Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: MaikoxMilo    28/07/2014    4 recensioni
Svegliarsi da un coma non è facile, né per chi si trova in quella particolare situazione in prima persona, né per chi vi è fuori... No, non esiste "essere fuori" per chi sta rischiando di perdere una persona cara, perché il senso di perdita è così opprimente da toglierti il tuo stesso respiro, da spingerti a fare di tutto per salvarla...
E poi il risveglio, doppio, se possiamo dire... Perché non puoi mai sapere cosa ti riserverà il futuro, perché non puoi mai sapere cosa accade se le vite del passato e del presente si incontrano...
Seguito de "La guerra per il dominio del mondo" della quale è necessaria la lettura. Personaggi Lost Canvas e serie originale.
(Fanfic in fase di riscrittura)
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Aquarius Degel, Nuovo Personaggio, Scorpion Kardia, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 40

 

ADDIO, AMICI...

 

1 settembre 2011, mattina

La luce del sole, che entra di soppiatto dalla finestra, ferisce i miei occhi, spingendomi così a nascondermi sotto le coperte nell'estremo sforzo di non pensare a ciò che l'avvento del nuovo giorno porta con sé. Vorrei tanto non avere alcuna ragione per alzarmi e fare ciò che deve essere fatto, ma purtroppo so perfettamente che ho più di un motivo per trovare, dentro di me, la forza per andare avanti, non voltandomi più indietro in quest'epoca che tanto mi ha fatto provare...

“Svegliati, dormigliona! L'allodola ha già cantato per sancire il sorgere del sole!” mi avverte Dègel, accarezzandomi la fronte per farmi ridestare. La consueta sensazione di tepore mi invade il petto, così come il sapore agrodolce che ha per me questo risveglio. Oggi è il giorno... un mese esatto da quando mi sono svegliata nel 1741...

“Mmmmm, l'allodola deve essersi confusa, è presto... è tremendamente presto !” ribatto, voltandomi dall'altra parte. Non sono ancora pronta... non voglio!

Alle mie orecchie giunge quasi subito il suono della risata cristallina di Dègel che ha il potere di farmi aprire le palpebre: effettivamente la luce del sole è sempre più intensa fuori, penetrando nella stanza con sempre maggiore intensità. Non posso più negare l'avvento della mattinata...

“Sei... stupenda, Marta, anche tutta arruffata dopo la notte appena trascorsa. Vorrei poterti dire che è ancora notte, che le stelle brillano nel firmamento e che abbiamo ancora tempo, ma, ahimè, così non è...” si lascia sfuggire Dégel, sospirando sonoramente e allontanandosi da me per rivestirsi.

Sbuffo sonoramente, voltandomi nella sua direzione per guardarlo meglio. In particolare, il mio sguardo si sofferma nell'ammirare il rapido movimento delle sue mani che abbottonato con grazia la camicia sopra la pelle nuda. Tossicchio più volte, sentendo una sensazione di calore invadermi nuovamente le gote fino a raggiungere tutto il corpo: certo, ha avuto la massima cura di indossare i pantaloni prima del mio risveglio, ma è comunque uno spettacolo meraviglioso; uno spettacolo... che non vedrò mai più. Una fitta improvvisa a metà tra il ventre e il petto mi mozza drasticamente il respiro; decido ancora una volta di sforzarmi di non darci peso.

“Perdonami se ti ho spaventato ieri con la mia venuta qui, ma ero veramente disperata...” biascico, distogliendo lo sguardo.

Dègel nega con la testa, lasciando la camicia leggermente sbottonata sul petto:

“Non c'è nulla per cui ti debba scusare, anzi mi ha fatto piacere passare quest'ultima notte con te. E' stato come un... ehm, sogno!” mormora, passandosi la mano tra i ciuffi nel tentativo di mascherare l'imbarazzo. Poco dopo lo vedo legarsi i capelli dietro con un laccio nel tentativo di alleviare la sensazione di caldo opprimente, del resto ha i capelli davvero lunghi, più lunghi rispetto a come li tiene mio fratello Camus.

A questo punto mi alzo anch'io in piedi, del tutto rassegnata, aspettando che Dègel finisca le sue manovre per poi correre ad abbracciarlo, con un cipiglio di disperazione.

“Grazie di tutto! Ti sei preso cura di me per tutto questo mese, mi hai insegnato un sacco di cose, non solo tecniche nuove che potenzierò, ma anche cose che non sapevo. Mi sento così fortunata... ad averti conosciuto!” gli dico, grata, affondando la testa nell'incavo della sua spalla.

“Urgh, n-non ho fatto nulla di eccezionale, piccola rondine! E' stato... è stato così bello prendermi cura di te e avere qualcuno da proteggere... - risponde, ricambiando goffamente il gesto - Già, sei proprio una rondine, ora che sta arrivando settembre ti prepari a migrare, e lo farai, con tutte le forze, i sogni e le speranze che porti nel tuo grembo. Chissà quanto ancora vedrai, di questo meraviglioso mondo... meriti ogni bene, Marta, spero con tutto il cuore che tu possa essere felice..."

Le parole, pur gremite di così tanta speme, vengono pronunciate in un leggerissimo tono tremante, come se, colui che le esprime, stesse compiendo una notevole fatica per controllarsi. Stringo ancora di più le dita sul suo corpo, non vorrei davvero andarmene, non vorrei lasciarlo... di nuovo... ma non ho parole da dire in un simile frangente. Passa qualche secondo, prima che riesca a recuperare la mia voce, faccio per aprir bocca per dirgli qualcosa, qualunque cosa, ma la porta di apre all'improvviso, rivelando un Camus tutto trafelato dietro di sé.

“Dègel, è arrivato il momento di... urgh!” si interrompe, capendo la scena davanti a sé. Mio fratello fa qualche passo indietro, non sapendo bene come comportarsi davanti a quello spettacolo, nello stesso momento io faccio per allontanarmi da Dègel, vergognandomi a mia volta di essere stata vista in un momento così intimo, per fortuna è l'antico Acquario stesso a sbloccare la situazione, trattenendomi contro il suo petto in un ultimo disperato desiderio di saggiare la mia concretezza.

