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Autore: kiera    28/07/2014    0 recensioni
Comincia tutto con uno scontro e delle rose bianche; una donna può forse insegnare cos'è l'amore al nostro venerabile sanzo?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Nuovo Personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Sanzo in love


“Sol colui che non
ha mai sofferta ferita alcuna
ride delle cicatrici”
(Shakespeare Romeo e Giulietta)

I nostri quattro protagonisti continuano il viaggio con i soliti schiamazzi della scimmia e del kappa. La “routine” viene interrotta da il solito gruppo di demoni che volevano portare via il sutra del monaco. Il combattimento non era nulla di esaltante per loro era “normale amministrazione” ma quel giorno ci fu un inconveniente durante il combattimento la veste di Sanzo venne strappata in più punti. Il monaco pensò di sostituirla con la veste di riserva ma per sua sfortuna anche l’altra versava nelle stesse condizioni così decise che al prossimo villaggio l’avrebbe fatta sistemare. Arrivati al villaggio Sanzo, si divise dal gruppo(mandato a far compere e a cercare una locanda), ed andò subito nella sartoria locale. Il gestore diede una brutta notizia al monaco purtroppo occorrevano tre giorni per riparare le vesti. Sanzo non poté far altro che premere affinché il lavoro fosse fatto con una certa urgenza, ed uscì. Appena fuori dalla porta Sanzo cadde inspiegabilmente a terra, ma la risposta era di fronte hai suoi occhi…una ragazza! Sanzo si rialzò e come se non fosse lui aiutò la giovane ad alzarsi. La guardò negli occhi e non capì che cosa era quella buffa sensazione; fu come se gli apparisse un angelo davanti agli occhi, i suoi capelli raccolti in una treccia e i lineamenti del suo viso così puri e innocenti. Il suo corpo era normale, ma nascosto da un vestito color carne che faceva risaltare la sua carnagione abbastanza scura e sentiva il suo cuore battere forte…mentre pensava a tutto ciò la giovane
- Mi scusi! Spero di non averle fatto male……ODDIO LE MIE ROSE!! Dovevo venderle al mercato e ora come faccio… -Mentre la fanciulla era china a raccogliere i fiori Sanzo le rispose: - Posso pagargliele io. Come diciamo….risarcimento…dunque quanto vengono…sedici rose….giusto?! -
- No…quindici rose; la bianca non è in vendita e comunque non posso chiederle dei soldi ma… -
La ragazza mise la rosa bianca tra i capelli di Sanzo.
- Ma cosa sta facendo….- rispose il povero monaco imbarazzato
- L’accetti come segno delle mie scuse signor………. -
- Koriyu –
Sanzo si sorprese. Perché aveva mentito alla ragazza, ma ciò che lo sorprese ancora di più, è che mentre la fanciulla corse via lui…
- Il tuo nome?! -
Lei si girò e sorridendo disse: - Kiera – e scappò via.
Il bonzo non ebbe il tempo di dispiacersi che fu raggiunto dai suoi compagni per chiedere come erano andate le cose dal sarto… ma Goku, con ingenua curiosità, chiese a Sanzo:
-Cos’è quella rosa tra i tuoi capelli? – ma Sanzo rispose con il solito “tono standard” - Nulla – ma la prese e la tenne tra le mani.
Detto ciò si avviarono alla locanda. Sanzo si sorprese del nome del locale e albergo, il cui nome era “La rosa bianca” entrarono alla reception. Al bancone c’era una ragazza, Sanzo li per li non ci fece caso, ma poi la riconobbe; era Kiera. Sanzo di impulso si portò la rosa al viso come se volesse far riconoscere da lei. Quando senti Kiera chiedergli il suo nome rimase deluso, ma gli rispose con il suo “vecchio” nome Koriyu, ma dopo aver detto il suo nome la ragazza sorrise. I suoi compagni non capirono il perché del falso nome ma non posero domande. Durante la notte Sanzo si affacciò dalla finestra e vide Kiera vicino a un roseto. Di impulso il monaco scese, e andò da lei ma quando gli si avvicinò la senti parlare:
- Oh Romeo,Romeo! Perché sei Romeo? Rinnega il padre tuo e rifiuta il tuo proprio nome. Ovvero, se
proprio non vuoi, fa soltanto di legarmi a te con un giuramento d’amore, ed io non sarò più una Capuleti.-
- Per chi sono queste parole? – Kiera a quella domanda si spaventò, ma si accorse subito di chi fosse dalla voce e
- Koriyu mi hai spaventato – - Scusa non era mia intenzione – rispose prontamente il monaco.
