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Autore: Mariam Kasinaga    17/07/2014    2 recensioni
Il diavolo sarebbe, insomma, al centro del tutto
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Matrimonio di sangue

L'inferno era un luogo noioso, almeno per lui.
Il suo ruolo da Principe dei Demoni, da Generale delle legioni infernali era poca cosa, paragonato al Potere del Re che risiedeva nei luoghi più oscuri della Jehenna. Vi era solo un luogo dove si sentiva veramente potente, un luogo da dove il suo Signore era stato bandito fin dall'Alba dei Tempi. Racimolò ogni grammo della sua essenza, tentando di darsi un corpo soddisfacente: il prezzo da pagare per camminare sulla Terra era imprigionare il suo essere in una gabbia di sangue e carne, nonostante rimanesse invisibile alla maggior parte di quegli stupidi esseri umani.
Andare dove? A Parigi forse, disturbando quegli eccellenti poeti che, in mezzo ai fumi dell'oppio e della droga sembravano riconoscerlo per ciò che era veramente; oppure a Londra, in quella cripta sotterranea che aveva scoperto da poco, dove un vecchio aveva deciso di vivere come un asceta, lontano dalle perdizioni del mondo. Il demone rimase per un secondo in bilico tra la Terra ed il calore asfissiante della Jehenna, indeciso sul da farsi, fino a quando la sua intera essenza venne inebriata di un profumo familiare, che non era mai stanco di assaporare.
Lei.
L'unica per cui il suo Signore si disperasse e si contorcesse, trasmettendo in tutti gli altri Demoni Maggiori quel sentimento incontenibile. Uccidere per renderla contenta, questo pensava Lucifero negli anfratti più oscuri del suo regno, dispensando agli umani le morti più fantasiose, sentendosi come un vassallo di quel bellissimo angelo dalle ali nere. Quella passione, quel desiderio, Azazel lo sentiva ribollire dentro di sé ogni singolo giorno e, come il suo Signore gli aveva insegnato, aveva passato anni a tentare di renderla felice.
E ora, in quella cripta sotterranea a pochi chilometri dalla periferia di Londra, gli era capitato l'incontro fortuito più interessante degli ultimi cinquecento anni.

