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Autore: Cleo Ribbon    21/07/2014    1 recensioni
[Creepypasta]
Summer vive in una città in cui le donne devono sottostare totalmente agli uomini.
Nel momento in cui decide di intervenire, succede qualcosa; il suo piano verrà stravolto, ma uno nuovo sorgerà nella sua mente e di quella di un nuovo bizzarro amico.
Ce la faranno Summer e i suoi alleati a vincere contro la tirannia del Primo Ministro Crawford?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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1
La Legge delle Donne
Mi svegliai seduta.
Ero appoggiata ad un albero.
Una grossa quercia secolare che pendeva tutta a destra e le cui foglie spioventi facevano da rifugio a molti animaletti oltre che a me.
Nell’aria sentivo il profumo dell’inverno che si allontanava lasciando spazio alla primavera.
Mi alzai stringendomi forte nella calda coperta di lana che avevo preso su da casa mia.
Saranno state le cinque di mattina, perché il sole non si era ancora alzato del tutto e faceva un freddo glaciale.
Il mio respiro caldo creava il vapore che si disperdeva nell’atmosfera proprio come tutti i rumori che emettevo.
Mi incamminai verso il villaggio.
Non avevo fatto buona caccia quella notte, avevo catturato solo un Cane Nero, guadagnandomi uno dei suoi denti bianchi e aguzzi.
Pazienza, anche quello serviva ad ampliare la mia collezione.
Arrivai alle mura che costeggiavano la città di Solafumo.
Dovevo stare attenta a non farmi beccare dalle guardie, altrimenti mi avrebbero di sicuro fatto la pelle.
Sgattaiolai sul lato destro del muro e rimossi la pietra che mi permetteva di entrare e uscire a mio piacere.
Mi tuffai nel cunicolo e sbucai in camera mia.
Mi preoccupai di mettere davanti al passaggio l’armadio, così nessuno l’avrebbe scoperto.
Sentii bussare alla porta.
“Giusto in tempo per l’appello!”, pensai.
Mi fiondai alla porta d’ingresso e feci entrare Robert, la guardia che ogni giorno passava di casa in casa delle donne a controllare che ci fossero.
- E tu sei Summer, giusto?- chiese Robert prendendo il taccuino
- Esatto!- mi sforzai di sorridere, anche se in realtà odiavo le guardie!
Lui si limitò a fare un segno sul notebook e si allontanò tranquillamente.
Chiusi la porta, sbattendola come una furia
- Dannate guardie! Dannata Legge delle Donne! Dannato Crawford!- gridai a pieni polmoni.
Andai in camera mia e tirai fuori da un cassetto il mio album delle foto.
Lo sfogliai.
Accarezzai il dolce viso della mamma, mentre guardai storto quello di mio padre.
Mia madre era morta quattro anni fa in seguito ad una malattia del fegato.
Mio padre invece era stato ucciso un anno prima dai Pentaccianti.
Alla morte di mio padre non versai una lacrima, anzi, pensai che gli stava bene!
Se l’era andata a cercare!
Mia madre invece ha sempre lottato contro la Legge delle Donne e quando morì e io rimasi sola versai così tante lacrime che da quel giorno non piansi mai più.
Ormai vivo sola in una vecchia topaia e mangio quello che mi portano gli uomini o quello che riesco a catturare con le mie forze uscendo clandestinamente dalla città.
In questo mondo in cui la ragione è ormai una cosa conosciuta solo a pochi, sono gli uomini a comandare.
La Legge delle Donne impedisce a noi femmine di avere diritti come tutti gli altri e veniamo trattate peggio delle bestie, questa Legge ignobile è stata emanata dal Primo Ministro Crawford non appena è diventato tale.
L’unica cosa per cui siamo utili è procreare.
Viviamo con quello che ci danno loro, se non fosse che serviamo per portare avanti la specie ci avrebbero già sterminate tutte!
Se un uomo si innamora di una donna (cosa che accade una volta ogni morte di Papa), viene considerato un traditore e deve essere  immediatamente ucciso insieme alla donna.