“Di già...quel momento è già giunto... - sussurra con voce roca, mentre un'ombra scura avvolge i suoi occhi e il suo corpo trema – Va bene ordunque, andiamo alla tredicesima casa. Come mi hai detto tu ieri, Crono deve riportarvi all'epoca a cui appartenete, inoltre anche gli altri Cavalieri vi vorranno salutare!” afferma poi, sciogliendo infine, non senza rammarico, la stretta su di me.

Annuisco, sorridendo amaramente, poi seguo senza il minimo entusiasmo Camus e Dègel al piano di sotto. La direzione è una sola: l'ultimo tempio... gli ultimi saluti.

Durante il breve cammino, percepito dalla mia mente come un vero e proprio supplizio, non parlo, limitandomi ad osservare sconsolata il cielo sopra di me. A dispetto del via vai irrefrenabile degli uccellini, dal cielo cobalto e del muoversi lentamente delle nuvole, tutto ciò che è intorno a me viene visto dal mio sguardo come un qualcosa di assolutamente inaccettabile. Il tempo sta continuando egoisticamente a scorrere, così continuerà a fare, che io lo voglia o no; ma il mio, di tempo, è fermo, bloccato tra le spire di un singhiozzo e di un sospiro che non posso far trapelare all'esterno.

Camus e Dègel rispettano il mio silenzio fino alla tredicesima casa, tuttavia, una volta là, un fitto chiacchiericcio invade le mie orecchie, costringendomi a tornare alla dolorosa realtà. Neanche il tempo di mettere a fuoco le persone intorno a me che l'uragano Michela mi investe in pieno, rischiando di farmi cadere. La mia amica sembra davvero al settimo cielo, talmente 'soleggiata' da essere quasi accecante al mio sguardo. Tutta questa vivacità non è affatto contagiosa, quasi mi da fastidio, più o meno come un granello di sabbia nell'occhio.

“Marta, non è meraviglioso?! Torniamo a casa! TORNIAMO FINALMENTE A CASA!!!” esclama, stritolandomi nella sua solita morsa.

“Che culo...” ironizzo, allontanandomi da lei e tornando a fissare il cielo sopra di me. Dovrei reagire, forse, ma sento di non riuscirci: se già sono così ora... che ne sarà di me una volta tornata nel 2011?! Per la prima volta mi rendo conto che la paura di mio fratello, espressa al ballo, sia più tangibile che mai. Io... finirò a pezzi, lo sento... è la cieca convinzione di un disperato che sta cadendo in un dirupo e che già, prima dell'urto nefasto, percepisce il dolore del colpo anzitempo.

Michela fa per raggiungermi nella chiusura a riccio che ho manifestato, ma fortunatamente, prima di compiere qualche avventatezza, viene fermata proprio da Camus.

“Michela, vai da Francesca! Marta è stata male stanotte e, come sai, in questi frangenti non ama essere toccata, è come me in questo!” afferma lui, guardando la mia amica negli occhi. Deve avere intuito il mio stato d'animo, gli sono grata per il suo intervento.

La ragazza annuisce, pur rimanendo stranita dal tacito rimprovero del maestro, poi si dirige verso Francesca, Sonia, Milo, Federico e Crono al centro della sala, attorniati dagli altri Cavalieri d'Oro.

"Sono con te, lo sai..." mi sussurra Camus, afferrandomi dolcemente il polso per farmi percepire la sua vicinanza.

Non vorrei nessuno in questo momento, non ho mai voluto nessuno nei momenti più difficili della mia vita, ma sorprendentemente la sua mano calda mi riscuote. Alzo infine gli occhi, lentamente. Prima di arrivare al suo viso, però, gli percorro tacitamente il braccio con lo sguardo. Mi soffermo ancora una volta sui lividi -dei veri e propri ematomi, sembra quasi lo abbiano picchiato!- delle iniezioni, persino più scuri dei giorni prima, su quei versamenti che sembrano ancora così dolorosi. Fanno male al solo vedersi, la piega del gomito ne è piena, e così fino ad arrivare alla spalla, anche se più rarefatti. Mi sento mancare, la testa mi gira e le gambe rischiano di cedermi.

"MARTA!"

E' nuovamente lui a prendermi e sorreggermi, a trattenermi contro di sé, ad abbracciarmi, facendomi percepire la sua vicinanza. Ho il respito rotto, sembro avere il singhiozzo, mentre, serrando la mascella per impedirmi di gridare, gli stringo il tessuto della maglia, ricambiando la stretta.

"Sono stanca, Cam, STANCA, di vederti ridotto così e di doverti fare ancora più male per guarirti..."

"Marta... - mi chiama ancora, con voce dolce. E mi viene da piangere, ma non lo farò - non devi preoccuparti ancora così per me, questi sono nulla, spariranno in fretta, più di quanto credi. Ora dobbiamo pensare a te!" mi sussurra, sorreggendomi la nuca con una mano.

"Rimani... rimani con me, ti prego! Non... Non ce la faccio da sola!" lo supplico, cercando di rendere più ferma la mia voce già traballante.

Lui annuisce, mi tiene vicino a sé, accarezzandomi dolcemente la schiena per calmarmi, posando poi il mento sopra la mia testa.

"Sono qui, al tuo fianco, mi puoi percepire! Devi cercare di essere forte, piccola mia!"

Annuisco, ingoiando il magone, mentre lui mi culla brevemente, posandomi un bacio tra i capelli con estrema naturalezza.

"Più forte... - continua poco dopo, tremando più intensamente - di quando hai dato il tutto e per tutto per rianimarmi!"

"Fratellino..." biascico, aumentando la stretta su di lui. Che cosa hai provato, Camus, in quei momenti? Mi hai visto in terza persona, come narrano taluni a cui il cuore si è fermato? Hai visto me che pressavo sul tuo torace in quel modo orribile? Oppure..?

