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Autore: Mconcy    21/07/2014    10 recensioni
Sono passati due mesi.
Due mesi da quando abbiamo sparso le sue ceneri.
Due mesi da quando ho deciso che sarei andato avanti e che l'avrei fatto per lei.

Ambientazione post-Allegiant.
Dal Capitolo 3:
"Christina, ti prego."
"Quattro..." prova a dire, ma la interrompo prima che eviti di nuovo la mia domanda.
"Devo sapere. Ti prego, dimmi la verità... Era lei?" la voce mi si incrina un poco. 
Christina mi guarda in modo indecifrabile. Non so cosa stia pensando, cosa stia provando. Registro solo la sua risposta, due lettere.
"Sì"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Tris, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fragili'
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Fragili

Capitolo 19






"Tobias..."

La voce limpida della persona alle mie spalle mi provoca un fremito di rabbia.
Tris se n'è andata, è scappata via, e ora non ho tempo di discutere con nessuno.
Devo pensare a dove possa essere diretta.

"Hei, mi senti?"
Una mano sulla spalla mi fa scattare in avanti, desideroso di sottrarmi a quella stretta.
Mi volto, trovandomi faccia a faccia con Ethan. La sua vista scatena un'ondata di rabbia che attraversa lentamente il mio corpo.
Inspiro ed espiro per calmarmi.
Non sarebbe conveniente prenderlo a pugni qui nel corridoio della Centrale...

"Cosa diavolo vuoi, Ethan?" ringhio stringendo i pugni. Lui sembra serio.
"Io volevo..."
"Non ho tempo ora." lo interrompo bruscamente. "Devo trovare Tris, quindi togliti dai piedi."

Mi giro e faccio qualche passo nel corridoio, ma lui mi raggiunge un po' zoppicando e mi si para davanti con decisione.
"Vengo con te."

Ho sentito male. Devo aver sentito male.
Cosa vuole questo idiota ora? Anzi, qualsiasi cosa sia non mi interessa, deve piantarla di intromettersi nella mia vita e in quella di Tris.

"Senti, non hai capito. A Tris ci penso io." Gli punto un indice al petto. "Tu stanne fuori, non sono cose che ti riguardano."

Ethan non sembra intimorito dalle mie parole, anzi, con un secco schiaffo sposta il mio dito dal suo petto.
"Invece lo sono eccome." dice alzando il mento coraggiosamente. "Ci sono stato io lì dentro con lei, per ben tre anni. So cosa ha passato e voglio aiutarla."

In un lampo lo afferro per il colletto della camicia e lo sbatto contro il muro del corridoio. Lui fa una smorfia di dolore, ma ora come ora sono accecato dalla rabbia e non me ne frega niente dei suoi problemi fisici.

"Non-" cerca di dire Ethan, ma la pressione che faccio su di lui e il dolore che sicuramente sta provando non lo fanno proseguire.
Allento la presa e soffoco un insulto.
Devo darmi una calmata.

Ethan si schiarisce la gola e tenta ancora una volta.
"Non voglio prendere il tuo posto, te l'ho già detto..."

"Le tue azioni dimostrano il contrario." dico perentorio. Ethan chiude gli occhi con fare esasperato.
"Voglio solo aiutarla, Tobias! So cosa sono stati questi tre anni per lei e voglio supportarla, proprio come vuoi fare tu. Dobbiamo trovarla!"

Sento che sto per scoppiare. Vorrei poter rispondergli che non è così, che ci sono stato io al suo fianco quando ne aveva bisogno, ma non posso farlo.
Perché c'era lui.
Lui al mio posto.

Mi sento talmente impotente ora. Ho paura che tutta la rabbia e il risentimento che ho in corpo mi faranno esplodere da un momento all'altro.
Voglio fare qualcosa, devo fare qualcosa.
Ma non so come muovermi.

