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Autore: ambra_chiara    26/07/2014    0 recensioni
ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER SUL SEGUITO: "IL TRONO DI FUOCO
"Ciao a tutti! Mi chiamo Ambra e sono una discendente di Cleopatra, seguo il sentiero di Sekmet e mi sono specializzata in poteri sanguigni, ovvero il controllo del sangue... tutto normale no?
Certo, soltanto che questa strana normalità verrà stravolta da una missione...
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia su The Kane (mi manca ancora il terzo da leggere!) e spero che vi piaccia!
ringrazio tutti coloro che hanno la voglia di leggere, a presto!
ambra:_chiara
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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POV. GINEVRA.
 
Connor mi condusse in un hotel, era davvero bello con cinque stelle con piscina e un giardino immenso, ma non nel mio stile.
Era pieno di gente ricca che ci squadravano da testa ai piedi, chissà cosa pensavano di due ragazzini vestiti come vagabondi e abbastanza sporchi.
Connor non disse nulla, ma attraversò il sentiero che portava all’entrata, e fermò una cameriera: “Ciao Cecilia, mi chiameresti mio fratello?”
“Certo, e bentornato Connor” la giovane ragazza lo guardò ammiccante per poi andarsene
“Tuo fratello?” chiesi ingelosita dallo sguardo che la cameriera aveva rivolto a Connor
“Già” si sedette su un divano bianco aspettando chissà che cosa.
Dopo si e no tre minuti, un ragazzo sui venticinque anni bello ed elegante apparve davanti a noi
“Connor! Come è bello vederti!” il fratellino si alzò e si abbracciarono
“Come sta la mamma? E papà?”
“bene sono rimasti là, a casa” Connor annuì e disse:
“Ti presento Ginevra, maga che segue il sentiero di Anubi”
“è un vero piacere” dissi porgendogli la mano
“Il piacere è tutto mio, io mi chiamo Jonathan”
“Mi chiedevo se per caso avessi la stanza libera per una notte” disse Connor.
Jonathan ci guardò un attimo: “Connor ha trovato una ragazza così carina? Non ci posso credere”
“Ma no!” urlammo in coro io e lui
“Dobbiamo andare alle Porte della Morte, un cimitero, dobbiamo indagare riguardo a questo libro” spiegò Connor porgendoglielo.
Il fratello storse in naso “Va bene, stanza centoventi” e prese dalla tasca una chiave. “Solitamente è quella dei vip, ma non c’è nessuno adesso, e mi raccomando, state attenti… quel libro non ispira nulla di buono” io annuì e presi l’ascensore insieme a Connor che  continuava a ringraziare il fratello.
“Jonathan è il proprietario di tutto questo, è riuscito a trasformare un hotel fatiscente da neanche una stella, a uno di cinque ” spiegò il mio compagno di viaggio “ha fiuto per gli affari”
“Wow” risposi spalancando la bocca.
“E non hai visto la camera” arrivammo a destinazione, Connor aprì la porta e una camera più grande che abbia mai visto si presentò davanti ai miei occhi.
C’era un letto matrimoniale e due letti singoli attaccati ai muri, che fungevano un po’ da divani, poi in mezzo alla stanza c’era un tavolo, una libreria (con qualche volume) attaccata al muro,  una porta che conduceva a un bagno con vasca idromassaggio e un magnifico lampadario in cristallo.
“è semplicemente…” dissi
“Troppo lo so, ma se era una delle poche libere”
“No è stupenda” lui mise lo zaino sul letto matrimoniale e si sdraiò sul letto singolo sulla destra