"La mia vita era già volata via, ma tu l'hai riacciuffata... - sussurra ancora, sempre più amozionato, come a rispondere alle mie tacite domande - Non ti sei arresa, l'hai trattenuta strenuamente tra le tue dita per non farla più sfuggire via, perché sei una guerriera, Marta. E, ancora una volta, forse la più difficile, ti chiedo di essere coraggiosa, più di quei momenti!"

Annuisco, ingoiando a vuoto, prima di strizzare gli occhi e nascondermi nel suo ampio petto che ora pulsa nelle mie orecchie.

"Ti voglio tanto bene, Camus!" borboglio, cercando di essere più chiara possibile.

"Anche io, mia intrepida lucciola!"

Riesco infine a riprendermi, sorridendogli alla ben meglio, ancora una volta rincuorata da averlo al mio fianco, poi mi convinco a seguirlo, mentre, a passi tardi e lenti, ci avviciniamo ai nostri amici. Dègel, invece, si dirige verso i suoi compagni, il capo chino per mascherare il suo malessere crescente.

Li osservo tutti ad uno ad uno, soffermandomi sui loro lineamenti e sulle peculiarità che ognuno ha, tuttavia mia accorgo ben presto che manca qualcuno di estremamente importante per me, un qualcuno che più di ogni altro, persino di Dègel, è riuscito a mettermi a mio agio in questo mondo sconosciuto...

“D-dov'è Cardia?” chiedo, titubante, avvertendo il peso della sua assenza.

Milo distoglie la sguardo, poi mi mette le mani sulle spalle, facendomi voltare delicatamente verso di lui.

“Ascolta, Marta... - inizia, serio in volto – non credo che Cardia verrà, l'ha presa molto male, piccola... Stamattina ho provato a convincerlo, ma è stato inamovibile!” mi sussurra, scompigliandomi con affetto i capelli nel tentativo di risollevarmi il morale.

“Ho... ho capito!” biascico, abbassando lo sguardo nel ripensare alla sua reazione il giorno prima.

“Ieri è arrivato in lacrime e si è chiuso in camera... è stato impossibile farlo uscire! Anche noi non siamo riusciti quasi a salutarlo” mi spiega tristemente Sonia, avvicinandosi con l'intento di consolarmi.

Rimango in silenzio, mantenendo gli occhi sul pavimento mentre tutti i miei pensieri sono rivolti al mio migliore amico. Chissà forse è meglio così, rivederlo incrementerebbe di più il dolore che sto già provando nell'abbandonare quest'epoca, eppure...

“Bene, io direi di cominciare quest'ultima riunione, prima di fare un breve, ma intenso commiato, agli avventurieri di un'altra epoca...” comincia Sage, alzandosi imperiosamente in piedi.

Ma io non lo sto praticamente ascoltando, essendo completamente persa nei miei soliti pensieri che spesso sono in grado di estraniarmi dalla realtà: vederlo di nuovo mi farebbe solo soffrire, ben conscia che non potrò più farlo, ma forse... forse non salutarlo neanche sarebbe fin peggio!

“... Certo non c'è stato il tempo fisico per approfondire la conoscenza, ma è altresì vero che questi giovani ragazzi rappresentano il futuro che noi, con le nostre gesta spianeremo alle generazioni che verranno, per cui... qualcuno sente il bisogno di dire qualcosa?”

Nella stanza intanto ricade il silenzio. Nessuno dei Cavalieri sembra intenzionato a intavolare un discorso, almeno finché Sisifo non tossicchia appena con l'evidente intenzione di prendere parola, appoggiandosi poi una mano sul petto con fare sentito. Quel semplice gesto è in grado di sbloccare del tutto il mio cervello, ora finalmente in grado di ricordare ciò che, per un attimo, rischiavo di tralasciare.

“GRANDE SACERDOTE!!! CRONO!!! - urlo ad un tratto, dirigendomi verso il dio del tempo come una furia scatenata – Ritardate la partenza di qualche minuto, per favore, devo dare una cosa a Cardia!!!”

Tutti i presenti mi guardano sbigottiti, confusi dal mio atteggiamento. Hanno perfettamente ragione... fino a poco fa ero abbastanza remissiva e chiusa, ora improvvisamente appaio irrefrenabile, quasi con una punta di urgenza nella voce, neanche mi avesse morso una tarantola. Ha comunque poca importanza ora.

“P-permesso accordato, Marta, ma...”

“Grazie, Crono!” strepito improvvisamente, abbracciandolo come se nulla fosse.

“Urgh... ma fai alla svelta!” si stacca velocemente lui, rosso in viso, quasi che fosse imbarazzato da un simile gesto. Tutto sommato è carino, così goffo e del tutto inesperto sui sentimenti, con quegli occhi neri, scuri, così sfuggenti.

Annuisco con decisione, scattando verso le scale come una scheggia. In pochi secondi raggiungo la Casa dell'Acquario e mi dirigo, senza alcuna esitazione, in camera mia con un unico obbiettivo per la testa. Una volta trovato, nel cassetto, l'oggetto cercato, lo prendo immediatamente, scendendo successivamente le scale con uno slancio in più rispetto a come le avevo salite.

Ci metto ben poco a raggiungere la Casa dello Scorpione Dorato, giusto il tempo necessario ad una nuvoletta di oscurare brevemente il sole, ora più brillante che mai.

“Cardiaaaa!” lo chiamo, fermandomi al centro del corridoio e guardandomi intorno... nessuno, almeno in apparenza.

“Cardia, ti prego... voglio vederti prima di andarmene!” biascico in tono supplichevole, sentendomi in qualche modo osservata ma non scorgendo nessuno nei dintorni.

Sospiro, aprendo i palmi delle mani per guardare l'oggetto: un ciondolo a forma di conchiglia che ha particolari sfumature di diversi colori.

Attendo qualche minuto nella speranza che Cardia si palesi davanti a me, ma non vedendolo in alcun modo prendo atto, a malincuore, della sua decisione.

