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Autore: BebaTaylor    16/07/2014    1 recensioni
«Tutto bene?» mi chiede Sara attorcigliandosi una ciocca dei capelli biondi sul dito indice della mano destra.
«Tutto bene, non preoccuparti.» rispondo anche se non è vero.
Come posso spiegare la situazione a Sara e a Maddalena? Come posso dire loro che ho mentito? No, io non ho mentito. Loro non mi hanno mai chiesto “Ehi, visto che hai vissuto a San Antonio non è che conosci Jared Padalecki?” No, loro non mi hanno chiesto mai nulla. Io ho semplicemente omesso un piccolo particolare. Sempre se conoscere un attore famosissimo sia un piccolo dettaglio. Riprendo in mano il cellulare e mi collego a internet. Trattengo un imprecazione quando, nero su bianco, mi appare la news che Jared è veramente in Italia a girare un film, Afferro una bottiglietta d’acqua dallo zaino e bevo a piccoli sorsi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Padalecki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.


Trentasei Giorni


Capitolo Ventiotto
*25 Agosto*


Mi rigiro nel letto. Sono le cinque e ventisette di mattina e io sono sveglia dalle quattro e mezza. Mi alzo in piedi, è inutile che rimanga nel letto, tanto non ho sonno e sono stufa di guardare la parete, stando ferma per evitare di svegliare Maddalena.
Mi metto seduta e porto le braccia sopra la testa e sbadiglio, e rimango sorpresa quando non trovo Madda nel letto, probabilmente neppure lei riesce a dormire.
Scendo le scale ed entro nel salotto, dove trovo Maddalena raggomitolata sul divano, che guarda una televendita di un aspirapolvere. Mi siedo accanto a lei. «Non riesci a dormire?» le chiedo.
Lei annuisce piano. «Sì.» mormora. «Secondo te Sara è malata?» domanda, «Intendo di testa.»
Non so cosa rispondere. Cioè, so che la risposta è sì, ma non so come dirglielo. «Penso proprio di sì.» sospiro infine, guardando una tizia che versa volontariamente della farina, del riso e della terra sul pavimento e li aspira con l'aspirapolvere.
Madda annuisce, «Sì, lo penso anche io.» dice e sospira, un singhiozzo le sfugge dalle labbra. «Mi ha sempre odiato.» mormora, «Adesso capisco perché mi odia.» 
L'abbraccio e le accarezzo la schiena. «Andrà tutto bene.» dico anche se non ne sono sicura che Sara torni come prima o che guarisca. Dovrò avvertire i loro genitori e non so cosa dirgli.
Come si dice a una madre che sua figlia è impazzita completamente? Che ha urlato che avrebbe preferito che la propria madre abortisse invece di partorire la sorella? Che è rimasta incinta di proposito, solo perché qualcuno la sposasse? Che non gliene frega più nulla del resto?
Argh.
Come posso farlo? Non ne avrò mai il coraggio. Non posso dare questo dolore a Cristina. 
Sospiro dalla frustrazione. 
Queste ferie non sono andate come speravo... Sara che impazzisce e manda a puttane la mia vita e quella di sua sorella, Jared che non mi crede e Mark che probabilmente indosserà due preservativi la prossima volta che farà sesso con una o le chiederà un certificato di buona salute, mentale, però.
Ci sono state alcune cose belle, però. Tipo i momenti passati a baciare Jared o semplicemente stare abbracciata a lui, in silenzio.
Maddalena smette di piangere e si rimette seduta, tira su con il naso e afferra un fazzolettino. «Credo che dovrei essere io a spiegare tutta la situazione a mamma.»
Rimango qualche istante in silenzio. «Sei sicura?»
Lei annuisce e si soffia al naso. «Si...» mormora, «No.» ammette, «Mi aiuti?»
Annuisco, «Sì, non preoccuparti, troveremo un modo per dire tutta a tua madre.»
Almeno lo spero.
E spero che almeno lei sappia cosa fare perché io ho perso tutte le speranze. Mi sento come un palloncino rotto.

