Fanfic su artisti musicali > EXO
Ricorda la storia  |      
Autore: taemotional    08/08/2014    5 recensioni
{KaiSoo}
"chiamami hyung"
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: D.O., D.O., Kai, Kai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Commento: Sono tornata presto xD e ho cambiato il mio status da hiatus a semi hiatus perché mi rendo conto che ho degli spruzzi di ispirazione e che potrei tornare a scrivere qualche volta ^-^ 
Questa fic mi è venuta così, senza motivo, ed è verde... cosa mi succede? x°D dico solo che la citazione all'inizio è tratta da One di Ed Sheeran e vi lascio alla lettura! Bye! ♥


-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 Image and video hosting by TinyPic
«Take my hand and my heart and soul,
I will only have these eyes for you.
And you know, everything changes but
We'll be strangers if we see this through.
You could stay within these walls and bleed
Or just stay with me. »
 
 
“Hai delle preferenze?”
Do Kyungsoo infossò le dita sui braccioli della poltroncina mentre lo spogliarellista gli si sedeva in grembo con un’espressione che non gli piaceva affatto. Sul volto, una fascia di pizzo nero gli incorniciava gli occhi, un velo color notte che lasciava solo trasparire pupille di un nero ancora più scuro e profondo dell’oceano e iridi grigiastre. I capelli, di qualche tonalità più chiara delle lenti a contatto, schizzavano scomposti sul capo, le labbra gonfie e sporche di rosso. Il quadretto perfetto di un ragazzo che sembrava reduce di una notte di sesso proibito.
Di certo, quando quella sera Kyungsoo era voluto uscire coi suoi due migliori amici e li aveva seguiti in quel locale di spogliarellisti, non si aspettava di finire in quella sala e scoprire che Baekhyun e Chanyeol frequentavano posti del genere. Il modo più veloce e diretto di fare coming out al proprio migliore amico, aveva pensato Kyungsoo a bocca aperta mentre lo abbandonavano su quella poltrona e fuggivano con un divertiti! da qualche parte tenendosi per mano. Ma quello che poi lo aveva scioccato più era il fatto che avessero pagato quello spogliarellista per fargli una lap dance senza nemmeno averlo avvertito prima.
“Non sono gay,” commentò Kyungsoo calmo e il ragazzo smise di giocherellare con i lobi delle sue orecchie. Lo guardò oltre quella patina grigia e poi ghignò.
“No?” domandò, quasi quella fosse una scenetta e lui avesse deciso di stare al gioco. A Kyungsoo caddero gli occhi in basso, su quelle culottes di pelle che il giovane indossava e che lasciavano completamente scoperte gambe lunghe e fasciavano perfettamente cosce allenate. Tornò a guardargli il volto.
“E comunque non vado coi minorenni.”
Lo spogliarellista sembrava deluso, “Ma i tuoi amici hanno pagato ormai,” disse facendo il labbretto (Kyungsoo alzò gli occhi al cielo), “E tu mi piaci.”
Kyungsoo cercò di non toglierselo di dosso troppo malamente e provò a spingerlo via con educazione. La manovra non funzionò molto e il ragazzo gli si aggrappò al collo, le labbra che gli sfioravano un orecchio.
“Vuoi per caso un po’ più d’intimità?” gli soffiò sulla pelle e Kyungsoo cercò con tutte le forze di ignorare il brivido che gli era corso giù per la schiena. Si guardò intorno e in effetti non erano poche le persone che gli passavano davanti e li guardavano con una certa gelosia. A quanto pare, Kai (Chanyeol lo aveva chiamato così) era uno degli artisti più giovani e ricercati e non tutti potevano permetterselo. Chissà quanto quei due rincoglioniti avevano dovuto pagare solo per levarselo di dosso.
“Senti, Kai – è così che ti fai chiamare, no? – sono uscito per una serata tranquilla,” sospirò Kyungsoo e lo allontanò via. Le sue dita bollenti, che fino a quel momento erano strette attorno alle proprie braccia, si staccarono malvolentieri (Kyungsoo non avrebbe dovuto fare caso a quei dettagli).