“Va bene, Cardia... so che mi stai ascoltando, anche se non ti vedo. Io vorrei solo farti sapere che... - prendo un profondo respiro – ...di tutta questa bizzarra avventura, tu sei stato la cosa più bella che mi potesse capitare; tu per primo mi hai voluto conoscere, malgrado fossi nient'altro che una sconosciuta, tu per primo mi hai fatto sorridere e, sempre tu per primo, sei stato in grado di farmi sentire a mio agio. Grazie... grazie di cuore per tutto!” affermo, quasi commossa, voltandomi e dirigendomi verso l'uscita a capo chino.

“Nnn... no, aspetta!”

Spalanco gli occhi e mi giro in direzione della voce, riuscendo a scorgere Cardia semi-nascosto dall'oscurità di una colonna. I suoi occhi sono arrossati e il viso pallido ha ben poco di quella luce irriverente che sempre lo ha contraddistinto.

“Oh, Car...” biascico, facendo per precipitarmi ad abbracciarlo.

“N-no, non guardare il mio viso... Sono messo peggio di uno straccio, mi faccio pena da solo e inoltre...” mi avverte lui, cercando di nascondersi con il braccio destro.

Automaticamente i miei occhi indagano ancora di più sulla sua figura, notando che anche i ciuffi ribelli hanno preso una piega del tutto innaturale, quasi come se avessero ingaggiato battaglia in chissà quali terreni sconosciuti.

“Il tuo viso... i tuoi occhi... dici di essere messo peggio di uno straccio, ma cosa vuoi che mi importi?! Sei sempre tu, in qualunque forma appari!” esclamo, appendendomi di getto al suo collo e venendo in contatto con il gelido metallo della sua armatura (chissà poi perché la indossa?!), così tremendamente diverso dal calore che gli è proprio. Cardia non ricambia il gesto e non incrocia il mio sguardo, semplicemente subisce passivamente, in un modo di fare che davvero non ha nulla a che fare con la sua reale natura. E' disperato... lo si capisce anche fin troppo bene... ho come la sensazione che anche lui rischi di finire in pezzi, come me. Non posso permetterglielo nella maniera più assoluta!

“C-cosa volevi dirmi prima di andare?” chiede, in tono tremante.

Non rispondo ma gli sorrido con dolcezza. Poi, lentamente, gli passo il ciondolo intorno al collo, facendoglielo adagiare morbidamente sul petto.

Cardia, dopo un breve istante di stupore, lo prende e se lo rigira tra le mani, guardandomi con espressione interrogativa e un poco lucida.

“Ho trovato questa conchiglia a Genova e ne ho fatto un ciondolo con le mie mani. Ricordi quell'avventura, Car? Da lì è nato tutto! Ed è per questo... è per questo che lo voglio dare a te: per ringraziarti della tua presenza sempre costante e per simboleggiare il nostro legame!” spiego, sorridendogli nuovamente, prima di guardarlo con ancora più intensità.

Cardia osserva ancora un po' il regalo, poi se lo lascia ricadere sul petto, facendolo risuonare a contratto con la sua armatura. Per fortuna il ciondolo ha la capacità, per qualche istante, di far illuminare ancora una volta, probabilmente l'ultima che io possa vedere, l'espressione del mio amico, che ora sorride a sua volta nella mia direzione.

“Aha, ma guarda! E' proprio appoggiata al mio cuore e non appena mi muovo picchietta contro l'armatura di Scorpio... Il suo suono mi farà sentire la tua presenza in ogni situazione!” afferma, continuando a far riecheggiare l'oggetto e ridacchiando di conseguenza come un bambino giocoso.

Sorrido tra me e me, sentendo il peso delle lacrime farsi sempre più impellente. Proprio per questo motivo faccio per andarmene, ma Cardia, con un veloce movimento, mi avvolge in un tenero e disperato abbraccio.

“Io... io non voglio che tu te ne vada!!!” riesce solo a dire, in tono strozzato, rotto, camuffato... perché davvero non può essere la sua voce quella che fuoriesce dalla sua bocca, non può essere in alcun modo!

“Ssssh, Cardia... io sarò sempre con te, proprio qui, nel tuo cuore!” gli sussurro all'orecchio, accarezzandogli i lunghi capelli ribelli con una mano e posandogli l'altra sul petto.

Un singulto fuoriesce dalle sue labbra, più o meno come il primo pigolio di un piccolo pullo. So che sta piangendo ininterrottamente da ieri sera, so anche che continuerà a farlo quando i nostri corpi non potranno più toccarsi, ma non è da lui questo stato, non è da lui lasciarsi abbattere così tanto dalle avversità, è una tortura assistere al suo crollo psichico, ancora di più perché so di essere io la causa di questo strazio!

“Cardia, ti prego... non rendere tutto più difficile. Mi sono ripromessa di limitare le lacrime, di vivere la vita come fai tu, in modo da essere un vero e proprio sostegno per gli altri. Proprio per questo... cerca di riprenderti, ti supplico. Il tuo viso non è adatto per lasciarti abbattere dalla disperazione, non sarebbe da te, ed io desidero ricordati con la tua solita espressione sfrontata ma infantile!” gli dico ancora, soffocando un singhiozzo dentro di me; mi raschia la gola spietato, procurandomi un dolore atroce, ma non cederò.

Rimango abbracciata a lui finché non si calma un minimo, desiderando ardentemente che quella stretta possa durare in eterno. Tuttavia so che tra pochi minuti avrò già voltato le spalle a Cardia e che non avrò più occasione di vederlo... Vivrà solo nei miei ricordi, non ci sarà più nessuna vicinanza fisica tra noi, né esisterà più qualcuno che chiamerò 'Car'... tutto questo svanirà nelle pagine del tempo. Crudele... è così crudele tutto questo!