"Sembra quasi ti aspettasse" mormorò, indicando con un cenno del capo il vecchio asceta raggomitolato ai piedi di colei che era diventata il suo tormento. L'altra si limitò a sorridere, un sorriso che gli lacerò l'anima, se mai ne avesse avuta una!
"Io faccio solo il mio lavoro, Azazel. Insieme al Tempo, sono l'unica che può porsi al di sopra del Bene e del Male. Ci sono uomini che mi invocano, altri mi maledicono, altri ancora passano anni a cercarmi e poi, quando mi trovano, fanno di tutto per cacciarmi" rispose, facendo scorrere lo sguardo sulle lapidi che li circondavano. Il demone fece qualche passo verso di lei.
"E poi c'è chi si abbasserebbe a diventare un essere umano, per avere il tuo Bacio" disse in un sospiro, passandole due dita sul collo e scendendo fino all'incavo della spalla. Lui, il secondo demone più forte dell'Inferno, l'unico che, se avesse voluto, avrebbe potuto spodestare Satana dal suo trono di tenebra, da millenni non aveva occhi che per lei.
L'adorava con ogni fibra del suo essere, sentiva nei suoi confronti l'unico amore che ai demoni è concesso provare: il desiderio snervante ed ossessivo di farla diventare sua, la passione bruciante che lo tormentava in ogni istante della sua vita, la bramosia incontrollabile di assaggiare quella pelle diafana e sentire quel corpo all'apparenza così fragile rompersi sotto di lui. Voleva perdersi in quegli occhi viola che lo fissava, voleva toccare quei capelli che avevano il profumo del 
Paradiso che aveva perduto per sempre e, sopra ogni altra cosa, voleva che lei urlasse il suo nome.
"Devo andare Azazel, ho concluso il mio compito" gli bisbigliò all'orecchio, facendo fremere le ali.
Lui le cinse la vita con le mani, facendo scorrere le labbra su quel collo morbido. "Sposami. Non come fanno gli umani, con quelle loro patetiche cerimonie difronte ad un Dio che nemmeno si preoccupa per loro. Sposami nel sangue, come fanno i demoni. Per questa notte, solo per questa notte, diventa mia" replicò, baciandole la calda pelle della spalla. La risata cristallina della Morte si frantumò contro le pareti di pietra della cripta.
"Io sono un giudice imparziale, l'unico che sembra non interessarsi eccessivamente di ciò che fanno gli umani. Andrei contro la mia natura se facessi pendere il piatto della bilancia da una parte o dall'altra, non credi?" domandò, allontanandosi da quel contatto.
Azazel l'afferrò per un braccio: le loro esistenze si erano sfiorate e rincorse per troppo tempo perché lui la lasciasse andare via in quel modo. La spinse con forza contro una parete della cripta, continuando a fissare quegli occhi viola che lo guardavano incuriositi. Il demone era contento che il suo bellissimo angelo non opponesse resistenza, anzi, sembrava quasi che attendesse la sua prossima mossa.
Dante pone la Terra al centro dell'universo, l'inferno al centro della Terra, Lucifero al centro dell'inferno. Non credi che non ti perdonerebbe mai per quello che stai per fare?” chiese incuriosita, inclinando leggermente la testa di lato. L’altro le sollevò dolcemente il mento con il dito indice.
“I suoi tormenti sono i miei, le mie gioie le sue. In questo momento, qui ed ora, ci siamo soltanto noi, amore mio” concluse in un soffio, appoggiando le proprie labbra a quelle di lei. Sentì il corpo della Morte fremere, mentre le sue mani vagavano senza meta sul vestito di pizzo nero che avvolgeva l’unico corpo che aveva sempre desiderato. Quando le labbra di lei si dischiusero, il demone assaporò ogni centimetro di pelle, godendo della valanga di emozioni che lo stava travolgendo: tutto era perfetto, passionale ed intenso, ma qualcosa mancava. Azazel si staccò per un attimo dal bacio, tornando a guardare il volto di colei che, quella notte, sarebbe diventata sua moglie: il suo essere e la sua essenza gioirono quando vide la pelle diafana del viso leggermente arrossata, il petto alzarsi ed abbassarsi ritmicamente a causa del fiato affannoso e, quella fu vera estesi!, l’espressione con cui lei lo stava guardando a sua volta. Senza una parola, l’angelo appoggiò dolcemente la testa al petto di lui.
“E adesso, cosa dovrebbe succedere?” disse semplicemente, chiudendo gli occhi. Lui la strinse in un abbraccio e cominciò a cullarla, parlandole in una lingua che da tempo gli uomini hanno dimenticato. Chiuse gli occhi, sfiorando con il volto i capelli corvini di lei e, infrangendo una delle poche regole che doveva rispettare sulla Terra, lasciò che la sua essenza fuoriuscisse dal suo corpo.