Questo imbecille biondo sa più di me quello che ha passato Tris e potrebbe davvero aiutarla in questo momento.
Ma la consapevolezza brucia. Brucia come cenere viva sulla pelle.

Tra l'altro il problema principale ora non è nemmeno questo. Il problema è capire dove stia andando Tris.
Lo faccio presente a Ethan.
"Non sappiamo dov'è diretta."
Il mio tono di voce fa sembrare questa constatazione una resa definitiva.
In effetti è così, nonostante l'idea non mi entusiasmi non posso impedire a Ethan di cercarla.
Lui la aiuterebbe meglio di me?

Mentre mi faccio questa e tante altre domande, Ethan fa un colpo di tosse.
"Potresti.." dice indicando il suo collo con uno sguardo. Le mie mani sono ancora strette intorno al suo colletto e tremano di nervosismo.
Lascio andare la camicia di Ethan e faccio un passo indietro nel corridoio per permettergli di riprendersi. Lui si massaggia il collo e la schiena, poi mi guarda di traverso.

"Probabilmente è tornata agli appartamenti. Non vedo nessun altro posto in cui possa rifugiarsi." ragiona ad alta voce. "E poi non è nemmeno completamente lucida, quindi è plausibile che sia tornata a casa."

Scuoto la testa poco convinto.
Tris non è stupida, sa benissimo che il primo posto in cui la andremmo a cercare sarebbe il suo appartamento o i dintorni di esso. Vuole stare da sola ora, quindi deve aver pensato ad altro.
Un posto sicuro, nascosto, magari fuori mano. Un posto in cui lei si sia sentita sicura.

Passo in rassegna le vecchie costruzioni ancora in piedi a distanza di anni. La sua vecchia casa nel quartiere che una volta era degli Abneganti è stata demolita insieme alle altre.
Oramai, dopo tre anni, le funzioni dei vari edifici della città sono cambiate radicalmente. Molti palazzi inoltre sono stati distrutti.
Beh... tutti o quasi.

Un'idea si fa strada nella mia mente e si fissa lì, prepotentemente.
L'ex quartier generale degli Intrepidi.

Non è stato demolito, ma per via della sua scarsa funzionalità è stato abbandonato a se stesso.
Le varie entrate sono state chiuse e il palazzo di vetro è stato transennato.
Non si sa quale sarà il destino del nostro vecchio quartier generale, se la demolizione o la ristrutturazione, ma comunque per ora nessuno si avvicina più di tanto a quell'edificio che è stato testimone e protagonista della rivolta.

Sorrido, sicuro di aver trovato la soluzione al dilemma.
Tris sta andando lì, ne sono quasi certo.

Ethan osserva la mia espressione sollevata e storce la bocca.
"Cosa c'è?" mi chiede.

"Io ho un'altra idea. Ho in mente un altro posto."

Stringe le labbra e riflette un po' sul da farsi, poi annuisce una volta, deciso.
"Okay, allora verrò con te. Se sei sicuro di trovarla mi fido di te."

Lo guardo stupito. Questo non me lo sarei aspettato. Ero già pronto ad un lungo ed estenuante litigio su chi e dove l'avrebbe trovata. E invece no, Ethan si fida di me.
Guardo questo ragazzo dagli occhi verdi e sinceri con curiosità e anche un po' di ammirazione. L'ho quasi picchiato, eppure rimane qui a sorridermi apertamente, pronto a cercare Tris insieme a me.
È un alieno.

Lui sembra capire quello che mi passa per la testa e mi da una pacca sulla spalla.
"Forza, non perdiamo tempo. Avremo tempo di discutere su tutte le mie straordinarie qualità."

Mi precede nel corridoio mentre annuisco al nulla.

Lui si ferma davanti all'ascensore, chiaramente incapace di affrontare una rampa di scale nelle sue precarie condizioni, e così faccio io.

Mentre scendiamo velocemente verso il piano terra comincio a pensare a come raggiungere il quartier generale. Sicuramente potremmo prendere la mia macchina, ma quanto ci metteremmo?

