Anime & Manga > Lupin III
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Autore: kakashina93    31/08/2008    4 recensioni
Una serata come tante e improvvisamente Lupin decide di cambiare locale. Così i tre ragazzi si trovano catapultati al "Moonlight Shadow" un pub di periferia gestito dalla cantante Yume, una ragazza affascinante vittima di un passato triste e costretta contro la sua volontà a darsi da fare per ridare vita al suo locale. Un incontro casuale che segnerà una svolta nella vita di Yume e in quella di un membro della banda di Lupin.
attenzione, titolo modificato da: "Sulle note di un sogno" a "Crystal Gun" per esigenze di copione
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 – Un sogno, una chitarra e un pub

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Era una tarda nottata di settembre, settembre che stava ormai finendo a giudicare dalla temperatura molto bassa. L’insegna al neon del pub risplendeva silenziosa illuminando soffusamente la zona circostante al locale e dall’interno si udivano voci sommesse che parlottavano allegre. I tre uomini osservarono il nome del pub.

 

‘Moonlight Shadow’ un titolo un po’ troppo romantico per un posto come quello.

 

“Perché siamo qui Lupin?” chiese Goemon osservando l’entrata del locale con un misto di riluttanza e circospezione.

 

“Ogni cosa a suo tempo. Ed ora, andiamo.” Si mise le mani in tasca ed entrarono. Il pub era discretamente illuminato e proprio di fronte alla porta da dove erano appena passati, separato da molti tavoli quadrati, c’era un piccolo palco dove attendevano solitari un microfono spento ed una sedia.  Lupin avanzò tranquillo in mezzo alla piccola folla di clienti e i tre si sedettero ad un tavolo appartato, in un angolo poco lontano dal palco.

 

 Jigen diede un occhiata in giro: c’erano facce scure in quel posto, ma anche tanti volti sorridenti e molte persone vicine di tavolo chiacchieravano amabilmente. Un cameriere avanzò verso di loro.

 

“Cosa vi porto?” chiese quasi con noia tirando fuori una penna e un block notes.

 

“Una birra, un whisky e un the caldo, al limone.” Disse prontamente il ladro in giacca rossa, anticipando una qualsiasi mossa dei due compagni che per tutta risposta annuirono con la testa. Il cameriere scrisse e si allontanò velocemente, tornando dopo poco con le ordinazioni. I tre presero a sorseggiare ognuno la sua bevanda e chiacchierarono tranquilli per un quarto d’ora. Verso le 23.30 le luci del pub si spensero e il palco venne illuminato da dei riflettori che puntarono la sedia. Grida di giubilo arrivarono da parecchi tavoli e molte persone ordinarono un altro giro di bevute mentre battevano i piedi ritmicamente.

 

Jigen volse le spalle al palco, troppo occupato a fumarsi la sua sigaretta;  con sincerità non gli interessava nessuno spettacolo e considerando lo squallore del posto, immaginò che sul palco sarebbe salito un cantante di mezza età che avrebbe preso parecchie stonature e magari qualche pomodoro in faccia, ecco il perché di tutta quella felicità.

 

“Vai Yumeeeee!”

“Vai Yume, facci sognare piccola!”

 

Una ragazza sbucò da dietro la tenda rossa che era rimasta semiaperta, stringendo tra le mani la chitarra acustica e rigirandosela tra le dita con agitazione. Si sedette sulla sedia al centro del palco e regolò il microfono all’altezza giusta. Si mise la cintura dello strumento addosso ed attaccò il cavo, ma invece di cantare cominciò a parlare con voce quasi tremante, cosa strana per chi la conosceva bene. Ma proprio chi la conosceva bene sapeva anche per quale motivo quella sera era così agitata.

 

Jigen fumava tranquillo e solo dopo un po’ si rese conto che nel locale c’era un silenzio innaturale, l’unica cosa che si udiva era la voce di quella ragazza che parlava. Dal suo posto l’uomo non faceva davvero caso alle parole del discorso e, dopo aver fatto un altro tiro di sigaretta e aver scrollato la cenere in esubero, notò lo sguardo assorto di Lupin e persino quello di Goemon. A quanto sembrava lì dentro solo lui non degnava di uno sguardo chiunque stesse parlando. Finalmente decise di voltarsi per osservare quale misteriosa persona attirava così tanto l’attenzione su di sé.

 

All’inizio quello che vide fu solo una ragazza che parlava al microfono direttamente con il pubblico guardando sempre in basso… poi anche lei alzò lo sguardo. I riccioli scuri le scendevano delicati sulle spalle, facendone risaltare la pelle diafana, la bocca rosea e gli occhi, occhi azzurri come il mare, espressivi e lucenti, leggermente truccati di celeste e resi più profondi dal leggero strato di eye-liner e dal mascara. Jigen capì per quale motivo la folla maschile non le staccava gli occhi di dosso.

 

Finalmente si mise ad ‘ascoltare’ le parole della ragazza con attenzione, rendendosi conto di essersi perso soltanto la presentazione. Ma il suo nome lo conosceva già, in molti lo avevano gridato poco prima. Si chiamava Yume. Aveva una voce dolce e profonda, da adulta sebbene sembrasse molto giovane.

 

“…Sapete ragazzi –disse lei continuando a parlare– è questo che cercavo di dirvi poco fa. Certe volte la vita è strana e fa un po’ come le pare e piace!”

 

“Parole sante!” Gridò qualcuno, e la ragazza accennò un sorriso che per un breve attimo le illuminò tutto il viso. Poi gli occhi tornarono ad essere tristi come prima, seppur bellissimi.

