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Autore: Akrois    09/08/2014    1 recensioni
[...]da quando era lì la casa era piena di odori e camminando per i corridoi si poteva indovinare quale torta cuoceva in forno e quale zuppa bolliva in pentola. E la casa di Salò, quella casa grigia e fredda come una cripta, si animò a nuova vita [...]
Oc!Salò(Repubblica Sociale Italiana/Carlo Visconti)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Germania/Ludwig, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cuoco di Salò.


A casa era arrivato un cuoco. Era un ometto gracilino, coi capelli radi e dei baffettini fini e tristi. Sorrideva spesso e non rideva mai.
Ma da quando era lì la casa era piena di odori e camminando per i corridoi si poteva indovinare quale torta cuoceva in forno e quale zuppa bolliva in pentola. E la casa di Salò, quella casa grigia e fredda come una cripta, si animò   a nuova vita. 


Salò si arrampicò su uno degli sgabelli della cucina. Il cuoco tagliava un mazzetto di sedani con tale velocità da rendere indistinguibili le forme in movimento. Era tutto uno strano flash di rosa, grigio, nero e verde.
  -  Hai qualcosa per me, cuoco?- domandò Salò, dondolando le  gambette bianche. Il cuoco si voltò e sorrise lasciando cadere il coltello sul tagliere, per poi avvicinarsi ad una credenza.
 Quel coltello, pensò Salò guardando la lama luccicare sotto un raggio di luce grigiastro; non era fatto per la guerra. Era fatto per tagliare freschi gambi di sedano, morbidi pan di Spagna profumati e grassi petti d'oca. E l' omino che aveva davanti non era fatto per la guerra, ma per ristoranti raffinati con le pareti bordeaux e le tovaglie color crema.
Il cuoco teneva in mano un fazzoletto di lino bianco legato con uno spago - Biscotti al cioccolato- disse con un sorriso che lo faceva sembrare un bambino felice - ma non lo dica al signor Germania.- gli fece l'occhiolino e lasciò cadere il sacchetto tra le mani di Salò, per poi tornare a tagliare sedani.


Salò se ne stava arrampicato sul davanzale della finestra e mangiava piccoli pezzi di frutta candita - Cosa facevi là fuori, cuoco?
- Là fuori dove, signorino?
- Là fuori.- disse Salò agitando la mano verso la finestra   - Quando non eri qui.
 - Oh- il cuoco annuì alla zuppa - facevo il cuoco, signorino.
- Hai sempre fatto il cuoco?
 - Sì, signorino.
 - E ti piace? 
 Il cuoco si voltò verso di lui, il viso seminascosto nel vapore della pentola e le labbra stese in un sorriso.
Salò si sentì parte d'un gran segreto.


Era una notte fredda, nera e triste. 
Salò era in piedi davanti alla porta della stanza di Germania. Indossava una camicia da notte stropicciata  e teneva una mano alzata. La nocca era separata dal legno solo da pochi centimetri d'aria umidiccia, ma a Salò sembrava che tra lui e la porta ci fosse un muro impenetrabile. Un tuono scosse la casa fin nelle ossa e Salò pigoló, stringendosi nelle spalle.
- Cosa ci fate qui- domandò una voce - signorino? 
 La pioggia batteva sui vetri. Salò rosicchiava pezzi di mela coperti di cioccolata e il cuoco cucinava.


  - Io lo so'.- boffonchio' Salò a bocca piena - So' che sei ebreo.
  Il cuoco si voltò, le labbra tese in una sottile linea rosa - Come?
  - Sesto senso. 
  - E cosa intendete fare a riguardo di ciò?- il cuoco si pulì le mani sul grembiule - Volete forse denunciarmi?
Salò scosse la testa - Fossi matto- arraffo'  rapidamente un pezzo di torta alla ricotta e cioccolato - quando Herr Deutscheland lavora tu sei l'unico che cucina per me. 
C'era qualcosa di nascosto, in quella frase. Una punta di sale nel cioccolato, l'amaro della marmellata. Ma il cuoco tacque.


Germania notò che Salò era ingrassato. Non era ingrassato tanto, ma abbastanza da sembrare più rotondo e roseo, come un piccolo porcellino da latte. Ma Germania lo preferiva pallido e spigoloso come un teschio di gatto.


Il cuoco sparì in una notte nera e calda come il caffè e il cioccolato fuso. Salò trovò pentole vuote e un coltello luccicante abbandonato su un tagliere.
Germania gli spiegò che il cuoco era scappato, che d'ora in poi avrebbe pensato lui ai pasti, che non doveva fidarsi degli ebrei.
Salò fissava il coltello. La lama risplendeva, seducente come una ballerina.
Chiese a Germania se poteva trovare una fondina adatta a portare in giro quel coltello.


In una notte amara e triste Salò guardava un gruppo di ebrei, anziani e bambini, irrequieti e caciaroni come polli in una gabbia.
Il coltello era avvolto in una morbida fondina di pelle di daino, fatta appositamente per lui. Il peso era diventato familiare e dolce come il profumo una torta alla ricotta e cioccolato.
- Sapete perché siete qui?- domandò Salò sorridendo giovialmente - Avanti, non siate timidi, potete parlare libermente. Sapete perché siete qui? 
Uccise il primo con un colpo di pistola dritto in petto. 
Germania lo guardava (e la sua bocca era piegata come una mezzaluna).






A.Corner
dopo anni, scrivo ancora. Ecco a voi unapiccola short su ' Salò prima di Salò'. Il mio Carletto. Mi era mancato, sapete? 
scritta e pubblicatadal tablet, temo errori di formattazione.

 
   
 
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