Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: blackwizard    06/09/2008    2 recensioni
Il piccolo essere,venuto al mondo da meno di dieci minuti,udì il grido di dolore della madre:fissava il corpo inerte,gli occhi rivoltati,le braccia abbandonate al suolo,il rivolo di sangue che scendeva silenzioso dalla sua tempia. Il neonato non sapeva quello che era successo. Non capiva che la vecchia signora aveva fatto uccidere sua madre per appropriarsi di lui. Non capiva che tra meno di due ore sarebbe stato venduto per una miseria ad un’infelice coppia senza bambini. Non sapeva che un giorno l’avrebbe fatta pagare a quella levatrice. Non sapeva che l’avrebbe fatta pagare a chiunque gli avrebbe fatto un torto. Non capiva che sarebbe diventato un DEMONE...spero di aver catturato la vostra curiosità...my second ff...commentate please!!!
Genere: Triste, Sovrannaturale, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lo scheletro dagli occhi rossi

Lo scheletro dagli occhi rossi

 

 

John era diverso.

Non c’era persona in città che non si domandasse chi fosse quello strano essere brutto,grigio e deforme che cresceva in mezzo alla gente normale. Alcuni pensavano fosse un extra-terrestre, altri credevano fosse posseduto dal diavolo. In città si facevano scommesse.

Eric e Melanie s’infuriavano, quando gli amici di famiglia facevano domande indiscrete sul loro piccolo John. Loro erano le uniche due persone che non avevano dubbi su di lui; ricordavano benissimo come, sei anni prima, una vecchia signora avesse dato loro il piccolo fagottino.

“La sua povera madre è morta subito dopo averlo dato alla luce…povero figlio…” addolorata la vecchia aveva venduto il bimbo per un bel po’ di denaro…molto più di quanto la coppia avesse in banca. Per questo, ogni anno per sedici anni, la signora sarebbe venuta a ritirare i suoi soldi.

Sapevano che non sarebbe potuto essere che un piccolo bambino con caratteristiche diverse dagli altri. Nessun diavolo poteva possedere quel tenero corpicino, e quella mente geniale e così attenta,quel grande spirito altruista,simpatico e generoso che già cresceva in lui.

John era il bambino che ognuno avrebbe voluto…se non fosse stato per la sua composizione fisica.

Era da sempre molto magro, gli si potevano vedere le ossa, ma lui mangiava molto. I suoi capelli non crescevano, rimanevano i soliti capelli neri,folti e perennemente spettinati. Il colore della sua pelle era grigiastro. Su ogni parte del corpo si potevano vedere le vene blu. Aveva degli occhi molto sporgenti…rossi. Quest’ultima caratteristica faceva spaventare la gente. John agli occhi di tutti appariva come uno scheletro.

Uno scheletro dagli occhi rossi.

 

 

John sembrava non accorgersi di nulla. Era l’unico a non preoccuparsi del giudizio della gente in famiglia. Lui pensava di essere solo di un’altra razza. “Come lo sono i neri d’Africa o i pellirossa d’America o i cinesi d’Asia” diceva con un largo sorriso, quando qualcuno lo interpellava.

Era un ragazzino intelligente, ma molto ingenuo. Non conosceva ancora la perfidia degli altri bambini. Per questo il primo giorno di scuola era molto più tranquillo dei suoi genitori.

John rimase a bocca aperta. Bambini della sua stessa età o di qualche anno in più tutti in un solo edificio. Non aveva mai nemmeno immaginato una cosa del genere. Lui non pensava che i bambini dovessero stare insieme.

La sensazione di essere vissuto in una grande campana di vetro lo assalì.

A testa alta s’incamminò per il corto vialetto che portava dal cancello, alla porta d’ingresso della scuola. Mostrandosi sicuro, si girò e con un sorriso sventolò la mano a mamma e papà.

 

 

Non aveva mai visto edificio più strano. Era come una grande casa,ma completamente diversa da un appartamento considerato normale.

Aveva molte stanze chiamate aule in cui vi erano solo sedie e tavoli.

Aveva due bagni per ognuno dei due piani.

Aveva una sola cucina in cui tutti mangiavano.

Aveva due grandi cortili recintati.

John si sentiva strano. Si sentiva fuori posto lì dentro. Tutti erano disinvolti lì. Sembrava che solo lui fosse sorpreso.

“buongiorno miei piccoli studenti!”Un’allegra donna di mezz’età entrò nella stanza interrompendo i pensieri di John.

Per le seguenti tre ore, continuò a parlare spiegando cosa ci facevano in quella stanza venti ragazzini, per quanto ci sarebbero stati e cosa avrebbero appreso alla fine di tutti gli anni di studio.

“…E tra meno di un anno saprete leggere,scrivere e contare fino a cento!”

Molti erano felici di quell’affermazione.

“ Io so già fare ognuna di queste cose…” John rimpianse di aver aperto bocca.

Tutti gli occhi si posarono su di lui.

“I miei alunni alzano la mano, quando vogliono proferire parola” ribattè secca la maestra.

“…dato che ancora non vi avevo dato questa informazione ti perdonerò,caro…stavi dicendo,quindi,che hai una mente così geniale da saper già battere in intelligenza tutti i tuoi compagni?”

“Credo di poter battere in intelligenza anche te…” Non si seppe resistere.

La maestra era sorpresa di quell’affronto.

