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Autore: Nahash    30/07/2014    2 recensioni
Ritornò alla locanda solo alle prime luci dell'alba e vedere già il sole così caldo e splendente un po' lo rincuorava. Con il sole alto nel cielo, che spesso li guidava, si sentiva un po' meno solo e forse qualche pensiero si era allontanato, sperando che questo non riaffiorasse improvvisamente per coglierlo ancora una volta di soppiatto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Sha Gojio, Son Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: Salve a tutti! Mio Dio quant'è che non scrivo su questo fandom D: Non lo avrei neanche fatto se non avessi visto un'immagine in giro per il web. Sincuramente, avrò perso lo smalto, per quanto riguarda scrivere qui su Saiyuki, ma spero che l'Os possa piacervi.
L'immagne da cui è nato questo delirio, rappresenta Gojyo, o meglio si vede parte di Gojyo, proteso per accarezzare un gattino.
Ps: Sto in vacanza, ho scritto la storia sul pc portatile dove non ho neanche word D: ma solo wordpad. Mi scuso per gli errori che sicuramente ci saranno e per tutta la punteggiatura che non c'è, ma che volevo metterci >__<
Spero che, comunque, la lettura possa essere piacevole!
 

Il sole, come sempre, sorgeva al mattino e tramontava la sera. Ogni giorno guardava quell'immagine che lo faceva sentire meno solo.
Quando calava la notte, però, il suo cuore si stringeva nel petto e tutto si faceva più freddo. Non sapeva se era la notte, che con il suo tetro manto, lo faceva cadere in quello stato, ma c'era qualcosa però, che ciclicamente lo portava a pensare. Ripensando sempre alla sua infanzia, sempre.
Era tardi ormai e come ogni santissima volta, pur di non dormire all'aperto, cercavano di raggiungere il luogo più vicino così da poter riposarsi in qualche locanda. Finalmente, dopo giorni infiniti e di fatica, erano riusciti ad approdare in una di quelle che sembrava un posticino da "Signori"
«Ehi, Sanzo, ci siamo dati al lusso sfrenato questa volta eh?» Gojyo a volte non sapeva proprio stare zitto, ma doveva dare un fine a quei pensieri che lo stavano uccidendo. Era ben conscio del fatto che era l'unica locanda che avevano trovato dopo molto tempo, ma se non stuzzicava Sanzo in qualche modo, sapeva che, non si sarebbe potuto sentire vivo.
«Vuoi forse dormire all'aperto?» Lo minacciò, sentendo quelle sue solite frasette irritanti che tanto detestava, specie quando erano stanchi e lui voleva attaccar briga per qualche stupido motivo.
«Pensi che non ci siano stanze?»
«No, ti farei dormire fuori comunque, visto le tue stramaledette uscite.»
«Ehi, Bonzo, non ti innervosire suvvia, piuttosto anche se sei un bonzo parsimonioso, possiamo permetterci qualsiasi cosa, anche questa locanda, il tutto grazie ai nostri cari Sanbutsushin! E poi sanzo...- Fece cadere il discorso, avvicinandosi all'orecchio dell'altro, quanto bastava, per poter sussurrare quello che non si doveva sentire.
«Possiamo fare sempre come l'altra volta no? potremmo sempre scappare.»
«Gojyo!» La voce di Hakkai lo fece raggelare, tanto da spaventarsi qando si sentì chiamare così placidamente.
«Non credo ci sia necessità di fare una cosa del genere, potremmo pagare ogni conto, vedrai» Hakkai gli riservò il solito sorriso, che fintamente cercava di essere comprensivo, quando invece, cercava solo di trattenere qualche fastidio di sorta.
«Ti ricorderei che anche tu c'eri quel giorno!»  Si lamentò Gojyo.
«Ragazzi, io avrei fame e sono stanco.» Goku si intromise con le sue solite lamentele, scatenando così altro nervosismo in Sanzo, che non sopportava più nessuno di tutti loro.
«Se non la smettete subito, ci arrivate morti nella stanza.»  Sanzo si lamentò, parlando a denti stretti a causa del nervosismo.
«Scusatemi signori, avete bisogno di qualcosa?» Una signorina si palesò dietro il bancone della locanda.
Era una ragazza dal sorriso gentile e dagli occhi belli, una di quelle ragazzette che potevano stimolare l'interesse di Gojyo. Lui, infatti, sorrise nella sua direzione, avvicinandosi al bancone, ma venne raggiunto da Sanzo che lo guardò malamente.
«Levati idiota e vedi di essere poco molesto.»  Sanzo si posizionò affianco a lui, in modo che potesse parlare con la proprietaria di quel posto, visto e considerato che era lui a pagare. Non fece agire neanche Hakkai, che magari, poteva sembrare più propenso per le pubbliche relazioni. Il biondo, voleva solo trovare un posto dove potersi stendersi e dormire, così almeno per qualche ora, non li avrebbe sentiti più.
«Vorremo, due camere, se non ci sono, va bene anche una.»  Il suo tono era schietto e chiaro come sempre, tanto da far alzare un sopracciglio a Gojyo. Ormai, non si poneva più domande sul perché Sanzo non riuscisse con le donne, anche se era di bell'aspetto.
«Gentile come al solito eh.»  Disse per continure a punzecciarlo.
La ragazza non fece domande né si offese, ma, si limitò semplicemente a sorridere e a dargli la chiave dell'unica stanza disponibile. «Ecco a voi, questa è l'unica camera disponibile.»
Il bonzo annuì semplicemente, mentre Gojyo si limitò a fare l'occhiolino all'altra per ringraziarla della sua gentilezza. Salirono le scale fino ad arrivare nella camera designata.
