Lo
scheletro
dagli
occhi
rossi
John era diverso.
Non c’era persona in città che
non si domandasse chi fosse quello strano essere brutto,grigio e deforme che
cresceva in mezzo alla gente normale. Alcuni pensavano fosse un extra-terrestre,
altri credevano fosse posseduto dal diavolo. In città si facevano
scommesse.
Eric e Melanie s’infuriavano,
quando gli amici di famiglia facevano domande indiscrete sul loro piccolo John.
Loro erano le uniche due persone che non avevano dubbi su di lui; ricordavano
benissimo come, sei anni prima, una vecchia signora avesse dato loro il piccolo
fagottino.
“La sua povera madre è morta
subito dopo averlo dato alla luce…povero figlio…” addolorata la vecchia aveva
venduto il bimbo per un bel po’ di denaro…molto più di quanto la coppia avesse
in banca. Per questo, ogni anno per sedici anni, la signora sarebbe venuta a
ritirare i suoi soldi.
Sapevano che non sarebbe potuto essere che un piccolo bambino con
caratteristiche diverse dagli altri. Nessun diavolo poteva possedere quel tenero
corpicino, e quella mente geniale e così attenta,quel grande spirito
altruista,simpatico e generoso che già cresceva in lui.
John era il bambino che ognuno
avrebbe voluto…se non fosse stato per la sua composizione
fisica.
Era da sempre molto magro, gli
si potevano vedere le ossa, ma lui mangiava molto. I suoi capelli non
crescevano, rimanevano i soliti capelli neri,folti e perennemente spettinati. Il
colore della sua pelle era grigiastro. Su ogni parte del corpo si potevano
vedere le vene blu. Aveva degli occhi molto sporgenti…rossi. Quest’ultima
caratteristica faceva spaventare la gente. John agli occhi di tutti appariva
come uno scheletro.
Uno scheletro dagli occhi
rossi.
John sembrava non accorgersi di
nulla. Era l’unico a non preoccuparsi del giudizio della gente in famiglia. Lui
pensava di essere solo di un’altra razza. “Come lo sono i neri d’Africa o i
pellirossa d’America o i cinesi d’Asia” diceva con un largo sorriso, quando
qualcuno lo interpellava.
Era un ragazzino intelligente,
ma molto ingenuo. Non conosceva ancora la perfidia degli altri bambini. Per
questo il primo giorno di scuola era molto più tranquillo dei suoi
genitori.
John rimase a bocca aperta.
Bambini della sua stessa età o di qualche anno in più tutti in un solo edificio.
Non aveva mai nemmeno immaginato una cosa del genere. Lui non pensava che i
bambini dovessero stare insieme.
La sensazione di essere vissuto
in una grande campana di vetro lo assalì.
A testa alta s’incamminò per il
corto vialetto che portava dal cancello, alla porta d’ingresso della scuola.
Mostrandosi sicuro, si girò e con un sorriso sventolò la mano a mamma e
papà.
Non aveva mai visto edificio
più strano. Era come una grande casa,ma completamente diversa da un appartamento
considerato normale.
Aveva molte stanze chiamate
aule in cui vi erano solo sedie e tavoli.
Aveva due bagni per ognuno dei
due piani.
Aveva una sola cucina in cui
tutti mangiavano.
Aveva due grandi cortili
recintati.
John si sentiva strano. Si
sentiva fuori posto lì dentro. Tutti erano disinvolti lì. Sembrava che solo lui
fosse sorpreso.
“buongiorno miei piccoli
studenti!”Un’allegra donna di mezz’età entrò nella stanza interrompendo i
pensieri di John.
Per le seguenti tre ore,
continuò a parlare spiegando cosa ci facevano in quella stanza venti ragazzini,
per quanto ci sarebbero stati e cosa avrebbero appreso alla fine di tutti gli
anni di studio.
“…E tra meno di un anno saprete
leggere,scrivere e contare fino a cento!”
Molti erano felici di
quell’affermazione.
“ Io so già fare ognuna di
queste cose…” John rimpianse di aver aperto bocca.
Tutti gli occhi si posarono su
di lui.
“I miei alunni alzano la mano,
quando vogliono proferire parola” ribattè secca la
maestra.
“…dato che ancora non vi avevo
dato questa informazione ti perdonerò,caro…stavi dicendo,quindi,che hai una
mente così geniale da saper già battere in intelligenza tutti i tuoi
compagni?”
“Credo di poter battere in
intelligenza anche te…” Non si seppe resistere.
La maestra era sorpresa di
quell’affronto.
“piccolo presuntuoso! Come ti
permetti??? Sei solo un bambino,come puoi sfidare
un’insegnante quarantacinquenne laureata?” sembrava furiosa. “ Ma va bene.
Dimostreremo ai tuoi compagni che in questa classe i presuntuosi non devono
superare i limiti. Alla lavagna!”aggiunse assetata di
vittoria.
Incominciò a scrivere sulla
lavagna numeri incomprensibili per tutta la classe tranne che per John: lo
sfidava sulle equazioni.
