Film > Ralph Spaccatutto
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Autore: Malanova    17/07/2014    2 recensioni
Sequel di 1982. E' passato un pò di tempo da quando Ralph e Felix hanno conosciuto Vanellope e Calhoun. Ora i due fanno una vita felice: Ralph è ben voluto dai Belpostiani ed è l'amico inseparabile della piccola presidentessa di Sugar Rush mentre Felix convolerà presto a nozze con la sua "Dinamite Pura". Ma l'apertura di un nuovo portale capulterà i nostri amici in una avventura che li porterà fuori dalla lora amata Arcade e una nuova minaccia sarà in agguato. Vi auguro una buona lettura.
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Re Candito/Turbo, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vanellope passò tutta la giornata tesa come una corda di violino: mentre dava preposizioni per le corse, ogni volta che un giocatore infilava il gettone e lei veniva scelta, tutte le volte che svoltava una curva e superava un avversario; immaginava Candito sbucare fuori da chissà dove ed aggredirla. Per fortuna; il capitano Lancaster si era proposto di rimanere a SUGAR RUSH fino al mattino seguente, travestito da caramella e seguendola in ogni movimento, in modo che fosse sorvegliata fino all’arrivo dei due soldati di HERO’S DUTY “Anche se loro non venissero; non ne farei un dramma” si ritrovò a pensare la bambina, mentre ritornava al suo castello stando mano nella mano con l’astronauta “C’e sempre Lancaster a proteggermi …” ed arrossì come una mammola. Lui notò le sue guance rosse e chiese, preoccupato “Va tutto bene Vanellope? Le corse ti hanno stremata?”. Lei si riprese quel tanto da borbottare “Tutto ok capo … Una rapida doccia e un bicchiere di latte e cioccolato mi rimetteranno in sesto in un battibaleno …”.

Oh, guardatela! Che bella espressione felice ha la nostra piccola principessina Vanellope! Quella dolce bambina che si teletrasporta qui e là; sentendosi al sicuro perché è circondata da intrepidi agenti di croccante e pan di spagna, per non parlare dei valorosi biscotti … Quanto sei stupida! Nessuno di loro sarà in grado di difenderti da me! Se tenteranno di mettersi in mezzo al mio cammino stai sicura che li sbriciolerò senza alcuna pietà! E dopo aver sistemato te; andrò direttamente nel gioco di Ralph Spacca Tutto e gli porterò in dono la tua bella testolina prima di farlo fuori! Ah, ah, ah! Turbo era nascosto nell’ombra degli spalti, nella sua forma originale. Quando si era reso conto di essere ancora vivo; aveva scoperto, con sua grande meraviglia, di essere in grado di mutare forma a piacimento. Poteva essere chiunque lui volesse, bastava che si concentrava e Boom! Eccolo che si trasformava. Seguì con lo sguardo la ragazzina, che scendeva dal suo kart ibrido, firmava alcune cartelle e raggiunse una caramella particolarmente alta, rivestita da una carta arancio brillante. Assottigliò gli occhi. Chi era quel spilungone? Non ricordava di averlo visto tra i cittadini di SUGAR RUSH e neanche a palazzo … Che fosse un nuovo acquisto della marmocchia glich? Poco importava … Lo farà a pezzi con molta facilità … Il virus guardò il cielo e disse “Ora non devo far altro che aspettare la notte …”. “Probabilmente il nostro virus attaccherà di notte” stava dicendo Lancaster rivolto alle guardie, quando raggiunse il castello “Quindi ci saranno due guardie davanti alle stanze della Presidentessa, quattro in ogni ingresso che conduce alle altre aree del palazzo e il resto starà vicino agli ingressi principali …” Li guardò tutti e disse, con gli occhi verdi che brillavano “Se giocheremo bene le nostre carte; lo consegneremo alle autorità prima del sorgere del sole …”.

Dopo sei ore …
Tutte le guardie si posizionarono secondo le indicazioni del capitano spaziale. Vanellope stava entrando nelle sue stanze ma prima di varcare la soglia; dette un’occhiata ansiosa all’uomo “Ho paura … E se tutta questa protezione non funzionasse?” “Andrà tutto bene” la assicurò lui “Io starò qui, di guardia alla tua porta, e Ralph ci raggiungerà verso le tre con Calhoun …”. Le rivolse un sorriso e disse “Sei al sicuro come dentro a una fortezza di carbone dolce e spacca mascella”. La bambina ricambiò il sorriso e mormorò “Allora … buonanotte”.