“Tu sei... la sola... a conoscere la mia più intima natura. Cerco sempre di mascherare le mie fragilità e debolezze, celandole dietro alle battute, alle risate e alle prese per i fondelli, ma con te non ne ho bisogno, non ne ho mai avuto bisogno, in realtà! – mi dice Cardia, prendendosi una breve, quanto dolorosa, pausa – Quello che mi hai fatto provare in questo mese... è difficile da spiegare a parole, perché è un universo in cui ho vissuto emozioni mai provate prima. Tuttavia ora più che mai posso dire di aver vissuto una vita piena... proprio grazie a te, Marta! Se anche dovessi morire domani io... ne sarei felice, perché ho provato tutto ciò che era necessario provare!” afferma Cardia, staccandosi leggermente da me per fissarmi negli occhi. Le mie labbra fremono più volte in cerca di qualcosa di intelligente da dire, non trovandolo. Non piange più ora, ma i suoi occhi sono arrossati, creando un feroce contrasto con le iridi celesti.

“Aha, sei buffo conciato così, sembri... non so cosa sembri! ” ammetto semplicemente, posando la mia fronte contro la sua. Sdrammatizzare in questi frangenti non è proprio il mio forte, ma oggi si vede che il mondo gira al contrario, perché anche la serietà del mio amico è del tutto innaturale.

“Mi mancherai... non immagini neanche quanto, perché il sentimento che provo per te è quanto di più forte possa esistere in questo mondo!” sussurra infatti ancora, in un'espressione che non gli riconosco propria. Poi la avverto, la sua mano si posa delicatamente sotto il mio mento, sollevandolo un po' per permettere alle mie labbra di essere in linea con le sue.

Capisco immediatamente quello che vorrebbe fare, ma non faccio niente per bloccarlo, intuendo che sarà lui stesso a fermarsi prima. Già, sarà lui stesso... lo sento!

Infatti così accade: le sue mani salgono, accarezzandomi, fino a fermarsi sulle guance appena arrossate. La sua bocca si posa sulla mia fronte, rimanendo lì per qualche secondo prima di regalarmi un timido, ma profondo, bacio.

“Grazie, Cardia... e perdonami, se puoi...” biascico, grata e rammaricata al tempo stesso. Malgrado tutto l'universo che simboleggia lui per me, non posso in alcun modo dargli quello che cerca, anche questo è tremendamente spietato...

Cardia arrossisce e si scosta bruscamente da me, voltandosi.

“Ora vai, Marta, vai da Dégel! Non voglio che tu mi veda frignare nuovamente come un poppante. Vai... c'è qualcosa di grosso fra voi, lo percepisco dall'inizio della nostra conoscenza e non posso in alcun modo oppormi. Vai... torna nella tua epoca, saluta gli altri da parte mia e non voltarti più indietro!” mi avverte in tono tremante, dandomi la schiena.

Ingoio a vuoto, il cuore che batte velocemente nel petto impregnato di dolore spasmodico. Sapevo sarebbe stato peggio rivederlo per dargli l'ultimo addio, e tuttavia non ho rimpianti: ora devo andare verso il futuro che mi aspetta!

“V-va bene, Car, grazie di tutto... Per quello che può valere, io... non ti dimenticherà mai! biascico, mentre la morsa allo stomaco aumenta di intensità.

Mi dirigo quindi verso l'uscita, ma nel momento in cui faccio il primo passo fuori dal tempio, sento la voce di Cardia richiamarmi per l'ultima volta.

“Marta, aspetta, ti ho detto di non voltarti più indietro, ma c'è ancora una cosa che ti devo dire...”

Mi fermo guardandolo interrogativamente, soffermandomi nel suo sguardo azzurrino.

“Tra non molto sarai di nuovo a casa, nel tuo tempo, Dègel ritornerà alla sue faccende... Vedi, io odio le citazioni stampate su quel mucchio di carta ammuffita che sono i libri, ma so che uno scrittore latino di qualche tipo ha detto: 'CARPE DIEM', che dovrebbe significare 'acciuffa il giorno' o anche 'cogli l'attimo'... - si prende un'altra breve pausa, sospirando profondamente - Beh, Marta... coglilo questo benedetto attimo, visto che l'altro nababbo è un nescio di prima categoria. E' la tua ultima occasione!”

Lo fisso per un ultima volta, ringraziandolo ancora mentalmente per tutto quello che ha fatto per me e che, sono sicura, continuerà a fare anche se non lo avrò più al mio fianco.

“Sì, Car, grazie...- gli sorrido, voltandomi verso le scalinate senza più incertezza alcuna – Non ti dimenticherò mai!” ripeto, mentre una lacrima capricciosa mi scivola sulla guancia sinistra, cadendo silenziosamente sulla scalinata che divide la Casa dello Scorpione da quella del Sagittario.

 

******************************

“Sono tornata, scusate il ritardo!” biascico, arrivando alla tredicesima casa senza guardare in faccia nessuno.

“Marta, ha visto Cardia?” mi chiede Milo, interdetto.

“Sì...” taglio corto, avvicinandomi a Camus. I miei occhi si posano istintivamente su Dègel, il quale però non sembra accorgersi del mio gesto, preferendo guardare altrove, verso l'orizzonte.

“Cough... cough... bene, ora che è tornata anche Marta posso dire che è stato un piacere, Cavalieri e donzelle. Anche se così ristabilirete il corso temporale, di sicuro la nostra memoria correrà sempre a voi, perché è impossibile dimenticarvi!” comincia Sage, in tono solenne.

“Sì, avete ragione, per quanto il flusso del tempo tornerà all'equilibrio iniziale, tutti noi non potremmo più ritornare come prima, perché il solo fatto di esserci incontrati in questo luogo ha mutato per sempre il nostro essere; taluni di noi persino in maniera irreversibile...” afferma Camus, guardando Dègel negli occhi per regalargli un sorriso aperto. L'antico Acquario si accorge del riferimento alla sua persona e si decide finalmente a guardarci. Non dice comunque niente, forse troppo emozionato per riuscire a spiccicare parola. Li fisso per un attimo, accorgendomi ancora una volta che mio fratello si è aperto notevolmente a causa del'esperienza appena passata, la situazione sembra quasi ribaltata rispetto al loro primo incontro.