“Ma mi hanno pagato fino a domattina,” il solito broncio era ancora lì e Kyungsoo quasi cadde dalla sedia (se solo non avesse avuto quel peso morto addosso).
“Li ammazzo...” commentò sottovoce con un gesto stizzito e Kai gli si sistemò meglio sulle gambe. Iniziavano a formicolargli, “E va bene...” sospirò poi e gli occhi del ragazzo guadagnarono di colpo luminosità.
“Lascia fare a me,” disse Kai alzandosi appena e strusciando il bacino contro quello di Kyungsoo in un gesto che sembrava quasi casuale.
“No,” disse Kyungsoo irrigidendosi e lo afferrò per le spalle facendolo sedere di nuovo. Kai iniziava ad indispettirsi ma coprì l’emozione dietro un sorriso falso e si ricompose.
“Che c’è ora?”
“Devi restare con me fino a domattina, no?” domandò Kyungsoo, “Ma non devi necessariamente farmi una lap dance. Possiamo–”
“Possiamo anche fare sesso, certo,” lo interruppe Kai con tono casuale e Kyungsoo non era certo di aver capito bene.
“D-di solito lo fai?” domandò sconvolto, “Coi clienti?”
Kai annuì e fece spallucce, “Ma gli uomini sono sempre persone di mezza età e non è bello.”
Kyungsoo non sapeva cosa dire. Poteva anche essere una cosa normale in quei posti ma Kai... lui era così giovane e bello e lo aveva visto ballare sul cubo qualche momento prima. Aveva del talento, quella roba non si impara a scuola o con l’esperienza. Gli venne quasi voglia di prenderlo e scuoterlo fino a fargli tornare il buon senso e gridargli va a scuola! o qualcosa di simile. Oppure di portarselo a casa e tenerlo come animaletto da compagnia. Scosse via quell’ultimo pensiero con una scrollata di capo. Kai continuava a guardarlo con quegli occhi da cucciolo trepidante e Kyungsoo non aveva potuto fare a meno di avere quel pensiero.
“Kai...” iniziò Kyungsoo serio fissandolo.
“Uhn?”
Kyungsoo allungò le dita e le poggiò sulle sue guance. Quindi scivolò indietro fino alle orecchie e poi nei capelli fino a raggiungere il nodo che legava la fascia di pizzo.
“Posso toglierla?”
A quella richiesta Kai sussultò e gli allontanò le dita bruscamente, “No,” fu la risposta secca.
“Nemmeno se ti portassi da qualche altra parte? Fuori di qui,” propose Kyungsoo mostrandogli il primo debole sorriso della serata, “Hai detto che devi restare con me fino a domattina.”
“Fuori–? Tipo da te?”
Kyungsoo aveva seriamente pensato di portarlo nel suo attico ma quel ragazzino vestito di pelle nera avrebbe attirato troppo l’attenzione.
“Mmm...” commentò Kyungsoo guardandolo un po’ meglio e cercando di sorpassare con lo sguardo tutti quegli strati di pizzo e trucco ma non riuscì a vedere il vero Kai. Eppure qualcosa oltre quei suoi finti occhi grigi lo attirava e voleva scoprire cosa fosse, “Conosco un hotel qua vicino. Andiamo in macchina.”
 
Entrarono nella stanza e Kyungsoo si chiuse la porta alle spalle. Non fece nemmeno due passi all’interno che quasi finì contro Kai immobile davanti al letto. Volgeva il capo a destra e a sinistra, indugiò sul pianoforte a coda e poi sul terrazzo che si intravedeva oltre le tende. Quindi tornò a guardare il letto a baldacchino con l’espressione di chi a visto un fantasma.
Hyung,” si voltò lentamente.
“Non chiamarmi così,” commentò Kyungsoo lasciando la giacca sul divano e si sedette a gambe incrociate.
“Ma sei ricco,” concluse Kai a bocca aperta.
“Dipende quale sia la tua definizione di ricco. Parli del 10% o dell’1% delle persone più ricche al mond–?”
“Quello è un pianoforte,” lo interruppe Kai come se quell’affermazione spiegasse la cosa.
“Lo vedo.”
“No, non capisci,” continuò Kai, “Quello è un pianoforte a coda. In una camera d’albergo.”
