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Autore: Tigre Rossa    21/07/2014    5 recensioni
"Anche se sono passati anni da quando la tana è stata distrutta dagli sgherri di Shredder, non posso fare a meno di tornarci ogni volta che posso.
Dopotutto, è stato l’unico posto in cui siamo mai stati al sicuro e l’ultimo posto in cui siamo mai stati felici.
. . .
Ma aspetta, sento una voce . . . una voce terribilmente, terribilmente familiare . . .
Mi affaccio dal tetto senza farmi notare,e sbircio di sotto.
E ciò che vedo mi fa restare senza fiato.
Sotto di me, con tanto di bo e maschera viola, c’è mio fratello Donatello."
"Donatello mi si avvicina e io lascio cadere a terra la mitragliatrice.
Non posso crederci.
Dopo tutti questi anni, lui è proprio qui, di fronte ai miei occhi, giovane, illeso, esattamente come me lo ricordavo, con quei suoi occhi luminosi e il suo solito sorriso gentile.
“Mich, non sai quanto sono felice di vederti!” esclama, felice.
Anch’io mi avvicino, troppo stupito per far altro che mormorare “Che sorpresa. Non riesco a crederci. Sei ritornato!” "
SAINW.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Michelangelo Hamato, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Vuoto
 




 

 
 
 
 
 
 
 
 
“Mich, svegliati! Mich, Mich!”
Qualcuno mi scuote nel sonno, ma io mi rannicchio ancora di più e sbotto, cercando di restare nel mio mondo dei sogni “Vai via, ho sonno!”.
“Mich! Donatello è scomparso!” urla Raffaello, continuando a scuotermi.
A quelle parole spalanco gli occhi e mi metto subito a sedere, facendo cadere Klunk che si era addormentato sul mio carapace.
“Che cosa?!” esclamo, guardando mio fratello in faccia “Come, scomparso?”.
“Mi sono svegliato per fare il mio turno di guardia e lui non c’era più!” mi spiega lui “E anche il suo bo e il suo sacco sono spariti!”.
No, non può essere! Donatello, il mio Donatello . . . scomparso?
Prendo i miei nunchaku e mi alzo in piedi “Dobbiamo andare a cercarlo!”.
 
 
 
 
Anche se sono passati anni da quando la tana è stata distrutta dagli sgherri di Shredder, non posso fare a meno di tornarci ogni volta che posso.
Dopotutto, è stato l’unico posto in cui siamo mai stati al sicuro e l’ultimo posto in cui siamo mai stati felici.
Tornarci è doloroso, ma necessario.
Rivedere quelle mura tra le quali io e le mia famiglia abbiamo vissuto mille momenti spensierati che non torneranno più mi aiuta ad andare avanti, a darmi la forza di continuare a combattere questa dannata guerra.
Ricordare ciò che Shredder mi ha tolto mi da’ la rabbia e il coraggio per lottare ancora, nonostante il dolore e la stanchezza, unica eredità di trent’anni di lotte e sofferenze.
 
Ecco, sono arrivato al vecchio deposito.
Quanto è diverso dal deposito dei miei ricordi, il deposito che ho scoperto per errore quando ho tentato di attaccare al muro la scritta ‘Sewer sweet sewer’!
 
Ma aspetta, sento una voce . . . una voce terribilmente, terribilmente familiare . . .
Mi affaccio dal tetto senza farmi notare,e sbircio di sotto.
E ciò che vedo mi fa restare senza fiato.
 
Sotto di me, con tanto di bo e maschera viola, c’è mio fratello Donatello.
 
 
 
Sono ore che sto cercando in lungo e largo Donatello senza mai fermarmi.
 
Non riesco a credere che sia scomparso! Insomma, Donatello, il calmo, tranquillo, silenzioso Donatello, scomparso? No, non può essere! Non deve essere!
Devo stare calmo. Devo calmarmi. Magari è solo andato in esplorazione e non ha voluto svegliarci per avvertirci o qualcosa del genere . . . ma se è stato catturato dal Clan o dagli altri sgherri di Shredder? Se si è perso? Se è ferito? Se . . .
 
