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Autore: brontolina12    28/07/2014    2 recensioni
100 anni sono un periodo molto lungo, soprattutto se passato in una gabbia. Lei lo sapeva molto bene. Ne aveva passate là dentro e senza la Banda non ce l'avrebbe mai fatta. Adesso era libera e nessuno le avrebbe mai fatto più del male ...
- Grazie ragazzi ...
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Ehi, finalmente! Scusate per il ritardo di questo capitolo, ma sono stata in vacanza in un posto dove non c'era internet!
Ma ora pensiamo alla storia ... dunque dove eravamo rimasti? Ah sì, la barca che regna sulla spiaggia di Fairy Oak!
Bene bene, che dire se non leggete e scoprirete!
Buona lettura <3

~ (Regno delle Rugiade D'argento)
-  Oh, andiamo Felì! Ci hai raccontato dei pidocchi, di come vanno le cose lì a Fairy Oak e della barca. Quando cominceremo a capirci qualcosa?
- Ragazze vi prego, un po’ di pazienza! Volete che vi racconti la storia o no?
- Sì, certo che sì!
- E allora dovete aspettare, tempo al tempo!
                                                                                                   ***

Tomelilla, seduta sulla sabbia bollente di quei primi giorni di Giugno, osservava il volo dei gabbiani che piroettavano nell’aria disegnando allegre figure geometriche. 
Le onde spumose le bagnavano i piedi e, con una mano posizionata sugli occhi, guardava l’orizzonte.
Ad un tratto, un fruscio, la distolse dalla meravigliosa vista. Cautamente girò la testa, ma non vide nulla. Sulla sua faccia comparve un sorrisetto soddisfatto e, così, si rimise a guardare il mare.
- Duff ti ho visto! – sussurrò.
Nessuno rispose.
- È inutile che ti nascondi, so che sei tu! – continuò.
- Allora è proprio vero che non ti si può fare nemmeno uno scherzo Lillà!
- Eh già, lo hai capito solo ora, Duff?
Il signor Burdock fece capolino dalla vecchia barca ritrovata da poco sulla spiaggia.
Indossava due stivaloni fangosi e una giacchetta estiva rovinata dal sole.
- Da dove arrivi Duff, vestito in quel modo?
- Stiamo costruendo un rifugio per i castori, dopo il problema di qualche anno fa è meglio evitare – disse avvicinandosi e sedendosi vicino a Tomelilla.
- Ah sì, ne avevo sentito parlare. E di questa barca mi sai dire qualcosa? – indicò la grossa barca accasciata sulla sabbia.
- No, nessuno riesce a capire come ci sia finita lì. Le uniche cose che abbiamo trovato a bordo sono un martello e dei chiodini di ferro.
- Beh, non lo trovi strano? Insomma non si sa come sia arrivata qui e le uniche cose trovate sono un martello e dei chiodi?
Duff si grattò la testa.
- Sì certo è stano, ma magari il resto della roba è dispersa  in mare. Devi considerare che la barca è rotta su un lato, questo significa che c’è stato un incidente e quindi la roba potrebbe …
- Si, ho capito dove vuoi andare a parare.
                         ***

Pervinca camminava trascinando i piedi.
- Ancora non ne vuoi parlare?
Lei scosse la testa.
- Ok, ma potresti tirare fuori un sorriso?
Di nuovo scosse il capo.
- E va bene Vì. Però dobbiamo sbrigarci, tua zia ci sta aspettando!
- Mi vuoi dire cosa stiamo andando a vedere in spiaggia? Sappi che non sono proprio dell’umore!- brontolò continuando a trascinare i piedi.
- Questo lo avevo capito!
La spiaggia si intravedeva in lontananza e io ero eccitata di vedere la “misteriosa meraviglia” arrivata in città!
Mi misi a volare più veloce, ma Vì non voleva proprio starmi dietro.
- Muoviti, siamo arrivate!
Sospirò e cominciò a trotterellare fino a dove il cemento si trasformava in sabbia.
Vedemmo Duff e Tomelilla che chiacchieravano seduti in riva al mare.
Io volevo lasciarli ancora qualche istante di intimità, ma Pervinca non ci pensò nemmeno un momento.
- … ZIA!
Tomelilla si voltò.
- Ehi, Vì! Come è andata a scuola?
- Mah!- esclamò facendo capire di non volerne parlare.
- Capisco.- disse lei alzandosi e scuotendo la gonna per cacciare via la sabbia.
- Beh, è meglio che vada! Quel rifugio per castori non si finirà da solo! Ragazze.- disse facendo un inchino da gentiluomo.
Noi facemmo lo stesso.
- Allora, Pervinca ti presento “LA BARCA MISTERIOSA”!- disse la strega con un pizzico di teatralità.

