demone lo avrebbe tradito.
Ciel allungò la mano ed afferrò quella del suo maggiordomo.



*Nel manga in un capitolo vengono mostrare alcune scene della vita di Ciel e Sebastian immediatamente dopo il contratto. Sebastian inizialmente tendeva a fare tutto coi suoi poteri, ma Ciel gli disse che avrebbe dovuto limitarsi e fare finta di svolgere le sue mansioni il più normalmente possibile al fine di mimetizzarsi meglio con gli umani.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler / Vai alla pagina dell'autore: Souless