Sisifo e Regulus nel frattempo si avvicinano a noi, il primo con la sua solita espressione gentile velata da una punta di tristezza, il secondo buttandosi letteralmente su Sonia, la quale è quasi sul punto di piangere.

“Io... vi devo ringraziare, ragazze! Avete salvato Regulus e ora sta bene per merito vostro. Siete proprio degne di essere considerate Sacerdotesse Guerriere, l'armatura sarà presto vostra!”afferma Sisifo, scompigliandoci i capelli ad una ad una.

“A-armatura? Eh? Cosa? Maestro, avremo un'armatura anche noi?!” esclama Michela, saltellando vivace.

“In verità il vostro percorso è stato un po' diverso rispetto a quello degli altri: vi abbiamo portato al Grande Tempio per proteggervi dal nemico. Tuttavia il vostro cosmo è assai ampio, quindi non ne escludo la possibilità, anche se al momento il percorso è ancora lungo e... Michela, ma mi stai ascoltando?!” esclama Camus accigliato, nel vedere che la giovane allieva ha smesso di ascoltarlo a metà strada, del tutto euforica dalla rivelazione. La vedo girare su se stessa completamente ubriaca, dicendo frasi come: "Sì! Sì! Non vedo l'ora di andare a spaccare i culi con l'armatura d'argento del panda, o dell'aquila, o, perché no, dell'orso, ahahahahah!". Eh sì, la strada è ancora lunga...

“Sarete sempre nei nostri cuori!” sancisce intanto Regulus, venendo ad abbracciare anche noi, la sua felicità, al pari di Michela, sarebbe anche contagiosa, se non avessi sempre quest'ombra grigia come filtro tra me e il mondo.

“Beh, pivelli... c'è ben poco da dire! - interviene Manigoldo, facendoci l'occhiolino – Testa alta e non abbassate mai gli occhi: così si vive, sempre!” ci saluta con un breve cenno del capo.

“Allora è il momento degli addii.. è stato un piacere! Vi auguro un buon viaggio!” afferma Albafica, mantenendo le distanze come gli è proprio.

Annuiamo automaticamente, sorridendo appena. Non abbiamo avuto l'occasione di conoscerli molto, ma è innegabile che le loro rispettive reincarnazioni, pur nella loro totale diversità, conservino ancora qualche loro traccia.

“Mi raccomando, ricordate sempre il lato dolente della vita, solo così saprete riconoscere la vera felicità!” aggiunge Asmita, con una delle sue solite massime tipiche della saggezza del suo segno.

Nella sala cade un silenzio imbarazzante, rotto solo dai passi di Crono che si avvicina a noi.

“E' arrivato il fatidico momento... siete pronti?” chiede il dio del tempo, comprensivo.

Annuisco un'altra volta, ingoiando a vuoto. La gola mi è terribilmente secca e le lacrime vorrebbero tanto uscire per liberarsi, ma le trattengo con tutte le mie forze: avrò tempo anche per quelle.

“N-no, aspettate un attimo devo aggiungere una... una cosa!” interviene Dègel, riuscendo finalmente a sbloccarsi. Tutte le sue membra tremano, gli occhi così particolarmente lucidi mi riportano alla memoria gli allenamenti passati, quando Krest lo rimproverava di cedere troppo ai sentimentalismi...

“I-io vorrei fare un discorso, posso?” ripete lui, il suono della sua voce ci giunge determinato come non mai.

“Certo, Cavaliere, in verità mi sembrava strano che non dicessi nulla, sono lieto tu ti sia sbloccato!” spiega Crono, discostandosi appena.

Degèl prende un profondo respiro, deciso più che mai a parlare malgrado la forte emozione. Io intanto non posso fare a meno di pensare a quanto quel bambino indifeso e così terribilmente spaventato sia riuscito a crescere, pur conservando dentro di lui il calore vitale dei sentimenti. Maestro Krest, se fossi ancora qui ne saresti così orgoglioso...

“Ho qualcosa da dire ad ognuno di voi, per primo Milo: sono felice di aver conosciuto personalmente il futuro di Cardia. Certo, i nostri caratteri così agli antipodi a volte ci mettono in contrasto, ma lui è importantissimo per me e darei la mia vita per salvarlo. Conserva sempre quanto ti ho detto, te ne prego, e non dimenticarlo mai... Vedo lo stesso rapporto in te e in Camus, non posso che esserne fiero. Sii paziente con lui... noi Acquari tendiamo a mascherare le nostre emozioni, risultando a volte scostanti, questo non toglie che, per noi, siete un punto di riferimento, saremmo persi senza di voi...” afferma in un fiume di parole, arrossendo un poco.

Milo sbatte più volte le palpebre, sorpreso davanti ad una rivelazione simile, ma poi scoppia improvvisamente a ridere:

“Caro Dègel, tu hai parlato di orgoglio, nonché di celare i propri sentimenti, questo mi dimostra ancora una volta quanto tu e Camus siate la stessa essenza. La vostra coltre di ghiaccio è di diversa intensità, è ridotta ai minimi termini in te, mentre in chi mi sta a fianco è stata, in passato, spessa e profonda come il permafrost, tuttavia è presente comunque in ambedue. Fortuna vuole che, sia Cardia che io, siamo perfettamente consapevoli di ciò che si cela dietro, quindi non preoccuparti se non riesci ad esprimere i tuoi sentimenti. Lui sa, perché anche io so!” ribatte Milo, abbracciando con forza la reincarnazione del suo migliore amico. L'antico Acquario assapora quell'autentico gesto di affetto, ricambiando maldestramente la stretta, poi si avvicina alle mie amiche.

“Michela, Francesca e Sonia... - inizia Dègel, con un largo sorriso – Ho ammirato la vostra temperanza e il vostro coraggio più di una volta, rimanendone sbalordito. Giovani fanciulle, siate sempre l'orgoglio dei vostri maestri... sempre, in qualunque momento, e ricordate: le vostre potenzialità sono infinite, come le stelle in cielo, solo voi avete il potere di scegliere l'assoluta libertà, lo avete dimostrato, non dimenticatelo mai!”