“La suite all’ultimo piano era già presa, lì c’è anche la piscina sul terrazzo.”
Kai schizzò verso il divano e un ampio sorriso gli illuminò il volto. Kyungsoo pensò di essere riuscito a togliere un primo velo.
“Posso saltare sul letto?”
“Prima vatti a struccare,” commentò Kyungsoo divertito per quella reazione. Gli sembrava sul serio un cucciolo scodinzolante. Ogni traccia del Kai spogliarellista e del suo ghigno sprezzante spariti chissà dove.
“Okay,” Kai fuggì in bagno e Kyungsoo si rialzò dal divano scuotendo il capo. Pensò di mandare un messaggio a Baekhyun per avvisarlo che se n’era andato ma quando sbloccò il telefono notò che gli avevano già scritto. Dove te ne vai solo soletto con Kai? ;p
Evitò di rispondere e decise di fare qualcosa di utile. Si era portato dietro il computer portatile apposta. Sprofondò di nuovo sul divano col pc sulle gambe. Ultimamente una delle aziende su cui puntava di più chiudeva sui minimi e quel giorno le sue azioni avevano registrato un ribasso dello 0,9%. Kyungsoo fece una smorfia a pensare a quanti soldi avrebbe salvato se avesse dato retta ad uno dei suoi collaboratori a avesse puntato sulla concorrente. Rispose velocemente ad una mail inviata dal CEO di una banca che iniziava a vedere il proprio share crescere in borsa. Cercò di moderare i termini, di non sembrare troppo insistente nell’estorcergli alcune informazioni interne e poi inviò la mail con un sospiro. Un’altra mail lo invitava ad una cena formale ma non lavorativa. Di sicuro Baekhyun sarebbe andato tirandosi dietro anche Chanyeol (cibo gratis!) ma lui non andava quasi mai. Quelle serate lo annoiavano e i sorrisi falsi che doveva sfoggiare alla gente gli indolenzivano troppo le guance. Stava per rispondere negativamente all’invito quando il rumore di un cassetto che si chiudeva in bagno lo fece sussultare. Si era quasi dimenticato di quel ragazzino.
Hyung, ci sono anche i preservativi qui!” lo sentì gridare oltre il getto della doccia e Kyungsoo alzò gli occhi al cielo. Quando uscì dal bagno, i capelli biondicci schiacciati dal peso dell’acqua e un asciugamano legato in vita, gli occhi di Kyungsoo tornarono un po’ troppo a terra. Poggiò velocemente il pc sul tavolinetto lì affianco.
“Vieni,” Kyungsoo aveva notato che si era rimesso quella maledetta fascia sulla faccia e che indossava ancora le lenti. “Hai intenzione di andare a dormire così?” domandò scherzando ma Kai si sedette lì accanto e annuì senza pensarci due volte.
“Allora, ti piace prenderlo?” domandò poi Kai sorridendo e Kyungsoo non poteva credere che una frase del genere fosse appena uscita da quelle labbra. “A me dà un po’ fastidio ma se sei tu hyung posso fare un’eccezione.”
“Non chiamarmi così.”
“Dimmi il tuo nome.”
“Non ci fai nulla.”
Kai gli salì per la seconda volta sulle gambe e lo guardò dall’alto in basso senza sorridere. Anche i suoi occhi erano seri e le labbra piene appena schiuse nell’attesa. Nel giro di un secondo si era ritrasformato in qualcuno che non era più lui. Kyungsoo non poteva dire che non fosse bello o non sapesse farci, solo che non gli interessavano i rapporti di una sola notte, spogliarellisti o prostitute che fossero.
“Kai, senti–” venne interrotto dalle labbra di Kai che gli attaccarono il collo senza preavviso.
Hyung, non trovi che tutto questo sia molto sexy?” gli sussurrò all’orecchio con la voce che rideva e le dita che avevano già iniziato ad alzargli la camicia.
“Affatto,” disse secco Kyungsoo scansandolo con determinazione ed alzandosi dal divano, “Ti ho già detto che non voglio fare sesso.”
Kai ci restò di stucco. Forse non lo aveva preso sul serio e pensava che fosse solo un gioco. Ma Kyungsoo non credeva che giocare con le persone fosse divertente. Prese velocemente il pc e si avviò all’uscita.