Il virus stava studiando il castello dall’alto, volando silenzioso nel cielo notturno e nascondendosi dietro a delle nuvole di zucchero filato quando vedeva una guardia alzare la testa “Mmh … Le guardie sembrano più sveglie del solito … Ma non sanno di avere a che fare con me”. Con la massima cautela; riuscì ad avvicinarsi alla torre più alta e si posò sul tetto. Rimpicciolì la sua statura ma tenne ancora le zampe da insetto, in modo da poter rimanere attaccato alle tegole dorate senza problemi. Una guardia stava davanti all’ingresso della torre e ogni tanto voltava la testa a destra ed a sinistra. Turbo, nel vederla, scosse la testa e sorrise contando pazientemente quanto tempo ci metteva tra un gesto e l’altro. Le guardie mastodontiche fatte di torrone erano così lente nei movimenti … e lui era così rapido. In due secondi; riuscì a raggiungere la parte inferiore del ponte con un piccolo volo e, successivamente, planò sull’altra torretta priva di porte senza farsi vedere. Strisciò verso la parte oscura del muro e con una mano toccò una mattonella viola, che spiccava tra tutto quel biancore. Sotto alle sue zampe d’insetto si aprì un varco abbastanza grande da farlo passare. Questo passaggio segreto collegava la torretta direttamente alle stanze reali, senza l’obbligo di dover passare attraverso tutte le porte principali. Riuscì a trattenne a stento una risata di trionfo e si intrufolò dentro, chiudendosi il passaggio alle spalle.

Percorse velocemente il lungo corridoio fino a raggiungere l’altra apertura, che era formata da una finestra fatta di vetro olandese gelatinoso dalla forma rettangolare. Da lì poteva vedere l’intera camera da letto senza essere visto. La bambina stava dormendo tranquilla, con le coperte tirate su fino a coprire la testa. Sorrise diabolicamente. Adorava utilizzare questi passaggi segreti. Con delicatezza; spostò il vetro ed entrò nella stanza attraverso la cornice dello specchio, facendo tornare le gambe come prima, e si avvicinò al letto in punta di piedi, senza fare alcun rumore. Appena si fu avvicinato abbastanza; si guardò la mano e la fece diventare rossa, con le dita viola affilate. Con quella normale afferrò le coperte e sussurrò canterellando “Sei finita!”. Tese il braccio mutato all’indietro, scostò con forza le coperte, ed affondò.

All’inizio non capì che cos’era quella nuvola bianca che stava fluttuando per la stanza; ma poi si guardò la mano vermiglia e si accorse di avere una manciata di piume strette nelle dita, dove doveva esserci il cuore del glich. Un cuscino. Aveva colpito un grosso cuscino … Maledizione! Era stato fregato! “Sta fermo dove sei virus …” ringhiò una voce alle sue spalle. Sentì qualcosa di freddo pungolargli il casco e capì di essere sotto il mirino di una pistola. Alzò le mani in segno di resa ma si lasciò sfuggire una risatina. “Ora voltati molto lentamente …” ordinò la voce ma Turbo ribatté “Lo vuoi davvero … Lancaster?”. L’altro sussultò “Come fai a sapere il mio nome?” domandò il capitano, stupito. Deglutì e aggiunse “Noi … ci conosciamo?” “Anche fin troppo bene” rispose l’altro. Si girò lentamente e, quando se lo ritrovò davanti, sotto il chiarore della luna di pan di spagna che filtrava dalle finestre, sibilò abbassando le braccia “Ciao checca …”.

Il capitano lo fissò allibito, con la bocca socchiusa, mentre la pistola laser gli tremò per un attimo nella mano “Turbo …” riuscì a sussurrare infine “Maledetto nano bastardo! Chissà perché ogni volta che c’e di mezzo una principessa mi trovo sempre te davanti … Hai mai pensato che saresti stato perfetto come cattivo in un gioco?”. Il virus ridacchiò “Il tuo umorismo … mi ha fatto sempre venire il voltastomaco …” “Come tutto quello che non ti riguardava …” ribatté l’altro, secco. Turbo posò gli occhi sulla pistola laser e chiese “Ora cosa vorresti fare? Vuoi ammazzarmi con quella?”. Il capitano tirò indietro il cane della pistola e mormorò “Se sarà necessario … si” “Povero androgino idiota” ringhiò il virus facendo un passo in laterale “Credi davvero che il tuo giocattolo mi possa ancora spaventare?” gli rise sguaiatamente in faccia e sussurrò “Non sono più quello di un tempo …”. Improvvisamente si piegò in avanti, gemendo, e dalla schiena fuoriuscirono quattro ali da libellula mentre il corpo si ingigantiva e cambiava forma, producendo scricchiolii di ossa che si spezzavano. Dopo un paio di minuti; Lancaster si ritrovò davanti ad un mostro per metà umano e metà insetto. Il virus Scarafoide zampettò di lato, all’opposto della direzione del capitano, con un ghigno folle sulle labbra. Intanto lo incitava “Avanti … So che vuoi premere il grilletto … Te lo leggo nei occhi”. L’uomo non lo perdeva di vista, tenendo sempre la pistola spianata davanti a lui. Sapeva che sarebbe stato questione di pochi secondi … poi Turbo si sarebbe stancato di giocare e lo avrebbe attaccato. Il virus continuava a girargli attorno, arrampicandosi sui muri quando doveva evitare un mobile, per poi tornare a terra, sapendo che ad ogni passo che faceva; i nervi dell’avversario saltavano. Ed infine, lui tirò indietro il braccio dalle dita affilate. Si sentiva pronto. “Fatti sotto piattola” gli ringhiò Lancaster. Lo Scarafoide ridacchiò, si leccò la punta delle dita e scattò in avanti. Iniziò la battaglia.