“Daremo il massimo, anche in nome tuo! Non possiamo in alcun modo dimenticarti!” afferma Francesca, facendo da portavoce per le altre due.

Dègel sorride, arrossendo appena:

“Grazie... affido a voi il futuro!” ribatte, avvicinandosi poi alla sua reincarnazione.

“C-Camus, il nostro primo incontro è stato burrascoso e non c'è stata sempre concordia tra noi. All'inizio avevo difficoltà a comprenderti, perché eri così tremendamente diverso da me, così lontano dalla mia più intima natura... Avevo, credo, soggezione della tua persona, eppure il desiderio di conoscerti è sempre stato ben vivo in me, non si è mai assopito. Con l'avanzare della conoscenza ho imparato ad apprezzarti, a stimarti... quando poi ho visto cosa volevi fare e, soprattutto, per quale motivo volessi farlo, mi son detto che non avrei mai raggiunto il tuo livello - inizia a spiegare Dègel, in evidente disagio. Camus non fiata, si limita ad osservarlo con espressione seria - Sai... sei un mio pari ma ti vedo quasi più come un maestro, in effetti rassomigli molto al mio mentore Krest, il tuo portamento, i tuoi modi di fare, i tuoi pensieri, tutto mi riporta alla memoria quell'uomo, che tanto ha significato per me. Avrei tanto voluto passare più tempo con te, amico mio, davvero... perché sei una persona straordinaria, Camus, malgrado le nostre divergenze. Ti supplico, continua a vivere anche per me, lo meriti! Vivi per te, per le tue allieve, per le persone che hai salvato e che continuerai a salvare. Sono fiero di essermi reincarnato proprio in te!" conclude, gli occhi leggermente lucidi, stringendo la mano di mio fratello in un gesto sincero.

Una nuova espressione di meraviglia scorre sul viso di Camus, sbalordito dalle parole di Dégel. Lo vedo arrossire, abbassare brevemente lo sguardo alla ricerca delle tanto agognate parole. Poi, stupendo tutti i presenti, lo vedo posare la mano sulla spalla dell'antico Acquario, ricordando davvero un rapporto docente-discente.

“Come avrai capito, non ho minimamente la tua padronanza lessicale quando si tratta di parlare dei proprio sentimenti, tuttavia anche io ho bisogno di dirti ciò che sento... - inizia a parlare mio fratello, fremendo visibilmente - Hai detto che ti rammento il tuo mentore, ebbene, anche tu mi ricordi una persona a me molto cara: sto parlando di Hyoga, il mio primo allievo. Esattamente come te, anche lui si fa prendere molto spesso dai sentimenti e dalle emozioni. Nonostante i miei insegnamenti di non farlo, di non cedere, lui non ha mai rinunciato a essi. Un tempo pensavo che questo fosse sbagliato, che sarebbe morto presto, che dovevo fermarlo prima che fosse troppo tardi, invece... invece, a conti fatti, è lui che mi ha insegnato innumerevoli cose, regalandomi la capacità di amare e voler proteggere qualcuno. Tutto questo è per dirti che, è grazie a lui se ho potuto arrivare a questo punto, ed è grazie a te se ora sento di essere un maestro migliore per le mie giovani allieve. Ciò che mi hai dato, Dégel, è qualcosa di insostituibile, ed io ti prometto che... che avrò cura di Marta e delle altre, loro sono il mio mondo, grazie a questa esperienza sento di potermi approcciare a loro senza quel filtro grigio che, per tutta la vita, ha oscurato le luci intorno a me. Solo... ti ringrazio, Dègel... è grazie a te se ora mi sento rinato!"

Li osservo con immensa tenerezza, sentendomi immensamente fiera di loro. E' vero, hanno avuto diversi disguidi ma ora mi fratello è cresciuto, capendo ancora una volta di più che i sentimenti non sono, di per sé negativi; anche Dégel farà tesoro di questa esperienza, ne sono certa. Forse avrebbero potuto diventare anche ottimi amici se il tempo ce lo avesse permesso, se Dégel, fra due anni non... NO, non ci devo pensare, non è il momento adesso!

Così presa dalle mie cogitazioni, quasi non mi accorgo che proprio Dègel sta camminando, con la sua solita eleganza, proprio nella mia direzione.

“M-Marta, ho pensato e ripensato a cosa dire per accomiatarmi da te, ma nonostante i miei sforzi non so proprio da dove cominciare, è così difficile sintetizzare tutto ciò che ho provato con te nell'arco di questo mese...” inizia titubante, facendomi immobilizzare seduta stante.

“V-vorrei che ci provassi comunque...” mormoro, posando una mano sul petto per trattenere i battiti irrefrenabili del mio cuore.

“D'accordo. Quando ti trovai svenuta per terra, con quelle orribili ferite sul tuo corpo, ebbi immediatamente l'istinto di proteggerti. Sembravi così piccola e fragile, più o meno come un rondone finito a terra e del tutto impossibilitato a spiccare un nuovo volo senza l'aiuto di qualcun altro... ma ben presto mi accorsi che tu eri tutto meno che indifesa, e che il tuo cosmo era sin troppo potente per appartenere ad una ragazza qualsiasi. Iniziai quindi a conoscerti e ad apprezzare la tua forza, eppure il mio desiderio di sostenerti in qualunque circostanza non crollava mai, anzi cresceva in concomitanza, come l'affetto sempre più forte... e anche adesso, che dobbiamo separarci, se solo ne avessi la facoltà, ti urlerei di rimanere al mio fianco... - si interrompe, incapace di proseguire. Automaticamente le sue guance si colorano di rosso porpora, non so quanto andrà oltre, forse si è già esposto troppo – Uuuufff, è da tempo che mi chiedo quale sia il reale sentimento che nutro per te, non riesco ad acquietare la coscienza, non so cosa vorrei, o forse sì, ma so anche di non poterlo avere. Credo... credo di essere ancora confuso, sai, di certo è così, sto fraintendendo ancora e ancora e... per Atena, sembrerò davvero un idiota in questa circostanza, scusami se ti sto mettendo in imbarazzo!” sproloquia, sempre più rosso in viso, del tutto incapace di articolare bene ciò che sente. E d'altronde, come può?! Come può confessare di essere innamorato di due donne?! Lui non sa... e deve continuare a non sapere, però... Mi risuonano alla mente le parole d Cardia: presto torneremo alle nostre faccende, è l'ultima occasione...