Molte di noi si ritrovano in luoghi segreti per cercare di combattere contro la Legge, appena gli uomini ci trovano in quei posti ci uccidono.
Non possiamo neanche scappare perché quando scende la notte, fuori dalle mura della città si aggirano i Pentaccianti, mostri assetati di sangue che una volta al mese il CSS (Corpo di Spedizioni Speciali) va a combattere nel loro covo, la foresta che cinge le nostre mura per migliaia di chilometri come una morsa gelida da cui non si può scappare e che viene chiamata Dark.
Il CSS sembra essere l’unica cosa umana in questo mondo.
Loro combattono i Pentaccianti una volta al mese e il loro scopo è quello di catturare il loro capo per estinguere la loro specie una volta per tutte, nessuno conosce il  vero nome di questo presunto leader o la sua vera forma poiché chi l’ha visto in faccia non è mai riuscito a raccontarlo,  molti dicono sia piuttosto giovane e viene chiamato il Killer per via della sua natura assassina.
Il mio sogno è quello di entrare a far parte del CSS!
Ma purtroppo sono nata donna e per me non c’è speranza, o quasi…
Guardai l’orologio, erano le 6, era l’ora settimanale di ritrovo per noi donne in una catacomba nel lato nord della città.
Uscii di casa con il mantello e il cappuccio che caratterizzavano noi donne.
Era meglio non farsi trovare da un uomo da sola per strada se avevi più di quindici anni, prima di quell’età era proibito, ma uno di loro avrebbe potuto molestarti senza che nessuno dicesse o facesse nulla!
Per fortuna avevo ancora quattordici anni, anche se per poco…
Quindici anni era anche l’età minima per diventare membro delle CSS, e c’era un’idea che mi correva per la testa da un po’, anche se metterla in pratica era davvero impossibile.
Passai  davanti al castello in cui dimorava il Primo Ministro e, senza farmi notare da nessuno, ci sputai sopra in segno di disprezzo, poi me la filai.
Imbucai una stradina ciottolata sulla destra e arrivai all’ingresso della catacomba coperto dalle fronde di un’erica.
Spostai le foglie e bussai alla porticina di legno che c’era dietro
-  Password?- chiese una voce dall’interno
- Chi dice uomo dice inganno.- recitai sottovoce.
Dall’interno udii un catenaccio che si apriva e la maniglia girò.
- Ciao, piccola Sum!- mi salutò una dolce vecchietta che conoscevo molto bene, si chiamava Heather, era la donna più anziana della città, era l’unica a non essere stata uccisa all’età di cinquant’anni, all’età cioè in cui, secondo gli uomini, una donna diventava completamente sterile e incapace di lavorare e quindi non serviva più a nulla!
Heather non era stata uccisa perché era una veggente e agli uomini serviva per predire se avrebbero avuto fortuna nella caccia o nella cattura dei mostri.
- Ciao Heather! Come stai?- chiesi gentilmente
- Va sempre peggio, la situazione femminile non cambia e anche il mio mal di testa aumenta ogni giorno, inoltre per te c’è una brutta notizia: la tua vita cambierà il giorno del tuo compleanno! Sum, ti prego, non farlo! È una follia!- esclamò facendomi entrare e chiudendo la porta.
Il nostro luogo di ritrovo non era dei più accoglienti: una grande sala circolare illuminata da torce i cui muri contenevano ossa e resti umani di guerrieri caduti o di donne ammazzate.
