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Autore: BDiz Ishida Histugaya    17/07/2014    2 recensioni
[Avatar la leggenda di Aang]
[Avatar la leggenda di Aang]Dopo l'Avatar Korra e i due successivi Avatar, nel Tempio dell'aria dell'est nasce Suta
che dimostra subito grandi potenzialità se non che i monaci non vogliono farlo uscire
nel mondo esterno. Una avventura che coinvolgerà più Avatar provenienti dal
passato per salvare il futuro da un destino tremendo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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    Tempio dell'aria dell'est
  
   Dopo l'Avatar Korra, che aiutò gli spiriti a sconfiggere il potente Vaatu, ne  seguirono altri due
  rispettivamente nati nel regno della terra e in quello del fuoco.
   Sono passati ormai quattordici anni dalla nascita della nuova reincarnazione avvenuta tra i
   nomadi dell'aria dell'est. Il ragazzo, chiamato Suta (in giapponese stella), imparò  tutti
 i quattro elementi in poco tempo e  per questo venne considerato un dominatore prematuro.
  I monaci sostennero però con fermezza che non fosse ancora pronto per affrontare il mondo
  esterno, ostinati, continuarono ad allenarlo nella meditazione tenendolo nel tempio.
  La gente iniziò ad arrabbiarsi creando numerose rivolte e manifestazioni di discordia.
  Gli Spiriti, indignati dall'orrendo spettacolo di violenza e distruzione decisero di intervenire.
  Presero loro il controllo del mondo umano eliminando definitivamente l'Avatar, causa di disordine.
  I dominatori furono costretti a lavorare duramente per costruire una grande casa per gli Spiriti
  in centro a Repubblic City oppure a meditare per il resto della vita con i Nomadi dell'Aria.
 Ma per fermare questa orribile verità un viaggiatore errante verrà dal passato.
  
