“Pare
che quest'anno sia di moda
mettere al collo una grossa sciarpa.”
“Una sciarpa?D'estate?- sbotta la
voce di Kim in risposta- Non ha assolutamente senso.”
“E' la moda, non deve avere un
senso.- replica piccata Victoria- E poi è l'ultimo trend fra
le star di Hollywood, guarda.”
Quando metto piede nel piccolo salotto,
vedo la bionda sporgersi dal divano, su cui è seduta in una
posa che appare quasi studiata, per far vedere a Kim le pagine della
rivista che sta sfogliando.
Io faccio roteare gli occhi,
esasperata. Dopo un pomeriggio passato sotto il sole cocente di
Atene, a sfacchinare facendo avanti e indietro per svolgere tutte le
commissioni che mi hanno affibbiato, anche delle chiacchiere frivole
come quelle che si stanno svolgendo nella nostra casetta mi fanno
venire il mal di testa.
“Se mi dicessero che per essere alla
moda dovrei indossare una sciarpa anche con questa afa, credo proprio
che commetterei un omicidio a sangue freddo.” borbotto mentre
mi
siedo con poca grazia sulla poltrona malconcia.
Victoria punta su di me i suoi occhioni
smeraldini “E' per questo che non sarai mai chic.”
“E' per questo che non sarai mai
chic.” ripeto con voce stridula, cercando di mimare con
sentimento
la sua espressione di superiorità e, contemporaneamente,
facendo dondolare la testa a destra e sinistra come per ribadire la
presa in giro.
“Ragazze, vi prego, non litigate: è
quasi ora di cena.”
Quando ci sgrida la voce di Kim sembra
sempre quella di una mamma che deve tenere a bada due bambini troppo
vivaci. E a caricare ancora di più il carico di questa scena
c'è la sua posa: mani puntate sui fianchi, piede che batte
per
terra con regolarità e sguardo accigliato.
“Va bene, mammina!” rispondiamo in
coro io e Vic, ormai dimentiche della nostra scaramuccia, prima di
sghignazzare divertite.
Le nostre giornate si concludono
pressapoco sempre così. Victoria e Kim finiscono di allenare
i
loro allievi nel tardo pomeriggio, quindi riescono a tornare a casa,
lavarsi, vestirsi decentemente, liberarsi della maschera e godersi
qualche ora nel più totale cazzeggio, comportamento che si
adatta molto a delle ragazze della nostra età.
Io? Per me è tutta un'altra
musica.
Mi alzo all'alba e, tempo di farmi una
doccia, devo andare a svegliare quegli indemoniati di allievi. E
già
a questo punto della giornata non faccio altro che pregare che arrivi
la sera. Voglio dire, avete mai provato a gestire un centinaio di
ragazzini che si preparano a diventare saint?
Scommetto di no, fortunatamente per
voi.
Quando riesco finalmente a convincerli
che è giorno e che se vogliono diventare dei cavalieri degni
di questo nome devono andare ad allenarsi, iniziamo una specie di
pre-allenamento gestito da me.
E se sono ancora viva dopo un paio
d'ore del genere, riesco a lasciarli alle
“amorevoli” cure dei
silver saint, i loro veri maestri.
A questo punto di solito, essendo
sudata come un facchino nel deserto, mi concedo un'altra doccia
veloce, prima di dare avvio a quella che è veramente la mia
giornata.
Torno a casa, rassetto quello che c'è
da rassettare, faccio il giro degli altri appartamentini della zona
femminile del Santuario per vedere se mi hanno lasciato qualche
commissione da fare in città, e dopo di che parto per Atene
a
bordo della mia malconcia motoretta (che fa più rumore di un
trattore con crisi asmatiche).
Se tutto va bene torno al Santuario nel
pomeriggio, distribuisco in giro pacchi e pacchettini e
poi...Ahimè
è già ora di tornarsene a casa.
