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Autore: Klainbow    24/07/2014    6 recensioni
Isaac ha perso la memoria, e non ricorda parte fondamentale della sua vita, della persona che è stato.
Non sa neppure chi sia Scott.
[Scisaac]
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Isaac Lahey, Scott McCall
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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SONO TORNAAAAATA! :D

E' una cosa che volevo fare da tantissimo tempo, ma purtroppo il risultato non mi convince per niente :/
Ad ogni modo, la posto con il solo scopo di comunicarvi che sono tornata per restare. Ho finito gli esami, perciò sono ufficialmente libera!
Spero vivamente che vi piaccia. Ci tengo da morire çwç
 

 
A Fede, Lavinia, Giusy, Marianna, Sara e Maggie, e a tutte le ragazze che ho avuto l'onore di incontrare al Giffoni. Vi amo immensamente.

 
 
 

 
Lost

 
 
L'infermiera di turno picchietta per due volte le nocche sulla porta della sua camera - la ventidue, un numero così comune ed insignificante che se solo ne avesse la forza, Scott protesterebbe; invece si limita a fissare la superficie dalla vernice scrostata con diffidenza, lo sguardo perso nel vuoto, lontano.
Isaac.
Quando, dall'altra parte, non proviene alcun rumore, nessun permesso, un accenno che li inviti ad entrare, la donna al suo fianco si lascia scappare un piccolo sospiro ridondante di amarezza, dopodiché tutto tace, e Scott ascolta il suo stesso cuore accartocciarsi e piagnucolare penosamente dentro di lui.
Scott la studia in silenzio. Non sembra incavolata, solo dispiaciuta. Non sa dire cosa sia peggio, perché ad Isaac piace irritare le persone, ed in un certo senso sarebbe come riaverlo lì con sé. Ma come accade con il resto dei problemi che lo affliggono, non vi da peso, altrimenti sprofonderebbe, e non può permettersi di lasciarlo da solo. Non ora, né mai.
Riesce a percepire il disagio nella voce roca che lo fa sussultare, così improvvisa e graffiante, mentre mormora un ''fa sempre così'' e poi ''non c'è nulla di cui preoccuparsi'', seguito da un piccolo singhiozzo che riecheggia nella sua mente quasi voglia urlargli che è solo l'ennesima bugia che gli rifilano senza il minimo contegno, oggi.
A volte è difficile trattenere il lupo che è in lui, perennemente in allerta, pronto a scattare e soffocare la sua umanità. Troppo spesso, Scott vorrebbe che accadesse.
Pensa a lui. E' qui, a pochi metri da te.
E' vero: è vicino. Tenta di reprimere un sorriso emozionato.
Lo senti, non è vero?
Lo sente, sì. Ed a quanto pare anche l'infermiera deve averlo capito, perché il modo in cui gli posa la mano sulla spalla è nuovo e materno, e sa di conforto. Sorride consapevole, ed aumenta la presa su di lui assieme a quella sulla maniglia, come se sapesse che ne ha bisogno. Come se gli servisse a regolare i battiti del suo cuore scalmanato, il quale tenta ancora di sopravvivere alle sensazioni che lo sovrastano. Ma prima che questa possa abbassarsi completamente, i suoi movimenti si arrestano di nuovo. La donna si volta piano e gli rivolge un'occhiata triste: ''Voglio soltanto informarla delle sue condizioni.''
''Ancora?'' sbotta Scott, spazientito. Ha voglia di vederlo, non gli importa d'altro. Ha memorizzato tutte le raccomandazioni che gli hanno fatto da quando è qui, rileggendole e ripetendole ad alta voce come un ossesso. Sta diventando matto senza la sua ancora.
La donna abbassa lo sguardo, fissando il pavimento con un cipiglio pensieroso, poi sospira e riprende a parlare, grave. ''So che ne è già a conoscenza, e che l'ha già vissuto la scorsa settimana, ma questo.. questo potrebbe essere uno shock, sia per lei che per Isaac. Informarsi è dura, certo, ma viverla in prima persona è un altro paio di maniche, e temo che prima o poi la distruggerà.''
''E lei crede che io lo stia vivendo in prima persona,'' si sofferma sulle ultime due parole con una nota irritata, il sarcasmo in cui le parole sono intinte è così pungente che i nervi gli si aggrovigliano. Disegna delle virgolette con le dita proprio davanti alla sua faccia e le mani ricadono sui fianchi strette a pugni. ''Soltanto quando sono qui?''
La donna trasalisce leggermente, facendo un passo indietro, e dopo aver boccheggiato a vuoto per qualche secondo annuisce, comprensiva e mortificata al tempo stesso. ''Mi spiace. Mi sono espressa male, è evidente. Ma..'' Lascia cadere la frase, perché entrambi sanno che non serve che continui.
''Non si preoccupi, è un periodo in cui.. sono un po' nervoso.'' si scusa subito lui, inciampando nelle parole a causa della fretta che gli attanaglia lo stomaco, dove uno sciame di farfalle prende a vorticare e danzare, solleticandogli la pelle e i muscoli.
Lei non perde la pazienza, bensì torna ad avvicinarglisi. ''Sta bene? E' pronto?''
''Non vedo l'ora.'' Lo dice senza ombra di dubbio, gli angoli delle labbra piegati verso l'alto con rinnovata convinzione.
''Ma.. l'ha visto appena due giorni fa!''
''Proprio così, non è terribile?'' La voce gli viene fuori affannata, ogni sua sillaba è imbevuta d'incredulità, condita con una spruzzata di dolore. Un dolore che non può essere cancellato. Un dolore che riemergerà sempre.
L'infermiera ridacchia divertita, scuotendo il capo. ''Non ho mai visto qualcuno di più innamorato.''
''Può dirlo forte.'' riesce a dire, prima che la porta si spalanchi, e il fiato venga a mancargli.