- No! Io sono convinta che funzionerà! Altrimenti il nostro destino rimarrà sempre lo stesso: servire per poi morire! Nessuno prende le redini in mano, perciò lo farò io!- dissi sedendomi in cerchio insieme alle altre donne
- Ma non puoi rischiare la tua giovane vita per noi! Non dimenticare che da domani sarai considerata una donna a tutti gli effetti da loro e chissà cosa ti faranno, visto quanto sei carina!- tossicchiò un po’, era piuttosto anziana ed anche malata, ma non voleva dire a nessuno di cosa
- Non ti preoccupare! Non fallirò! Il mio piano è semplice! E poi è sempre stato il mio sogno entrare nel CSS! Visto che i capelli non li posso tagliare perché per noi è vietato anche quello, li nascondo sotto il cappellino militare, mi vesto da maschio con abiti larghi per nascondere le forme e parlo con un tono più grave! Così non mi riconoscono!- mi portai una mano al cuore sotto lo sguardo di compatimento di Heather e tutte insieme intonammo il canto delle donne
Come un fulmine a ciel sereno,
quando la strega comanda il colore,
quando alla fine  mangeranno il terreno,
scappiamo insieme da questo orrore!
Va sempre avanti, anno per anno
questa ingiustizia, e loro lo sanno
che ci procura moltissimo affanno,
loro, che esigono, ma nulla ci danno.
Chi dice donna dice danno,
ma chi dice uomo dice inganno!
Tirammo tutte un sospiro e il nostro capo: Amber, la donna da cui il Primo Ministro Crawford aveva avuto un figlio, prese parola
- Femmine di tutte le età, siamo qui riunite per discutere di una faccenda molto grave… -
- Allora intendi davvero farlo? Vuoi entrare nel CSS? E sconfiggere il capo di mostri così che le donne vengano prese in considerazione?- chiese Heather preoccupata
- Esatto! Intendo fare proprio questo!- esclamai
- È un grosso errore… - sospirò lei chiudendo gli occhi ed entrando in uno stato letargico come faceva ogni volta che Amber parlava.
Io ascoltai tutto il discorso della donna, ma alla fine scossi la testa, diceva ogni volta le stesse cose!
Se volevo liberare qualcuno dovevo agire da sola!
Una volta ucciso il capo dei Pentaccianti mi sarei rivelata come una femmina e gli uomini ci avrebbero capito quanto valiamo, dandoci i loro stessi diritti!
Le donne alzarono una ad una le mani e proposero le loro idee per migliorare la nostra posizione, io rimasi ad ascoltare in silenzio, nessuno di quei piani geniali avrebbe retto contro gli uomini!
Io il mio non l’avrei detto a nessuno!
Solo a Heather!
Perché lei mi aveva fatto da balia dopo la morte della mia vera madre.
Il consiglio finì senza che nessuno avesse cavato un ragno da un buco e piano piano uscimmo tutte dalle catacombe.
Io corsi fino a casa, presi arco e frecce, mi levai il cappuccio dalla testa e corsi in camera mia.
Dovevo assolutamente uscire da quel posto!
Avevo bisogno di cacciare, non i mostri perché uscivano solo di notte, ma anche uno scoiattolo mi andava bene, anche perché avevo una fame da lupi.
Imbucai la mia uscita segreta stando attenta a coprire l’entrata e sbucai dall’altra parte.
Rimisi la pietra al suo posto e mi incamminai nella foresta.
Di giorno c’erano molti animali selvatici che potevano fiutare il mio odore a miglia di distanza, così afferrai un po’ di muschio e me lo spalmai addosso, dopo essermi lavata la faccia con l’acqua di una pozzanghera.
Mi arrampicai su un albero e iniziai ad esplorare.
Ormai avevo imparato tutte le regole di sopravvivenza e sapevo saltare e arrampicarmi sugli alberi senza problemi.
Le bestie feroci non mi prestavano attenzione a me e io potevo procurarmi da mangiare in santa pace.
Vidi che non distante da me c’era un bello scoiattolino che stava cerando di rompere una noce.
Mi avvicinai con cautela afferrando una freccia.
Mi misi in posizione, puntai e…
Viummmm…
Un fulmine nero piombò sullo scoiattolino portandolo in alto.
Guardai in cielo e vidi che era stato un falco che ora stava cercando ti infilzare con i suoi artigli la pancia del piccolo roditore per ucciderlo in modo da farlo stare fermo
- Maledetto ladro di pranzi! Ora ti faccio vedere io!- presi la mira e scoccai la freccia in aria.
Questa ferì l’ala destra del falco che lasciò andare lo scoiattolo a una trentina di metri da terra per poi strapparsela con il becco e volare via verso il suo nido.