Ad un certo punto una cosa piccola, apparentemente insignificante, attira la mia attenzione, lì, sull’uscio del nostro deposito ormai distrutto.
Mi avvicino, attento a non farmi vedere da nessuno, e man mano che mi avvicino i battiti del mio cuore accelerano.
Con le mani tremanti, sollevo da terra la cosa.
La sfioro con le dita, incredulo, mentre tutte le mie speranze si spezzano.
Mentre una lacrima solitaria mi scivola lungo la guancia destra, stringo forte al cuore la maschera viola di mio fratello macchiata di sangue e sussurro il suo nome come una preghiera, una preghiera che nessun Dio ascolterà né esaudirà “Donatello . .  ..”
 
 
 
Donatello mi si avvicina e io lascio cadere a terra la mitragliatrice.
 
Non posso crederci.
Dopo tutti questi anni, lui è proprio qui, di fronte ai miei occhi, giovane, illeso, esattamente come me lo ricordavo, con quei suoi occhi luminosi e il suo solito sorriso gentile.
 
“Mich, non sai quanto sono felice di vederti!” esclama, felice.
Anch’io mi avvicino, troppo stupito per far altro che mormorare “Che sorpresa. Non riesco a crederci. Sei ritornato!”
 
Lui mi guarda, quasi . . . sconvolto? Scioccato?
Non so, non riesco a capirlo.
Non riesco neanche a capire quello che sento io in questo momento, se felicità per riaverlo ritrovato oppure rabbia per tutto il tempo trascorso e per ciò che la sua scomparsa ha causato a me e al resto della famiglia.
 
“Michelangelo! Il . . . il tuo braccio! Cosa hai fatto al braccio?” mi chiede, mentre lo sguardo gli si oscura.
Cosa?
Torna dopo trent’anni, ben trent’anni vissuti del dolore, nella perdita, nella sofferenza, col pensiero di non rivederlo mai più e l’unica cosa che mi dice è ‘Cosa hai fatto al braccio?’.
La rabbia che ho provato per tutti questi anni  al pensiero che lui se ne fosse andato via, abbandonandoci tutti quanti al nostro destino, abbandonando me quando avevo più bisogno di lui, si accende come un fuoco e mi incendia l’animo.
 
“Sei tu che devi rispondere a qualche domanda!” esclamo puntandogli l’indice contro “Si può sapere dove sei stato in tutti questi anni?”.
“Come, in tutti questi anni?” chiede.
Ah, fa pure il finto tonto? Pensa davvero che io possa sopportare un comportamento del genere dopo tutto ciò che ho passato a causa sua?
 
“Non scherzare, non ti abbiamo visto per oltre trent’anni!”
“Ma che dici, trent’anni? Sciocchezze, non è possibile!” insiste lui.
“Credi che non lo dire se non fosse vero? Ti abbiamo creduto morto. Sei sparito nel nulla, come hai potuto abbandonarci?” urlo con tutta la rabbia e il dolore che mi porto dentro da quel maledetto giorno in cui è scomparso senza lasciare altra traccia che una maschera piena di sangue e un vuoto incolmabile dentro di noi e, soprattutto, dentro di me.
 
 
 
  “Michelangelo! Allora?”
Leonardo, Raffaello, April, Casey e il maestro mi guardano con gli occhi colmi di paura e allo stesso speranza.
Io resto in silenzio, mi inginocchio di fronte a mio padre e poggio di fronte a lui la maschera macchiata di Donatello.
Splinter resta senza parole e gli occhi gli si riempiono di lacrime quando accarezza il piccolo pezzo di stoffa con un solo dito.
April scoppia in singhiozzi e si aggrappa a Casey, sconvolto anche lui, mentre io e i miei fratelli ci guardiamo.
Raffaello tira un pugno al muro con un grido e Leonardo gli poggia una mano sulla spalla.
 
“Forse . . . forse non è veramente . . . veramente . . “
Non riesce a dire la parola ‘morto’.
Pronunciarla sarebbe come renderlo vero, inevitabilmente vero.
Leo respira a fondo prima di continuare “Forse . . . forse è un modo per confondere i ninja del Piede o qualcuno che lo sta inseguendo. Sapete com’è calcolatore ed astuto. Non deve essere per forza .  .  .”
Raffaello lo guarda ed annuisce.
“Hai ragione, Leo.” mormora Casey, accarezzando i capelli di April.
Splinter prende la maschera sporca di sangue e la stringe tra le zampe.
“Leonardo ha ragione. Questo . . . questo non prova niente.” mormora piano, cercando di farsi forza “Sicuramente c’è un motivo dietro la scomparsa di Donatello e anche dietro a questo.” solleva lentamente la fascia “Sono certo che tornerà.”.
 