Quando usciamo finalmente dalla Centrale l'aria fresca mi colpisce in pieno viso e mi infonde una bella dose di forza.
Mi guardo intorno, cercando di pensare come avrebbe fatto Tris.
Era a piedi, sconvolta.
Cosa avrà fatto?

Un fischio familiare mi distrae dalle mie congetture. Ad una ventina di metri i binari della ferrovia tagliano l'isolato passando accanto alla Centrale di Polizia per poi virare verso il centro città. Un rumore che conosco bene mi avverte che sta per arrivare un treno.
Ecco come ha fatto.
Tris deve aver pensato alla stessa cosa. La nostra vecchia residenza è piuttosto lontana da qui e sicuramente avendo visto i binari avrà deciso di raggiungerla alla vecchia maniera. Veloce e sicura.

Speranzoso, quindi, corro verso i binari e salgo sulla banchina di legno accanto alla quale oggi si ferma il treno.
"Sbrigati!" urlo ad Ethan, impacciato mentre tenta di salire dopo di me. Gli allungo una mano e lo tiro su velocemente.
Pochi secondi dopo una ventata mi scompiglia i capelli e un vagone si ferma proprio davanti a noi.
Apro la porta spingendo il pulsante sul lato e salgo nella carrozza seguito a ruota dal biondo.

Non appena metto piede lì dentro vengo invaso da centinaia di ricordi. Alcuni belli e altri meno.
Quando il treno riprende la sua corsa mi aggrappo alla maniglia e guardo fuori come facevo un tempo.

"Scappa"
"La mia famiglia"

Non smetterò mai di stupirmi di fronte al profilo della città al calar della sera. I palazzi sono invasi da una densa luce arancio-rossa che rende l'atmosfera di Chicago molto suggestiva.
Semplicemente bellissima.

"Ti ho quasi uccisa. Perché non mi hai sparato, Tris?"
"Non potevo. Sarebbe stato come sparare a me stessa."
"Devo dirti una cosa. Forse sono innamorato di te. Aspetto di esserne sicuro per dirtelo, comunque."
"Molto premuroso da parte tua. Dovremmo trovare un foglio di carta così potresti fare una tabella, o un grafico o che so io."
"Forse sono già sicuro, è solo che non voglio spaventarti."
"Pensavo mi conoscessi meglio."
"Va bene. Allora... ti amo."

Sospiro debolmente.
Cosa starà pensando Tris in questo momento?
Si sarà davvero rifugiata alla nostra ex residenza?
Cosa le dirò quando (e se) la troverò?
Mi chiedo se sarò in grado di aiutarla e sostenerla in questo momento.

"Ne hai abbastanza, Rigida?"
"No."
"Occhi aperti, allora."

Mentre i ricordi si affollano nella mia mente il treno fa una brusca curva a sinistra e penso a quello che ci aspetta d'ora in poi.
La verità è venuta a galla, e nonostante faccia male, con essa si è chiusa una parentesi a lungo tenuta aperta.
In poche parole siamo di fronte alla vera fine delle nostre vite precedenti. Tutto quello che abbiamo fatto fino ad ora ci ha portati a questo momento, al capolinea di questo capitolo di storia.
Pensavo che si fosse concluso tre anni fa, ma come al solito Tris non è una persona prevedibile, nemmeno quando di tratta della sua morte.

"Sii coraggiosa, Tris. La prima volta è sempre la più difficile."

Ma ora può smettere di lottare. È finita.
La sua guerra è finita.

Il treno stride sui binari e poco a poco capisco che ci stiamo avvicinando.
Avvisto il palazzo di vetro e il tetto della residenza, dal quale gli iniziati si dovevano gettare il giorno della Scelta.
Mentre il treno si avvicina scorgo una sagoma proprio su quel tetto. È solo un puntino nero, ma che diventa ogni secondo sempre più grande.
Quando il treno costeggia il tetto la riconosco.
È Tris, seduta sul cornicione.