- Non ti preoccupare, comunque stavo recitando la scena del balcone di Romeo e Giulietta di Shakespeare… sai mi piacerebbe un giorno recitarlo con qualcuno –
Mentre Kiera parlava Sanzo si rese conto della sua bellezza che veniva esaltata dal chiarore di luna di come i capelli brillassero come le stelle e gli occhi diventassero così profondi. All'improvviso quasi colto da una folgore Sanzo ebbe un idea :
- Kiera prestami il libro e dimmi dove abiti – Kiera sorpresa chiese il perché e Sanzo rispose
- Tu rispondimi e basta! –
- Abito nell’ultima stanza del secondo piano…li, è la stanza che la padrona della locanda mi ha offerto. – e indicò la stanza e gli porse il libro – E ora? –Chiese con una certa curiosità. Koriyu rispose: - Domani a mezzanotte affacciati al balcone e vedrai - dopo quelle parole Sanzo si allontanò. Il giorno
successivo lo passò a imparare Romeo e Giulietta facendo preoccupare gli altri membri del gruppo; preoccupazione che non durò molto. Mentre la ragazza aspettò la mezzanotte con grande attesa. E quando finalmente giunse la mezzanotte con gioia si affacciò al balcone e sentì la voce di Sanzo
Sanzo/Romeo: Sol colui che non ha mai sofferta ferita alcuna si ride delle cicatrici.
…………………………………………..
Ma zitto! Qual luce rompe laggiù da quella finestra? Quello è l’oriente, e Giulietta è il Sole! … Sorgi, bel sole, e uccidi l’invidiosa luna,che già inferma e impallidisce di dolore, perché tu, che sei soltanto una sua ancella, sei tanto più bella di lei. Licenziati dal suo servizio, dal momento ch’ella t’invidia tanto: la sua livrea di vestale è d’un verde color malato, e non l’indossano più che altro che i dissennati. Gettala via! È la mia signora. Oh, è il mio amore! Oh, s’ella potesse sapere d’essere l’amor mio! Ella parla, eppur non dice nulla. Come può accadere? Son i suoi occhi, a parlare, ed è a loro ch’io risponderò. Ma io presumo troppo: non è a me ch’ella parla. Due fra le più belle stelle di tutto il cielo, avendo che fare altrove, supplicano gli
occhi di lei di brillare nelle loro proprie sfere fino al loro ritorno. E se i suoi occhi fossero laggiù. E le stelle fossero sul viso di lei? Lo splendore delle sue gote svergognerebbe quelle stelle, al modo che la luce del giorno fa onta a quella d’una lampada. Gli occhi di lei in cielo lustrerebbero d’un tal splendore per le regioni dell’aria che gli uccelli si darebbero a cantare credendo che non fosse più notte … ve’, com’ella posa la sua gota sulla mano! Oh, s’io fossi un guanto su quella mano, così che mi fosse concesso di toccar quella gota!
Kiera/Giulietta: Ahimè!
Sanzo: Ella parla. Oh, parla ancora, angelo di luce! Poiché tu, lassù sul mio capo, illumini questa notte d’un tale splendore quale potrebbe riversarlo un alato messaggero del cielo negli sguardi stupiti dei mortali che si rigettano all’indietro, mostrando il bianco degli occhi, per contemplarlo mentr’egli misura a gran passi le pigri nubi e veleggia sul seno dell’aria.
Kiera: O romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega il padre tuo e rifiuta il tuo proprio nome. Ovvero, se proprio non vuoi, fa soltanto di legarmi a te con un giuramento d’amore, ed io non sarò più una Capuleti.
Sanzo: (A parte) Debbo continuare ad ascoltare, o debbo rispondere a quel che ha detto?
Kiera: E’ soltanto il tuo nome ad essermi nemico: tu saresti sempre te stesso, anche se non fossi un Montecchi. Che può ma significar la parola “Montecchi”? non è una mano, non un piede, non un braccio, né un volto è alcuna altra parte che s’appartenga a un uomo. Oh, sii qualche altro nome! Che cosa c’è in un nome? Quel che noi chiamiamo col nome di rosa, anche se lo chiamassimo con d’un altro nome, sarebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. E così Romeo, pur se non fosse più chiamato Romeo, sarebbe pur sempre quella cara perfezione ch’egli possiede tuttavia senza quel nome. Rinunzia dunque al tuo nome, Romeo, e in cambio di quello che pur non è alcuna parte di te, accogli tutta me stessa.
Sanzo: Ti prendo in parola: chiamami soltanto amore, ed io sarò ribattezzato. D’ora in avanti non più sarò Romeo.
Kiera: E qual uomo sei tu, che così celato dalla notte, inciampi a questo modo nei miei segreti?
Sanzo: Non saprei dirti ch’io sia, col mezzo d’un nome. Ché il mio nome, o diletta santa, è invidio a me
stesso poiché a te è nemico. E lacererei pur il foglio dove lo trovassi scritto.