Io li guardo e non dico nulla.
Klunk si avvicina e mi si struscia addosso, miagolando come per confortarmi.
L’accarezzo e tento di sorridere.
“Si, Donatello tornerà.” mormorò piano “Non ci avrebbe mai lasciato senza un valido motivo. Sono certo che tornerà. Si, tornerà.”
 
 
 
Donatello sembra così confuso, mentre mi segue e continua a farmi domande sul maestro Splinter, su Raph e Leo, su New York, su Shredder.
Non riesco a capire cosa stia succedendo, né come sia possibile che Don non sappia dirmi nulla di ciò che ha fatto in questi trent’anni.
Non capisco, ma . . . ma non riesco ad essere arrabbiato con mio fratello, nonostante tutto.
Non ci riesco.
Non riesco più ad incolparlo per la sua scomparsa quando incontro il suo sguardo, dolce, gentile, generoso.
L’ho aspettato per così tanto tempo, smettendo quasi di credere nel suo ritorno, ed adesso è veramente qui con me, come una volta.
Per me, questo basta ed avanza.
 
Lo porto nel luogo dove abbiamo sepolto il maestro Splinter.
Lungo al strada parliamo, parliamo a lungo.
Ogni parola che pronuncio mi fa male al cuore, perché mi tornano in mente così tanti avvenimenti terribili, così tante sofferenze, così tanto dolore.
“Noi ti abbiamo aspettato a lungo” mormoro con la voce rotto dal dolore “Ma poi . . . non so perché . . . è andato tutto male. Eravamo uniti! Ma, senza di te, non ha più funzionato.”
Mi volto verso di lui e lo guardo.
Lo so che è sciocco, ma devo continuare a guardarlo, a parlargli, ad assicurarmi che sia lì con me, che non scompaia proprio ora che l’ho ritrovato
“Probabilmente ci serviva quella tua testaccia dura.” sbottò, e mi volto di nuovo.
 
Camminiamo un altro po’, e poi gli indico la tomba di Splinter.
Quando la vede, Donatello cade a terra e urla di dolore.
“Oh no! Il nostro maestro Splinter è . . . oh no!”.
Io mi avvicino a lui e lo guardo, addolorato.
Conosco fin troppo bene il dolore che sta provando in questo momento, perché è lo stesso dolore con cui ho dovuto condividere la mai intera esistenza e che ancora adesso mi distrugge.
“Il maestro Yoshi lo accompagnava sempre qui, ai bei tempi. Non è un posto molto sicuro, ma Splinter voleva essere sepolto qui” gli spiego.
Donatello si volta verso di me.
Vedo riflesso nei suoi occhi la mia stessa sofferenza.
“Dimmi, com’è morto?” chiede con voce roca.
“Il maestro si è sacrificato per salvare la vita a noi tre, un paio di anni dopo che eri sparito.”
 
Lui chiude gli occhi.
Tutte queste notizie lo stanno uccidendo dentro.
“Il mondo non può essere diventato così, è terribile, è un vero incubo!” esclama alzandosi.
Lo dici a me, Don?
Io sono anni che sopravvivo in questo incubo senza fine.
“Ti ci abituerai.” rispondo amaramente ”Del resto, che altro puoi fare? La realtà è questa.”
Lui scuote la testa, risoluto “Ma una volta non era così.” ribatte “Forse non posso cambiare il passato, ma questo non significa che non si possa cambiare il presente! Dobbiamo sconfiggere Shredder, non vedo altra soluzione!”
In queste semplici frasi per un attimo rivedo il Donatello dei miei ricordi.
Ingenuo, coraggioso e sognatore.
“Ah, ci abbiamo provato, non sai quante volte.”
“Beh, ci proveremo ancora, Michelangelo!” insiste mio fratello.
Il suo sguardo brilla come quando, anni prima, mi parlava dell’ultima creazione di cui si stava occupando.
Determinazione.
Ecco cosa fa brillare i suoi occhi.
Una determinazione che mi convince a fidarmi di lui come una volta, quando eravamo ragazzi ed io l’avrei seguito fino in capo al mondo.
“Hai un piano, Don?”
 