Io saltai da un albero all’altro più veloce che potei per salvare il piccolo.
Mi bloccai sulla cima di un frassino e tirai fuori la testa e le mani dalle fronde.
L’esserino mi cadde in mano, era ferito ad una zampa posteriore, il sangue mi sporcò un po’ le mani, sembrava molto spaventato, ma non avrei mai mangiato un esserino che non si poteva difendere!
Così scesi dall’albero, raggiunsi la più vicina fonte d’acqua (un fiumiciattolo che scorreva lì vicino), strappai un lembo del mantello, lo bagnai e tamponai forte contro la ferita del piccolo che sentiva un impellente bisogno di scappare, infatti cercava in tutti i modi di morsicarmi le dita, ma era così piccolo che i denti non si erano ancora sviluppati del tutto e non riusciva a bucarmi la pelle.
Gli legai lo straccietto alla zampa e cercai di rimetterlo in piedi, iniziò a correre come un fulmine, ma dopo appena due metri cadde a terra come un salame.
Lo raccolsi e lo tenni in braccio accarezzandolo.
Non avevo più intenzione di farne il mio pasto!
Dopo un po’ sentii che si era addormentato, così lo lasciai su un ramo alto di un albero e tornai al fiumiciattolo.
“Chissà dove si nascondono i Pentaccianti di giorno…” pensai mentre mi costruivo una canna da pesca con un ramo di bambù, una liana e una forcina per capelli
“Magari hanno una base segreta!” mi posizionai sotto un salice i cui rami ricadevano dentro ad una piccola cascatella in cui si intravedevano dei salmoni che cercavano di risalire la corrente.
Lanciai l’amo in acqua e attesi.
Sentii dietro di me qualcosa che si avvicinava.
Mi voltai di scatto e vidi che lo scoiattolino si era acquattato di fianco a me e mi guardava con quei suoi occhioni a mandorla
- Oh, ma ti sei affezionato?- lo presi delicatamente cercando di non fargli male e gli guardai sotto la coda
- Allora sei una femmina! Vediamo, penso che potrei chiamarti… Amparo!- il piccoletto sgusciò fuori dalla mia presa e si andò a sistemare nel cappuccio
- Vedo che ti sei già trovata un posticino comodo dove alloggiare!- mi chiesi perché non ci fossero i suoi genitori, era veramente piccola per stare da sola! Magari era un po’ come me! Anche lei aveva perso i genitori ancora piccola…
In fondo nessuna legge vietava alle donne di avere animali!
Decisi che sarebbe stata la mia piccola compagna di avventure!
Ma forse era troppo portarla insieme a me di notte per cacciare mostri…
Nah! Lei ci sarà abituata ai mostri, visto che nella Dark ci abitava!
La lasciai riposare nel mio cappuccio mentre pescavo.
Dopo un po’ di minuti che aspettavo sentii un leggero movimento dietro di me piuttosto in alto, forse su un albero.
Mi voltai lentamente afferrando una freccia, ma non vidi nulla sull’albero dietro di me.
Mi sentivo osservata…
A dire il vero ogni volta che mi recavo nella foresta sentivo una strana sensazione, come se degli occhi mi tenessero costantemente sotto controllo, ormai ci avevo fatto l’abitudine, anche se ogni tanto la sensazione si faceva sentire più forte.
I miei pensieri furono interrotti da un salmone che aveva abboccato all’amo.
Tirai con tutta la forza che avevo e mi guadagnai un grasso pesciolone rossiccio da arrostire!
Raccolsi qualche legnetto e accesi un fuoco.
Infilzai il pesce in un bastoncino affilato e lo posizionai sopra al fuoco, poi andai a cercare delle ghiande e delle nocciole per Amparo.
Non soffiava un filo di vento, ma faceva comunque freddino, per fortuna c’era il sole primaverile che ci riscaldava.
Mangiai il pesce e diedi ad Amparo un po’ di ghiande, alcune me le infilai in tasca.