«Oh ci sono quattro futon, neanche un letto, eppure sembrava una locanda lussuosa.»  Gojyo ancora una volta, puntava a innervosire il biondo, perché voleva semplicemente sfogare i suoi nervi accumulati riuscendoci malamente.
«Ci finirai morto, se continui così.»  Sanzo sbottò con il suo ultimatum.
«Va bene, va bene.»  Disse, alzando le mani in segno di arresa. «Taccio!» Dichiarò prontamente.
Passò un'oretta, da quando ormai erano entrati all'interno della stanza. Gojyo era irrequieto e sentiva la necessità di uscire da lì. «Vado a fare un giro.»  Disse chiudendo poi la porta dietro di sé.
«Chissà dove andrà girando quel pervertito!» Sanzo si rivolse all'etere, ma era ovvio che Hakkai lo sentisse e che non dicesse niente sorridendo appena.
«Almeno ricordati le sigarette!» Alzò il tono di voce affinché, l'altro, lo sentisse da fuori la porta e Gojyo lo udì visto che era ancora poggiato sulla porta chiusa. Sorrise e non disse nulla, ma tra sé e sé rispose affermativamente.
«Scusa Sanzo, non ce l'ho con te, ma stuzzicarti mi rilassa un po'.» Bonfonchiò quelle parole nel corridoio della locanda, si era scusato con lui in un posto dove non potesse sentirlo, troppo orgoglioso per farlo e sicuro che Sanzo lo avesse già capito.
Scese le scale, che un'ora prima, aveva percorso salutando la ragazza della locanda, sorridendole appena e chiamandola con qualche appellativo come: bellezza.
Non avrebbe fatto nient'altro, quella non era giornata di caccia per lui, né aveva la minima voglia di sfogarsi in un certo senso. Era alquanto triste, ancora immerso nei suoi pensieri, tanto che, se solo fosse stato con una donna, questi si sarebbero ristagnati dentro di lui ancora di più, ma allo stesso tempo, almeno per qualche minuto, si sarebbero dissipati.
Sospirò, uscendo con le mani nelle tasche, dopo essersi accesso una sigaretta. Era solito guardare in terra, con la testa china, mentre pensava al perché certe ossessioni dovessero tormentarlo ancora. Cercò di pensare a cosa lo avesse fatto sentire così, forse era solo il lungo viaggio prima di giungere in quella locanda. Solitamente i lunghi viaggi, facevano in modo di farlo sentire più solo. Ormai, considerava i suoi compagni come la sua famiglia, ma troppi giorni di marcia, li portava a parlare di meno, a scontrarsi di meno e sopratutto, a riposare di meno.
Finita una sigaretta, ne accese subito un'altra, sperando che almeno questa, silente, potesse cullare i suoi pensieri.
Il fumo si perdeva nell'aria e lui si sentiva così, anche se il suo corpo era troppo pesante per volare. Almeno, però, le sigarette gli facevano sentire la testa leggera e per lui, era già un buon compromesso.
Quella notte girò per tutto il villaggio, trovando anche un negozietto aperto per comprare le sigarette sia per sé che per Sanzo.
Ritornò alla locanda solo alle prime luci dell'alba e vedere già il sole così caldo e splendente un po' lo rincuorava. Con il sole alto nel cielo, che spesso li guidava, si sentiva un po' meno solo e forse qualche pensiero si era allontanato, sperando che questo non riaffiorasse improvvisamente per coglierlo ancora una volta di soppiatto.
Incamminandosi verso l'entrata, vide un gattino fare capolino con la testa, da dietro la struttura. Gojyo si guardò intorno, per vedere se aveva effettivamente o no la via libera. Assicuratosi che, nessuno lo avesse visto, si avvicinò al felino per fargli qualche coccola.
Si inginocchiò quindi, allungano una mano nella sua direzione.
«Su, vieni qui micetto.»
Gli disse a bassa voce per incoraggiarlo e l'altro di rimando miagolò come se lo avesse capito. Il gatto si avvicinò al rosso, mentre questo prese a grattarlo appena sotto al collo. Si sentì improvvisamente sereno, nel sentire le fusa che il micio emetteva. Quelle creature riuscivano a riempirgli il cuore e farlo sentire sereno, quasi stava per sciogliersi, per questo nessuno lo avrebbe dovuto vedere.
«Sei proprio un bel micetto.» Disse nella sua direzione prendendo a grattarlo dietro l'orecchio.
Il micetto sembrava contento di quelle attenzioni, tanto che prese a fare più fusa ed emise qualche miagolio.
«Davvero bravo.»
Trasalì e si bloccò imediatamente quando vide un'ombra sovrastarlo. Si voltò, quindi lentalmente, alzando la testa, per vedere chi fosse e non poté scorgere persona peggiore di Sanzo. Deglutì.
«Muoviti, idiota, dobbiamo ripartire..» Sanzo non disse nulla ed emise solo la sua sentenza. Gojyo aveva fatto preoccupare tutto il suo gruppo, visto che era l'alba e ancora non si era fatto vedere. Sanzo, infatti, provò un motto di rabbia, quando lo vide perdere tempo con il gatto, ma, dall'altra parte, si tranquillizzò nel vedere che stava bene.
Il mezzo-demone si alzò, dando un'ultima carezza al gattino, che di rimando scodinzolava, per poi abbandonarlo definitivamente. Seguì il bonzo, speranzoso che questo non dicesse nulla né a lui, né agli altri.
«Hai comprato le sigarette almeno?.» Gli domandò.
«Si..» Rispose Gojyo. Aveva il capo chino, con le mani in tasca, coperto dai suoi capelli e sorrise quando Sanzo gli chiese delle sigarette.
   
 
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