 
 
“Donatello, Donatello!”
Mi sveglio urlando e tutto ricoperto da sudore gelido.
Mi guardo attorno e vedo solo Leonardo, il maestro Splinter e Raffaello che mi osservano con aria triste.
Devo averli svegliati con le mie urla.
Fantastico.
“Tutto ok, Mich?” mi chiede Leo, avvicinandosi un po’ a me.
Non ho bisogno della loro commiserazione.
“Certo.” sbruffo, ricaricandomi e dandogli le spalle “Rimettetevi pure a dormire.”.
Dietro di me sento il maestro sospirare.
 
Ormai è un anno che Donatello è scomparso e che io mi risveglio urlando da incubi in cui lo vedo ferito a morte, pieno di sangue, con le budella di fuori o anche semplicemente che sparisce di fronte ai miei occhi senza che io possa fare nulla.
Da quando Don è scomparso niente è più come prima.
Non riesco più a sorridere come facevo sempre una volta, figuriamoci a ridere ed a scherzare.
Mi sento morire quotidianamente.
Non vedere più il suo sorriso, il suo sguardo dolce, non sentire più la sua risata, non avere più il conforto dei suoi rari abbracci e delle sue parole di comprensione . . . è terribile.
veramente terribile.
Ed ogni giorno tutto peggiora.
 
Faccio per chiamare Klunk accanto a me, ma poi mi ricordo che neanche lui c’è più e il mio cuore ha un altro fremito.
Anche lui se n’è andato, lasciandomi qui ad affrontare questa stupida guerra.
L’ho visto fatto a pezzi da uno dei ninja del Piede sotto i miei stessi occhi, così, per divertimento.
Sarei voluto intervenire, salvare il mio povero micio, il mio caro amico, ma non potevo muovermi, perché stavo proteggendo April.
Ed ho dovuto assistere impotente alla sua morte.
Dopo ho stretto il suo corpicino maciullato al petto, incurante del sangue che mi macchiava il carapace, proprio come avevo fatto con la maschera di Donatello, e proprio come allora avevo sentito un pezzo del mio cuore morire per sempre.
 
 
 
Osservo Donatello aiutare i miei fratelli ad alzarsi da terra.
Leo e Raph lo guardano pieni di stupore e meraviglia.
Raffaello l’abbraccia addirittura, e Leonardo dice “Donatello! Sei tornato! Non credo ai miei occhi!”.
Allora mi avvicino anche io e ribatto “Credici. E ti dirò di più. ha intenzione di attaccare Shredder.”.
I miei due fratelli provano a dissuaderlo, scoraggiati dai numerosi tentativi andati a vuoto, ma Don non ha alcuna intenzione di arrendersi.
“Io non so cosa vi sia successo!” esclama il mio fratellone “Le tartarughe che conoscevo credevano che niente fosse impossibile! Ripensateci, insieme possiamo farcela!”.
Udendo la determinazione nella sua voce e quelle stesse parole che ci avevano unito all’inizio di questa maledetta guerra, Leo e Raph si guardano e si stringono la mano, dimenticando per sempre gli anni di odio, rimorso e rabbia che si portano addosso come un vecchio guscio.
 
Mi sembra di assistere ad un miracolo.
Noi quattro finalmente riuniti ed uniti come una volta.
Solo Donatello poteva fare una cosa del genere.
 
 
 
“Splinter non sarebbe morto se tu non ci avresti costretto ad abbandonarlo!” urla Raffaello a Leonardo, con le lacrime agli occhi.
“Era quello che voleva, Raffaello! Voleva proteggerci, salvarci! E lo sai anche tu!” ribatte l’altro.
“Ma potevamo salvarci tutti!”
“Non potevamo, Raph, non lo capisci? Eravamo in trappola! Saremmo morti tutti se Splinter non si fosse sacrificato per noi!”
“Ragazzi” mi metto in mezzo e cerco di calmarli “Non è il momento di discuterne adesso. Abbiamo appena sepolto Splinter e . . .”
“Già! L’abbiamo appena sepolto, e non avremmo mai dovuto farlo se Leo non avesse deciso di abbandonarlo!” grida ancora Raffaello.
“Ah, credi davvero che non avrei fatto di tutto per salvarlo, se avessi potuto?” urla di rimando Leonardo “Davvero pensi questo di me?”.
“Si! Penso questo di te! E ti odio per quello che hai fatto! Mi hai sentito? Ti odio! Non voglio vederti mai più! Mai!”.
“Anche io ti odio!” Gli occhi feriti di Leo sono lucidi di lacrime “E non voglio vederti mai più in vita mia!”
“Bene!” esclama Raph, voltandosi ed andandosene di corsa.
“No, Raph! Raph, ti prego, torna indietro!” gli vado dietro, cerco di farlo ragionare, ma è impossibile.
Lui sparisce nella fitta boscaglia ed io non posso far altro che tornare sui miei passi.
Raggiunto il prato, però, anche Leonardo se n’è andato, lasciando per terra una delle sue katana, quella con la quale Shredder aveva ferito a morte il maestro.
 