“piccolo presuntuoso! Come ti permetti??? Sei solo un bambino,come puoi sfidare un’insegnante quarantacinquenne laureata?” sembrava furiosa. “ Ma va bene. Dimostreremo ai tuoi compagni che in questa classe i presuntuosi non devono superare i limiti. Alla lavagna!”aggiunse assetata di vittoria.

Incominciò a scrivere sulla lavagna numeri incomprensibili per tutta la classe tranne che per John: lo sfidava sulle equazioni.

Senza esitare la risolse in meno di un minuto.

Era un ragazzino di sei anni e già sapeva fare cose che avrebbe dovuto imparare fra almeno sette o otto anni.

 

 

 

“7 x 8?”

56”

“8 x 5?”

40”

“8 x 6?”

48”

Andarono avanti, tra le facce sbalordite dei compagni, finché la maestra non svenne dopo aver chiesto

“227498 x 883??”

E aver avuto la giusta risposta in meno di 2 secondi

200880734”

 

 

Per tutti i giorni seguenti John era evitato da tutti. Si sentiva estremamente solo. Nessuno giocava con lui, le maestre non lo consideravano e i bulli lo prendevano di mira.

“hey faccia grigia!” Samuel lo prendeva di mira per i suoi scherzi idioti.

Il robusto ragazzo con la faccia da delinquente si fece tutto serio

“mi sono accorto che sei una persona davvero eccezionale…ti sono venuto a proporre di entrare nella mia banda…come membro onorario”

“davvero??”

“ehm…NO!” lui e i suoi amici scoppiarono in una fragorosa risata.

John ci era cascato come un salame. Come sempre dopotutto.

“…non te la prendere…lui è così, prende in giro tutti” una voce calma e delicata,la più bella che avesse mai sentito,stava parlando con lui.

Appena si girò vide un angelo. La più bella ragazza che avesse mai visto.

I suoi setosi capelli biondi le ricadevano delicatamente sulle spalle.

I suoi occhi azzurro mare l’avevano completamente stregato.

“hey John??”gli sventolava una mano davanti.

Nessuno in quel posto l’aveva chiamato con il suo nome.

“ti senti poco bene?”aveva l’aria preoccupata.

“e-ehm…no, non ti preoccupare…è s-solo che…io volevo…volevodirtigrazie!”

“niente…”accennò un sorriso. “oh scusa…non mi sono nemmeno presentata…”disse battendosi una mano sulla fronte “sono Hanna…piacere. Volevo dirti…bhè se non hai nessuno a cui parlare…vieni da me…mi stai simpatico!” aggiunse salutandolo.

 

 

John comprese di essersi preso una cotta tremenda.

 

 

 

Passò i restanti quattro anni con Hanna.

All’uscita di scuola si aspettavano. S’incamminavano a casa insieme. Facevano i compiti insieme.

Quando ancora erano dei bambini Samuel incominciò a prenderli in giro,dicendo che erano fidanzati. Poi, con il tempo, l’età avanzò…l’adolescenza…Samuel sbavava per Hanna.

Ogni volta che John lo incontrava poteva leggere nella sua espressione profonda invidia e odio.

 

 

 

“ancora con questo sfigato stai?!” aveva iniziato un giorno.

“non rompere Sam” aveva sbottato Hanna.

Avevano quattordici anni.

ma guardalo! Che cos’è?? E’ un mostro!” indicava John.

“smettila…”Hanna stava perdendo la pazienza.

“…ha gli occhi rossi! La pelle grigia! Se non è lui il mostro deve essere stata quella puttana di sua madre…” Prima che Hanna potesse ribattere. John tirò un pugno in faccia a Samuel. Dritto in mezzo agli occhi.

“vaffanculo!” John gli sputò in faccia e se ne andò.

“hey John! John!” Hanna gridava. Correva per stare al suo passo.

“fermati! Calmati!” si parò davanti a lui.

Quanto era bella.

“cos’hai?” la domanda era idiota. Lo sapeva anche lei.

“lo odio…mia madre è morta…” aveva le lacrime agli occhi.

“morta? Ma che dici? L’ho vista questa mattina!”

“è la mia madre adottiva…l’ho scoperto ieri…lei e quello che diceva di essere mio padre ne parlavano…”

Aveva origliato alla porta della camera,mentre litigavano per l’ennesima scappatella del suo patrigno. Nella furia del momento l’avevano chiamato il bastardo. Era arrabbiato con loro in modo pauroso. Gli era passato per la testa di ucciderli.

“mi dispiace…” Hanna stava per abbracciarlo,quando da lontano,proprio in mezzo al tramonto in fondo alla strada, Samuel urlava “ Hanna! Hanna!”

Sanguinando,con voce nasale riuscì a dire “ Hanna,io ti amo!”

 Era la stessa cosa che avrebbe voluto dire John. Ora era distrutto.

 

Sapeva cosa sarebbe successo

 

 

Note:

non giudicate male questo capitolo. Capisco che non rispetta molto i generi che avevo prestabilito,è solo un capitolo di passaggio;senza questo non potevo continuare. Credo che dal prossimo in poi riuscirò a dare un senso a tutto.

Spero di essere riuscito a incuriosirvi…al prossimo capitolo,se vorrete.

Grazie a Bella1309 e a OnlyAShadow che hanno recensito il  prologo e che,spero recensiranno tutti i capitoli successivi.

 

                                                                           :::Blackwizard:::

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: blackwizard