Uno sprazzo della sua figura invade il suo campo visivo, e il mondo sparisce in un'esplosione di emozioni diverse e contrastanti. Scott sa che non è il momento adatto per ridere, eppure ne ha voglia, quindi lo fa. Lascia che una risata gli infiammi la gola e salga su, su, su, fino a nuotare fuori dalla sua bocca ed espandersi nella camera.
E' bellissimo, è vivo, è davanti ai suoi occhi.
La sua attenzione è rivolta verso la piccola finestra accanto al suo letto, così Scott si permette di osservarlo. Le spalle curve ricoperte dalla stoffa blu scolorito del camice dell'ospedale, i muscoli scolpiti ben distinti, la testa tra le mani e i suoi capelli ricci intrappolati dalle dita forti che vi si aggrappano con ostinata caparbia. ll profumo di vaniglia e menta, misto a qualcosa di più personalegli invade le narici dolcemente, e Scott lo coglie al volo. E' l'odore di Isaac, impregnato ovunque.
Il suo cuore comincia a battere furiosamente contro la cassa toracica, e si costringe a mordersi il labbro inferiore per evitare di tremare.
Si nasconde dietro la donna, improvvisamente timoroso al pensiero di parlargli, di trovare le parole per instaurare una conversazione con l'amore della mia vita, e sentire le forze abbandonarlo irrimediabilmente ad una sua risposta. Se la immagina fredda, insensibile, infastidita, e no, non può farcela.
Tuttavia, la donna fa un passo avanti senza accertarsi che lui stia bene, ed ogni cosa diventa vivida.
Troppotroppotroppotroppotroppo.