Sconvolto, solo, senza più forze, cado in ginocchio di fronte alla lapide del maestro Splinter, del mio sensei, di mio padre, e piango tutte le mie lacrime.
E, tra i singhiozzi, chiamo disperatamente l’unica persona che potrebbe consolarmi ma che non lo farà mai “Donatello . . .”
 
 
 
Ecco, siamo entrati nel palazzo di Shredder, pronti a combattere, insieme come una volta, la nostra ultima battaglia.
 
Guscio a guscio, come da tempo non facevamo, ci battiamo contro i robot di Karai, vendicando tutte le perdite e facendo pagare a quegli ammassi di rottami tutta la sofferenza che abbiamo dovuto patire per questa maledetta guerra senza senso.
Combatto, combatto come non ho mai fatto prima, forte della mia rabbia e della vicinanza dei miei fratelli.
Faccio più danni che posso, cercando di concedere a Don un altro po’ di tempo per attuare il suo piano.
Ad un certo punto, però, mi rendo contro che non potrò vederlo realizzato.
 
Sono circondato dalla guerriere di Karai.
Sono troppe, per me.
Non ce la posso fare.
Non posso.
 
“Donatello! Donatello! Io . . .”
Una fitta di intenso dolore mi impedisce di continuare la frase e mi strappa un grido lancinante.
Cado a terra e realizzo che per me è finita.
 
Questa guerra, questa battaglia, questa esistenza è finita.
 
Forse è troppo presto, forse è troppo tardi, ma è finita, e non posso farci nulla.
 
Sento il freddo avvolgermi velocemente, troppo velocemente.
Non riesco a muovermi, a parlare, a respirare . . .
Sento il mio cuore rallentare sempre di più, mentre tutto diventa scuro, così scuro da farmi sentire cieco . . .
 
Sento Donatello, il mio Donatello, urlare il mio nome, e il rimpianto di non poterlo guardare in volto un’ultima volta, di non poterlo abbracciare, di non potergli dire quanto io gli voglia bene accompagna la mia anima mentre esalo il mio ultimo respiro.
 
Sulle mia labbra senza più vita resta quella frase rimasta incompiuta “Io ti voglio bene, Donatello.”
 
 
. . . .
 
 
Mi sveglio urlando e mi guardo attorno, spaventato.
 
Oddio, che incubo terribile che ho fatto.
 
Il più brutto incubo di tutti i tempi.
 
E poi era così reale . . .
 
“Michelangelo?”
 
Mi volto verso la persona che mi chiama per nome e appena vedo di chi si tratta il più luminoso dei sorrisi spunta sulle mia labbra.
 
Donatello è lì, che mi guarda con fare dolce e premuroso.
 
Corro verso di lui e, quando vedo che spalanca le braccia, mi ci tuffo dentro.
 
Il mio fratellone mi stringe forte a sé  e mi accarezza la testa con fare protettivo.
 
Una lacrima mi scivola sulla guancia.
 
“Ho fatto un incubo spaventoso . . .” mormoro piano, con la voce rotta.
 
“Stai tranquillo Michelangelo, era solo un incubo . . . ci sono io adesso con te, e non ti lascerò mai . . .” mi sussurra dolcemente lui.
 
Avrei tante domande da fargli, ma mi limito a stringermi a lui ed a chiudere gli occhi, sentendo il vuoto che ho nell’animo riempirsi pian piano.
 
Donatello è con me, e questo mi basta.
  
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