***

Alle sei e un quarto il latte è pronto, lo verso in due tazze, aggiungo il cioccolato in polvere e porto il tutto sul tavolo.
Io e Madda facciamo colazione in silenzio. Fra un po' vado a liberare Sara, sperando che non urli di prima mattina perché sono esausta e rischierei di darle un cazzotto.
Mentre Madda lava le tazze e il pentolino io vado di sopra, apro la porta. Sara russa, per ora non la sveglio, è ancora presto.
Qualcuno bussa alla porta. Chi bussa alle sette meno un quarto? 
Scendo le scale e mi blocco. «Jared!» esclamo.
Lui sorride ed entra in casa, seguito da Mark che gli sta praticamente appiccicato.  «Ehm... guarda che non cado, non serve che mi stai addosso.»
Mark arrossisce e fa un passo indietro, mettendosi al fianco di Maddalena, che guarda verso l'alto. 
Lo faccio anche io, ma non c'è nessun segno che Sara si sia svegliata. «Scusa.» borbotta Mark quando si accorge di essersi quasi nascosto dietro a Maddalena.
«Mi dispiace.» dice Jared guardandomi e prende un respiro profondo. «Maddalena mi ha spiegato cos'è successo e quello che ha detto Sara.»
Eh?
Cosa? Dove, come, quando?

«Eh?» faccio e mi sento un po' stupida.
Lui sorride e mi fissa, mi prende la mano e l'accarezza. «È venuta ieri sera e mi ha detto tutto, compreso lo sfogo, chiamiamolo così, di Sara, e delle cose orribili che vi ha detto.»
Aspettate! Maddalena gli ha parlato ieri sera? Ma quando, se siamo sempre rimaste insieme? …ho capito, deve essere successo quando mi stavo per addormentare e ho sentito Madda alzarsi e uscire dalla stanza. «Ah.» esclamo, «Grazie.» sorrido a Maddalena, «Così...» torno a guardare Jared che mi continua a sorridere, «hai cambiato idea?»
Lui annuisce e mi posa le mani sui fianchi. «Scusa.» mormora abbracciandomi. «Sono stato uno stupido, avrei dovuto aver fiducia in te.»
Mi limito ad annuire, «Ti perdono.» sussurro e sento dire da Maddalena “Quanto siete carini!”
Sorrido, sentendomi più leggera, credo che se Jared non mi tenesse, probabilmente volerei via come un palloncino.
«Posso avere un po' d'acqua, per favore?» chiede Mark, «E anche un biscotto, se è possibile. Jared mi ha trascinato qui e ho un po' di fame.»
«Certo.» rispondo, sorrido a Jared e mi scosto da lui, cammino verso il mobile, recupero un bicchiere di plastica, la scatola di biscotti e la bottiglia d'acqua dal frigo e metto il tutto sul tavolo.
«Grazie.» esclama Mark riempiendosi il bicchiere.
«Mark! Sei qui!»
E come una mandria di bufali impaurita, Sara scende le scale.
Mark sbianca, ingoia il biscotto e ci guarda, noi rimaniamo lì, fermi, troppo sorpresi per fare qualsiasi cosa.
Sara si butta fra le braccia di Mark e quasi lo travolge mentre gli cinge il collo con le braccia. «Lo sapevo che mi ami!» cinguetta, «E che non resisti lontano da me!» continua. «Oh, ti amo così tanto!»
Mark la scosta da sé, «Io sono qui solo perché me lo ha chiesto Jay.» dice, «E io non ti amo!» esclama, «Lasciami in pace!» grida.
«Che cosa gli hai detto?» mi urla lei e fa il giro del tavolo, Jared si mette fra noi due e la blocca prima che possa farmi qualcosa.
«Sei una stronza!» grida Sara, si volta e si accorge che Maddalena è dietro a Mark, i suoi occhi si spalancano e il viso diventa ancora più rosso dalla rabbia. «Puttana!» sbraita, «Muori!» grida e si getta su di lei, Jared l'afferra per i polsi e la blocca ma lei urla e si dimena come una pazza.
«Tu sei fuori di testa!» urla Mark e allunga le braccia davanti a sé, «Calmati!»
«No!» urla Sara,  «Io le odio!» grida, «È colpa loro se hai smesso di amarmi!» 
«Io non ti ho mai amato.» ribatte Mark, «Te l'ho detto solo perché mi hai obbligato!» le fa notare senza riabbassare le braccia, «E non è valido in nessun caso!»
Sara lancia un grido animalesco e geme accasciandosi sul pavimento. «Io ti amo!» strilla, «Il tuo bambino cresce dentro di me...» gemere piagnucola accarezzandosi il ventre ancora piatto.
«E come faccio a sapere che è mio e non del tuo ex?» chiede Mark e Maddalena scappa da dietro di lui al mio fianco, si asciuga le lacrime e mi stringe la mano.
Sara lo fissa, sconvolta , «È tuo!» urla, «Ho fatto attenzione a calcolare tutto quanto! Ne sono sicura!»
Che cosa? Ha calcolato i giorni in cui poteva rimanere incinta?
«Tu lo sapevi!» dico, «Sapevi che erano qui!»
Lei annuisce e mi guarda, «Sì, lo sapevo!» risponde, «Pensavo che sarebbe stata dura conoscerlo ma tu mi hai aiutato!» esclama e nella sua voce noto l'arroganza mista all'orgoglio. «Io ti amo, Markie, sul serio, ti amo tanto... saremo una famiglia felice!»
Mark la guarda disgustato e ci raggiunge. «Io non starò mai con te, né ora né mai.» esclama. «E voglio un test del DNA. Non me ne frega nulla se hai calcolato i giorni esatti in cui dovevamo scopare... io voglio un test del DNA e se questo bambino è veramente mio... vorrò l'affidamento.»
Cosa? Ma è matto? Lui... crescere un bambino? 
Sara singhiozza, «Non puoi farlo!» geme.
«Sì che posso. Non voglio che mio figlio, sempre se è mio, cresca con una pazza!» ribatte Mark.
Jared posa un braccio sulle mie spalle e mi stringe mentre Sara piange singhiozzando rumorosamente.
Cazzo... la situazione è peggio di quanto mi immaginassi... Sara è completamente andata.

