Titolo:
Akai one piece
Personaggi: Ruki
Pairing:
Reituki
Traduzione
della canzone:
Akai
one piece
Rating:
Arancione
Avvertimenti:
Crossdressing / Slash
赤いワンピース
Una passata di rossetto brillante sulla labbra sottili, un fine
strato di cipria bianca sul volto paffuto a mascherare ogni
inesistente imperfezione e le corte ciglia annerite e incurvate da
due pennellate di mascara. Se non si vuole sembrare troppo volgari, è
meglio non truccarsi troppo gli occhi quando già la bocca è tinta
di un intenso rosso simile a quello delle mele mature e lucide. Sul
piccolo comò della toeletta, insieme a svariate boccette di profumo
e ai cosmetici, si trovavano tutti i piccoli e inutili regali dei
suoi ammiratori: biancheria intima, peluches in miniatura,
braccialetti, collanine, orecchini e altri articoli del genere, di
ogni tipo e colore. Nonostante i ragazzi che flirtassero ogni giorno
con quella regina auto-proclamata, c'era qualcuno di speciale che era
riuscito ad entrare nel suo cuore egoista e senza regole; le sue foto
erano attaccate ai lati dell'enorme specchio ovale inchiodato al
muro, incorniciato da qualche fiore finto ora sciupato e da una serie
di lampadine tonde.
Ogni volta che il suo sguardo si soffermava su quelle immagini prese
di nascosto senza che nessuno se ne accorgesse, le sue labbra si
raddolcivano in un sorriso morbido, e i suoi occhi si facevano ancor
più scuri e acquosi di quanto già non fossero. Peccato che quel
ragazzo dall'animo arrogante e combattivo non degnasse neanche di uno
sguardo quel suo ammiratore che, nei panni di una ragazza, si
divertiva a far girare la testa a tutti gli studenti dell'istituto
maschile che entrambi frequentavano. Catturava le sue prede grazie al
suo fascino androgino e le ingannava, dalla prima all'ultima, senza
rimpianti. Sebbene riuscisse ad ottenere tutto ciò che desiderava
senza alcuno sforzo apparente, se doveva essere sincero, era
piuttosto inesperto quando arrivava il momento di separarsi dal suo
amato abito di pizzo rosso.
Quest'ultimo era il suo unico orgoglio, non riusciva ad uscire di
casa senza indossarlo – almeno quando non era costretto ad
indossare quell'orrenda uniforme scolastica di stoffa scura e rigida.
Indossandolo, riusciva a far irrigidire come dei cani anche i ragazzi
più difficili e inclini a far del bene, che tanto si vantavano di
certe avventure con tali ragazze che nessuno però aveva mai visto o
conosciuto. Chiunque venisse a casa sua, diventava suo schiavo totale
– il suo volto si macchiava sempre di una bellezza senza pari,
mista alla lussuria che ognuno di quei momenti intimi faceva grondare
dal suo corpo avvolto nell'abito rosso. Si faceva prendere dopo
essersi accertato che il suo partner occasionale fosse veramente ciò
che cercava e che non andasse a mettere in circolo voci tremende sul
suo conto. Quando poi questi gli domandava se avrebbe mantenuto il
segreto senza dir niente a nessuno, egli si limitava a cantilenare:
“Forse, forse, forse...!” mentre si sfilava lentamente
l'abito, rimanendo completamente nudo per poi accomodarsi bramoso sul
letto dalle lenzuola sfatte.
Ma quella non era l'unica cosa che usciva – abbastanza – bene al
ragazzo dal vestito rosso. Difatti, circa ogni venerdì o sabato
sera, lo si poteva incontrare in un locale della zona mentre cantava,
cantava con tutto se stesso ciò che le ultime esperienze gli avevano
lasciato impresso. I suoi capelli tinti di colori che andavano contro
le norme dell'istituto erano sempre acconciati in modo disordinato,
quasi a voler sottolineare la sua mente caotica e imprevedibile. Come
sempre, l'abito in pizzo rosso gli fasciava il corpo morbido e
pallido, arrivandogli fin sopra le ginocchia a lasciargli scoperte le
gambe nude e perfettamente lisce.
«Ti ho amato finché mi ha fatto male, ha fatto male, male male!»
Continuava a cantare con voce spiegata, facendo stridere di tanto in
tanto le corde vocali irrigidite dallo sforzo, lasciando che qualche
goccia di sudore gli bagnasse il volto e le tempie, scivolando lungo
il suo collo per poi finire nello scollo dell'abito. Quella sera,
però, era speciale rispetto a tutte le altre: difatti, la persona a
cui più teneva era lì a guardarlo, ai piedi del palco, con una
sigaretta fra le labbra e una bottiglietta di birra in mano. Uno dei
suoi piccoli occhi marroni lo scrutava intensamente, mentre l'altro
era coperto come sempre da uno spesso ciuffo di capelli biondi, di un
biondo così sporco e orrido da sembrar giallo canarino. Eppure,
nonostante quello, il ragazzo dall'abito rosso – o meglio, Takanori
per chi lo conosceva meglio – si sentiva irresistibilmente
attratto da lui, desiderandolo con tutto se stesso.