“La stanza è pagata fino a domani pomeriggio,” commentò acciuffando anche la giacca, “Puoi chiamare qualcuno se ti senti insoddisfatto. Ma io credo che ti meriti di meglio,” non attese una risposta ed uscì in fretta dalla camera.
 
Kyungsoo finse di aver dimenticato che il suo sorriso gli aveva provocato le farfalle nello stomaco.
 
La vita di Kyungsoo era tornata alla normalità in breve tempo. Si recava in ufficio ogni giorno e restava a controllare numeri, percentuali e a mandare mail su mail fino ad orari indecenti. La sua segretaria continuava a lanciargli occhiate dalla scrivania quando pensava che Kyungsoo non la stava guardando e a toccarlo quando non ce n’era bisogno. Non sapeva perché ultimamente quei gesti innocui avevano iniziato a dargli così fastidio da fargli pensare ad un licenziamento. L’occasione arrivò quando la ragazza sbagliò a prendere degli appunti su un incontro importante e urgente e Kyungsoo mancò ad una delle riunioni degli azionisti più significative degli ultimi anni. Come se essere arrivato in ritardo al lavoro quella mattina a causa del traffico non lo avesse innervosito abbastanza.
Uscì dal proprio ufficio con la procedura per il cambio di mansioni in mano e gliela poggiò sulla scrivania. Non poteva certo licenziarla ma non riusciva più a fidarsi di lei, come gli aveva spiegato freddamente. Le patetiche scuse della ragazza non aiutarono a fargli migliorare l’umore. Come se l’aver dovuto rispondere ai messaggi del ragazzo le potesse scusare il fatto di non aver prestato abbastanza attenzione alla telefonata. Le lasciò come ultimo compito quello di organizzare le interviste per il posto di lavoro che aveva appena lasciato vacante. Ironico, pensò Kyungsoo, come certe volte una persona debba pure trovare il proprio rimpiazzo. Gli ricordò molto quella volta che presentò il proprio migliore amico alla sua cotta di sempre. Doveva essere successo al liceo, e alla fine Kyungsoo aveva perso entrambi. Anche quella volta il suo (ex) migliore amico aveva trovato scuse infinite e ingegnose per il fatto che non riuscivano più a vedersi tanto spesso e poter spendere tutto il tempo con la ragazza in questione. Dopo qualche tempo si erano lasciati, e il tipo aveva pure avuto la faccia tosta di tornare da lui, Kyungsoo aveva risposto allo stesso modo: non posso più fidarmi di te.
Quando Kyungsoo salì in macchina, l’irritazione era salita alle stelle. Quelle persone non avevano capito che Kyungsoo non poteva essere rimpiazzato. Poter essere rimpiazzato e lottare pateticamente per quel posto significava essere un perdente, come la sua segretaria, e lui non poteva permetterselo. Accese il motore prendendo un profondo respiro per ritrovare l’autocontrollo: ricordarsi dei tempi del liceo non gli faceva mai bene alla salute. Decise che, una volta a casa, si sarebbe fatto una bella doccia fredda e sarebbe andato a dormire presto.
Ovviamente, Baekhyun doveva rovinargli i piani con un messaggio: Seratina movimentata per Kai! Sei nei paraggi? Kyungsoo sbuffò, non si erano più sentiti da quella volta che lo aveva abbandonato al club e si rifaceva vivo solo per dirgli che, probabilmente, un sacco di gente aveva già infilato le mani nelle mutande dello spogliarellista e non era ancora mezzanotte? E perché gli sarebbe dovuto interessare? La macchina parcheggiò comunque di fronte al locale e Kyungsoo si diede una botta in testa.
Scese dalla vettura con un sospiro ed entrò nel club passandosi le dita tra i capelli per darsi un’aria un po’ meno formale. Aveva ancora addosso la camicia e la cravatta che portava sempre in ufficio ma al buttafuori sembrava essergli andato bene. Probabilmente un sacco di impiegati passavano di lì appena dopo il lavoro e ci era abituato.