"Piccola mia, io... sei una persona importantissima per me, sai? Nel vedere il rapporto che c'è tra te e Camus mi dico che sia normale provare questo sentimento così grande, eppure..." biascica ancora Dègel, abbracciandomi improvvisamente. Non prosegue più. Nascondo il mio viso nella sua camicia, di nuovo incerta. E' evidente che la situazione è in stallo, dovrei prendere la parola io e rivelargli ciò che sento, ma mi sembra quasi di sforzarlo, dannazione, come devo reagire? Come farebbe Seraphina, come farei io, oppure ancora una volta, l'ennesima, lascio cadere il discorso?!

“Detesto dovervi interrompere proprio adesso ma il tempo ultimo è arrivato: dobbiamo partire!” sentenzia Crono, cominciando ad espandere il suo divino cosmo ai limiti delle sue potenzialità. E vaffanculo, però, Crono, proprio adesso dovevi intervenire?!?

Dègel si stacca in fretta da me, cogliendo al balzo l'idea di fermarsi ancora una volta, l'ultima, perché non ce ne saranno più. Nello stesso momento abbasso lo sguardo fino alla punta dei piedi, compiendo un passo indietro. Gli occhi di tutti puntati su di me.

“Ugh, e va bene dunque... prepariamoci al conato di vomito che ci catturerà appena arrivati a destinazione!” scherza Michela, attaccata al braccio di Francesca. Intanto i nostri corpi si cominciano a dissolvere in quell'immensa area di luce che è il cosmo di Crono... Sto quasi per chiudere irrimediabilmente gli occhi, arrendendomi davanti all'inevitabile, quando le ultime parole del mio amico Cardia mi risuonano limpidamente in testa: "io te lo avevo detto che era nescio, eh, ricordati il CARPE DIEM!"

E al diavolo anche l'esitazione, quindi! Decido in un lampo, afferrando la mano di Dègel, che si volta di scatto verso di me, gli occhi lucidi e le lacrime a permeare quei profondi zaffiri che sono le sue iridi.

“M-Marta?” chiede, interdetto, sbilanciato dal mio gesto.

“Dègel, io so cosa è il sentimento tra noi, l'ho sempre saputo, fin dai tempi dell'addestramento...” inizio, tirandolo ulteriormente verso di me. Sto sparendo nel nulla, ma ho ancora un po' di tempo...

“M-Marta, c-cosa stai...?” chiede ancora lui con un'espressione sgomenta dipinta sul be viso. Non posso più fermarmi, ormai, non posso più interferire, pertanto... pertanto, almeno i miei sentimenti, li voglio dichiarare. Lascio quindi libera la briglia che controlla le mie emozioni, le lascio zampillare fuori, senza più alcun controllo.

Le mie labbra, con un rapido gesto, si posano sulle sue, morbide come pesche vellutate. Automaticamente il leggero sapore di inchiostro che gli è proprio mi inebria tutti i sensi, facendo fremere ancora di più il mio cuore già completamente impazzito. Mi fa male... la stretta al petto che mi pervade, mi duole da morire, mentre una sensazione di urgenza, che so che non può essere accontentata, si fa largo in me, dandomi brividi di piacere ancora più intensi. Potrei... smarrirmi nel suo mondo, sarebbe un perdersi delicato e rassicurante, come un sogno in una notte di lunga estate.

Dischiudo leggermente le palpebre, riuscendo ad intravedere l'espressione ricolma di sorpresa di Dègel: i suoi meravigliosi occhi blu sono sbarrati in un tacito sussulto, mentre il suo corpo trema vistosamente, probabilmente preda dei brividi come il mio.

Che cosa provi, caro Dégel, in questo momento? Hai forse... capito il mio tacito messaggio? Di certo quando fra pochi secondi scomparirò ti imbarazzerai tantissimo, chissà, forse Manigoldo ti prenderà in giro, e Cardia capirà tutto al volo in un istante, come di consueto. Quale che sia la tua reazione, non ci sarà più alcun contatto tra noi, forse sono stata un poco egoista a metterti in una situazione simile, me ne rammarico, ma non ne potevo più Perdonami se puoi, vecchio amico di un tempo con cui trascorsi l'infanzia, perdonami... i sentimenti sono così difficili da controllare, proprio per questo rappresentano una grande forza per noi piccoli esseri umani.

Mi stacco lentamente da lui, avvertendo il peso dell'oscura incoscienza farsi sempre più forte e spietato.

“Io... ti amo, Dègel... con tutta me stessa!” riesco solo a sussurrargli all'orecchio, prima di svenire e sparire così del tutto come polvere nel tempo.

Sorrido amaramente, mentre l'immagine di un Dègel, che mi fissa sgomento con le guance completamente rosse, mi accompagna verso l'oblio. Sei sempre stato così puro, piccolo ponte che unisce Bluegrad al resto del mondo, eppure non una volta hai esitato a difendere il luogo che tanto amavi. Le nostre strade si dividono qui, affido a te tutto il resto, Dégel!

 

 

 

Angolo di MaikoxMilo

Ed eccoci giunti all'ultimo capitolo di questa storia, ora manca solo l'epilogo, e poi si potrà dire finalmente conclusa questa seconda storia che mi ha fatto passare momenti bellissimi (anche se il ritardo è stato, ahimé, una costante in questa fanfic). Ringrazio ancora una volta tutti quelli che hanno seguito e/o commentato e/o messo la storia tra le preferite o tra le seguite. Grazie di cuore a tutti come sempre :) e all'epilogo!

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: MaikoxMilo