Mi attivo in fretta e penso ad un modo per raggiungerla.
Il treno non si fermerà quindi l'unico modo è saltare, come ho sempre fatto.

Ethan, che per tutto il viaggio era rimasto accasciato a terra, ora mi guarda confuso.
"Che vuoi fare?"

"È Tris, lì sul tetto. Dobbiamo saltare."
Lui sgrana gli occhi e mi raggiunge con cautela.

"Sei pazzo?! Io non posso farlo, sono già rotto di mio! Non so nemmeno se riuscirei a centrare il tetto!" grida indicando il palazzo con un gesto della mano.

Il nostro vagone è ormai al limite del tetto, non c'è tempo da perdere.
"È l'unica soluzione, Ethan. Dobbiamo sbrigarci."

Ethan mi fissa per qualche secondo, poi fa un passo indietro.
"Vai tu." dice con un piccolo sorriso. "Io aspetterò la prossima fermata e tornerò indietro."

Lo guardo un po' spaesato. Ha insistito per venire fin qui e ora si tira indietro?
"Vorrei farcela, ma sarebbe un suicidio. Sono sicuro che saprai aiutarla meglio di me, Tobias." continua lui annuendo convinto.
Non so perché, ma ora mi sento stranamente vulnerabile.

"Grazie Ethan." gli dico impacciato. Non ho il tempo per rispondere all'enorme sorriso che mi rivolge, e dopo aver preso una piccola rincorsa, senza pensare, salto.
Rimango in aria per qualche secondo che sembra un eternità.
Poi atterro duramente sul tetto, rotolando qualche metro a causa della mia scarsa reattività.
Sono fuori forma, lo so.

Mi alzo dolorante e mi spazzolo i vestiti alla meno peggio con le mani. Guardo il treno allontanarsi, e con lui la chioma bionda di Ethan. Mi sembra di vedere ancora il suo persistente sorriso mentre il treno si allontana, ma potrei anche sbagliarmi. Mi giro verso Tris, prendendo un grosso respiro.

Ora capisco perché ho reagito in quel modo poco fa, quando Ethan ha deciso di rimanere sul treno.
Era perché in realtà io non volevo affrontare Tris da solo. Me ne sto rendendo conto solo ora.
Ho paura.

Paura di dire qualcosa di sbagliato.
Paura di non saperla capire abbastanza.
Paura di fare un passo falso e perderla di nuovo.
Paura di non essere all'altezza.
Paura di farla soffrire.

In questo momento il mio soprannome dovrebbe essere qualcosa come Trentotto, non Quattro.

Alla fine decido di avvicinarmi comunque. Tris non sembra avermi notato, perché rimane girata di spalle, a cavallo del cornicione, con una gamba a penzoloni nel vuoto e l'altra verso l'interno.

Ethan saprebbe cosa dire ora?

Mi avvicino ancora, mancano forse cinque o sei metri.

Ethan avrebbe paura come me?

"Anche tu hai paura di me, Tobias?"
"Sono terrorizzato."
"Forse non ci sarai più nel mio scenario della paura."

Quattro metri circa. Il vento le scompiglia i capelli.

Ethan si sentirebbe all'altezza?

"Non puoi non avere nessuna paura, ricordi? Perché ci sono cose a cui tieni."
"Lo so."

Tre metri. Le mani mi tremano.

"È stato qui."
La sua voce sovrasta il debole rumore del vento e mi raggiunge bassa e calda come è sempre stata.
Mi fermo dove sono e aspetto che parli ancora.
Lei però non lo fa e passano dei secondi.

"Cosa?" chiedo con voce incerta.
Tris ancora non si gira.

"È stato qui che ho fatto la mia scelta."