 *
  Suta era stato rinchiuso un'altra volta a chiave  nella sua celletta per aver cercato di scappare.
  “Sto solo cercando di aiutare l'umanità! Lasciami andare!” implorò al monaco di guardia.
  “Mi dispiace Avatar, ma non crediamo ancora che tu sia in grado di uscire” rispose.
  “Io morirò di vecchiaia qui dentro! Non aiuterò mai nessuno e sarò lo zimbello di tutti!”
  “Non pensarla così, lo facciamo solo per il tuo bene” continuò il monaco.
 “ Per il tuo bene un corno! Voi avete solo paura che  infanghi il vostro onore!” urlò il ragazzo.
  Per la restante ora continuò a camminare in circolo nella la stanza, erano quasi le due.
  Stava aspettando il momento più propizio per scappare di nuovo dalla cella.
  Continuava istericamente a girarsi i pollici senza sosta guardando il terreno piastrellato.
  Alle due e un quarto la guardia si assopì e l'Avatar pian piano creò un buco nella parete che dava*
 sul chiostro, uscito con un balzo atterrò tra le siepi. Se ne stette lì ad aspettare il cambio di guardia.
 Quando il monaco davanti al portone lasciò la postazione per fare il cambio il ragazzo partì.
 Con un balzo enorme (aiutato dal dominio dell'aria)  superò il portone e aiutandosi con il dominio*
 della terra sfrecciò verso la pineta delle montagne che circondavano il monastero.
 Continuò ad inoltrarsi nella foresta per oltre mezz'ora assicurandosi di non essere seguito creando *
 finti solchi provocati dallo spostamento del terreno nella direzione opposta da dove era.
  < Forse questa volta ce l'ho fatta> pensò, speranzoso di raggiungere presto un villaggio dove*
 trovare rifugio o meglio ancora una baita solitaria a cui chiedere ai padroni ospitalità.
 Peccato che quel bosco fosse un vero labirinto e il ragazzo rischiò più volte di cadere da burroni.
 Passare lì la notte era escluso, l'avrebbero trovato facilmente, ma di un rifugio nemmeno l'ombra.
 Aveva molta fretta quindi rassegnato si accontentò di una grotta di cui fece cadere l'entrata.
 Creò un piccolo fuoco tra le mani e si rannicchiò in un angolo passando il tempo a guardare rocce.
 Avrebbe anche potuto chiedere aiuto alle sue precedenti forme ma agitato come era non sarebbe* mai riuscito a meditare tranquillamente lo stesso valeva per il dormire.
 In effetti passò tutta la notte a pianificare cosa fare quando sarebbe sorto il sole.
Verso le sette un raggio dorato passò per un foro tra i massi usati come chiusura per la grotta.
Si avvicinò verso esso e guardandoci attraverso controllò se ci fosse qualcuno nei paraggi.
Dopo qualche minuto liberò l’uscita e cominciò a perlustrare la zona.
Quella notte non era riuscito a delineare un paesaggio preciso.
Quando la luce gli inondò il viso riuscì a scorgere delle montagne in lontananza,
boscaglia a pochi metri davanti a lui mentre ai lati e dietro di se si stendeva una pianura.
Non c’era niente di così particolare per cui valesse una visita se non dei cespugli di more
 tra gli alberi di cui si cibò (essendo monaco non poteva andare a cacciare).
Dopo la “colazione” e una breve meditazione si rimise i viaggio verso l’arida pianura.
 Il prato completamente secco non ospitava nemmeno un albero sotto cui rifugiarsi.
Stufandosi di continuare a camminare creò una sfera d’aria su cui sfrecciò.
 Dopo pochi minuti raggiunse di nuovo una macchia di verde che continuava su di
una altura desolata e lontana dagl’altri rilievi. Vi ci salì e arrivato in cima vide
tutto il paesaggio circostante costituito solo dall’arida pianura e il bosco dietro ad
essa entrambe contenute in una valle circondata dalla costante presenza
delle montagne. All’orizzonte non vi era assolutamente niente, la strada continuava
senza sosta. Suta si sedette sconsolato senza un piano, stanco e assetato.
“L’Avatar che morì nel bosco!” si disse portandosi una mano sulla faccia e con
l’altra che disegnava spirali simboleggianti la popolazione dei Nomadi dell’aria.
Forse i monaci avevano ragione, non era ancora pronto a vivere nel mondo esterno
“Ma cosa sto pensando?! È colpa loro se sono stato costretto a scappare e se adesso
mi ritrovo qui, dovevano lasciarmi andare tempo fa” disse ad alta voce.
Quando si decise a scendere dall’altura una voce alle sue spalle bassa e roca lo fermò.
“L’Avatar Suta, suppongo” disse la voce anomala. Il ragazzo si girò ma non vide nulla.
“Chi ha parlato?!” chiese l’Avatar mettendosi in guardia pronto a colpire.
“Non ha importanza chi sono, ma cosa ho da dirti”
“Fatti vedere!” gridò leggermente spaventato il monaco.
“Ascoltami bene, tu corri un grande pericolo qui! Devi andare via prima possibile”
“Altrimenti?” chiese con la voce tremante ma con tono di sfida.
“Morirai! Tra una settimana gli Spiriti verrano e allora tu sarai morto!”
 Al ragazzo mancò il fiato dallo stupore ma poi ragionando rispose.
“Tu menti! Gli Spiriti non eliminerebbero mai me, sono il loro unico aiuto sulla terra!”
 “Ragazzino, vengo dal futuro, so cosa dico”
 Sconcertato da quella affermazione  chiese.
“E tu pensi che io creda a questa storia? Devi essere completamente pazzo!”
“Provare per credere” affermò la voce. A quel punto qualcuno gli afferrò il braccio
e facendogli uno sgambetto lo atterrò. Quando l’aggressore scese su di lui Suta vide che aveva
la faccia nascosta da una maschera raffigurante uno strano spirito che lo fissava minaccioso.
Per respingerlo il Monaco gli soffio addosso una grande fiammata dritta in faccia.
 Ma il fuoco non gli fece nemmeno un graffio e non bruciò neanche la maschera.
Con una mano afferrò il collo del ragazzo e con l’altra teneva in mano quello che sembrava
un piccolo orologio dorato che iniziò a scorrere velocemente in senso orario.
Il territorio circostante cominciò a sfocarsi e il terreno sotto di loro sprofondò.
 Tutto girava vorticosamente.
Suta cercò di respingerlo con un getto di vento ma non percepiva niente intorno a sé
e gli mancava il respiro, cominciò a non vederci più anche se era ancora cosciente.
Le orecchie gli fischiarono, cominciava a perdere sensibilità del corpo.
Tutto questo finì quando sentì nuovamente il terreno sotto di se.
*Sentì che la sua gola era stata liberata dalla stretta della mano dello sconosciuto.
Prestò il paesaggio fu chiaro ai suoi occhi. Erano su di un altopiano erboso che si sporgeva
su di un lago a fondo valle e più in là si poteva scorgere una città simile a Repubblic City.
Si sedette e guardò torvo il suo aggressore che stava ammirando il territorio circostante.
“Dove mi hai portato?!” si decise a chiedere.
 “Dovresti averlo ormai capito” rispose.
Possibile che quello fosse davvero il futuro? E forse era vero che gli Spiriti lo avrebbero
eliminato.
“Come hai fatto?” chiese stupito e allibito con gli occhi sgranati.
Lo sconosciuto gli avvicinò l’orologio che teneva in mano.
“Capo magnetico dimensionale, ultima tecnologia” disse. “Come ti chiami?” chiese l’altro.
“Mi chiamo Homo Jiikan”. (in giapponese fiamma tempo)
 
Allora, questo capitolo è abbastanza corto e l’ho fatto in modo sbrigativo solo per introdurre
la storia, scusate gli errori grammaticali e prometto che dedicherò più tempo al prossimo
capitolo (indubbiamente più lungo). Lo so che i nomi dovrebbero essere cinesi e non
giapponesi però essendo la serie originale in parte anime giapponese ho deciso di fare così.
Cercherò di non ingarbugliare fin troppo la storia con questioni temporali e altro ma anche
farla troppo lineare non mi piace.
Suta è pressoché simile ad Aang, solo un po’ più  alto.
https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQeqoLh6RS-yb59ml55d8vldOD41i-62aPeGQtGXC3TFLcpcQgm 
  
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