Trovò una certa agitazione all’interno anche se non c’erano i soliti cubisti sparpagliati per il locale. La gente era comunque ammassata lungo la passerella principale e Kyungsoo rubò un bicchiere di qualcosa (non gli importava molto, l’importante era che fosse alcolico) dal vassoio di un cameriere vestito da coniglietto playboy. 
“Bel sedere,” gli gridò dietro prima di ricordarsi che non era gay e quella era stata una cosa piuttosto gay da dire. Quei posti lo confondevano.
Poi le luci si fecero soffuse e il brusio aumentò. Un paio di persone fischiarono mentre la musica accompagnava l’ingresso di uno spogliarellista sulla passerella. Kyungsoo non riuscì nemmeno a fingere di non sapere chi fosse. In quel momento capì perché Kai era uno dei preferiti lì dentro, perché, maledizione, si meritava quella posizione. Sapeva perfettamente cosa faceva ed ogni movimento di quel corpo perfetto gli mandava il sangue in circolo verso un’unica direzione (e non era il cervello purtroppo). Avrebbe voluto avvicinarsi per poter scorgere un po’ meglio il suo volto e rivedere quegli occhi oltre la maschera di pizzo (quel giorno era rossa), ma poi non voleva farsi riconoscere e da quel punto riusciva comunque a vedere bene. Osservò con un certo fastidio tutti quegli uomini che gli infilavano banconote di diversa taglia in svariate parti del costume (ad ogni offerta Kai si toglieva un pezzo del vestito e alla fine non rimase molta scelta). A quel punto Kai era rimasto con le solite culottes nere e forse sta volta erano addirittura più corte dell’altra volta ma Kyungsoo non doveva far caso a quei dettagli. Se lo ripeté in testa più volte mentre volgeva il capo verso il resto del locale. Lo spettacolo finì nel giro di dieci minuti e poco a poco la gente tornò a distribuirsi equamente sotto tutti i cubi. Kyungsoo si prese un po’ di tempo per osservare tutti quei ragazzi esibirsi singolarmente su ogni piattaforma ma nessuno di loro uguagliava Kai (o forse era un po’ troppo tardi per pensare di poter prendere in considerazione qualcun altro). 
Quando tornò a guardare il palco si rese conto che non era rimasto altro che i vestiti di Kai sulla passerella e lui doveva essersene andato. Mandò a quel paese i vecchi piani e decise che si sarebbe preso un drink al bancone prima di tornare a casa. Nella sua testa si inventò la scusa che restava solo per trovare Baekhyun e fargliela pagare. Stranamente, anche dopo mezz’ora che era al bar non trovò nessuno che somigliasse vagamente a Baekhyun o Chanyeol (o Kai) e stava per arrendersi quando notò una figura famigliare avvicinarsi ad uno dei divanetti all’angolo. Il via vai di persone gli nascondeva un po’ la visuale ma era piuttosto sicuro che Kai si era avvicinato ad una ragazza. Evitò di fissare la prestazione e ordinò un altro drink stringendo i pugni.
“Guardavi Kai?” gli domandò il barista prendendolo di contropiede. Kyungsoo gli rivolse un’occhiata interrogativa.
“C’è qualcuno qui dentro che non lo stia guardando?” ribatté freddamente afferrando il drink e il barista si mise a ridere.
“Ti costerà un po’ averlo tutto per te,” continuò e Kyungsoo alzò un sopracciglio.
“Ne è certo?” domandò irritandosi un po’ perché con uno schiocco di dita si sarebbe potuto comprare l’intero locale e togliere quel sorrisetto sprezzante dal suo volto. In qualche modo svanì lo stesso e Kyungsoo non pensava di riuscire a parlare telepaticamente.
“Sei certo di non essere gay?” domandò una voce al suo orecchio e Kyungsoo non poteva certo dimenticare quel timbro di voce, specialmente quando era roco e strascicato in quel modo. Si voltò e Kai era lì, canotta nera attillata e jeans scuri.
“Ti piace quello che vedi?” chiese ancora Kai con un ghigno e Kyungsoo non si era accorto che lo stava fissando senza dire una parola. “Sai,” continuò Kai allargandogli appena le gambe e posizionandosi tra di esse, le dita che gli slacciavano l’ultimo bottone della camicia, “I tuoi amichetti dell’albergo non sono stati molto carini l’ultima volta.”