Guardai l’orologio, erano già le 10!
Noi donne avevamo il turno di lavoro!
Mi tirai su il cappuccio e misi sulla spalla destra il mio scoiattolino.
Corsi verso la città e mi infilai nel passaggio segreto.
I nostri turni di lavoro iniziavano alle 10 di mattina e finivano alle 18 di sera, con una sola pausa per mangiare.
I nostri compiti principali erano: lavare le uniformi militari, pulire il castello, cucinare per più di un milione di soldati, soddisfare qualunque bisogno degli uomini, dare da mangiare alle bestie e basta!
Io mi occupavo per lo più di lavare e di cucinare.
Ogni tanto qualche giovincello dell’esercito mi guardava con interesse, ma sapevano benissimo che prima dei quindici anni è vietato toccarci!
I castello era poco più che una reggia, chi doveva spolverare le cose di valore doveva farlo a occhi bendati e solo ad alcune fortunate era concesso di salire oltre il quinto piano, nei restanti tre piani più alti vivevano il Primo Ministro e tutti i suoi sgherri: il comandante delle guardie scelte, quello dei soldati semplici, quello dei cecchini, quello del CSS e i loro figli maschi, se qualcuno di loro aveva una figlia femmina veniva subito buttata fuori per essere accudita dalla madre.
I diversamente abili o quelli nati con malattie non venivano minimamente presi in considerazione, maschi o femmine erano immediatamente bruciati al rogo.
I maschietti sani invece venivano accuditi dalla madre fino agli otto anni, a quell’età dovevano saper fare tutto per conto proprio perché andavano a vivere con il padre finché non raggiungevano i quindici anni d’età, quando cioè venivano mandati nell’esercito e in base alle capacità si sceglieva a quale squadra assegnarli.
Iniziai con il preparare il pranzo, mi feci aiutare un po’ da Amparo che, avendo un olfatto molto sviluppato, riusciva a capire quali fossero gli alimenti migliori, perciò la liberai sul tavolo degli ingredienti e presi quelli che più le piacevano.
Dopo il pranzo mi mandarono a lavare le uniformi.
Visto che in quella settimana ero stata brava decisero di promuovermi e mi spostarono un piano più in alto, ora ero nel quarto e pulivo i vestiti di gente più importante…
Sai che bello!
Andavo a fare il bucato dei figli di quei cani che ci comandavano!
Una porta sul lato destro del corridoio in cui lavoravamo si aprì e iniziarono a  passare i membri del CSS.
Tutti maschi, ovviamente, ma quanto mi sarebbe piaciuto combattere i Pentaccianti come facevano loro!
Li guardai uno per uno, ma loro sembravano non vedermi neanche.
Io li ammiravo!
Insomma, il loro compito era di uccidere gli esseri peggiori esistenti in questo pianeta!
Certo, lo facevo anch’io, e avevo un sacco di souvenir che provavano tali battaglie tutti chiusi nell’armadio davanti al passaggio: diverse zampe di Strider, i nasi finti dei Laughing Jack, ciuffi di peli di Smile, cravatte di Slenderman e milioni di altre reliquie, ma loro lo facevano di lavoro!
E gli venivano riconosciuti i meriti!
Passò il figlio del capo del CSS, fu l’unico che si accorse della mia presenza e mi sorrise…
Sì! Mi sorrise!
Gli uomini non sorridono mai alle donne se non c’è un valido motivo!
Anch’io gli sorrisi.
Era un bel ragazzo, alto, snello, con i capelli biondi e gli occhi azzurri.
Mentre andava avanti continuava a fissarmi, io ritrassi lo sguardo.
Se entravo nelle grazie del figlio del capo del CSS potevo avere una marcia in più nella realizzazione del mio piano!
Ma per ora era meglio tenere un basso profilo…
La giornata volò via veloce come un jet e mi ritrovai a casa in compagnia del mio scoiattolino.
Era ora di prepararsi!
Domani avrei compiuto quindici anni e sarei finalmente entrata (anzi, entrato) a far parte delle CSS!
 
   
 
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