Mi avvicino lentamente e la affianco buttando un occhio nel vuoto.
Dove prima si apriva la voragine che portava alla rete, ora sono state messe delle tavole di legno a copertura.
Hanno chiuso anche questa entrata.

Tris finalmente mi guarda e posso leggere tutta la stanchezza riflessa nei suoi occhi.
"Quando ho saltato da questo tetto, ho detto addio una volta per tutte alla mia vecchia vita, a Beatrice Prior e a tutto ciò che ero." Mi prende una mano intrecciandola con la sua, fredda. "Sono scesa dalla rete come Tris, una persona nuova e soprattutto diversa."

"Come ti chiami?"
"Ehm..."
"Pensaci bene, non potrai più cambiarlo dopo."
"Tris"
"Prima a saltare: Tris! Benvenuta tra gli Intrepidi."

La sua voce ha qualcosa di spento. Mi guarda fisso negli occhi, grigio contro blu, dandomi modo di provare solo in minima parte quello che ha dentro di lei.
Sofferenza.

"Una persona orrenda." conclude seria tornando a guardare davanti a sé.

Io agisco d'istinto e le stringo la mano.
"No, Tris. Tu non sei una persona orrenda e potrei provartelo in molti modi."

Lei non risponde e continua a fissare il vuoto.
Mentre tento di trovare le parole giuste per convincerla che si sta sbagliando, lei mi prende alla sprovvista e mi tira verso il cornicione.

"Vieni." dice soltanto.
Io faccio subito resistenza e comincio a tremare.
"Tris..." la chiamo, tentando di ricordarle che stare seduto sul cornicione di un tetto non è mai stata un'esperienza eccitante per me.
L'effetto è immediato: sento immediatamente la gola chiudersi e le mani sudare. La vista comincia ad annebbiarsi.

Lei tira più forte.
"Ci sono io."

Prendo un grosso respiro e mi convinco a farlo per lei.
Devo aiutarla, devo essere forte per lei ora.
Mi siedo anche io a cavalcioni di fronte a lei evitando come la peste di guardare giù.
Comincia a girarmi la testa e devo chiudere gli occhi per calmarmi.

"Sei umana, Tris? Stare così in alto... Non ti spaventa neanche un po'?"

Tris, però, mi prende anche l'altra mano e stringe forte, strappandomi un sospiro liberatorio.

"Ehi. L'abbiamo superato."
"Tu me l'hai fatto superare."
"È facile essere coraggiosi quando le paure non sono le tue."

È incredibile l'effetto che mi fa.
Mi concentro sui suoi occhi mentre il respiro torna lentamente a farsi regolare.

Tris rimane a guardarmi per un po', in silenzio, poi torna a parlare.

"Sai cos'ho pensato quando David mi ha sparato?"
Rimango di sasso.
"Ho pensato che sarei stata perdonata per tutto quello che avevo fatto. Quel gesto mi avrebbe fatto guadagnare il perdono."
Ride amaramente.
"Ne ero convinta, sai. Eppure mi sbagliavo."

"No." la contraddico immediatamente io. "No, Tris. Non devi continuare a portarti la colpa di tutto sulle spalle."

Mi avvicino un po' di più e le stringo le mani, stavolta tentando di dare coraggio a lei. Ignoro i miei stupidi polmoni, che sembrano funzionare poco e niente quando mi trovo in alto.
"Quello che hai fatto ha portato a tutto questo, ad una società più libera e a delle persone più libere."
Lei abbassa lo sguardo sulle nostre mani intrecciate e scuote impercettibilmente la testa.
"Quello che ho fatto non ha concluso la guerra. Evidentemente non è stato abbastanza neanche per guadagnare il perdono di Cara..."

Mi mordo le labbra e tento di riattivare la salivazione.
"L'hai vista anche tu! Era fuori di testa! Per lei non esiste altro che la scienza."

"Ma ha anche detto che le cose difficilmente si perdonano." Alza la testa per guardarmi negli occhi. "Non ha dimenticato quello che ho fatto a Will. Non c'è nulla di scientifico in questo."