Kiera: Le mie orecchie non hanno ancora bevuto un centinaio di parole pronunziate dalla tua lingua,
eppure la riconoscono la tua voce: non sei tu forse Romeo, e un de’ Montecchi?
Sanzo: Non son né l’uno né l’altro, fanciulla, se l’uno e l’altro a te dispiaccia
Kiera: E come sei venuto fin qui? Suvvia, dimmi come e perché. Le mura del giardino son alte e difficili da scalare, e il luogo, se si consideri chi tu sei, può valer per te la morte, ove alcuno della mia famiglia ti discopra.
Sanzo: Ho superate quelle mura con l’ali leggere dell’amore, poiché non v’è ostacolo di pietra che possa arrestare il passo dell’amore, e tutto quel che amore può fare, subito trova il coraggio di tentarlo: son queste le ragioni per cui i tuoi familiari non possono fermarmi.
Kiera: Se ti vedranno, ti uccideranno.
Sanzo: Ahimè, che s’ascondono più pericoli nel tuo occhio che non in venti delle loro spade. Sarà sufficiente che tu mi guardi con dolcezza ed eccomi difeso da tutta prova contro la loro inimicizia.
Kiera: Non vorrei, per tutt’il mondo che ti sorprendessero in questo luogo.
Sanzo: Ho il mantello della notte per celarmi agli occhi loro. Se tu non m’ami, non mi importa ch’essi mi scoprano. Sarebbe meglio che la mia vita fosse troncata dal loro odio, anziché la mia morte prorogata, ma senza che potessi godere l’amor tuo.
Kiera: E chi ha saputo guidarti fin qui?
Sanzo: E’ stato Amore, che per primo ha guidato i miei passi. M’ha prestato ilsuo consiglio ed io gli ho prestato gli occhi. Non sono un buon pilota: e nondimeno, se tu fossi lontana da me quanto la riva abbandonata cui lavano i marosi del più remoto fra gli oceani, non esiterei a mettermi in mare, per un carico così prezioso.
Kiera: Tu sai che la maschera della notte è sul mio volto, ché altrimenti un rossor verginale dipingerebbe le mie gote per quel che tu m’hai udito dire stanotte. E ben volentieri vorrei osservar le regole e rinnegare tutto quello che ho detto. Ma, bando alle forme e alle convenienze! Mi ami? So già che dirai “Si!”, e ch’io crederò a quel che mi dirai. Ma se tu lo giuri, potresti poi dimostrarti sleale. Dicon che Giove sorrida degli amanti spergiuri. O nobile Romeo, s’è vero che m’ami, dichiaralo schiettamente, ovvero, se credi ch’io mi lasci conquistare troppo facilmente, aggrotterò la fronte e sarò cattiva e mi negherò, e così tu avrai ragione di corteggiarmi: altrimenti, non saprei negarti alcunché per tutto l’oro del mondo. O bel Montecchi, io sono
invero un po’ troppo innamorata, e tu potresti credere che il mio comportamento sia frivolo. Ma sappi aver fede in me, mio buon signore, ed io saprò dimostrarmi anche più leale di quante sanno offrire una miglior mostra della loro modestia. E tuttavia, debbo confessare che sarei stata un poco più riservata, se tu non avessi udite, innanzi ch’io ne fossi a parte, le parole appassionate dell’amor mio sincero. E quindi sappimi perdonare, e non imputare questo mio arrendermi a un amor leggero, che le tenebre notturne ti avrebbero svelato.
Sanzo: Madamigella, per quella sacra luna che inargenta le cime di quegli alberi, giuro…
Kiera: Oh, non giurar per la luna, l’incostante luna, che si trasforma ogni mese nella sua sfera, per tema che anche l’amor tuo non si dimostri al par di lei mutevole.
Sanzo: E per cosa devo giurare?
Kiera: Non giurare affatto. O, se proprio vuoi giurare, giura per la tua persona benedetta, ch’è il dio della mia idolatria: e non potrò fare a meno di crederti.
Sanzo: Se il caro amore del cuor mio…
Kiera: Non giurare, di grazia. Pur se tutta la mia felicità sia riposta in te, non riesco a provare alcuna felicità nel contratto d’amore stipulato stanotte. È troppo precipitato, troppo immediato e irriflessivo, e mi somiglia troppo il lampo che cessa di esistere innanzi che uno abbia il tempo di dire “Lampeggia!”. Buona notte, dolce amor mio! Questo bocciuol d’amore, come s’aprirà all’alto fecondo dell’estate, al nostro
prossimo incontro potrà dimostrarsi invero un bel fiore. Buona notte, buona notte! Il dolce riposo e la pace scendano nel tuo cuore, pari a quelli che confortano il mio seno!
Sanzo: Mi vuoi dunque lasciare così mal soddisfatto?
Kiera: E qual soddisfazione potresti aver tu stanotte?