***

«Sara, vai a prepararti.» le dico guardandola seduta sul divano. Mark e Jared sono ancora qui. 
«Voglio stare qui.» pigola lei, «Lasciami le chiavi.»
Faccio un respiro profondo, «No.»
«Perché non vuoi che sia felice?» piagnucola, «Mi odi!»
«Non ti odio.» le dico, «Dobbiamo riaprire il bar. Te lo ricordi, vero? Quel locale che abbiamo comprato, che stiamo ancora pagando, in cui lavoriamo entrambe?»
Sara alza le spalle. «Il bar non m'interessa.» dice, «Voglio Mark!»
Sospiro e le afferro la mano. «Alzati.» ordinino e la strattono, «Ci dobbiamo preparare, fra quaranta minuti passa mio cugino.» la trascino su per le scale e la faccio entrare in bagno. «Lì ci sono i vestiti puliti.» esclamo, «Metti quelli sporchi nel sacchetto.»
Lei mi fissa e per un attimo temo che voglia darmi un pugno. «Hai dieci minuti per fare la doccia.» la informo, «Io aspetto qui.» chiudo la porta e mi siedo per terra. 
«Giù è tutto a posto.»
Sorrido a Jared e lui si siede accanto a me. «Grazie.» sorrido e poso la testa sulla sua spalla. 
«Mi sei mancata.» mormora lui, sfiora il mio viso con la mano e mi bacia sulle labbra per poi abbracciarmi. «Scusami ancora se non ti ho creduto.» sussurra e io annuisco e lascio che mi accarezzi la schiena. «Da quando Maddalena mi ha parlato ci ho pensato molto...»  dice e mi bacia la testa e rimane qualche secondo in silenzio, si sente il rumore dell'acqua che scorre, «Ti amo, Jen.» dice.
Oh.
Mio.
Dio.
Mi ama!
«E voglio il divorzio da mia moglie.»
Eh? 
Ho capito bene?
Divorzio?
Lui vuole divorziare?
Ho capito bene?
Sì, hai capito bene!
Lui vuole divorziare dalla moglie per stare con te!
«Oh...» faccio, troppo sorpresa per ragionare lucidamente, «Oh.» lo guardo e lui mi sorride, gli mangerei di baci quelle guance... «Ti amo.» sussurro. Il mio cervello più di questo non riesce ad elaborare.
Lui sorride e mi bacia ancora, più a lungo di prima. «Mi dispiace che tu debba tornare a casa...»
«Ci vedremo presto.» gli dico, «Il bar è mio quindi posso chiuderlo per qualche giorno.
Lui sorride e rimaniamo abbracciati. La porta del bagno si apre e Sara esce, il sacchetto con gli abiti sporchi in mano.
«Non è giusto!» pigola, «Perché tu devi essere felice se io non lo sono?» esclama, «Vi odio!» sbraita, «Io rimango qui!»