Sospiro, esasperato.
Avevo sperato che quella fosse una faccenda chiusa. Persino Christina l'ha perdonata quando ha visto gli effetti delle simulazioni, ha capito che Tris non aveva scelta.
O che comunque non aveva avuto la lucidità di pensare.

"Non puoi continuare ad incolparti per la morte di Will. È vero, ne sei responsabile, ma hai fatto quello che avrebbero fatto tutti nella tua posizione."

"Potevo scegliere di ferirlo." mormora.

"Ma non hai avuto la prontezza di farlo. Difficilmente la si ha in momenti come quelli, Tris."
Il mio tono è leggermente esasperato. Tris mi guarda intensamente e mi accarezza con disperazione le dita delle mani.

"Non lo so." cede con voce rotta. "Non lo so, sono così stanca e confusa e... sento un peso addosso di cui non riesco a liberarmi. Non so nemmeno se è questo che mi turba..."

"Noi siamo a posto, sai? Io e te. Okay?"
"Nient'altro è a posto."
"Ma noi sì."

Il suo sguardo si fa lucido e acquoso, pronto ad aprire la strada ad un fiume di lacrime. Lei però si trattiene, sbattendo velocemente le palpebre e respirando a fondo.

La guardo, lasciandomi trasportare dal mare di emozioni e ricordi che mi scorre dentro, e provando a parlare direttamente al suo cuore inizio il mio discorso.
"Tris, tu sei la persona più forte e coraggiosa che conosco. E sei anche un'inguaribile altruista. Ti spendi per gli altri e ti carichi dei loro pesi anche quando non dovresti."
La mia voce è seria, sincera. Le prendo il volto fra le mani, costringendola a guardarmi. I suoi occhi si fanno ancora più lucidi. E sono bellissimi.

"Tobias. Sono io."
"Tris."

Una lacrima le riga il viso, ma io ormai devo dirle tutto, devo farle capire che non ha nessuna colpa. Non sa quanti meriti ha, quante cose ha fatto.

"Come hai fatto?"
"Non lo so. Ho solo sentito la tua voce."

"Guardami, Tobias..." mormora a voce bassissima, interrompendo il flusso di parole che avevo intenzione di dirle. "Guarda cosa sono diventata. Sono un insieme di frammenti, di pezzi delle mie vecchie vite che non riesco più a tenere insieme." Mi lancia uno sguardo triste. "Forse ero coraggiosa, una volta. Ora non so più cosa sono."

"Avevi ragione. Lo so chi sei. Avevo solo bisogno che me lo ricordassi."

Sospiro di fronte al suo conflitto interiore e cerco di respirare a pieni polmoni, non solo perché l'altezza lo rende difficile, ma anche perché sto male.
Sto male perché lei soffre. E perché ho troppi ricordi che si affollano nella mia mente.
Ma ora io devo ricordarle chi è Tris.

"So che questi tre anni sono stati un inferno." ritento io. "Non posso capire fino in fondo quanto tu sia stata male e questo mi fa stare da schifo, perché vorrei capirlo, Tris. Vorrei capirti come fa Ethan, avendo vissuto le stesse cose con te, seppur orribili."
Prendo fiato mentre nei suoi occhi leggo una strana sorpresa.
"Quello che capisco è che hai bisogno di tempo per assimilare la realtà dei fatti. Nessuno si aspettava quello che è successo oggi ed è stato orribile. Ma io sarò qui. Voglio starti accanto, per sostenerti e per aiutarti a ricostruire qualcosa da ora in poi. Io e te, Tris, come abbiamo sempre sperato."

"Non vedo l'ora che arrivi domani, quando sarò tornato e tu avrai fatto quello che devo e potremo decidere cosa fare dopo."
"Ti so già dire che prevederà un bel po' di questi."
"Ti amo."
"Ti amo anch'io. A presto."