Ecco la vita di una ragazza senza
armatura al santuario, gente! Niente combattimenti, allenamenti da
fanatici o epiche battaglie. Praticamente la cosa più
emozionante che potrebbe capitarmi è quella che mi finisca
la
benzina prima della salita che porta all'entrata della zona sacra ( e
se capita, lo giuro, è la peggior sciagura che possa
accadere:
voglio dire, di sicuro non potrei chiedere aiuto a nessun passante,
dato che non ce ne sono!).
“Hai sentito o no quello che ti ho
detto?” sbotta la voce, resa leggermente stridula
dall'irritazione,
di Kim.
Io annuisco con foga, anche se
ovviamente non ho alcuna idea di cosa mi abbia detto.
“E...” incalza Victoria, facendo
ruotare con noncuranza la mano come per incitarmi a dare una
risposta, o che so io.
“Uhm...Credo che le crocchette siano
giuste di sale.” butto lì, prima di riempirmi la
bocca con
una forchettata piuttosto corposa, togliendomi da sola la
possibilità
di giustificare la frase senza senso che ho appena pronunciato.
Kim e Vic si guardano rassegnate per
qualche secondo, riponendo sul piatto le posate e appoggiando le
braccia incrociate sul tavolo della cucina.
E sì che dovrebbero essere
abituate alla mia testa fra le nuvole, no?
La mia amica bruna si passa stancamente
una mano sulla fronte “Parlavamo delle news che arrivano dai
piani
alti.”
“Quali news?” cerco di domandare,
sputacchiando non proprio carinamente, il cibo che ho in bocca.
Victoria storta il suo delicato nasino
alla francese, prima di mettermi sotto gli occhi una delle sue
dannatissime riviste di gossip.
Seriamente: come è possibile che
il silver saint della Lucertola, uno dei più forti della sua
categoria, passi il suo tempo a leggere simili sciocchezze?
Salto a piè pari la notizia che
mette in primo piano i metodi educativi di Angelina Jolie e Brad Pitt
e sposto lo sguardo sull'altra pagina dove svetta una foto rubata a
Saori Kido durante uno dei suoi pomeriggi di shopping.
Leggo velocemente le poche righe che
fanno da didascalia Saori Kido, multimilionaria giapponese
ben
nota per le sue iniziative benefiche, si sta preparando alle meritate
vacanze. Dove se ne andrà stavolta la giovane nipponica?
Non faccio in tempo
a realizzare il significato intrinseco della notizia che mi accascio
senza ritegno sul tavolo, schivando di poco il piatto mezzo pieno.
“Ditemi
che non sta per succedere quello che penso stia per
succedere.”
Kim si prende fra
le mani una ciocca riccia, giocherellando “Atena ritorna
all'ovile.” mi annuncia con calma.
Boink. Questo è
più o meno il rumore della mia testa sul piano di legno: per
inciso, il tentativo di autoprocurarmi un trauma cranico è
fallito miseramente.
“Credevo
ti piacesse la dea.- indaga Victoria, scrutandomi incuriosita- Sei
una delle poche qua al santuario a cui piace sinceramente anche come
persona, oltre che come divinità.”
“Lo
so.- biascico rimettendomi composta- Ma hai idea di cosa significhi
per me il suo arrivo?”
“Significa
che domani devi organizzare l'arena per l'udienza pubblica che Atena
intende offrirci sabato sera, Michelle.”
La voce di Marin mi
raggiunge da dietro: quella strega sa sempre dove e come trovarmi
quando le servo. Ma come fa? Ha un radar? Ho un microchip impiantato
sottopelle? COME!?
Mi alzo di scatto,
mettendomi sull'attenti (e facendo cadere rumorosamente cadere la
sedia su cui sono seduta. La solita imbranata!), come è uso
comune con saint di rango superiore e parlo solo quando lei mi fa
segno di stare comoda.
“S-sabato?-
balbetto incredula- Ma questo vuol dire...”
“Dopodomani:
è un problema per te?” mi domanda, alzando un
sopracciglio.
Io scuoto la testa
con decisione.
Come dire di no ad
una donna che volendo può mandarti all'altro mondo con uno
schiocco di dita?
Ho finalmente deciso di
pubblicare questa fanfiction a cui sto lavorando da un
pò...Fatemi sapere che cosa ne pensate!Bye JoJo