Kyungsoo arricciò le sopracciglia e cercò di pensare a qualcos’altro che non fossero le dita dell’altro che slacciavano un secondo bottone sfiorandogli la pelle del collo.
“Hanno voluto che lasciassi la stanza la mattina presto,” mormorò facendo sporgere il labbro inferiore (Kyungsoo avrebbe voluto morderglielo), “Mi hanno chiamato puttana.”
Kyungsoo ingoiò a fatica mentre Kai gli si avvicinava pericolosamente al viso, “Non pensi sia stato ingiusto dal momento che non ho potuto nemmeno toccarti con un dito?” il ghigno tornò a deformagli il volto e Kyungsoo si ricordò in quel momento di respirare.
“Mi dispiace,” espirò Kyungsoo, “Non avrei dovuto portarti lì.”
“Sbagliato,” lo corresse Kai, “Non te ne saresti dovuto andare. Ti ho detto che mi piaci,” quindi gli poggiò le labbra sul collo. Fu un tocco lento ma deciso e a Kyungsoo restò impressa quella sensazione per ore, “Sai, hyung, di solito non lo faccio, ma se sei te potrei anche baciarti sulle labbra. Che ne dici?”
Kyungsoo sbuffò allontanandolo di colpo e si alzò dallo sgabello del bar. Si avviò verso la porta con Kai alle calcagna. Venne riacciuffato appena prima di arrivare al corridoio che portava all’uscita.
“Lasciami,” sbottò Kyungsoo, “Non mi piace come giochi con le persone.”
“Eppure sei tornato da me,” Kai alzò un sopracciglio, “Hyung, non dirmi che non credi alle mie parole.”
Kyungsoo si lasciò sfuggire una risata, “Okay ora torno a casa.”
“Perché sei venuto?” domandò ancora Kai non lasciandolo andare ma Kyungsoo se lo levò di torno e fuggì fuori senza dire altro. Si accorse di aver corso solo quando si ritrovò chiuso in macchina col fiatone. 
 
La terza volta che Kyungsoo mise piede in quel locale non aveva alcuna scusa da propinare al cervello. Baekhyun non gli aveva mandato alcuna mail e non aveva nessun amico da incontrare. Voleva solo rivedere Kai. Il fatto che continuasse a immaginarselo davanti agli occhi ad ogni ora del giorno (e della notte purtroppo) lo mandava su tutte le furie. Nessuno poteva avere un controllo tale sulla sua mente e Kyungsoo odiava dover guardare e non poter toccare. Se voleva una cosa, se l’era sempre presa, non importava il prezzo da pagare.
(Solo che non si rendeva ancora conto che il prezzo in questione era più alto di quanto pensasse).
Percorse a grandi falcate il locale fino a sedersi al bar. Il solito cameriere lo scrutò a fondo.
“Dammi qualcosa di forte,” dichiarò Kyungsoo allentandosi la cravatta, “Non badare al prezzo.”  
Il barista continuò ad osservarlo curioso mentre shakerava il cocktail.
“Non vieni spesso,” commentò versando il liquido giallognolo in un bicchiere dall’impugnatura sottile, “Eppure conosci Kai?”
Kyungsoo non pensava che si sarebbe ricordato di quella volta, ma forse i baristi di quel genere di posto dovevano avere un occhio più acuto del normale.
“Piuttosto,” disse Kyungsoo iniziando a sorseggiare il drink, “Sai dov’è?”
“Oggi non si esibisce,” rispose il ragazzo e Kyungsoo alzò gli occhi per fissarlo minaccioso, “Ma puoi sempre richiederlo. Eppure pensavo che lo conoscessi abbastanza bene da poterlo andare a trovare nel camerino.”
Kyungsoo sbatté il bicchiere vuoto sul tavolo, non aveva tempo per quelle battutine.
“Infatti è quello che farò,” dichiarò alzandosi e la testa gli girò appena, “Tieni il resto,” concluse poggiando una banconota sul bancone e fuggì alla ricerca dei camerini. Non gli ci volle molto dato che l’unica porta che non fosse il bagno era controllata da un omone alto quasi il doppio di Kyungsoo. Gli si avvicinò perdendo un po’ della sicurezza che lo aveva caratterizzato per tutto il tempo.