Un tremito le scuote le spalle. Mi avvicino ancora di più, ormai incurante dell'altezza e delle mie stupide paure.

"Perché sei fantastica, Tris." dico con voce tremante. "Sei il mio fuoco, la mia energia, sei vita allo stato puro. Mi hai svegliato una volta, tre anni fa, e lo hai rifatto ancora, la settimana scorsa, quando sei tornata improvvisamente da me. Mi svegli ogni giorno, ogni volta che mi guardi negli occhi."

"La paura non ti paralizza, ti accende. L'ho visto. È affascinante. A volte vorrei solo... rivederlo. Vedere come ti accendi."

Ci fissiamo per secondi interminabili, mentre lascio che il significato delle mie parole sgusci lentamente fra di noi e si radichi nel profondo del suo cuore.
"E non sono l'unico a pensarla così, credimi."

Lei distoglie lo sguardo e scuote leggermente la testa.

"Caleb ti vuole bene. È vero, ha fatto cose totalmente illogiche in passato, ma è cambiato tantissimo e ci tiene moltissimo a te e alla tua opinione di lui."
Sul suo viso vedo l'ombra di un sorriso che mi spinge a continuare.
"E anche Christina è dalla tua parte. Nonostante tutto quello che è successo si è dimostrata la stessa amica che avevi lasciato anni fa. Ti sosterrà, ne puoi stare certa."

Arrivato a questo punto devo costringermi ad ingoiare una bella quantità di gelosia e risentimento per proseguire.
"E credo non ci sia bisogno di menzionare quel bamboccio di Ethan..."
I suoi occhi ritrovano i miei in un lampo.
"Sai bene che tiene molto a te..." dico a fatica. Poi aggiungo: "Forse anche troppo..."
Il mio tono e la mia espressione devono parlare da soli, tanto che Tris scoppia in una piccola risata che porta in secondo piano le lacrime ancora fresche. Sorrido anche io, consapevole della figura del geloso che ho appena fatto.
Non mi interessa, è la verità.

"Comunque lo sai che ci sarà sempre per te. Vuole ancora proteggerti."
Ripenso alla nostra conversazione in corridoio e per un attimo sono contento che ci sia Ethan con noi. Lui ci tiene davvero a Tris e mi sento sicuro sotto quell'aspetto.
So che la proteggerebbe in qualsiasi caso.
Ovviamente questo pensiero mi sfiora solo per pochi secondi. Sotto moltri altri aspetti il bel visino affascinante del biondo non mi tranquillizza proprio per niente...

"E poi" continuo io "ci sono tutti gli altri. Zeke, Shauna, Amar, George, Johanna. Ognuno di loro sa chi sei veramente."

"Lo so." dice Tris dopo qualche secondo. Sta pensando a qualcosa di lontano, perché la vedo assorta in pensieri tutti suoi.
Le lacrime ricominciano a scendere.

"Ora hai bisogno di rimettere a posto i pezzi." riprendo comprensivo. Le afferro il volto con entrambe le mani, delicatamente, e la costringo a guardarmi. "Sono qui per te, ti aiuterò. Voglio starti vicino e sostenerti, Beatrice Prior. Conta su di me per qualsiasi cosa tu ti senta di fare per sentirti meglio. Picchiami, urlami contro, sfogati, non parlarmi. Qualunque cosa...."
Le asciugo una lacrima con il pollice destro.
"... io ci sarò."

"Sarò io la tua famiglia, ora."

Le mie mani tremano quando finisco di parlare. Probabilmente ho fatto un discorso sconclusionato, senza un filo logico, ma non importa. Ho lasciato uscire quello che avevo dentro e ce l'ho messa tutta per farle capire che è grazie a lei se siamo tutti qui ora. Se io sono qui, ancora vivo.