Senza esitare la risolse in
meno di un minuto.
Era un ragazzino di sei anni e
già sapeva fare cose che avrebbe dovuto imparare fra almeno sette o otto anni.
“7 x 8?”
“
“8 x 5?”
“
“8 x 6?”
“
Andarono avanti, tra le facce
sbalordite dei compagni, finché la maestra non svenne dopo aver chiesto
“227498 x
883??”
E aver avuto la giusta risposta
in meno di 2 secondi
“
Per tutti i giorni seguenti
John era evitato da tutti. Si sentiva estremamente
solo. Nessuno giocava con lui, le maestre non lo consideravano e i bulli lo
prendevano di mira.
“hey faccia grigia!” Samuel lo
prendeva di mira per i suoi scherzi idioti.
Il robusto ragazzo con la
faccia da delinquente si fece tutto serio
“mi sono accorto che sei una
persona davvero eccezionale…ti sono venuto a proporre di entrare nella mia
banda…come membro onorario”
“davvero??”
“ehm…NO!” lui e i suoi amici
scoppiarono in una fragorosa risata.
John ci era cascato come un
salame. Come sempre dopotutto.
“…non te la prendere…lui è
così, prende in giro tutti” una voce calma e delicata,la più bella che avesse
mai sentito,stava parlando con lui.
Appena si girò vide un angelo.
La più bella ragazza che avesse mai visto.
I suoi setosi capelli biondi le
ricadevano delicatamente sulle spalle.
I suoi occhi azzurro mare
l’avevano completamente stregato.
“hey John??”gli sventolava una
mano davanti.
Nessuno in quel posto l’aveva
chiamato con il suo nome.
“ti senti poco bene?”aveva
l’aria preoccupata.
“e-ehm…no, non ti preoccupare…è
s-solo che…io volevo…volevodirtigrazie!”
“niente…”accennò un sorriso.
“oh scusa…non mi sono nemmeno presentata…”disse battendosi una
mano sulla fronte “sono Hanna…piacere. Volevo dirti…bhè se non hai
nessuno a cui parlare…vieni da me…mi stai simpatico!”
aggiunse salutandolo.
John comprese di essersi preso
una cotta tremenda.
Passò i restanti quattro anni
con Hanna.
All’uscita di scuola si
aspettavano. S’incamminavano a casa insieme. Facevano i compiti
insieme.
Quando ancora erano dei bambini
Samuel incominciò a prenderli in giro,dicendo che erano fidanzati. Poi, con il
tempo, l’età avanzò…l’adolescenza…Samuel sbavava per
Hanna.
Ogni volta che John lo
incontrava poteva leggere nella sua espressione profonda invidia e
odio.
“ancora con questo sfigato
stai?!” aveva iniziato un giorno.
“non rompere Sam” aveva
sbottato Hanna.
Avevano quattordici
anni.
“ma
guardalo! Che cos’è?? E’ un mostro!” indicava John.
“smettila…”Hanna stava perdendo
la pazienza.
“…ha gli occhi rossi! La pelle
grigia! Se non è lui il mostro deve essere stata quella puttana di sua madre…”
Prima che Hanna potesse ribattere. John tirò un pugno in faccia a Samuel. Dritto
in mezzo agli occhi.
“vaffanculo!” John gli sputò in
faccia e se ne andò.
“hey John! John!” Hanna gridava. Correva per stare al suo
passo.
“fermati! Calmati!” si parò
davanti a lui.
Quanto era
bella.
“cos’hai?” la domanda era
idiota. Lo sapeva anche lei.
“lo odio…mia madre è morta…”
aveva le lacrime agli occhi.
“morta? Ma che dici? L’ho vista questa
mattina!”
“è la mia madre adottiva…l’ho
scoperto ieri…lei e quello che diceva di essere mio padre ne parlavano…”
Aveva origliato alla porta
della camera,mentre litigavano per l’ennesima
scappatella del suo patrigno. Nella furia del momento l’avevano chiamato il
bastardo. Era arrabbiato con loro in modo pauroso. Gli era passato per la testa
di ucciderli.
“mi dispiace…” Hanna stava per
abbracciarlo,quando da lontano,proprio in mezzo al
tramonto in fondo alla strada, Samuel urlava “ Hanna!
Hanna!”
Sanguinando,con voce nasale riuscì a dire “ Hanna,io ti
amo!”
Era la stessa cosa che avrebbe voluto
dire John. Ora era distrutto.
Sapeva cosa
sarebbe successo
Note:
non giudicate male
questo capitolo. Capisco che non rispetta molto i generi che avevo
prestabilito,è solo un capitolo di passaggio;senza
questo non potevo continuare. Credo che dal prossimo in poi riuscirò a dare un
senso a tutto.
Spero di essere
riuscito a incuriosirvi…al prossimo capitolo,se
vorrete.
Grazie
a Bella1309 e a OnlyAShadow che hanno recensito il prologo e che,spero recensiranno tutti i
capitoli successivi.
:::Blackwizard:::