Prima sentì la pelle squarciarsi e le ossa rompersi, poi, quando il sangue caldo cominciava a bagnargli le dita, percepì i nervi ed i tendini allungarsi fino allo spasmo, per poi lacerarsi. Percepiva chiaramente il corpo di lei percorso dagli spasmi, mentre la sua Oscurità l’avvolgeva. Azazel mantenne gli occhi chiusi, cominciando a respirare a fatica: la stava trattando come faceva con tutte le donne, ma al contrario di quelle stupide donne umane, la Perfezione che stava sostenendo tra le sue braccia non sarebbe morta, riducendosi a poco più di una bambola rotta. Non aveva sempre ritenuto che ci fosse un qualcosa di demoniaco, forse un’ispirazione di uno dei suoi tanti fratelli nell’aforisma “Le donne apprezzano la crudeltà più di qualunque altra cosa. E amano essere dominate”. Lei sarebbe riuscita a guarire ogni ferita che le stava infliggendo, ogni taglio e graffio d’amore che le stava procurando, lei era l’unica che poteva comprendere appieno l’estasi estrema del trattamento che le stava riservando. Il demone fu costretto ad appoggiare una mano alla parete della cripta nell’attimo supremo in cui si sentì svuotato di tutto. Le sue orecchie percepirono a malapena quando la Morte gridò il suo nome, aggrappandosi convulsamente ai suoi vestiti. Sentì la sua mano tremante sfiorargli la guancia.
“Lui non ti perdonerà mai per quello che mi hai fatto” mormorò, sfiorandogli il petto con le dita affusolate. Azazel le diede un bacio sulla guancia, ammirando il corpo della sua amante rigenerarsi sotto ai suoi occhi.
“Credevo che un giudice imparziale come te non si facesse ammaliare da un demone” commentò, cambiando abilmente discorso. La morte sospirò profondamente, liberandosi dall’abbraccio.
“Quello che abbiamo fatto deve rimanere un segreto. Un segreto che queste mura custodiranno gelosamente” concluse, abbozzando un sorriso. L’espressione del demone diventò torva.
“Non sono abituato a vedermi negato ciò che voglio!” esclamò, tendendo un braccio per afferrarla nuovamente. Liberò tutto il potere che era rimasto in lui: vide le ossa di lei frantumarsi e la cassa toracica aprirsi, svelandogli il suo cuore. Lo accarezzò dolcemente tra le mani, lanciando una breve occhiata agli occhi vacui della sua amante: “Ho ucciso la Morte” pensò per un attimo, mentre il corpo senza vita cadeva tra le sue braccia.
Leccò il sangue dal volto straziato, facendo scivolare le mani vicino all’inguine. Le stava straziando il collo con dolci morsi e baci di fuoco, quando degli spasmi scossero il corpo del suo adorato angelo. Fu come se una fenice fosse risorta dalle sue ceneri: lentamente, il sangue cominciò a refluire all’interno del cadavere, mentre ogni centimetro delle sue membra riacquistava il vecchio splendore. Le ali insanguinate, di cui entrambi avevano provato piacere nel lacerare, avevano nuovamente il loro bel piumaggio nero corvino.
Ciò che era morto, era tornato in vita, in un ciclo che non avrebbe mai avuto fine. Azazel fece qualche passo indietro, ammirando il meraviglioso spettacolo che si stava consumando davanti ai suoi occhi. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma lei si stava già ritraendo nell’Abisso del Nulla Eterno.

La Terra al centro dell'universo, l'inferno al centro della Terra...

La sua essenza continuava a contorcersi e gemere, mentre sprofondava nelle spirali della Jehenna. Aveva assaporato la più grande delle gioie, seppur per breve tempo. “Sai, Azazel, tu sei sempre stato il più fedele dei miei servi. Dovresti stare al mio fianco, al lato destro del mio trono di ghiaccio nella Giudecca”.

Lucifero al centro dell'inferno.

Azazel sentiva il potere del suo Padrone lacerargli l’essere, comprimerlo e trascinarlo sempre più a fondo: “Mio Signore!” balbettò, in un grido di dolore. La risata del Re dei Demoni proruppe in tutto l’inferno: “I miei dolori sono i vostri, le vostre gioie sono soltanto vostre. Credevi che saresti rimasto impunito? Pensavi forse che non avrei attutato la mia vendetta contro chi ha osato sfidarmi?” ruggì. Azazel sentì la propria anima invischiata sempre di più in una spirale di odio e malvagità.
Nonostante il suo potere, non era altro che un Principe.

Il diavolo sarebbe, insomma, al centro di tutto. 

   
 
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