Tris rimane in silenzio per altri secondi infiniti. Mi chiedo se sia riuscito a farle capire che non è sola, che non è un mostro e che potrà ricostruire la sua vita da ora in poi.
Se vorrà la ricostruiremo insieme.

All'improvviso un singhiozzo rompe il debole fischio del vento fendendo l'aria come una spada.
Poi succede tutto insieme.

Tris si accascia sul mio petto e comincia a piangere, ma stavolta sul serio.
Sento subito la maglia inumidirsi, ma non mi interessa. La stringo tra le braccia e affondo il viso nei suoi capelli.
Lei non smette più, è un fiume in piena. La sua schiena è scossa da singhiozzi e respiri spezzati.
Stringe sempre più forte e la lascio fare. Mormora parole che non riesco a capire perché costantemente interrotte da singulti e perché attutite dal mio petto.

Continuo ad accarezzarle la schiena per minuti e minuti, lasciando che qualche lacrima sfugga anche al mio controllo.

"Non è necessario che nascondi il dolore. Ci sono solo io, qui."

È esattamente in questo momento che mi rendo conto che mi sbagliavo.
Pensavo che la guerra di Tris fosse finita, che la mia guerra fosse finita.
E invece no, non è così.

La sua guerra è appena iniziata.
Perché la vita è così, ci sarà sempre qualcosa contro cui lottare, sempre. Quello che cambierà saranno solo i nemici e le ragioni per cui tenteremo di sconfiggerli.

Ora Tris dovrà lottare contro i fantasmi del suo passato, contro i suoi sensi di colpa e i suoi rimorsi.
Mentre si aggrappa a me con disperazione so che dovrà lottare per costruirsi una nuova vita, o forse per ricostruire quella vecchia.

Ma anche io mi aggrappo a lei, perché quello che conta, ora, è che non sarà sola. L'importante è affrontare le battaglie insieme, uno al fianco dell'altro.
L'ho già fatto una volta, tre anni fa. Ci siamo appoggiati a vicenda, io, Chris, Zeke, Shauna e gli altri.
Ora dovrò aiutare Tris a fare lo stesso.

"Ho bisogno di te, Tobias." mormora tra un sussulto e l'altro, la voce rotta.
"Sono qui..." le sussurro nell'orecchio. "Sono qui."

È così, siamo tutti fragili in un modo o nell'altro. Rischiamo di cadere e romperci all'improvviso, ognuno per colpa delle proprie debolezze.
Eppure ognuno di noi può trovare qualcuno che lo aiuti a non crollare o che lo aiuti a incollare di nuovo tutti i pezzi.

Ed è allora che non siamo più solo fragilI.
È allora che diventiamo anche forti.
Diventiamo invincibili.

A questo penso mentre la stringo sempre più forte su quel cornicione, mentre premo con forza le mie labbra sulle sue, mentre le asciugo le lacrime con i pollici.
Ed è sempre per questo che una volta prese le sue mani le sussurro ancora:

"Sii coraggiosa, Tris."





NOTE FINALI:

PER DINDIRINDINA! CE L'HO FATTA!
Okay, vi chiedo scusa. Il ritardo è impressionante.
Purtoppo ho avuto degli impicci. Prima di tutto, essendo in vacanza, non ho avuto il wifi... la rete cellulare inoltre è un miracolo da trovare.
Comunque sono riuscita ad aggiornare e questo è l'importante.
Dopo svariati cambiamenti (altro problema) ecco l'ultimo capitolo. Spero di non avervi deluso, non sono sicura del risultato -.-"
Il prossimo capitolo sarà l'epilogo, quindi ci siamo quasi. Come sempre voglio ringraziare tutti voi lettori per il supporto!
Per quanto riguarda l'extra di cui avevo parlato, si intitolerà "Invincibili" e arriverà ad Agosto se tutto va bene :)
Bene, un saluto e alla prossima!

Mconcy

Ps: le citazioni della serie le ho inserite con un criterio :) spero si capisca!
  
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