''Hey, Isaac?'' Lo chiama con affetto, e pare che Isaac non stesse aspettando altro che una mano che lo aiutasse a ritornare alla realtà. Subito, troppo velocemente, si volta.
''Salve.'' dice, incolore. La sua voce ha assunto un tono innocente e puro, quasi infantile. I dottori gli hanno comunicato che per costruire una frase di senso compiuto vi impieghi un bel po', separando le sillabe attentamente, giocando con le lettere finché qualcosa non lo distrae.
''Ciao.'' risponde lei, e si scosta a destra per lasciarmi spazio. ''Volevo presentarti una persona molto speciale.''
Il suo sguardo si sposta su di lui. Lo osserva curiosamente, assaggiando ogni parte di Scott con quel luccichio indistinto che ho imparato a conoscere bene. Indica che ciò che vede gli piace, molto, moltissimo, e sapere che a distanza di così tanti anni, riesca ancora a conquistarlo - Scott non può far altro che sentirsi onorato.
I suoi occhi, i suoi bellissimi, immensi, infiniti e stanchi occhi blu si immergono in quelli dell'altro, e Scott si sente trasportato alla deriva.
Non sa che cosa dire, inoltre lui lo ha inchiodato al pavimento come al solito, per cui se ne sta zitto, e lo guardo di rimando, cercando di conferire tutta l'intensità e l'amore che prova per lui.
''Chi sei?'' chiede dopo un po'.
Scott boccheggia incoerente.
''Lui è Scott, un mio amico.'' S'intromette l'infermiera, indicandolo. ''Ti terrà compagnia mentre io sono fuori, d'accordo?''
Isaac non stacca gli occhi da lui mentre annuisce, frenetico. ''D'accordo.''
La guardano lasciare la stanza in pochi secondi, e poi sta succedendo davero: sono soli.
Scott avverte lo sguardo dell'altro bruciargli la schiena, e quando si volta, finge di non averlo beccato a fissarlo per evitare il rischio di vederlo chiudersi in se stesso.
Perciò, Scott avanza con passo misurato verso di lui e si siede sul suo letto, la rete del materasso che cigola sotto il suo peso.
''Allora,'' esordisce impacciato. ''come stai?''
''Bene, grazie.'' risponde flebile Isaac, le dita intrecciate che si stringono con disperazione attorno alla coperta che gli copre le gambe.
Scott gli lancia un'occhiata, e quello che vede lo uccide. Sono così magre che Scott si sente morire: probabilmente sono grandi quanto le sue braccia, se non meno.
Non otterrò altro da lui.
Ma si sbaglia, perché, contro ogni previsione, Isaac continua a parlare.
''E tu?''
''E'.. è tutto okay.''
''E allora.. perché stai piangendo?''
''E' solo- è solo un ricordo.''
Isaac si zittisce per un attimo, ma solo uno. ''Avevi un ricordo in un occhio?'' ridacchia senza fiato, emettendo un grazioso grugnito. Sono poche le volte in cui si concede di ridere in quel modo, e Scott si prende un minuto per goderselo a pieno.
Le sue labbra si arricciano per dare vita ad una smorfia, prima di scoppiare a ridere tra le lacrime che ancora gli solcano le guance. ''Questa è bella.''
Isaac gli scivola più vicino. Le loro spalle si sfiorano, e Scott vorrebbe urlare e ridere e piangere e gioire perché diamine, è un contatto meraviglioso. La sottile stoffa della sua maglietta a maniche lunghe e il tessuto sintetico del camice sono come svanite. La loro pelle si sta toccando, ed a volerlo è stato Isaac.
Lo stesso Isaac che, pochi secondi dopo, gli rifila uno spintone giocoso, il naso arricciato adorabilmente. ''Ne ho altre.''
Gli occhi di Scott si spalancano come due piattini di ceramica. Sta forse filtrando con lui?
Se così fosse, non saprebbe come sentirsi a riguardo.
Felice, perché a quanto pare è - ancora - di suo gradimento?
Confuso, perché non stanno parlando nemmeno da due minuti e la situazione si è già evoluta fino a questo punto?
Sollevato, perché non ha ancora riscontrato i problemi di cui i medici gli hanno parlato con tanta gravità?
Oppure offeso, perché il suo Isaac ci sta palesemente provando con un altro, che poi in realtà sarebbe lui?
Dio, sta impazzendo. Era questione di tempo, no?
Isaac si schiarisce la voce per attirare la sua attenzione, e manca poco perché Scott ricominci a ridere istericamente.
Ma deve dargli una risposta che non gli rechi sospetti, perciò sfodera il suo sorriso migliore e inarca le sopracciglia. ''Ah, sì?''
I lineamenti del suo amato assumono una sfumatura rosata, e gli zigomi s'imporporano di un rosso scarlatto che ha l'effetto immediato di riempirgli la bocca di acquolina. Scott deve impedirsi di baciarlo combattendo contro ogni muscolo del suo corpo, le labbra serrate per bloccare un'eventuale fuoriuscita di bava.
''Già.'' balbetta incoerente.