Sospiro e mi alzo in piedi, «Tu vieni con noi.» ribatto, «Muoversi!» le dico e indico le scale con il braccio destro. «Controllala.» dico a Jared, lo afferro per la maglietta e lo bacio velocemente sulle labbra. Lui annuisce e la segue al piano di sotto. Controllo che le finestre siano chiuse, che non ci siano cose che abbiamo dimenticato in giro ed entro in bagno che è un disastro. Afferro un asciugamano e do una pulita alle pareti della doccia, del lavandino e allo specchio, asciugando le goccioline d'acqua e di vapore. Getto l'asciugamano per terra, ci poso sopra il piede e asciugo il pavimento. Getto l'asciugamano nell'altro sacchetto di plastica, insieme a qualche cartaccia e al rotolo di cartoncino della carta igienica.
Torno di sotto e infilo il sacchetto nella mia valigia, pigiandolo per bene in una delle tasche esterne.
«Se ci infili solo uno spillo per me esplode.» commenta Jared osservandomi divertito mentre chiudo a fatica la cerniera.
Mi rialzo in piedi e osservo la valigia. Effettivamente a ragione, la valigia è così gonfia che potrebbe cedere da un momento all'altro. «Forse ho fatto troppo shopping!» ridacchio.
Lui sorride e mi abbraccia, «Forse sì.» dice Jared.
«No! Io voglio stare con te!» 
«No!» grida Mark, «Io non ti voglio!»
Sara grugnisce e si avvicina a me e, prima che uno di noi possa fare qualcosa, Sara mi dà uno schiaffo.
«Tu sei matta!» dico massaggiandomi la guancia. «Ti prenderei a calci, magari ti si rimette in moto il cervello!»
Lei non dice nulla e continua a piangere per poi pigolare che nessuno la capisce.
Sbuffo e mangio una crostatina, l'ultima, bevo un dell'acqua e mi siedo. Alfredo passa fra quindici minuti. Così poco? Vorrei restare qui, con Jared, ma tanto anche lui fra qualche giorno torna a casa, per cui... per cui sospiro.

Fra cinque minuti arriva Alfredo e credo che lo bacerò, tanta è la voglia che ho di uscire da questa casa; Sara ha appena avuto un altro attacco isterico, ci urlava che siamo brutti e cattivi e che non la capiamo. Adesso è seduta per terra — i lettini li ho messi via ieri sera — e continua a singhiozzare come un vitello pronto per essere macellato.
Jared è appoggiato al muro e mi cinge la vita, Madda sta mandando messaggi alle sue amiche, Mark è accanto a noi, le mani in tasca e lo sguardo perso nel vuoto. Sara continua a piangere.
Finalmente mio cugino arriva, ci saluta e carica le nostre cose nel bagagliaio. Sospiro e mi volto verso Jared, gli sorrido. «Quando arrivo ti chiamo.» dico e lo bacio, lui mi stringe forte.
«Ti amo.» mormora nel mio orecchio.
«Anche io.» sussurro e gli sorrido ancora e faccio un passo indietro, abbraccio e bacio le guance di Mark.
Ci salutiamo o almeno, io e Maddalena salutiamo Jared e Mark, Sara si limita a qualche mugugno.
Agito una mano in segno di saluto verso i ragazzi mentre la macchina si allontana.
«Che cosa ha?» chiede Alfredo.
«Chi? Sara?» chiedo e lui annuisce, «È scema.» rispondo. «Ha un tarlo in testa che la rende cretina.»