Finendo di cantare, si prese una pausa e, dopo un sorso di birra, si
concesse una sigaretta. L'accese e se la infilò fra le labbra,
inspirando un'abbondante boccata di fumo e schiudendo poi le labbra
con fare sensuale e malizioso, facendo sì che una lunga spirale di
fumo bianco salisse fino al soffitto, lasciandosi dietro un lieve
sentore di mentolo. Prima di avvicinarsi ancora al microfono, osservò
ancora per un po' la figura snella e slanciata del suo ragazzo
che si distingueva fra quella folla disordinata. Sentì il proprio
cuore perdere un colpo quando le loro iridi scure si incrociarono. Si
sentì fondere, il proprio corpo bruciare dall'interno. Quella
maschera di cera che s'era costruito nel corso della propria
esistenza stava per esser sciolta da quella fiamma che si faceva
sempre più intensa, mentre ancora i due si scrutavano negli occhi.
Per tutto quel tempo aveva finto di essere una regina, quando alla
fine era solo una “femmina” come tante altre.
Akira. Un nome come tanti – tre sillabe, il numero della
perfezione. Anche il suo cognome era dannatamente comune, ma che
bisogno c'era di distinguersi da un numero indefinito di omonimi
quando lui era quell'Akira? Il suo grande petto e quegli occhi
diventavano solamente ferite e si fusero assieme al corpo di Takanori
che, ancora sul palco con le gambe lievemente piegate e le ginocchia
rivolte l'una verso l'altra, cantava con un trasporto tale da
rimanerne quasi stordito. Da quanto tempo non gli capitava di cantare
così bene, mettendoci tutto se stesso in ogni singolo verso? Voleva
solamente essere felice, felice come non lo era mai stato. Ora che
l'attenzione dell'unica persona che gli interessasse veramente era
rivolta a lui, non chiedeva altro. Era fin troppo stanco di sentirsi
dire cose dolorose e di cominciare lentamente ed inesorabilmente a
disprezzare se stesso per ciò che non era.
Alla fine dello spettacolo, scese dal palco con di nuovo una
sigaretta stretta fra le labbra. Passando davanti ad Akira, riuscì a
sentire il suo odore mascolino – un misto di sudore e fumo. I loro
occhi si incrociarono nuovamente, ma le loro bocche rimasero chiuse,
senza emettere neppure un leggero sibilo. Dovevano aver entrambi
capito che per il momento andava bene così. Takanori si pentì di
non aver colto l'occasione di potergli parlare e di prendere
finalmente ciò che gli spettava, ma da un lato era grato a quel
ragazzo di non esserglisi neppure avvicinato. Ora che aveva catturato
il suo interesse, non ci voleva nulla a cadere fra le sue braccia,
anche solo per una notte. Così, se mai ciò fosse accaduto, avrebbe
abbandonato quella sua vita straziante piena di inganni per dedicarsi
unicamente a ciò a cui teneva di più oltre ad Akira: la musica.
Così, spegnendo la sigaretta contro il muro, il ragazzo dall'abito
rosso lasciò solamente un leggero segno nero sulla parete e uscì
dal locale, sparendo in poco tempo sotto gli occhi di tutti, solo e
con una guancia rigata da delle tiepide lacrime di gioia.
Eccomi
alla fine della prima song-fic della raccolta dedicata alle canzoni
dei GazettE che ho deciso di scrivere. Spero vi sia piaciuta, anche
se è proprio un piccolo inizio. Metto subito in chiaro che non saprò
quando scriverò e pubblicherò il prossimo capitolo, né tantomeno
su quale canzone su basi o quali personaggi contenga. Inoltre, non
saprei neanche quanti capitoli avrà (in ogni caso, penso di non
arrivare neanche alla decina, lol) – dipenderà tutto
dall'ispirazione che mi prenderà, come sempre, nei momenti meno
opportuni! Al momento, a chi potrebbe interessare, sto scrivendo
un'altra raccolta di song-fic dedicata ai DIR EN GREY: potete
trovarla qui!
Per
ora direi di lasciare il rating arancione dal momento che non credo
di scrivere cose troppo spinte, a meno che la mia mente malata non mi
suggerisca di farlo... tenetevi pronti ad ulteriori modifiche o ad
aggiornamenti del tutto improvvisi! Recensioni, commenti o critiche
sono sempre ben accetti. Vi ringrazio in anticipo per il tempo che mi
avete dedicato fin qui!
Alla
prossima!