Scott lo scruta con la coda dell'occhio, e lo vede. Vede che c'è qualcosa che lo affligge, un pensiero che dorme in un angolo della sua mente, così potente da essere sopravvissuto all'uragano che ha trascinato via con sé i suoi ricordi, aggrappandosi con le unghie e con i denti a lui. Chissà quale dei tanti gli sarà rimasto, in uno stato di semi-incoscienza.
Forse è ciò che anche lui si sta chiedendo, l'espressione assonnata, le iridi appannate da una patina di lacrime che non si accorge di avere negli occhi.
Scott fa la prima cosa a cui pensa. Anzi, a cui - non pensa.
Apre bocca, e non ha più controllo di ciò che dice.
''S-senti, sarebbe stupido se ti chiedessi di andare a prendere qualcosa da bere insieme, quando uscira di qui?'' Isaac sbatte le palpebre, assopito, e riaffiora dal torpore che lo aveva avvolto rivolgendogli uno sguardo colmo di stupore.
''Uh, sai, così potresti raccontarmi anche le altre.'' continua lui, tentando invano di spiegarsi, di migliorare la richiesta.
Isaac, semplicemente, ride. Scott lo segue a ruota, perché non ne può fare a meno, ma poi la consapevolezza di essere preso in giro lo colpisce, e la sua risata si alleggerisce.
''Cosa?'' chiede, la voce piena di rasate.
''Niente, dovresti lavorare di più sulle tue scuse. Sono pessime.'' spiega, ancora ridendo.
Scott rotea gli occhi e gli mostra il pollice all'insù.''Appuntato.''
''Per farlo ti servirebbe una penna, no?'' lo provoca lui.
''Che caratterino che hai oggi!'' si lascia scappare Scott, prima di realizzare la pessima scelta di parole.
Tuttavia, Isaac gli fa una linguaccia, prima di ritornare serio. ''Comunque - no.''
Scott corruga la fronte, le sopracciglia che quasi si incontrano. ''No?''
''No.'' conferma.
''No - cosa?''
''Riguardo la tua offerta: no.''
Scott tenta di mascherare la sua delusione con un sorriso che spera sia abbastanza convincente da apparire soltanto come uno a cui è stato schiaffeggiato il due di Picche in faccia.
''Oh. Io- non preoccuaparti, devo averti spaventato.''
''No!'' risponde in fretta.
''No?''
''Oh, dammi tregua!'' Isaac ride, e Scott si sente morire. ''Non credo sia stupido, uscire a bere un drink insieme e no, non mi hai spaventato.''
''Oh.'' mormora lui. Isaac può quasi sentire i meccanismi nella sua mente azionarsi e girare incontrollabili, e...
''OH.'' Ecco.
''Ne sarei felice.''
Scott annuisce energicamente. ''Anch'io.''
Il sorriso di Isaac si spegne un po', quando i suoi occhi cadono sulla mano destra dell'altro, più precisamente sulle sue dita.
''Ma scusa, tua moglie, o marito?''
Cosa?
''Chi?''
Isaac si muove a disagio, incrociando le gambe ed afferrandosi i piedi per tenerli fermi. Passa un minuto, e un altro ancora.
Alla fine, però, trova il coraggio di chiedere.
''Beh,'' prende un respiro profondo. ''la persona che ti aspetta a casa, non è ovvio?''
Scott trema visibilmente, e il colorito abbandona il suo viso mentre deglutisce.
''Non molto.''
''Invece sì: porti l'anello!'' insiste Isaac, indicando con un cenno del capo il cerchietto d'argento intorno al suo anulare.
''Io..'' comincia, in preda ad un attacco di panico, ma per fortuna viene interrotto.
''Tranquillo, non devi spiegarmi nulla se non vuoi. Mi basta sapere che..''
''Non stiamo più insieme, va bene. Insomma, se vuoi-''
''Ti ho già risposto.''
In seguito allo strano scambio di interruzioni appena terminato, entrambi scoppiano a ridere, all'unisono, e la tenzione solidificata si scioglie, evaporando attraverso la fessura della porta, che poco dopo si apre, lasciando passare due infermieri.
Comunicano a Scott che l'orario delle visite è finito, e gli concedono un minuto di privacy col paziente prima di doverlo lasciare.
''Allora.. ti chiamo?'' domanda impacciato, le guance rosse. Non sa come comportarsi, sembra essere tornato indietro al loro primo, vero appuntamento.
''Sì.''
''Bene. Ci vediamo.'' Scott lo guarda un'ultima volta e fa per uscire, ma la voce di Isaac lo blocca sul posto.
E ciò che dice gli riempe il petto d'amore: ''Hai già il mio numero? Perché non vorrei che fossi dimesso senza che ti riesca a trovarmi.''
Scott pensa di dirgli che è in cima alla sua rubrica, ma riesce a fermarsi in tempo.
''Giusto!'' esclama, fintamente sconvolto. ''Te lo ricordi?''
Isaac si sporge verso il comodino accanto al suo letto e ne ritira un foglietto ripiegato in quattro. Lo sventola in risposta, e inizia a dettargli le cifre accertandosi che Scott le segni correttamente.
Come se potesse anche solo provare a sfuggirgli. Ormai è suo, lo è da ben dodici anni.