 

“Già parole sante. Vedete, ora vi spiego una cosa. Questa sera seduti qui al Moonlight ci sono tre tipi di persone. Il primo tipo, che noi chiameremo ‘Ignoti’, sono le persone che si sono infilati qui dentro senza uno scopo preciso o che sono qui per la prima volta, magari sotto costrizione di un conoscente che li ha infilati in un pub di periferia poco conosciuto.”

 

Jigen e Goemon si sentirono chiamati in causa.

 

“In questo momento gli Ignoti staranno pensando: ‘Ma chi è mai questa Yume che blatera così tanto e non canta, seppure dice di saperlo fare?’ Beh, cari Ignoti… avete ragione, blatero tanto!” E un coro di risate di levò dalle prime file, coinvolgendo anche Yume.

 

“A parte gli scherzi, scusate cari Ignoti, in genere sono molto meno loquace. Poi, oltre al terzo gruppo, c’è il secondo, che è quello dei ‘Conoscenti’. Loro sono clienti che sono venuti già qualche volta e magari ci tornano volentieri qui dentro. Infine c’è il terzo gruppo, gli ‘Amici’, cioè i tipi o le tipe che vengono qui con regolarità, che mi conoscono bene e che conoscono bene anche la storia del locale. Vi farei parlare con ognuno di loro se potessi e vi farei capire quanto sono importanti per me e per questo posto. Ora, oggi 18 settembre è una data importante per il pub. Esattamente tre anni fa nasceva il Moonlight, ma esattamente quattro anni fa, un uomo mi portò a vedere e a conoscere quello che secondo lui sarebbe stato un futuro.”

 

Fece una piccola pausa, sospirando.

 

“Per chi è di zona sa che questo era un edificio abbandonato dove i tossici si bucavano e cose simili… Quante volte a perdere la verginità vero? So che ci sono ragazzi che l’hanno perduta per sei volte di seguito! Bugiardi a quell’età i maschietti!” Un’altra risata partì dal pubblico ma stavolta nessun sorriso da chi era sul palco; la ragazza ora aveva gli occhi lucidi.

 

“Vedete, io e quel ragazzo ci siamo spaccati in quattro per dare vita a questo posto. Fatti il mazzo per un anno intero spendendo ogni minima forza e dedizione per tirare su un locale e… ce l’abbiamo fatta. Era un sogno, un sogno di una vita che diventava realtà. Per gli Amici, o anche Conoscenti, sapete che sto parlando di Nobuo Takewase e…” un piccolo applauso dalle prime file fece capire che quelli erano posti riservati ai clienti assidui del pub.

 

“… grazie. E dopo aver tirato avanti per quasi due anni, il giorno del secondo anniversario del pub un gruppo di ragazzi ubriachi con la macchina contromano ha avuto un frontale con una vettura bianca che si stava dirigendo qui. Sono tutti morti sul colpo, non si è salvato nessuno. Nella macchina bianca, che andava a 30 Kmh nel verso giusto c’era Nobuo.” Yume chinò il capo e rimase in silenzio. Jigen sentì stringersi il cuore, lei aveva parlato del ragazzo come se fosse ancora in vita e ora, si era sentito trapassare da una mano gelida. Yume rialzò la testa con il viso rosso e gli occhi gonfi e lucidi, aveva pianto.

 

“Scusate, è che risulta difficile. Io e Nobuo ci amavamo davvero. Siamo cresciuti insieme quando eravamo piccoli e cresciuti eravamo addirittura arrivati al punto di voler mettere su famiglia. Ed è finito tutto così, senza nemmeno il tempo di potergli dire addio. Stavamo festeggiando l’anniversario del pub quando degli uomini in divisa mi hanno portata via. Non ho mangiato né dormito per troppo ed ho chiuso il locale. Poi ho capito che stavo sbagliando così ho riaperto, sotto spianta degli Amici che stasera sono tutti qui con me. È strana la vita ve’? –Un mezzo sorriso, amaro– Una nascita, una realizzazione e una morte tutte nello stesso giorno. E Siccome questa nottata non è ancora finita mi aspetto di tutto ormai!”

 

Finalmente Yume rise di cuore e tanti altri con lei.

 

“Ho chiacchierato abbastanza, che ne dite se ora canto un po’? Ma se permettete vorrei iniziare con una canzone che ho scritto per lui… e stasera anche se non si vede è qui con noi. Cia Nobuo.”

 

“Ciao Nobuo” risposero in coro parecchie persone mentre Yume afferrava saldamente la chitarra. Le luci si abbassarono e il suono delle corde pizzicate riempì l’aria. La ragazza si avvicinò al microfono e cantò una melodia dolce e armoniosa anche se triste e malinconica.

 

“Ha la voce di un angelo.” Ammise Goemon guardando Lupin e Jigen che annuirono un po’ persi nelle note della canzone. Soprattutto l’ultimo sembrava rapito da quel suono. Lo ammise a se stesso, quella ragazza era davvero straordinaria e pur essendo vittima di un lutto, Yume lo intrigava parecchio. E questo era un male per chi sa che Daisuke Jigen, se si mette in testa una cosa, deve sbatterci la testa fino all’ultimo.

 

Avrebbe conosciuto Yume, voleva almeno parlare per capire come era davvero. E lo avrebbe fatto a qualsiasi costo.

 

 

Ma certe volte il destino è diverso da come ce lo disegniamo noi

 

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Spero che apprezzerete tanto la mia nuova fiction. Ne vedremo delle belle!

 

  
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