“Vorrei vedere Kai,” disse con voce stabile e il tipo lo scrutò a fondo.
“Contanti o carta?” domandò tranquillamente.
“Ehm... sono un amico.”
L’omone si mise a ridere, quindi presse una sequenza di tasti sul dispositivo al muro, “Hey, qui c’è un tappetto che dice di essere tuo amico,” la risata sfumò nel silenzio quando dall’altra parte non arrivò nessuna risposta.
“Kai?”
“Fallo entrare,” disse una voce metallica dall’altoparlante e il buttafuori ci rimase male.
“Non credo che voglia pagare–”
“T’ho detto fallo entrare, sei sordo?”
“Okay...” il tipo guardò un’ultima volta Kyungsoo, quindi si fece da parte aprendo la porta con un’altra sequenza di tasti. Nemmeno la camera di sicurezza di una banca aveva tanto controllo. Kyungsoo alzò il mento per darsi una certa aria ed entrò nei camerini a passo svelto. Localizzare quello di Kai fu più facile del previsto ed aprì la porta senza nemmeno bussare. Lo trovò seduto allo sgabello della toeletta mentre si sistemava delle forcine in testa in modo da tirar su la frangia. A Kyungsoo non importò molto (avrebbe anche potuto trovarlo coi bigodini per quanto gli interessava), si avvicinò deciso e gli afferrò il polso senza troppe cerimonie. Lo spinse sull’unico divanetto del camerino ignorando i vestiti che caddero dallo schienale e gli si sedette sopra. Kai aprì la bocca per dire qualcosa ma Kyungsoo gliela tappò con un bacio, le dita strette attorno al suo viso si infilarono veloci sotto la solita fascia di pizzo per avere il maggior contatto possibile. Kai restò immobile e attese che Kyungsoo si allontanasse.
Hyung...” Kai era senza fiato e sembrava scioccato.
“Allora,” iniziò Kyungsoo (ed era senza fiato pure lui), “Se ho ben capito come funzionano queste cose, dovrei infilarti una banconota in questa maledettissima fascia per fartela togliere.”
Kai sembrò non riuscire a trattenere un sorriso. Osservò Kyungsoo negli occhi e oh, se solo l’altro avesse avuto la minima idea di quanto gli stava battendo forte il cuore.
“Non so che dire...”
“Il grande e famoso Kai che non sa cosa dire, bella questa,” rise Kyungsoo prendendolo in giro ma Kai non sfoggiò alcun ghigno né non fece nulla. Lasciò qualche secondo che le dita di Kyungsoo smisero di attorcigliarsi attorno ai suoi capelli e continuò a sorridere e sembrava così sincero che a Kyungsoo mancò il fiato.
“Davvero, hyung,” mormorò Kai e sembrava volesse invece dire qualcosa perché Kyungsoo glielo lesse negli occhi.
“Dì qualcosa,” azzardò Kyungsoo perché non sapeva che farsene del silenzio delle persone. E si sentiva pure tanto idiota ad aver fatto irruzione e ad averlo baciato in quel modo per cui aveva bisogno di rassicurazioni, ecco.
“Non va bene...” disse Kai dopo un po’ e a Kyungsoo scomparve il sorriso dal volto, “Non hai aspettato che ricambiassi,” concluse afferrandolo per la cravatta e non gli diede nemmeno il tempo di riprendersi che le loro labbra erano di nuovo premute insieme. Kyungsoo inspirò a fondo mentre le dita si aggrappavano alle sue spalle e Kai non aspettò molto prima di inclinare il capo e bagnargli le labbra con la lingua. A Kyungsoo sfuggì un gemito mentre lasciava che Kai si insinuasse nella sua bocca. Non riusciva a pensare a nulla di razionale mentre intrecciava la sua lingua a quella dell’altro e il suono umido che emisero le loro labbra quando si staccarono lo mandò in tilt.
“È il mio primo bacio,” disse Kai col fiatone e sembrò che volesse coprire l’imbarazzo con una risata.  