* * *


''Com'è andata?'' chiede Derek, visibilmente agitato. A stento riesce a dissimulare l'ansia dietro una pura curiosità. Lo ha aspettato fuori per tutto il tempo, e Scott gliene è davvero grato. Ultimamente, da quando lui e Stiles ci hanno finalmente dato un taglio, uscendo insieme, si è comportato da vero amico nei suoi confronti.
Scott rilascia un sospiro stanco, ma annuisce con sicurezza. ''Direi che, data la situazione, non posso lamentarmi.''
''Signor McCall?'' chiama uno dei medici, raggiungendoli in poche falcate.
''Sì.''
''Come le è sembrato?''
Scott scrolla le spalle. ''Il medico è lei.''
''In effetti è così. Le condizioni sono stabili, per adesso posso confermarle che non subirà più altre perdite di memoria: potrà riprendersi in un periodo relativamente breve.''
Scott vorrebbe urlargli contro che è ovvio che non può perderne altra, se l'ha già persa tutta, ma invece strizza gli occhi e lascia che una lacrima gli rotoli giù per la mascella, perdendosi nel tessuto della sua t-shirt. ''E' forte.''
''Lo è, ma detto tra noi, c'è altro.''
Derek sembra improvvisamente interessato al parere medico.
''Mi dica.'' dice lui, guardandolo di soppiatto.
''Ho come l'impressione che.. qualcosa, oltre l'evidenza, gli sia stato strappato via. Una parte di sé.''
Scott e Derek si scambiano un'occhiata, e nei loro sguardi vi è un'unica, possibile risposta.
Può, un lupo mannaro, smarrire il suo lato animale?
E' per questo che non ricorda? Non può guarire?
Quando il Dottor Smith si allontana, Derek non dice altro, se non: ''Solo il tempo ci potrà dare una spiegazione ragionevole.''
E Scott è d'accordo. Ha tutto il tempo che Isaac richiederà. Anzi, il tempo, i secondi, i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni.. sono tutto ciò che gli restano.
Si appoggia alla poltrona della sala comune e chiude le palpebre. Le lacrime sgorgano silenziose e vigili, tracciando le cavità sotto agli occhi, procedendo per le guance pallide e ricalcandogli il contorno delle labbra screpolate dal freddo.
Pensa a lui, come sempre.
E il ricordo che gli va incontro stavolta, è il migliore che potesse desiderare.
Spera di sentirsi amato allo stesso modo fino alla fine della sua esistenza.
Fino ad ora stanno facendo un buon lavoro, e lui non si arrenderà.
Quando il flashback parte, le sue mani si aggrappano ai braccioli e stringono con tenacia.

Ciò che sorprende Derek nel momento in cui si volta a guardarlo, però, è il sorriso che si sta allargando sul viso del suo amico, che splende a discapito della stanchezza, del dolore e la sofferenza, e delle tristi pareti imbiancate dell'ospedale.


* * *


''Ti amo''
Ecco, l'ha detto. Non è stato difficile, ha sentito quelle banali parole prendere forma nel suo corpo come un istinto natuale, e non ha potuto fermarsi. Finalmente, le cinque lettere che tormentano il suo sonno ormai irrequieto da mesi, hanno lasciato la sua bocca, volteggiando nell'aria proprio sotto al suo naso con una leggerezza tale che lo stomaco gli si contorce.
Isaac solleva lo sguardo di scatto, e Scott scorge una strana luce ad illuminare i suoi occhi blu.
Resta fermo, lui, e attende una qualsiasi reazione da parte del ragazzo che oh, Dio, ama. Non sa cosa aspettarsi: potrebbe lasciarsi andare, e per una volta, pensare positivo, ma non vuole nemmeno illudersi. C'è qualcosa di crudelmente sbagliato nel credere in ciò che sogni; Scott lo ha imparato da tempo, e vorrebbe non dimenticare una lezione di vita tanto importante per amore.
Tuttavia, quando l'espressione sul viso di Isaac si addolcisce e le sue labbra si schiudono con una lentezza che resenta l'assurdo, Scott trattiene il fiato, e non può fare a meno di sperare un po' di più in un lietofine. Persino per loro due.
''Anch'io.'' sussurra Isaac.
Il mondo, improvvisamente, nella maniera più semplice e straordinaria di tutte, sembra cambiato.
Ma sia Scott che Isaac sanno che sono loro ad essere diversi.
Poi, poco dopo, non sanno più niente. L'unica cosa che vogliono conoscere è la lingua, il sapore e le carezze dell'altro su di sé, e tanto basta.
 
 
 
 
 
 
 
  
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