George
si svegliò. La sua fronte
era interamente imperlata di sudore, ed aveva il fiatone. Comprese di
aver di
nuovo fatto quell'incubo. Con una mano tentò invano di
asciugarsi il sudore, e
gettò uno sguardo alla sveglia sul comodino accanto al
letto. Erano da poco
passate le cinque del mattino.
Stancamente si mise in piedi.
Ormai aveva una certa età, e gli anni si stavano facendo
sentire. Eccome se lo
stavano facendo. Perfino un'azione apparentemente semplice come
scendere dal
letto si stava rivelando faticosa. Era anche questa un'altra delle sue
paure:
passare a miglior vita prima di aver terminato la saga. Ma se c'era una
cosa
che George R. R. Martin voleva che non accadesse era proprio questa.
Dopo che si fu alzato si recò
alla sua scrivania, dove teneva il portatile dove di solito soleva
portare
avanti la sua opera. E ciò non voleva dire unicamente i
capitoli della storia
principale, ma anche spin-off, prequel, sequel, ambientazioni, insomma
molte
cose. Ed era proprio questo un altro dei suoi problemi: si stava sempre
di più
perdendo nei dettagli, tralasciando la storia principale. Ultimamente
persino
lui c'era arrivato che doveva cambiare rotta per non mandare tutto a
farsi
friggere.
Accanto al portatile erano
buttate alla rinfusa varie cose, come strumenti di cancelleria, fogli,
libri,
ma anche qualche vestito. Tra tutta quella matassa George scorse un
pacchetto
di sigarette. Allungò una mano, e riuscì ad
estrarlo da tutta quella
confusione. Lo aprì e ne trasse una sigaretta. Normalmente
lui non fumava, ma
lo faceva quando era veramente stressato e non sapeva in che modo
sfogare la
frustrazione. Non gli faceva certo bene, ma era sicuro che quella poca
quantità
non gli avrebbe poi fatto tanto male.
Uscì sul balconcino, e si sedette
sulla sedia di plastica poco distante dalla ringhiera del bordo. Con
l'accendino si accese la sigaretta, e tirò una lunga
boccata. Quando ebbe
finito buttò fuori il fumo dalla bocca, e se la
coprì con una mano. Faceva così
quando pensava, ma ovviamente lo faceva solo se era da solo.
Ormai erano passati tre anni
dall'uscita di A dance with dragons, e
molti suoi fan erano stufi dell'attesa. Non avevano intenzione di
ripetere la
lunga attesa che c'era stata tra A feast
of crows e il già citato libro, che era durata
ben sei anni, per cui George
era stato costretto a scrivere di più e più
velocemente. Cosa molto difficile
dato tutti gli acciacchi che aveva. In realtà sapeva
benissimo che le sue erano
tutte scuse, bastava vedere la mole di lavoro sempre riguardante lo
stesso
universo ma distaccato dalla storia principale che aveva pubblicato.
Certo,
c'era da dire che prima dell'uscita dell'ultimo romanzo aveva un
seguito
abbastanza contenuto, ma la sua opera era poi esplosa, dandogli
moltissima
fama, molta più di quanto ne volesse lui stesso.
Tirò una nuova boccata. Il suo
nuovo romanzo, The winds of winter,
era pronto, ma aveva ancora bisogno di essere riveduto e corretto, e ci
sarebbero voluti come minimo altri due mesi. Aveva anche alcuni pezzi
di A dream of spring, in teoria il
libro che
avrebbe dovuto chiudere l'infinito ciclo. Ma la verità era
che non aveva più
voglia di scrivere. Era vecchio, e voleva godersi la sua vecchiaia.
Fosse stato
per lui avrebbe terminato quelle trame anni addietro, ma era colpa
della sua
editrice. In origine George aveva optato per una trilogia, ma era stata
colpa
sua se si era lasciato convincere ad aumentare la mole di lavoro. Ben
presto i
romanzi erano passati da tre a sette, ed anzi ultimamente stavano
discutendo di
farne un ottavo. George però non ne aveva la
benché minima intenzione. D'altro
canto aveva firmato un contratto che lo obbligava a fare come diceva
l'editore.
Una terza boccata e riprese i
suoi pensieri. Ormai aveva esaurito le idee. Anche se aveva scritto un
altro
romanzo che a prima vista sembrava chiudere la maggior parte delle
trame, in
realtà non era affatto così, anzi, ne venivano
introdotte di nuove. George non
sapeva più che pesci prendere. Aveva fatto morire Jon, ma
non sapeva come
salvarlo. Aveva fatto disperdere Daenerys nel deserto, e non sapeva
come farla
uscire da quella situazione. Aveva fatto prendere prigioniera Asha
(Yara nella
serie televisiva) da Stannis, ma non sapeva come avrebbe risolto
l'assedio di
Grande Inverno. Aveva fatto rinascere il figlio di Rhaegar, ma non
sapeva se
l'avrebbe effettivamente fatto re. Aveva fatto rifugiare Bran al di
là della
Barriera, ma non sapeva come farlo ritornare a sud. Aveva fatto
trasformare
Arya, non sapendo nemmeno lui bene in che cosa. Ormai non sapeva
più cosa
scrivere.
Quarta boccata. Il suo nuovo
romanzo era vuoto, e non diceva nulla. Era molto più
espressivo The princess and the queen,
il racconto
che aveva fatto uscire l'anno prima, quello sulla Danza dei Draghi,
ambientato
quasi duecento anni prima della sua opera. Era più
espressivo perfino The rogue prince,
che alla fine era solo
una breve descrizione della situazione antecedente alla Danza dei
Draghi. The winds of winter non era
nulla, solo
spazzatura. Ormai George si era rovinato, come scrittore. Avrebbe
voluto
cancellare tutte quelle pagine dal computer, e rifare tutto da capo. Ma
non
poteva. Aveva fissato una data di scadenza con l'editore, e avrebbe
consegnato
il lavoro entro quella data, bello o brutto che fosse. Avrebbe perso
tutti i
fan che aveva guadagnato, e sarebbe stato screditato persino dalla
serie TV,
che pure si basava sulle sue indicazioni.
Tirò un'ultima boccata, e spense
la sigaretta sul davanzale. La buttò poi di sotto,
osservando con malinconia
quel puntino rosso che si allontanava. Alla fine rientrò
dentro, nel tentativo
di rimettersi a dormire.