Pervinca girò la testa a 180° più volte fino a quando scorse un piccolo vascello affondato nella sabbia.
- E quello cos’è?
- Beh, vieni, avvicinati Vì!
Volai fino a posarmi sull’estremità di un remo e Pervinca mi seguì. Mi affacciai all’interno e vidi la grossa rottura sullo scafo.
Vicino a questa si intravedevano dei chiodi e un martello. Pervinca la guardava incredula. Fece scivolare la mano lungo il passatoio. Poi si fermò di scatto e si girò verso Tomelilla.
- Cos’è?
- Una barca!
- Grazie, fin qui c’ero arrivata zia! Intendevo dire da dove viene e di chi è, insomma raccontami!
- In realtà non c’è molto da raccontare, tutto quello che sappiamo è quello che vedi. Non abbiamo trovato nulla a bordo che ci riconducesse al suo passato, soltanto un martello e quattro chiodi.
- Solo questo?
- Sì!
- Mmm … strano non trovi?- disse Vì con fare investigativo.
Sua zia annuì.
- Davvero molto affascinante, ma adesso vorrei andare a casa! È stata una giornataccia e ho bisogno di mangiare prima di tornare a … - fece un sospiro – Possiamo solo tornare a casa?
Io e Tomelilla ci guardammo e poi annuimmo sospettose.
Cosa era successo di tanto orribile a scuola? Lo scoprimmo solo a pranzo, quando finalmente vuotò il sacco.
- E tu in tutto questo non ti sei accorta dello scambio?- disse Dalia dopo aver ascoltato tutta la storia.
- No, davvero no.
- Beh, sono certo che lei abbia esagerato, ma potevate trovare un compromesso per il progetto.- disse Cicero addentando una fetta di pane.
- Io c’ho provato, ma discutere con la signora Pimpernell è impossibile!
- Confermo, io stessa ho cercato di discutere con lei.- dissi cercando di difendere la mia streghetta.
Nessuno dei presenti a tavola disse più nulla e la faccenda si concluse tra un boccone ed un altro.
Povera Vaniglia! Per colpa dei suoi pidocchi era stata condannata a mangiare da sola in salotto. Nessuno poteva starle vicino, tranne me: ero l’unica che avrebbe potuto starle vicino senza diventare affetta dall’epidemia. Così, sentito quello che Pervinca doveva dire, andai a farle compagnia.
Aveva acceso la radio e una piacevole melodia jazz le teneva compagnia.
La poverina aveva dovuto sorbire un trattamento speciale con un pettine a denti fini e uno sciampo apposta. comprato in farmacia. Adesso indossava una strana cuffia che le ricopriva ogni traccia di capelli.
Mi avvicinai a lei. Il suo piatto era ancora colmo di cibo ed era stato emarginato al bordo del tavolo; lei stava scrivendo su un blocchetto. Appena si accorse di me, volse il blocchetto faccia al tavolo e poi mi sorrise.
Io la osservavo sospettosa, ma non le dissi nulla. Le chiesi solo:
- Non hai fame oggi?
- Non tanta, aspetterò il secondo.- sospirò.
- Qualcosa non va?- cercai di avviare una conversazione e allo stesso tempo di capire cosa stesse succedendo.
- No.- fu la sua risposta secca.
Poi, con un sorriso, versò dell’acqua nel bicchiere e la bevve tutta d’un fiato.
 


 
  
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