“Vai tu prima in bagno” io annuì ed entrai, facendomi una doccia, so che avevo in intera vasca grande come una piscina olimpica però non amo il bagno, inoltre la doccia mi aiutava a pensare, mi ritrovai a pensare: ‘Ambra, chissà dove è ora, se sta bene, mi dispiace di essermi comportata male con lei in giorno del suo compleanno, mi dispiace anche essermene dimenticata che per lei era un giorno speciale a dire il vero, il primo che gli ha fatto gli auguri è stato uno sconosciuto, certo un dio, però pur sempre uno sconosciuto; è che ero presa con altro per pensare a lei, c’era la missione e Connor, penso a lui in continuazione, forse me ne sono innamorata? No… non ci sono scuse per il mio comportamento però la colpa non è solo mia, anche sua, se mi avesse detto che era il 23 giugno forse mi sarei comportata diversamente e potevamo anche parlare civilmente piuttosto che litigare e aggredirmi’ dopo tutti questi ragionamenti mi cambiai con dei vestiti decenti e semplici, un paio di jeans e una maglietta blu, i capelli li lasciai sciolti, una cascata di capelli biondi un po’ lisci un po’ ricci, e poi, dopo che anche Connor si fu dato una sistematina scendemmo nella sala da pranzo.
Era enorme, con tanti lampadari che pendevano dal soffitto, e il cibo era buonissimo, mi abbuffavo più che potevo e parlai con il mio compagno di tutto, era strano perché generalmente non mi piace parlare di me però con lui mi usciva naturale perché ascoltava e mi capiva alla perfezione, parlando anche di se (il che fu un grande passo in avanti).
“Dopo ti mostro una cosa” disse il ragazzo non appena avemmo finito.
Mi condusse fuori, nel giardino, in un piccolo angolo composto solo da rose, di tutti i colori e forme, con degli alberi che facevano sfondo a una panchina di legno.
Connor colse una rosa nera con lievi sfumature blu: “Per te” mi disse
“Grazie” risposi, si era ricordato che i miei fiori preferiti sono le rose, la cosa mi fece arrossire
Ci sedemmo sulla panchina mentre stavamo zitti, lui con un braccio intorno la mio collo e io con la rosa in mano… non sapevo che fare, non sapevo se parlare ancora o stare zitta e godersi il momento, che io consideravo estremamente romantico... la cosa non mi dispiacque, solitamente quella tutto tranne che romantica era Ambra, non io.
Così fissavo il giardino e le rose, di tutte le tonalità, poi mi sorpresi a pensare di nuovo a Connor. Era così simpatico, dolce, mi capiva perfettamente… come mai nessuno aveva mai fatto, appena io dicevo qualcosa che a tutti sarebbe stato incomprensibile lui mi ascoltava e riusciva a farmi sentire meglio.
Mi voltai per dirgli grazie per tutto e senza che neanche ce ne accorgessimo, mi stava baciando, in quel istante il mondo intero si fermò, le stelle erano più luminose, le rose più splendenti e il vento suonava una dolce melodia.
Quando si staccò da me disse: “Scusa, io ecco… non volevo… cioè volevo però non così, e che ti trovo così bella, intelligente e temeraria che non ho potuto fare a meno di innamorarti di te, anche se ci conosciamo da così poco tempo… mi dispiace se ti ho offesa o…” lo bloccai mettendogli una mano sulla bocca, gesto poco aggraziato però efficace.
“Smettila stupido…” gli diedi un secondo bacio, ringraziando chissà chi del regalo che mi aveva fatto.
 