Sanzo: Lo scambio del voto fedele dell’amor tuo contro quello del mio.
Kiera: T’ho dato il mio prim’ancora che tu l’avessi richiesto: eppure vorrei che il momento di dartelo non fosse già passato.
Sanzo: Vorresti forse ritirarlo? E per quel ragione, amor mio?
Kiera: Solo per poter esser liberale, e dartelo di bel nuovo. Eppure io non desidero altro se non quel che possiedo: la mia generosità è davvero sconfinata come il mare, e il mio amore quanto il mare più profondo. E più te ne concedo e più n’ho in serbo, perché entrambi sono infiniti.
Nel frattempo la padrona della locanda:
- KIERA! Basta è mezzanotte e mezza smettila di recitare Romeo e Giulietta e va a dormire! -
Quando si allontanò la padrona della locanda i due amanti cominciarono a ridere ma ad un tratto i due
realizzarono di essere a distanza di un bacio…. E effettivamente un bacio ci fu, passionale e dopo quel
bacio lei gli disse:
- Non averi mai pensato che il venerabile Sanzo baciasse così bene- osservò la reazione del monaco, che era abbastanza sorpresa - ne sembri sorpreso… si sapevo chi eri e poi non hai nascosto il chakara simbolo dei Sanzo- lei sorrideva per la sua osservazione, nonostante il povero biondo era colmo di vergogna. Infatti Sanzo stava per andarsene colmo di vergogna, ma lei lo prese per un braccio e lo condusse nella sua stanza…… lo baciò con passione e gli disse:
- So che questo nostro sentimento è proibito ma…. TI VOGLIO! –
Dopo queste parole Sanzo la baciò e prese in braccio andando a posarla delicatamente sul letto e fecero l’amore e nonostante l’inesperienza di entrambi fu speciale… All’alba Kiera svegliò il suo amante e gli disse che doveva andare e che quell’atto era un modo speciale per dirgli addio… ma lui disse che non era un addio ma era solo un arrivederci. Mentre si rivestivano continuarono i baci le coccole e il continuo tentativo di Sanzo di fermare le lacrime di lei. Quando si finirono di preparare le gli diede una rosa di stoffa.
-Così non ti dimenticherai mai di me e… veramente…. La tua rosa ha una gemella e la terrò io così non mi dimenticherò di te - Kiera si sforzò di non piangere ma le lacrime cominciarono a rigarle il volto. Sanzo la prese tra le sue braccia e tenne stretta a se, infine gli disse arrivederci sussurandoglielo nell’orecchio e uscì dal balcone. Dopo essersi ricongiunto ai compagni di viaggio e ritirate le vesti neanche a farlo apposta furono attaccati da un gruppo di demoni. Gli abitanti del villaggio si nascosero nelle case e così il combattimento ebbe inizio. Hakkai si rese conto che Sanzo combatteva con dolore e non con il solito distacco. Mancavano quattro demoni per Gojyo, Goku e Hakkai fu facile abbatterli se non che l’ultimo demone decise di attaccare Sanzo alle spalle. Gojyo, Goku e Hakkai si reso conto troppo tardi di ciò che stava per succedere, ma mentre Sanzo si girava di spalle……. Vide il corpo di Kiera prendere l’attacco che spettava a lui. La vista della ragazza coperta di sangue fece impazzire il monaco che prima di uccidere il demone lo torturò. Una volta ucciso prese il corpo della ragazza tra le sue braccia e chiese ad Hakkai di guarirla. Hakkai gli
rispose che la ferita era troppo grave e che da li a poco sarebbe morta. In quel momento Kiera disse:
- Non importa…. Sono felice di averti incontrato e di averti amato -Sorridere le costava fatica, e si rese conto che il monaco piangeva, e continuò il suo discorso dicendo –Non piangere per me e se vuoi basta che guarderai la rosa e sarò li conte…sono felice di averti visto combattere avevi una grazia molto particolare – prima di spirare gli diede un bacio. Il monaco decise che prima di partire l’avrebbe seppellita lui stesso. Ebbe il permesso della padrona della locanda di seppellirla vicino al roseto che lei amava così tanto. Una volta seppellita, fissò sulla lapide la rosa di stoffa e posò li vicino il libro di Romeo e Giulietta. Prima di proseguire si mise in ginocchio davanti alla lapide e invece di pregare recitò Romeo e Giulietta. Gojyo, Hakkai e Goku videro Sanzo piangere. Il monaco salì di corsa sulla jeep, ma i tre urlarono:
- ABBRACCIO DI GRUPPO!! -
Ma Sanzo rispose con un colpo di pistola e tutto tornò alla normalità. In realtà Sanzo conservò la rosa per ricordarsi del suo amore e dell’amore che ricevette dalla sua “Giulietta”(Kiera).
FINE
   
 
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