Turbo tirava un colpo dietro l’altro verso il viso del capitano ma lui si scansava appena in tempo. Con un calcio deviò un braccio verso l’alto, facendogli urtare il lampadario fatto di lacci di liquirizia rossa. Alcuni lacci si spezzarono e si appiccicarono all’arto, bloccandolo per qualche secondo, il tempo di far si che l’astronauta riuscisse a sparare il primo colpo. Turbo riuscì a muoversi e far rimbalzare il proiettile sulla parte più dura della sua corazza. Allora l’uomo puntò la pistola verso la parte molle dell’addome ma venne afferrato da una gamba dalla mano libera del virus, che lo lanciò e lo fece cadere contro una libreria, spaccandola, e facendogli perdere la presa sull’arma. Turbo si liberò il braccio con un strattone e sghignazzò “Ma dai … E’ tutto qui quello che sai fare? Così mi stai deludendo …”. Lancaster si tirò su dai libri e si pulì un po’ di sangue che gli fuoriusciva dalla bocca. Afferrò una grossa asse che si era spezzata dal mobile e la tirò con forza contro la tempia dell’avversario. Quello gemette dal dolore e barcollò leggermente all’indietro “Hai ragione scherzo della natura: dopo quindici anni di inattività; ho perso un po’ del mio tocco magico …”. Lo Scarafoide ringhiò di frustrazione e gli si lanciò contro rotolandosi come una ruota. Se questa stanza non fosse così piccola! L’uomo riuscì a ripararsi dietro l’asse ma scivolò su un libro e cadde a terra. Turbo si srotolò e portò tutto il suo peso su di essa, spezzandola con un colpo di zampa; ma il capitano utilizzò una delle due parti per infilzarlo sulla spalla, facendolo urlare dal dolore e provocandogli una ferita abbastanza profonda, mentre l’altro pezzo gli faceva ancora da scudo contro le zampe più piccole. Vedeva le schegge di legno volare dappertutto … le affilate zampette beige avvicinarsi sempre di più al suo corpo e non sarebbe riuscito ancora per molto a difendersi con un braccio solo. Infatti l’essere sghignazzò e si preparò a tirargli un fendente con il braccio sano, aspettando il momento in cui il capitano fosse distratto. D’improvviso la porta della stanza si spalancò e una donna si mise ad urlare, puntando la canna del fucile laser contro il viso del virus “Non ti muovere, bastardo!”. I due voltarono la testa all’unisono e … rimasero impietriti.