 
POV. AMBRA
 
“Sei pazza?!” mi chiese Sekmet.
Ero ancora nella mia testa, mi ero stancata di quel posto.
“Non potevi inviarmi un messaggio per dirmelo? No… dovevi per forza farmi svenire!”
“Sei completamente pazza… non può piacerti Jaime”
“Perché no?” la sfidai
“Insomma… hai dentro di te la dea della guerra, non può piacerti nessuno” sbuffai “Che tu lo voglia o no sei la leonessa”
“Sai dove metto quello che dico? Su per il tuo…”
“Zitta!” la donna era diventata più minacciosa “Non potrai amare finché ci sarò io dentro di te”
“Io dico di si invece… il corpo è mio, come hai detto tu, sono io la leonessa… decido io”
“Ti mollerà, ti tradirà, soffrirai…” disse Sekmet
“Non credo che Jaime sia capace di farlo” la donna rise forte e rispose:
“Lo dicono tutte, tutti gli uomini sono così…”
“Va bene, correrò il rischio” girai i tacchi e senza neanche aspettare poi così tanto tempo ero sdraiata per terra con la visuale della faccia di Jaime.
“Ti prego, dimmi che non mi hai fatto la respirazione bocca a bocca” lui rise
“Mi basta un bacio al giorno. Ma che cavolo ti è successo? Mio Dio! Pensavo fosse allergia ma poi ti ho sentito che parlavi con Sekmet credo… e non sapevo che fare” mi sedetti  accanto a lui togliendomi il cappello e lasciando liberi i capelli abbastanza corti
“Bel compleanno, litigo con Ginevra, scappo, ti bacio e per colpa di Sekmet svengo”
“Dai il bacio non è stato poi così male” gli feci la linguaccia poi mi alzai e lui mi chiese
“Dove vai?”
“Preparo un fuoco…”
“Sei appena svenuta, hai tenuto testa a una dea e vuoi fare il fuoco?” lo guardai come se fosse pazzo
“Certo… perché a te quando capitano cose del genere che fai?” mi guardò spalancando gli occhi
“Non mi capitano cose del genere!” risi e dissi: “va bene. Va bene…” lasciai i rametti che avevo raccolto
“preparo la tenda… dove dormirò io, tu fuori”
“Cosa?” mi chiese
“Scherzo, ho preso entrambe le tende… perché per sbaglio, ho preso tutti i sacchi a pelo e le tende” dissi “Mi dispiace, chissà Connor e Ginevra dove dormiranno…”
“Smettila di pensare a loro due”  disse accendendo il fuoco con il mio accendino “ci sono io, non ti basto?” 
“No affatto” mi diede  una gomitata, avevo già finito di montare una tenda, la seconda mi aiutò Jaime
Cenammo con un po’ di pane e carne secca, non un pranzo da re ma io me lo gustai.
“grazie per avermi difeso con Sekmet” arrossì accorgendomi che lui aveva sentito tutto
“si, cose da nulla”
“Ah… al negozio ho comprato una cosa senza che voi tre ve ne accorgeste” Jaime estrasse dalla tasca un sacchetto con dentro un  pancake con una candelina e un po’ di cioccolato sopra, accese la candela e disse porgendomi il piattino: “So che non è una torta però… esprimi un desiderio” sorrisi e pensai a un desiderio e spensi la candelina.
“Grazie” gli dissi, Jaime estrasse coltello e forchetta di plastica.
“Non lo mangio solo io, non mi sembra giusto” lo tagliai a metà e presi un altro paio di posate.
“Non ho ancora finito” tirò fuori la sua chitarra “Un altro regalo”
“Hai già fatto tanto…”
“Non ho fatto nulla a dire il vero… solo un pancake e neanche questo sarò molto bello come regalo, però questa canzone ti calza a pennello” iniziò a suonare e a cantare una canzone, Alba Chiara di Vasco Rossi
“Respiri piano per non far rumore
ti addormenti di sera
ti risvegli con il sole
sei chiara come un'alba
sei fresca come l'aria.
Diventi rossa se qualcuno ti guarda
e sei fantastica quando sei assorta
nei tuoi problemi
nei tuoi pensieri.
Ti vesti svogliatamente
non metti mai niente
che possa attirare attenzione
un particolare
solo per farti guardare.
E con la faccia pulita
cammini per strada mangiando una
mela coi libri di scuola
ti piace studiare
non te ne devi vergognare
E quando guardi con quegli occhi grandi
forse un po' troppo sinceri, sinceri
si vede quello che pensi,
quello che sogni....
Qualche volta fai pensieri strani
con una mano, una mano, ti sfiori,
tu sola dentro la stanza
e tutto il mondo fuori” ascoltavo la sua bellissima voce angelica rapita, quando finì lui mi guardò dicendo; “Non è il massimo però…” non lo lasciai finire perché gli buttai le braccia al collo, Jaime mollò la presa sulla chitarra che cadde senza fare tanto rumore e ricambiò l’abbraccio, sorpreso, quasi lo strangolavo per poi scoccargli un bacio sulla guancia
“Grazie! È il miglior compleanno di sempre! Nessuno mi aveva mai dedicato una canzone prima d’ora, e non una canzone così bella, nessuno è stato mai così dolce con me, e nessuno mi è mai piaciuto prima di te… cioè se non conti cioccolato e pizza. Inoltre mi piaci davvero tanto, non come la pizza però comunque tanto ” lui rise e disse:
“Grazie a te piuttosto, non ho fatto nulla, tu sei quella speciale. E tranquilla anche io amo le torte più di te” scoppiammo a ridere.
Quando ci mollammo appoggiai la testa sulla sua spalla e Jaime mi mise un braccio intorno alle spalle
“Cosa hai desiderato?” mi chiese dopo un po’ di silenzio
“Di fare presto pace con Ginevra”
“Perché?”
“è la mia migliore amica Jaime… non voglio altro tranne che tornare come prima”
 

 Autrice: Ciao a tutti! Vi prometto che nel prossimo capitolo ci sarà azione... e non solo questi capitoli troppo romantici che fanno cariare i denti.
Scusate veramente tanto se la storia non va avanti di trama! Ma questo capitolo l'ho fatto soprattutto per far vedere che le due (Ambra e Ginevra) che, per quanto pensino entrambe di aver ragione, si pentono di quello che hanno fatto, e inoltre volevo far vedere come si mettono insieme Ginevra e Connor e cosa ha regalato Jaime ad Ambra.
Scusate veramente tantissimo se il capitolo non vi sia piaciuto.
Il prossimo vi prometto che sarà meglio.
Grazie a tutti coloro che hanno letto!
a presto!
ambra_chiara

 
 
  
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