***

Giuro che se non la smette di piangere la butto giù dal treno. Abbiamo appena cambiato treno a Mestre e Sara ci stava quasi scappando per prendere il convoglio che torna a Udine. Alla fine le ho dovuto prendere la borsa e il trolley. Senza soldi, documenti, cellulare e vestiti non può andare da nessuna parte. 
Forse.
Adesso si lamenta che è lontana dal suo amore, che non può vivere senza di lui, che appena siamo a Milano scappa all'aeroporto e va da lui.
Eh, sì, certo, come no.
Intanto ho mandato un SMS a Cristina, dicendole che devo parlarle. Mi faccio portare a casa, scarico la mia roba, torno in auto con loro e, una volta a casa, parlerò con la mamma di Sara.

***

«Io vado in America dal mio Mark!»
Ecco.
Io e Madda abbiamo detto tutto a Cristina e Angela, spiegato tutta la situazione. Le due sono sconvolte, quasi non mi credevano ma quando Cristina ha chiesto a Sara se era tutto vero lei è esplosa, dicendo che nessuno la capisce, che noi abbiamo detto a Mark di non amarla più.
«Loro sono felici!» grida Sara, «Io le odio!»
«Sara, tesoro, calmati.» dice Cristina.
«No!» urla lei e si avventa su Maddalena. «Io ti odio! Ti ho visto che parlavi con lui! Cosa gli hai detto brutta stronza?» 
Riesco a fermare Sara un attimo prima che la colpisca.
«Vorrei che non fossi mai nata! Stronza! Dovevi morire appena nata!»
Cristina è sconvolta, il suo viso è pallido e le labbra tremano. «Non dire così.» mormora con voce tremante.
«Lei ha tutto!» grida Sara e si agita e faccio fatica a tenerla ferma, Angela mi aiuta. «Io voglio solo vivere con Mark! Lui mi ama, lo so!» sbraita e si accascia sul pavimento.
«Chiamo Fabrizio e vostro padre, spero che arrivino in fretta.» dice Cristina e prende il telefono.
Fabrizio è un amico di famiglia ed è uno psichiatra e spero anche io che arrivi in fretta. Per Maddalena, per Cristina, per Angela, per me ma, soprattutto, per Sara, ha bisogno di aiuto.

***

«L'hanno ricoverata?»
«Sì.» rispondo a Jared, «Ad un certo punto a minacciato di tagliarsi le vene e Fabrizio a detto che un ricovero coatto era quello che ci voleva.»
«Mi dispiace.» 
«Anche a me.» sospiro, «Spero che possano guarirla.»
«Anche io.» dice lui. «E il bar?»
«Non lo so.» rispondo, «Chiamerò una delle ragazze che ogni tanto ci danno una mano.»
«Mi manchi.» 
Rido, «Non ci vediamo da...» guardo l'orologio «tredici ore!»
«Lo so.» replica lui, «Non ci posso fare nulla!»
Sorrido. 
«Allora... quando pensi che ci potremmo vedere?» chiede lui.
«Mmh... non so.» rispondo, «Penso a Natale.»
«È troppo lontano.» si lamenta lui.
«Lo so, ma non credo di poter venire prima.» dico, «Sai, sono almeno otto ore di volo, se non di più.» faccio notare.
«Stupidi aerei.» esclama, «Va bene, al limite vedo se riesco a venire io, e mentre tu lavori, io me ne starò in un angolino del bar zitto e buono.»
Ridacchio. «Mi piace come idea.»
«Ti amo.»
«Ti amo.» cinguetto felice e faccio un respiro profondo. «Devo andare, adesso.» sbadiglio. «Sono distrutta.»
«Va bene, fai una bella dormita.» dice lui con dolcezza, «Ci sentiamo domani. Buona notte.»
«Buona notte.»

E l'ultio capitolo è giunto!
C'è ancora l'epilogo!
Intanto ringrazio chi è arrivata/o fino a qui!
   
 
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