Alla porta, con il fucile di Calhoun stretto fra le braccia e Vanellope al suo fianco; c’era una giovane donna, bellissima, dai lunghi capelli blu mare che gli arrivarono alla vita e qualche ciocca della frangetta cadeva sui occhi violetti, brillanti come ametiste, che facevano risaltare la pelle nivea ancora più candida. L’abito principesco che indossava rappresentava le tre fasi del crepuscolo ed ai piedi calzava delle pantofole di velluto blu. Turbo arretrò dal capitano di qualche passo, addossandosi su una parete, scioccato. Non poteva essere vero … lei era … Celeste si mise lentamente davanti a Lancaster e ringhiò, rivolta a Turbo “Fa solo anche il più piccolo movimento e ti apro un terzo occhio sulla fronte … Guarda che non scherzo!”. “Celeste … amore …” sussurrò flebilmente lui, tendendole il braccio sano verso il viso ma l’altra alzò di più l’arma e gridò “Ho detto di non muoverti!”. Lui sussultò e lo ritirò, come se si fosse scottato. Poi lei si rivolse al capitano e ringhiò “Che scherzo di merda quello che mi avete fatto: sparire tutti quanti e lasciarmi sola a GALAXY DUEL! Ti sembrano cose da fare alla vostra principessa?!” “C- Come?” balbettò Lancaster riprendendosi a fatica dallo shock. Si alzò in piedi, aiutato dalla bambina che era accorsa in suo aiuto, e tremando le sfiorò con le dita una ciocca di capelli cerulei. Era proprio lei, davanti ai suoi occhi! “Questa cosa inizia a turbarmi parecchio …” sussurrò la donna scostandosi. Tornò a fissare il virus e, con suo immenso stupore, si accorse che stava piangendo “Ehi … ma che fai … Smettila! Piangere non ti servirà a nulla …” disse Celeste a disagio. Turbo la guardò nei occhi e protese di nuovo il braccio ma lei arretrò di un passo “Sono io … tesoro … io” sussurrò lui disperato. Poi mormorò “Aspetta! Adesso …”. Si abbracciò e strinse forte gli occhi. Il corpo si rimpicciolì e tutte le caratteristiche da insetto scomparvero. Alla fine; la principessa si ritrovò davanti un uomo più basso di lei, in sovrappeso, dalla pelle cenerina e gli occhi neri. Indossava una tuta bianca con la striscia rossa, tipica dei piloti d’auto, e un casco dello stesso colore con una grossa “T”. Lui fece un passo in avanti, sorridendole tra le lacrime e tenendosi l’arto ferito, e le mormorò “Sei ritornata da me … amore mio …”.

La principessa sussultò e arretrò di nuovo. Poi chiese, in panico, al capitano “Chi diavolo è questo?!? Perché mi continua a chiamare Tesoro e Amore; chi cazzo lo conosce?!?”. Turbo spalancò la bocca e sussurrò “Cosa stai dicendo?! Tu … Tu …”. Posò gli occhi sul capitano e gridò “Che cosa le avete fatto?!”. Si stava ritrasformando in Scarafoide ma Celeste fece partire un colpo che gli sfiorò la guancia “Ti consiglio di rimanere piccolo e grigio se ci tieni alla pelle!”. Un po’ di sangue gli colò dalla ferita di striscio e rimase fermo, con gli occhi dilaniati dallo shock. Perché … In quel momento; i tre vennero raggiunti dall’esercito intero di HERO’S DUTY, che puntarono le armi contro il virus e lo circondarono. Turbo tornò a guardare Celeste e cercò di dire qualcosa ma Kohat lo legò con delle manette speciali e lo trascinò via. Lancaster mise una mano sulla spalla della donna e la strinse leggermente a sé.


“Incredibile … Michael, ci sei riuscito!” esclamò il signor Litwak rivolto a suo figlio. Il ragazzo fece un sorriso trionfante e diede una pacca affettuosa alla console di GALAXY DUEL. In cima alla torre del palazzo del Cancelliere Zoom c’era la principessa Celeste, bella come non mai, che implorava verso lo schermo che qualcuno la venisse a salvare. Poi disse con una nota d’orgoglio nella voce “Ha ancora bisogno di qualche messa a punto ma credo che il mio programma sia pronto per essere proposto all’azienda” “Sono così fiero di te” disse l’uomo al giovane e gli sfuggì una lacrima “Dai, papà … Non fare così … Mi metti in imbarazzo …” protestò Michael “Ma non c’e nessuno …” iniziò a dire il signor Litwak, poi si diede una pacca sulla fronte “A proposito; è ora di aprire la sala giochi …”. I due andarono verso la porta d’ingresso “Chissà come ci resteranno quando tutti sapranno che GALAXY DUEL è tornato di nuovo in funzione …”.