“Non ci credo,” Kyungsoo tornò a mordergli il labbro inferiore e il mugolio di Kai venne attutito dallo schiocco di un altro bacio.
“Giuro, hyung,” Kai poggiò la fronte sulla sua spalla chiudendo gli occhi e Kyungsoo non poté fare a meno di gettagli le braccia al collo e stringerlo al petto. Forse l’idea di rubarselo per tenerlo come animaletto domestico non era più così malvagia. Sorrise nel pensare quanto quella persona riuscisse a renderlo stupido.
“Posso non andare oggi?” domandò Kai debolmente quando qualcuno bussò alla porta chiamandolo.
Kyungsoo fissò il cespuglio informe dei suoi capelli e prese a carezzarli distrattamente.
“Puoi non andare?”
Kai alzò il capo di scatto, “Dirò che sono con te,” e stava sorridendo.
“Uhmm...” Kyungsoo non sapeva se Kai avesse uno stipendio fisso o se guadagnava a seconda dei clienti che lo ricercavano ogni notte, “Non mi piace come ti fai pagare per questo...” dichiarò senza pensarci.
“Ma tu non l’hai mai fatto,” Kai lo costrinse a scendere per un altro bacio veloce e Kyungsoo pensò che se avesse potuto, avrebbe comprato ogni singolo secondo del resto della sua vita.
“Devo andare,” mugolò Kai dopo che la solita voce lo chiamò per l’ennesima volta dal corridoio, stavolta con una minaccia.
Kyungsoo si alzò con le gambe che gli tremavano e lo osservò andarsi a sistemare davanti allo specchio.
“Come sto?” domandò dopo qualche minuto voltandosi a braccia aperte. Kyungsoo lo fissò e forse ci impiegò troppo a rispondere perché a Kai scomparve il sorriso dalle labbra. Gli si avvicinò lentamente.
Hyung, che c’è?” domandò titubante afferrandogli le mani.
“Non mi piace nemmeno condividere le cose,” disse Kyungsoo e sapeva che era inutile perché di fatto Kai non era e non sarebbe mai appartenuto solo a lui. Kai sembrò perdersi nei suoi occhi e per la seconda volta diede l’impressione di non sapere cosa dire.
“Posso... posso decidere fin dove spingermi con i clienti e potrei... insomma... se ti vado bene come sono...”
Gli occhi di Kyungsoo caddero da qualche parte sul suo petto. Forse se lo era immaginato, ma gli era sembrato che Kai stesse tremando appena.
Hyung, esci con me.”
Kyungsoo rialzò gli occhi.
“Solo io e te, senza maschere né lenti a contatto, eh?”
Kyungsoo annuì senza pensarci.
“Okay,” rispose ma non riusciva a guardarlo negli occhi.
“S-sul serio?”
“Sì, Kai.”
Jongin,” Kai, no, Jongin, glielo aveva sussurrato all’orecchio con un sorriso. Lo aveva avvertito nella sua voce e ormai era in grado anche di visualizzarsi davanti agli occhi quelle labbra perfettamente tirate e gli occhi luminosi anche senza guardarlo.
“Scrivimi un biglietto,” disse Jongin velocemente mentre gli lasciava andare le mani (Kyungsoo lo seguì finché poteva), “Il tuo numero o qualunque cosa possa usare per ritrovarti.”
Kyungsoo annuì e lo guardò avvicinarsi alla porta.
“Io,” iniziò muovendo un passo avanti, “Sono Kyungsoo.”
Jongin restò un secondo imbambolato, quindi si mise a ridere.
“A presto, Kyungsoo.”
“Chiamami hyung.”
“Ti chiamerò hyung,” rise Jongin sparendo dietro la porta. Kyungsoo sorrise e dopo tanto tempo pensò che non sarebbe stato facile ma, forse, forse poteva permettersi di tornare a innamorarsi di qualcuno.


--------------------------------------------------------------------

Commento: non so se scrivere il seguito xD vediamo se sta benedetta ispirazione mi tornerà! Grazie per aver letto e commentate se vi è piaciuta ^-^

ps seguitemi su tumblr lol
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > EXO / Vai alla pagina dell'autore: taemotional