Quando il proprietario e suo figlio si furono allontanati; Celeste smise di implorare. Si appoggiò sullo stipite della finestra e sospirò. La sua mente tornava ancora a qualche ora fa, quando aveva visto il virus essere trascinato via dai soldati con l’armatura nera e i fucili di ultima generazione. Lui si era voltato e l’aveva guardata in un tale modo … si era sentita spezzare il cuore. Poi erano arrivati di corsa gli altri, il gruppetto che aveva incontrato alla Stazione Centrale ed aveva sequestrato il fucile alla soldatessa. “E’ un bel fucile … mi dispiace dovertelo ridare …” aveva detto la principessa restituendo l’arma alla bionda, che lo richiuse e se lo mise in spalla, rivolgendo un sorriso compiaciuto ma borbottando “La prossima volta giuro che ti spezzerò una di quelle manine da fata che ti ritrovi …”. Lei aveva risposto con un sorrisetto di sfida ma poi si era rivolta verso Lancaster e gli aveva sibilato “Credo di aver diritto a delle spiegazioni …” “Sono io che le dovrei avere!” disse lui e le aveva preso la testa tra le mani. Poi aveva sussurrato, con voce rotta “Questo è un miracolo … Semplicemente un miracolo …” e la abbracciò così forte che si era sentita mancare il respiro mentre lui si era messo a piangere. Quando si erano separati; la donna lo aveva guardato perplessa ed aveva detto, leggermente rossa “Da domani te ne vai in terapia … Questa storia inizia a darmi i brividi”. E per non parlare, quando era ritornata insieme a Lancaster nel suo gioco: c’erano tutti i suoi sudditi vestiti a festa che l’acclamavano lanciandole fiori luminosi e cercando di toccarla come se fosse una creatura divina portatrice di miracoli. Non riusciva proprio a capire che cosa fosse preso a tutti quanti. Trovò sua madre in cima alle scale del palazzo ma anche lei si era gettata fra le sue braccia e si era messa a piangere. “Ora basta!” aveva protestato lei “Ma che vi prende a tutti quanti?! Avete un’epidemia lacrimogena …”. Alla fine, finalmente, le spiegazioni arrivarono. Man mano che Lancaster e l’imperatrice parlavano; la sua bocca si era spalancata ed era rimasta con quell’espressione stupita anche dopo il racconto. Aveva perso trent’anni tra cui quindici di memoria e altri quindici perché era deceduta. Wow ... Le venne in mente una cosa “Allora … il virus di prima … Mi conosceva!” aveva esclamato lei “Per questo continuava a chiamarmi con quei vezzeggiativi! Avevo una storia con lui!” “No!” aveva esclamato sua madre, in fretta. I suoi si erano chiusi ed aveva mormorato, scandendo bene le parole “Lui … Si era innamorato alla follia di te ma non è mai stato ricambiato …”.

“Non è mai stato ricambiato” ripeté lei, sottovoce, ritornando al presente. Guardò l’orizzonte, dove in lontananza poteva scorgere l’uscita del gioco e sospirò. Ma presto dovette mettere da parte i suoi pensieri: un giocatore aveva appena messo un gettone.


Dopo una lunga giornata frenetica; Michael posizionò il suo portatile tra i due cabinati di SUGAR RUSH ed lo attaccò alla presa, per caricarlo. Il ritorno di GALAXY DUEL aveva entusiasmato i vecchi giocatori e rapito quelli nuovi, facendolo ritornare uno dei giochi più favoriti della Arcade. Tirò un sospiro esausto ma i suoi occhi erano accesi di aspettativa. Uscì dalla sala insieme a suo padre con un largo sorriso stampato sulla faccia. Per una notte, il suo portatile poteva stare là dentro …


Era calata la notte e la Stazione Centrale era quasi deserta, tranne per alcuni NCP che barcollavano completamente ubriachi, di ritorno dal pub di Tapper. Ormai essi si erano abituati a vedere il portale del Computer aprirsi e chiudersi in posti diversi; per cui non si stupirono più di tanto i due NCP di STREET FIGHTERS quando ci passarono davanti. Quando lo ebbero superato di qualche metro, però, sentirono una specie di lamento provenire dietro le loro spalle. Si voltarono, tenendo alta la guardia. Non c’era nessuno. Allora ripresero il loro cammino ma presto un altro rumore li fece voltare di nuovo. Un ammasso nero e viscido strisciava verso di loro, lasciando una scia scura dietro di sé. Nonostante la mole; la cosa era velocissima e non ci mise molto a raggiungerli. Sparse per il corpo c’erano esili braccia da infante, che la faceva assomigliare ad un gigantesco millepiedi e grossi bulloni che formavano una specie di corona sull’estremità superiore, dove tre facce di bambola bianche come la luna puntavano sui due NCP. L’essere si mise ad strillare e si gettò contro di loro con la bocca della faccia più grande spalancata. In quel preciso momento un antipicco stava passando per la sua solita routine ma quando vide l’essere mostruoso calarsi sui NCP e ingoiarli; emise un grido spaventato e scattò a pigiare un enorme pulsante rosso che si trovava vicino allo stipite di un portale. Ma un’altra creatura catramosa, molto più piccola e dotata di tre gambe e un braccio meccanico; lo colpì violentemente con una manata e lo lasciò lì, a terra, privo di sensi.

  
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